Corso on-line di Psicologia
Generale
L’apprendimento: le principali teorie –
parte terza
Eleonora Bilotta
Dipartimento di Scienze dell’Educazione
Università della Calabria, Cosenza, Italia
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I prerequisiti essenziali
nell’acquisizione di concetti
• Un altro ruolo importante è svolto dal rinforzo.
• Infatti, se si desidera che il concetto sia appreso è
necessario confermare la risposta del soggetto ad un
nuovo gruppo di stimoli. Inoltre è necessario esporre i
singoli esempi con una certa contiguità.
• Questo tipo di apprendimento si distingue da tutti gli
altri perché, l’individuo, una volta appreso un
concetto, è in grado di generalizzarlo, cioè di
applicarlo ad altre situazioni di stimolo che non hanno
avuto parte nell'apprendimento stesso.
Apprendimento di regole (Continua)
• 7° APPRENDIMENTO DI CONCETTI DEFINITI O
REGOLE.
• E’ una modalità di apprendimento che si riferisce a
concetti che vengono appresi per definizione e
interessano la situazione scolastica. Questo
apprendimento presuppone un principio generale che
mette in grado l’individuo di rispondere a un’intera
classe di situazioni-stimolo. Infatti la capacità
dell’uomo di rispondere alla grande varietà di
situazioni nelle quali opera, porta a credere che le
regole siano il più importante fattore organizzante
nelle funzioni intellettuali.
Apprendimento di regole
• Con la parola “regola” s’intende uno stato interno
dell’individuo che governa il suo comportamento.
• In base al loro contenuto si possono distinguere vari
tipi di regole, per esempio nell’apprendimento del
linguaggio il soggetto acquisisce regole di pronuncia,
di punteggiatura, di costruzione sintattica.
• E’ essenziale distinguere tra una regola come
capacità inferita e la rappresentazione di una regola
come enunciato verbale.
La verifica dell’apprendimento di
regole (Continua)
• Infatti, per verificare se una regola è stata appresa
effettivamente e non solo come enunciato verbale, è
necessario scoprire se il soggetto è in grado di
identificare i concetti che compongono la regola
stessa e stabilire i rapporti tra questi.
• Nell’ambito
dell’apprendimento
di
regole
è
necessario inserire anche l’apprendimento di concetti
definiti.
• Non a caso presentando l’enunciato “Le cose rotonde
rotolano” risulta chiaro che questo è formato da due
concetti diversi: 1) le cose rotonde, 2) rotolano.
La verifica dell’apprendimento di
regole
• Quindi, risulta evidente che un bambino per
apprendere debba conoscere già i due concetti.
Invece, se conosce solo alcuni dei concetti si avrà un
apprendimento parziale, cioè una parte della catena
diventerà una pura catena verbale, senza la pienezza
di significato che è propria di una catena ben
stabilita. E’ stato dimostrato che l’apprendimento di
regole di livello superiore dipende dalla padronanza
delle regole di ordine inferiore. Quest’ultimo tipo di
apprendimento mostra notevole resistenza all’oblio e
concetti e regole sono spesso ricordati con lievi
perdite dopo periodi di mesi e di anni.
Soluzione di problemi (Continua)
• E’ stato dimostrato che chi apprende solo gli
enunciati verbali delle regole, ne dimentica una gran
parte nel giro di un mese.
• Invece, quelli che apprendono le regole vere e
proprie anche dopo un lungo periodo di tempo
presentano una ritenzione quasi perfetta.
• Infine, si può sostenere che l’apprendimento di regole
ha una enorme importanza pedagogica dal momento
che le regole costituiscono il grosso di ciò che si
impara a scuola.
Soluzione di problemi
• 8° SOLUZIONE DI PROBLEMI. Per risolvere un
problema bisogna applicare regole già note per
ricavare una regola di ordine superiore che entra a
far parte del repertorio individuale. Ogni singola unità
ad un livello di apprendimento serve per facilitare
l’apprendimento del livello superiore. Una delle
ragioni principali per cui si apprendono regole è la
possibilità di usarle per la soluzione di problemi.
