Analisi dei bisogni sociali del territorio Docente: Anna Elia a.a. 2008-2009 • Definizione di concetto di bisogno nei processi di interazione tra soggetto esterno e soggetto interno • Un soggetto esterno: un’istituzione che ha il problema di identificare il tipo di bisogno per potere poi individuarne la soluzione. • Un soggetto interno: colui che è portatore del bisogno, sia esso un singolo individuo o una collettività. • La conoscenza e la definizione di bisogno possono essere diverse a seconda che vengano condotte da un osservatore esterno oppure da colui che il bisogno lo percepisce, lo vive, lo sente. Proprio perché il bisogno non esiste in astratto da chi ne è titolare. • Così il problema della conoscenza dei bisogni non può non fare i conti con una sorta di relazione tra due soggetti (quello interno e quello esterno) i quali possono avere premesse, obiettivi ed interessi diversi. Si possono quindi verificare due situazioni: • relazione di induzione • relazione di sviluppo • Relazione di induzione • Il soggetto esterno fa prevalere la sua visione del bisogno che il soggetto interno potrebbe anche non avere, o potrebbe percepire in termini diversi. L’induzione che sempre, inevitabilmente, il soggetto esterno provoca sul soggetto interno in quanto è “più forte” (nel senso, ad esempio, che ha il potere di dare risposte), può tradursi in questo caso in una vera e propria colonizzazione, cioè in una definizione arbitraria, in quanto è condotta a prescindere dalle definizioni e dalle richieste del soggetto sociale. Relazione di sviluppo • Il soggetto interno invia dei feed back al soggetto esterno per concorrere a definire il suo bisogno. Solo questo riconoscimento di soggettività al soggetto interno può arginare l’effetto dell’induzione ed evitare la colonizzazione. • Si verifica in questo caso quello che De Sandre definisce sviluppo psicosociale, e cioè una lettura dei bisogni che, anziché colonizzare i soggetti in stato di bisogno rendendoli “dipendenti” dal potere di altri, emancipa questi soggetti considerandoli degli interlocutori. Problemi di definizione e di classificazione dei bisogni • Le concettualizzazioni sulla definizione di bisogno differenziano tra uno stato (condizione in cui si sta vivendo una carenza di qualche cosa e/o di un bene) ed un oggetto (una condizione in cui si vorrebbe o si ritiene di potersi trovare) Approccio critico ad alcune classificazioni Teorie funzionaliste L’approccio funzionalista distingue tra bisogni legati alla sopravvivenza, alla realtà biopsicologica di base dell’essere umano, dai bisogni più sociali, legati alla convivenza e alla partecipazione alla comunità umana. • Maslow: relazione tra bisogni primari o naturali, secondari o della sicurezza personale e sociale, superiori o di autorealizzazione. • Maslow critica la gerarchizzazione e l’artificiosa separazione tra i tre tipi di bisogni, per cui finché non sono soddisfatti i bisogni primari non possono essere avvertiti i secondari ipotizzando così che i bisogni di tipo culturale o di autorealizzazione siano separabili dal bisogno di nutrirsi, di vestirsi e di abitare. Sul piano dell’utilizzo da parte delle politiche, soprattutto internazionale. Processo di idiotizzazione di un popolo o di un gruppo • E’ un procedimento di riduzione, di deculturarizzazione dei problemi: dalla crescita motivazionale si passa all’utilizzazione della presunta indifferenza o assenza culturale; questo “funziona bene” perché segmentiamo ed operazionalizziamo certi bisogni, li enumeriamo, li mettiamo in comparazione statistica quantitativa e poi inviamo attraverso una qualche agenzia navi da una parte, tecnici dello sviluppo dall’altra, “guru” (consiglieri culturali) dall’altra ancora, a seconda dei “livelli” di bisogni definiti “fuori”. Di conseguenza un individuo non è capace di essere collettività, di produrre socialmente, di essere attore politico: es. un popolo che ha bisogno di cibi e di vestiti al momento non ha bisogni culturali, umani, per cui basta mandargli una nave carica di grano e di abiti. (…) Approccio marxista • Marx considera il bisogno come prodotto sociale, determinato dal sistema economico-strutturale della società. Perciò distingue i bisogni in radicali e solvibili. • Bisogni radicali perché preludono, si aspettano un mutamento radicale del vivere e delle strutture sociali. Il concetto di solvibilità è invece legato alla selezione che operano le istituzioni quando propendono per la soluzione di alcuni bisogni, lasciandone altri inevasi. • Il marxismo al contrario del funzionalismo asserisce che il sistema deve di volta in volta adattarsi alle realtà storiche, alle dinamiche della popolazione. I bisogni rimangono comunque qualcosa di prede-terminato di totalmente condizionato dalla società. • Parsons presenta dei rilevanti punti di contatto con la teoria marxista sui bisogni, in quanto anche Parsons pone al centro della sua ottica il sistema sociale, le istituzioni, che sono i reali soggetti del bisogno. Il sistema difatti stabilisce razionalmente