Indice della produzione industriale italiana 1961=100 350 300 250 200 150 100 50 0 1961 1964 1967 1970 1973 1976 1979 1982 1985 1988 1991 1994 Tassi medi annui di crescita del Pil nei paesi del G7 12 10 8 6 4 1961-1970 1971-1980 1981-1990 1991-1999 Giappone Regno Unito Francia Germania Stati Uniti 0 Italia 2 La Terza rivoluzione industriale La ristrutturazione del sistema industriale italiano Nuovo equilibrio internazionale Tecnologie e principi organizzativi di tipo nuovo Nazioni asiatiche Unione più sviluppate Usa Europea Digitalizzazione delle informazioni Crescita del terziario avanzato Investimenti immateriali Riduzione del Affermazione di una nuova tasso di intensità tipologia di media azienda energetica orientata al mercato e Riduzione degli alle nuove tecnologie occupati nell’industria La fine del precedente paradigma La fine del miracolo La comparsa del Giappone La crisi petrolifera e l’inflazione Il conflitto sociale In Italia cresce il reddito e i consumi La stasi demografica Alla fine del novecento la crescita demografica non rappresentava piu’ un fattore dello sviluppo Innalzamento della speranza di vita Crescita del reddito Servizi sanitari La nuova combinazione delle dinamiche demografiche Diffusa consapevolezza si presentava delle cause di malattia come un vincolo allo sviluppo Minor nocività nell’ambiente di lavoro Riduzione della natalità La conquista del benessere Crescita del reddito procapite Crescita dei consumi Tassi nettamente inferiori a quelli del miracolo economico La disoccupazione Le differenze tra le regioni ricche e quello povere persistono I fenomeni migratori Il pendolarismo Negli anni 1970 rallenta il flusso di popolazione dal sud al nord L’immigrazione dalle nazioni meno sviluppate La perdita di attrazione delle grandi città La vitalità dei reticoli urbani diffusi Il primo capitalismo Le ceneri del vecchio sistema di potere La fine dello stato imprenditore Le famiglie scomparse Mediobanca cambia pelle La Fiat La Pirelli Il secondo capitalismo Il capitalismo immateriale L’ascesa repentina di Berlusconi Le nuove regole del mercato mobiliare Telecom Enel Il terzo capitalismo Nuovo corso dei settori leggeri Distretti Sistema moda e tempo libero Arredo casa Macchine specializzate Il Quarto capitalismo Organizzazione a rete Multinazionali tascabili Struttura finanziaria Export Grande impresa e sviluppo in Italia: la Fiat 1899-1980 L’ambiente: la Torino di inizio secolo, una città in rapida crescita Un articolato tessuto formativo Importanti tradizionali nel campo della carrozzeria e della meccanica Disponibilità di capitali in cerca di opportunità dopo le delusioni della speculazione edilizia 11 luglio 1899: la fondazione della Fiat In un panorama affollato la Fiat si distingue per: a) consistenza del capitale sociale b) orientamento alla produzione industriale c) una forte leadership imprenditoriale (Giovanni Agnelli) Gli incerti esordi e il consolidamento dell’impresa Il precoce configurarsi di un disegno di integrazione verticale della produzione Il sostegno di importanti appoggi esterni: a) il rapporto con le banche (Comit e Credito) b) le prime commesse pubbliche (1911) Il modello “americano” e la realtà di un paese povero La debolezza del mercato interno come vincolo allo sviluppo La consapevolezza della necessità di puntare ai grandi numeri: i ripetuti viaggi americani I primi tentativi di razionalizzazione della produzione: il modello Zero (1912) Gli anni della guerra: una crescita senza ostacoli Spinta dalla domanda pubblica la società cresce (capitale sociale passa da 25 a 200 milioni) a ritmi intensi Autocarri, mitragliatrici, proiettili Acquisizione di importanti imprese metallurgiche per risolvere le strozzature dal lato dei rifornimenti Diversificazione in ambiti correlati: motori per navi e aeroplani La strategia di Agnelli Nell’immediato dopoguerra si profila una coerente strategia aziendale: 1) centralità produttiva dell’auto 2) riduzione dei costi come mezzo di penetrazione sui mercati esteri 3) liquidazione delle partecipazioni non strategiche 4) politica commerciale di sostegno alle vendite Il mercato internazionale: fattore determinante per la crescita Fattore compensativo del basso rapporto abitanti/automobili che caratterizza l’Italia rispetto ai suoi competitori Negli anni Venti la Fiat colloca all’estero quasi metà delle sue vendite Agenti esteri, licenziatarie, filiali estere (NSU, Germania 1929; PRINZ, Polonia 1931; SIMCA, Francia 1934) IL LINGOTTO (la fabbrica verticale) Scomposizione del lavoro e assemblaggio sequenziale delle parti nella linea chassis 1925 si avvia l’automazione delle linee, ma si rimane lontani dal modello americano: una produzione giornaliera di “sole” 200 autovetture Un fordismo dimezzato: retribuzioni, cottimi e “sistema Bedeaux” Il ruolo del mercato interno Fiat 508 Balilla l’auto più economica sul mercato italiano (lire 10.800) Le conseguenze di Quota 90 La crisi del 1929 1931: il successo della Balilla “vetturetta ultra utilitaria” 1936: Fiat 500 “Topolino” Alti volumi produttivi Mirafiori 1939 La Fiat di Valletta Vittorio Valletta, in Fiat dal 1921-1966 1921 direttore amministrativo 1928 direttore generale 1939 amministratore delegato Una struttura di comando fortemente accentrata Disciplina di fabbrica e scontro frontale con il sindacato La grande impresa come elemento di modernizzazione del paese MIRAFIORI: la fabbrica del “miracolo” La Fiat e gli aiuti americani (riceve più del 20% degli aiuti ERP) Ammodernamento sezione siderurgica (ma sostegno a Sinigaglia Mirafiori cuore dell’innovazione Le linee di montaggio nel 1948 L’avvento della motorizzazione di massa Meccanizzazione vs aumento della produttività e della produzione Nel 1955 esce la 600 nel 1957 la 500 Alla fine degli anni 60 un auto ogni 5,4 abitanti La crisi degli anni Settanta Il sovrapporsi di due crisi: a) l’autunno caldo b) la crisi petrolifera Un’impresa incerta sul proprio avvenire L’ingresso del capitale libico La “marcia dei 40.000 e il rilancio dell’impresa attorno alla produzione automobilistica