• Quindi l’attività di problem solving è un’estensione
naturale dell’apprendimento di regole. Però non si
tratta solo di applicare regole già conosciute, ma di
generare un nuovo apprendimento.
La risoluzione di problemi implica
diversi passi
• Infatti, quando un individuo si trova in una situazione
problematica, cerca di ricordare tutte le regole apprese in
precedenza per trovare una soluzione. Nel momento in
cui trova una combinazione di regole che gli appare
giusta, non solo ha trovato la risposta al suo problema,
ma ha anche appreso qualcosa di nuovo, cioè la capacità
del soggetto è cambiata in modo più o meno permanente.
• Il modo migliore per risolvere problemi è quello di
procedere un passo alla volta a illustrare i cambiamenti
determinati dall’uso di una regola, senza enunciarla
verbalmente. Per cui il “problem solving” come metodo di
apprendimento richiede che il soggetto scopra la regola di
ordine superiore senza un aiuto specifico.
La strategie che guida il pensiero:
l’euristica (Continua)
• Un soggetto impegnato a risolvere problemi può
imparare a istruire se stesso, adottando strategie che
guidano il pensiero. Queste regole, pur essendo
apprese come le altre, non costituiscono una parte
della soluzione vera e propria, ma si limitano ad
aiutare il processo di problem solving.
• I tipi di apprendimento descritti da Gagnè (1973)
hanno luogo in diverse situazioni e portano
all’acquisizione di capacità distinte.
• Indipendentemente dal tipo di modalità elencate,
esistono
degli
elementi
che
caratterizzano
l’apprendimento.
La strategie che guida il pensiero:
l’euristica
• Prima di tutto un soggetto per apprendere deve
registrare lo stimolo che gli giunge. Infatti molti
studiosi affermano che il primo momento deve essere
il prestare attenzione allo stimolo, solo così potrà
percepirlo.
• Questa prima fase può essere detta di registrazione,
e include l’attenzione, la percezione e la
codificazione. Una volta registrati gli stimoli si giunge
all’apprendimento
vero
e
proprio,
cioè
all'acquisizione.
• A questo punto la nuova capacità deve essere
immagazzinata.
L’immagazzinamento
dell’informazione (Continua)
• Studi recenti hanno dimostrato l’esistenza di due tipi
diversi di immagazzinamento:
– il primo è detto memoria a breve termine ed ha una durata di
trenta secondi circa;
– il secondo è detto memoria a lungo termine ed ha una
durata indefinita.
• L’individuo per mostrare ciò che ha appreso, deve
recuperare il materiale immagazzinato, generalmente
questo recupero è spontaneo.
• Però per dimostrare che l’apprendimento c'è stato è
necessario includere anche il ricordo.
L’immagazzinamento
dell’informazione
• Il ricordo è soggetto a riduzione a causa di attività
distraenti dopo l’apprendimento o al passare del
tempo.
• Il tipo di ricordo più frequente è il richiamo di
informazioni verbali, non a caso la performance che
rivela il ricordo richiede che il soggetto esprima o
identifichi verbalmente ciò che ha ricordato.
• Inoltre và detto che è quasi inconcepibile il ricordo di
una abilità superiore senza il contemporaneo ricordo
dell'abilità inferiore.
Sistemi di memoria
Sistemi di memoria
Curva dell’oblio di Ebbinghaus
Memoria contestuale
Le funzioni del ricordo
nell’apprendimento
• Le funzioni principali svolte dal ricordo nell’uomo
sono tre:
– ricordo temporaneo, si tiene a mente qualcosa per finire una
certa azione;
– uso di mediazione, si ricorda qualcosa per usarla
nell'apprendimento di informazioni verbali o di abilità
intellettuali;
– ritenzione per tutta la vita, ci sono delle cose che vanno
ricordate per tutta la vita.
Le motivazioni all’apprendimento
(Continua)
• Oltre a queste funzioni che si svolgono in
contemporanea con l’apprendimento, esistono alcune
condizioni che precedono l’apprendimento stesso e
che servono a determinarne la probabilità di
successo o insuccesso che un item venga ritenuto da
un soggetto.
