SIMULAZIONE II PROVA D’ ESAME - SCIENZE UMANE (solo 1°parte) 28/03/2017 “L'educazione tende a sviluppare la sensibilità e la forza della mente. Il suo compito è duplice: da un lato essa trasmette all'individuo una parte del sapere, dei costumi e dei valori, accumulati nel tempo, che costituiscono la cultura di un popolo; ed in tal modo forma gli impulsi, la coscienza, ed uno stile di vita negli individui. D'altro lato, l'educazione deve contribuire allo sviluppo dei processi intellettivi e far sì che l'individuo sia capace di procedere al di là delle forme culturali del mondo a cui appartiene, di essere in grado, cioè, di innovazioni, sia pure modeste, e di crearsi un'interiore cultura personale [...]. Sacrificare l'adulto al fanciullo non è errore diverso da quello di sacrificare il fanciullo all'adulto; ed è pia illusione o vuoto sentimentalismo ritenere che l'insegnamento a vivere possa essere sempre adattato agli interessi del fanciullo, così come è un vuoto formalismo sforzare il fanciullo a ripetere pedissequamente le formule della società degli adulti [...]. La scuola è l'ingresso nella vita della ragione. È, certamente, vita essa stessa, e non mera preparazione alla vita; tuttavia è uno speciale tipo di vita, accuratamente programmato al fine di sfruttare al massimo quegli anni ricchi di possibilità formative che caratterizzano lo sviluppo dell'homo sapiens e che distinguono la specie umana dalle altre. La scuola non dovrebbe, quindi, limitarsi ad assicurare una semplice continuità con la società che l'attornia o con l'esperienza quotidiana. Essa è quella particolare comunità in cui si fa l'esperienza di scoprire le cose usando l'intelligenza e in cui ci si introduce in nuovi e mai immaginati campi di esperienze.” (J.S. Bruner, Dopo Dewey: il processo di apprendimento nelle due culture, Roma, Armando, 1967, pp. 1415 e 17) In questo brano Bruner prende le distanze da due concetti basilari della pedagogia dell’attivismo: la centralità degli interessi degli alunni, con l’adattamento conseguente dei ritmi dell’apprendimento e il principio deweyano della continuità tra scuola e società. Partendo dall’argomento del testo sopra riportato esponi qual è la funzione della scuola per Bruner e come configura il rapporto docente-educando. Rifletti se la proposta di Bruner può essere considerata attuale. SIMULAZIONE II PROVA D’ESAME - SCIENZE UMANE 4/05/2017 PRIMA PARTE “La realtà della presenza di stranieri … rende di particolare attualità una nuova e mirata attenzione della scuola alle tematiche connesse all'educazione interculturale quale condizione strutturale della società multiculturale. Il compito educativo, in questo tipo di società, assume il carattere specifico di mediazione fra le diverse culture di cui sono portatori gli alunni: mediazione non riduttiva degli apporti culturali diversi, bensì animatrice di un continuo, produttivo confronto fra differenti modelli. L'educazione interculturale - si osserva - avvalora il significato di democrazia, considerato che la "diversità culturale" va pensata quale risorsa positiva per i complessi processi di crescita della società e delle persone. Pertanto l’obiettivo primario dell’educazione interculturale si delinea come promozione della capacità di convivenza costruttiva in un tessuto culturale e sociale multiforme. Essa comporta non solo l’accettazione e il rispetto del diverso, ma anche il riconoscimento della sa identità culturale, nella quotidiana ricerca di dialogo, di comprensione e collaborazione, in una prospettiva di reciproco arricchimento” (Circolare ministeriale 26 luglio 1990, VI) “Realizzare un curricolo interculturale esige che si allarghino gli orizzonti sul mondo, sulle varie risposte culturali che l’umanità ha dato ai bisogni comuni, ma, soprattutto, che si organizzi una conoscenza costruita non come sistema di sicurezze immodificabili, bensì come un sapere che va organizzato continuamente e che si fa attraversare da sensibilità, paradigmi, ottiche diverse. Una conoscenza che non si chiuda in una forma di ‘apartheid cognitivo’, ma che accetti operazioni di rilettura, innesto di nuovi saperi, di comparazioni e di mescolamenti di altre realtà. Far entrare l’interculturalità nella scuola significa, quindi, utilizzare il contributo della tradizione culturale come punto di partenza per impegnarsi in nuove sintesi, accettando il confronto con altre tradizioni, ridimensionando le proprie prospettive: significa aprirsi alla cooperazione riconoscendosi elementi essenziali ma anche complementari di un unico processo di umanizzazione che coinvolge anche altri soggetti storici, portatori di istanze, intuizioni e risorse diverse.” (Concetta Sirna Terranova, Pedagogia interculturale. Concetti, problemi, proposte,1997) A partire dalla normativa, nella scuola italiana si è resa sempre più evidente l’urgenza di una educazione, e dunque di una didattica, interculturale, capaci di promuovere una pacifica convivenza all’interno di un tessuto sociale etnicamente variegato. A partire dai testi proposti, dalle proprie conoscenze e esperienze, il candidato esprima le proprie considerazioni sull’educazione interculturale e i percorsi didattici per realizzarla. SECONDA PARTE Il candidato risponda a due dei seguenti quesiti: 1 Cosa intende Augé quando parla di “restringimento del pianeta” e quali conseguenze comporta questo fenomeno? 2 Ulrich Beck nel suo libro “società del rischio” parte da un grave incidente per delimitare il tema del rischio. Cosa era accaduto? Perché parla di rischio planetario’? Come proteggersi? 3 Rosa e Carolina Agazzi a Mompiano inaugurano la “scuola materna”. Quali sono le novità Introdotte dalle due sorelle? 4 Ovide Decroly rinnova la didattica attraverso il metodo globale e i centri d’interesse. Su quali premesse si fonda questo nuovo insegnamento?