• Tali condizioni includono processi quali l’attenzione,
la motivazione e la situazione di sviluppo delle
disposizioni.
• L’importanza della motivazione è largamente
riconosciuta nell'ambito delle iniziative educative.
Le motivazioni all’apprendimento
• Garantire la motivazione positiva verso la scuola è
compito sia della famiglia che della comunità.
• Infatti se la famiglia dello studente accetta la scuola è
probabile che la apprezzi anche lui.
• Un’altra ottima motivazione è data dal lavoro con gli
altri e da un giusto rapporto con l’insegnante, infatti
tutto questo spinge il bambino a desiderare
l’approvazione degli altri, e a cercare il modo per
ottenerla.
La disponibilità ad apprendere
• Un altro elemento essenziale alla base di un atto di
apprendimento è la disponibilità a tutti gli stati e
processi cognitivi che rientrano in quest'atto.
• I limiti nella performance di un essere umano sono
spesso in relazione diretta coi processi della crescita.
• Infatti molti studiosi sostengono che alcune forme più
complesse di apprendimento sono condizionate dal
livello di crescita del sistema nervoso. L’individuo,
sviluppandosi accresce il suo bagaglio di abilità
intellettuali.
Le condizioni esterne che
favoriscono l’apprendimento
• A questo punto è necessario rivolgere l’attenzione a tutte
le condizioni esterne che presiedono all’apprendimento.
Queste condizioni sono solo un elemento di una serie di
avvenimenti che costituiscono l’istruzione.
• Le funzioni fondamentali svolte da queste condizioni
esterne sono:
– attirare e controllare l'attenzione;
– informare il soggetto dei risultati attesi;
– fare da guida all'apprendimento;
– fornire il feed-back;
– garantire la ritenzione.
La comunicazione insegnante-allievo
(Continua)
• Il mezzo più comune per attirare l’attenzione è
costituito dalle espressioni verbali, però anche i gesti
dell’educatore possono avere lo stesso effetto. Inoltre
le istruzioni verbali servono sia ad informare il
soggetto sulle risposte che si attendono da lui alla
fine dell’apprendimento, sia a invitare il soggetto a
ricordare qualcosa che ha appreso prima. Comunque
c'è da dire che gli stimoli dell’apprendimento
dipendono dal tipo di apprendimento richiesto. La
fonte di feed-back più usata nelle sequenze di
istruzione è la “prova di valutazione”.
La comunicazione insegnante-allievo
• Infatti è necessario dare al soggetto la possibilità di
controllare la sua performance su di un modello
esterno; se questo tipo di valutazione diventa
abituale, può anche svolgere una funzione di
motivazione, spingendo il soggetto a continuare il suo
apprendimento.
• La prima ragione della misurazione diretta dei risultati
di un esercizio o prova di apprendimento è di
assicurare che gli obiettivi dell’istruzione siano stati
raggiunti. Se uno studente non riesce ad eseguire la
performance richiesta ha bisogno di un ulteriore
apprendimento.
Gli strumenti che favoriscono
l’apprendimento
• Attualmente, gli insegnanti hanno una grande quantità di
risorse a cui ricorrere, per svolgere il loro compito di
guida. Oggi, oltre a libri e a lavagne, esistono proiettori,
registratori ed elaboratori elettronici. Il centro della
situazione di istruzione comunque è lo studente all’interno
del quale si svolge l’apprendimento. Ma è necessario
sottolineare che anche l’ambiente che circonda chi
apprende contiene molti elementi importanti per
l’apprendimento.
• Questo insieme di elementi è indicato con il nome di
“mezzi di istruzione”. Esistono poi le macchine per
insegnare che combinano la comunicazione scritta con le
immagini fisse.
Lo sviluppo cognitivo secondo
Bruner (Continua)
• Bruner e i suoi colleghi al Centro degli Studi Cognitivi
di Harvard si sono interessati allo sviluppo cognitivo
nella prima infanzia. Lo scopo fondamentale della
ricerca di Bruner (1971) è quello di mettere in
evidenza i processi attraverso i quali l’uomo riesce a
ritenere, trasformare e comunicare le informazioni.
• Fino a non molto tempo fa gli studi psicologici sulla
primissima infanzia erano caratterizzati da un aspetto
descrittivo, ed erano relativamente scarsi. Questa
scarsezza va riscontrata nella difficoltà metodologica
di condurre delle ricerche con bambini di pochi giorni
o di poche settimane di vita.
Lo sviluppo cognitivo secondo
Bruner
• Questo limitato interesse dei ricercatori per i problemi
della primissima infanzia, è da ricercare nel clima
culturale dominante nella psicologia americana fino
agli anni cinquanta.
• Questa impostazione teoretica è da riferire al
comportamentismo, secondo questa corrente di
pensiero ogni capacità complessa sarebbe il risultato
dell’apprendimento, sarebbe inutile cercare di
individuare, nel bambino di pochi giorni o di poche
settimane, più di una serie di riflessi e di alcune
importanti forme di istinto.
L’interesse per gli studi sulla prima
infanzia (Continua)
• Negli ultimi quindici anni questa tendenza si è
invertita e la primissima infanzia ha ottenuto grande
interesse nell'ambito della psicologia dell'età
evolutiva.
• Alcune tra le più importanti ricerche in questo campo
sono quelle condotte da T. Bower (1966), che ha
lavorato ad Harvard ed ha discusso con Bruner molti
aspetti teorici e metodologici delle ricerche condotte
al Centro degli Studi Cognitivi.
L’interesse per gli studi sulla prima
infanzia
• Il paradigma del condizionamento legato alle ricerche
di Frederik Burrhus Skinner (1904-1990) si può così
riassumere:
– se un animale di solito un ratto o un piccione, in condizioni di
motivazione emette una risposta qualsiasi, e questa viene
“rinforzata”, cioè ad esempio , premiata con uno stimolo, un
pezzetto di cibo, che riduce il bisogno dell’organismo, la
risposta stessa ha, da quel momento una maggiore
probabilità di essere emessa.
Gli esperimenti di Bower sulla
percezione degli infanti (Continua)
• Bower ha usato questa tecnica per studiare la
percezione visiva nel bambino di poche settimane.
Nell’esperimento venivano studiati i movimenti di
rotazione del capo, il rinforzo usato era il sorriso e le
carezze
della
madre,
che
collaborava
all’esperimento.
• Di fronte al bambino venivano posti alcuni oggetti e
quando il bambino ruotava il capo in presenza
dell’oggetto cui lo sperimentatore aveva deciso di
legare la risposta, l’azione del bambino veniva
rinforzata dalle carezze della madre.
Gli esperimenti di Bower sulla
percezione degli infanti
• Questo metodo funzionò, perchè il bambino apprese
a muovere il capo solo di fronte ad alcuni oggetti.
• Alcune recenti ricerche del gruppo di Bruner si
ricollegano al progetto elaborato da Kagan e dai suoi
collaboratori (vedi per esempio Kagan e Lewis,
1965).
• In alcune delle sue ricerche Kagan faceva sedere i
bambini su un seggiolino applicandogli degli elettrodi
che registravano le risposte dell’organismo a ogni
istante della situazione sperimentale. Molte delle
risposte a cui è giunto Kagan non sono lontane da
quelle elaborate da Bruner e dai suoi collaboratori.
Il pensiero di Bruner (Continua)
• Per comprendere pienamente il pensiero di Bruner è
necessario inserirlo nel contesto della psicologia
americana degli anni sessanta, che si può identificare
con il comportamentismo.
• La teoria dell’informazione e la cibernetica hanno
avuto una forte influenza sulla psicologia degli anni
cinquanta. La cibernetica con la sua nozione di
“retroazione” ha permesso di creare nuovi modelli di
comportamento. Di grande importanza fu anche
l’etologia, la cui fioritura è legata principalmente alle
ricerche di K. Lorenz.
Il pensiero di Bruner (Continua)
• L’etologia ha dimostrato come molte forme di
comportamento
sono
riconducibili
più
alla
maturazione che all’apprendimento.
• Quindi al comportamento concepito come una
somma di riflessi e il risultato di una serie di abiti
frutto dell’apprendimento, si sostituisce così la
nozione di comportamento guidato da “regole” usate
in modo flessibile e nuovo (Bruner, 1971).
• Con gli studi proposti da Bruner ci troviamo già in
piena “psicologia cognitiva”.
Il pensiero di Bruner
• Egli affrontò lo studio della percezione, dell’attenzione,
dell’apprendimento e la prima acquisizione del linguaggio
nei primi due anni di vita.
• Bruner sostiene che la crescita non può essere compresa
senza far riferimento alla cultura, dal momento che gli
esseri umani crescono in modo tale da partecipare alla
cultura umana, e da usarne il linguaggio.
• Quindi volendo considerare le prime fasi della vita di un
uomo bisogna tener presente non solo la meta ultima a
cui tende lo sviluppo, ma anche l'origine da cui lo sviluppo
prende l'avvio.
I processi di controllo del
comportamento nel bambino (Continua)
• Questo tipo di ricerca si propone di chiarire quattro
problemi relativi all’infanzia, e cioè:
– quali sono i processi attraverso i quali si sviluppa un
controllo volontario del comportamento;
– attraverso quali mezzi il bambino acquisisce il controllo della
sua attenzione. Certo, tutto ciò presuppone la capacità del
bambino di rappresentarsi il proprio ambiente;
– per mezzo di quale apprendimento il bambino passa dalla
condizione di agente uni-operativo, alla capacità di seguire
più attività simultaneamente;
I processi di controllo del
comportamento nel bambino
– infine, in che modo il bambino avvia il processo di scambio
che lo prepara all'uso della cultura e del linguaggio.
• Nella prima infanzia l’apparato sensoriale fornisce
una quantità di informazioni maggiore di quella che
l'apparato motorio riesce ad usare.
• Da ciò ne consegue un prolungato periodo di
esplorazione visiva senza una corrispondente attività
motoria.
I vari tipi di attività dello sviluppo
(Continua)
• Prima di tutto si deve considerare lo svilupparsi
dell’attività nutritiva e della suzione.
• La suzione sebbene sia istintiva, presuppone che il
neonato metta in moto un certo meccanismo, e se
non viene esercitata subito è difficile farne riaffiorare
il riflesso.
• La bocca è legata funzionalmente a vari sistemi, quali
il sistema di rotazione del capo, il sistema bracciatronco.
• La suzione nutritiva è sorprendentemente flessibile.
I vari tipi di attività dello sviluppo
• Bruner in collaborazione con la Kalnins ha rivelato
che alla nascita, e nei primi giorni di vita, il bambino
succhia con gli occhi chiusi, perchè se guarda un
oggetto o se ascolta, la suzione viene interrotta.
• Poi tra le nove e le tredici settimane il bambino
succhia durante le sequenze suzionali e guarda
durante le pause.
• Infine, a partire dai quattro mesi il bambino è capace
di succhiare e di guardare contemporaneamente
Tre fasi dello sviluppo
• La relazione tra il succhiare e il guardare passa attraverso tre
fasi:
– nella prima fase, abbiamo la soppressione di una delle due
operazioni da parte dell’altra: di massima è il guardare che
sopprime il succhiare;
– nella seconda fase, abbiamo semplicemente una successione del
succhiare e del guardare: organizzazione per alternanza;
– la terza fase è l’atto di mantenimento, in virtù del quale le due
operazioni possono proseguire, l’una nella sua pienezza, l’altra in
una forma ridotta che è sufficiente a facilitarne la ripresa. (Bruner,
1971).
• Comunque nonostante la sua primitiva origine nei mammiferi, la
suzione umana, fin dalle sue prime manifestazioni si adatta alla
forma e al ritmo delle fonti di nutrimento.
L’attività di manipolazione (Continua)
• Passiamo ora allo studio dello sviluppo dell’uso
intelligente delle mani, anche se a proposito di
questo argomento è stato scritto molto poco.
• Lo sviluppo del bambino in questo senso prosegue
con modificazioni qualitative più che quantitative.
• Il bambino nelle prime settimane di vita è capace di
molte forme di prensione messe in azione da stimoli
specifici tattili o propriocettivi, ma il vero e proprio
riflesso di prensione compare intorno alle quattro
settimane, quando il bambino riesce ad afferrare e a
trattenere l’oggetto toccato.
L’attività di manipolazione (Continua)
• Una parte importante dell’attività volontaria nelle sue
prime manifestazioni viene attuata senza l’aiuto di
meccanismi riflessi precostituiti.
• Quindi il processo di sviluppo dell’approccio manuale
può così essere riassunto:
– nel primo mese di vita, un oggetto che si sposta dal campo
visivo del bambino non provoca un movimento della testa
per seguirlo;
– tra le dieci e le dodici settimane, un oggetto che si avvicina
al bambino, ne provoca il sollevamento delle braccia, delle
spalle e della testa.
L’attività di manipolazione (Continua)
• Ora è giunto il momento di parlare del passaggio
dall’uso intelligente delle mani, all’uso di strumenti,
esaminando le situazioni preliminari che sono di
fondamentale importanza.
• Alcune osservazioni sulla manipolazione di una
tazza, hanno fornito molte indicazioni riguardanti
questo genere di abilità manuale.
• È stato dimostrato che a un bambino di sette mesi,
nella prima settimana in cui si serve della tazza,
sfugge il problema di mantenere l’orlo della tazza in
posizione orizzontale rispetto al liquido contenuto
nella tazza stessa.
L’attività di manipolazione
• Poi a quattordici mesi realizza l’equilibrio del sistema
tazza-liquido.
• A ventisette mesi, questi circospetti movimenti
correttivi sono del tutto scomparsi e il sistema manopolso-braccio mantiene l’orlo della tazza su un piano
che in sostanza è perfettamente orizzontale.
• Possiamo dire che l’uso di strumenti è avviato.
(Bruner, 1971).
L’acquisizione di regole (Continua)
• Infine ci si deve occupare di quei processi che
permettono l’acquisizione di regole che precedono la
comparsa del linguaggio sintatticamente strutturato.
• Bruner insieme a Papousek ha studiato il modo in cui
il bambino di tre o quattro mesi reagisce ad una
situazione in cui il volto della madre viene celato ad
intervalli di tempo non prevedibili.
L’acquisizione di regole
• In questi studi sono state rivelate delle nette
differenze tra le risposte date da bambini allevati nel
nido di un ospedale e quelle date da bambini allevati
in famiglia.
• Infatti è stato dimostrato che:
– i primi bambini piangono e si agitano senza ricevere una
risposta immediata e individuale;
– i secondi piangono di meno e si lasciano più facilmente
assuefare a un'ordinata distribuzione del nutrimento e del
sonno.
La fase di convenzionalizzazione
(Continua)
• A questa prima fase di sviluppo ne succede un’altra
indicata col termine di convenzionalizzazione. Una
volta che il bambino sa di poter produrre un effetto
prevedibile, si verifica un’attenuazione (stripping
down) dell’atto che lo produce fino al limite in cui
esso opera come un segnale o un simbolo isolato.
• Il modo di piangere cambia: diventa meno intenso.
• Dunque una volta accertata la validità di questi codici
di interazione, si può affermare che esiste uno stretto
collegamento tra questo tipo di apprendimento e lo
sviluppo di alcuni successivi aspetti della
comunicazione e del linguaggio.
La fase di convenzionalizzazione
• Non a caso lo sviluppo della fonologia si identifica
con la conquista di una abilità neuro-muscolare.
• Quindi risulta chiaro che il canale del linguaggio
dipende dallo sviluppo di codici d'interazione.
• In effetti non sembra irragionevole l’ipotesi che abilità
manipolatoria, elaborazione dell’informazione e
linguaggio costituiscano un insieme di risposte
correlate che hanno differenziato l’uomo nel corso
della sua evoluzione, dai suoi antenati ominidi
(Bruner, 1971).
Fine della terza parte
• La prossima lezione riguarderà la quarta
parte dell’apprendimento.