valori e norme, e quindi pre-determina i ruoli a cui tutti dovrebbero adeguarsi. Teorie fenomenologiche • Heller ritiene che non tutti i bisogni possano essere contenuti dalle istituzioni, sia nel caso che queste debbano essere riformate per una maggiore solvibilità dei bisogni, sia nel caso diventi necessaria una rivoluzione delle strutture della società per un cambiamento più radicale. • Il bisogno è il prodotto di un soggettivismo. Si inseriscono nel concetto di bisogno le categorie di “desiderio cosciente”, “aspirazione”, “intenzione”. La soggettività intrinseca al bisogno, l’oggetto di tale aspirazione è sempre socialmente determinato, è quindi un “prodotto sociale” e non una tensione assoluta interna alla persona in quanto tale. I soggetti portatori dei bisogni sono infatti non solo i soggetti individuali, ma i gruppi e le collettività. Il meccanismo è identico, anche se cambiano i codici e le forme di interrelazione. • La soggettività alla quale si rifanno i fenomenologi, interpreta il bisogno “come necessità (mancanza) di una comunicazione piena soprattutto a livello intersoggettivo, ma anche a livello strutturale” (Donati, 1981, p. 83). Le proprietà del concetto di bisogno • soggettività; • globalità; • storicità Soggettività • La natura del bisogno è legata al soggetto che ne è titolare. I bisogni cioè cambiano da persona a persona, e da gruppo a gruppo. La prospettiva di chi si accinge a conoscere i bisogni non può limitarsi ad un esame “oggettivo” e statico dei bisogni, ma dovrà essere correlata con chi ne è titolare, con le sue aspirazioni, con la sua intenzionalità. La definizione del bisogno non potrà quindi che scaturire da una relazione tra soggetto interno e soggetto esterno che dovrà assumere caratteristiche di reciprocità. I criteri di legittimazione simbolica dei bisogni (De Sandre). • Lo stato di bisogno cioè è influenzato anche dai significati che individui e collettività attribuiscono a certe tensioni e aspettative che si formano in base alla qualità e alla struttura delle relazioni sociali. • Ciò che è soggettivo nel bisogno è quindi anche il significato che ognuno gli dà, che è legato alla gerarchia di valori che sottostanno al bisogno, ai modelli culturali che ognuno ha introiettato nei processi di socializzazione, quindi anche alle esperienze personali che segnano la vita di ciascuno. Globalità • La considerazione del bisogno come entità globale è fondamentale in relazione alle riposte che il soggetto esterno dovrà elaborare. Rispondere in modo settoriale ai bisogni significa frazionare la persona (il gruppo o la comunità), arrivando facilmente a distruggere la natura del problema. In rapporto ai meccanismi di risposta è infatti fondamentale riferirsi al soggetto del bisogno come una sommatoria di parti (fisiche, sociali, psichiche), piuttosto che ad una unità integrata in cui le diverse parti si combinano in modo indissolubile ed unico dando luogo ad una identità complessa. La parzialità e la settorialità delle risposte renderebbe inefficace le stesse risposte in quanto finirebbe per frazionare l’unitarietà dei soggetti. Storicità • Sia il marxismo che il funzionalismo mettono bene in evidenza che i bisogni cambiano perché mutano i fattori sociali, culturali, tecnologici, ambientali che influenzano i bisogni. Le aspettative prefigurando un “oggetto” capace di risolvere uno stato di bisogno, sono anche influenzate dall’esistenza o meno nella società di determinati “oggetti”, quali ad esempio i prodotti tecnologici che in quel momento storico la società offre. Dalla percezione del disagio all’ottenimento della risposta Bertin (1989) scompone il percorso in tre momenti consequenziali: • la percezione del disagio; • la formulazione della domanda; • l’ottenimento della risposta. La percezione del disagio • Il disagio è una discrepanza tra uno stato o una condizione attuale, ed uno stato cui si aspirerebbe o in cui ci si vorrebbe trovare. • L’aspettativa è quindi il prodotto di un certo stato d’animo, ma è anche proiezione verso il futuro in quanto prefigurazione di uno stato migliore. • Una volta percepito il bisogno scatta un meccanismo di attribuzione di significato a quel malessere tanto da regolare il tipo di aspettative. Sulla formazione di aspettative incidono: • Modelli di comportamento valori e norme • Sviluppo tecnologico • Le risposte istituzionali Modelli di comportamento valori e norme • La formazione delle aspettative è soggetta a dei processi di apprendimento sociale che i singoli individui o gruppi attuano nella vita quotidiana e sociale: allo stesso tipo di malessere si possono dare pesi e significati diversi a seconda dell’esperienza di ognuno, dei modelli culturali ai quali è stato esposto. Sviluppo tecnologico • Le aspettative, prefigurando un oggetto capace di risolvere uno stato di bisogno sono condizionate dall’esistenza o meno nell’ambiente (nella società), di determinati oggetti, quali ad esempio i prodotti tecnologici che la società offre. Le risposte istituzionali • Le aspettative di chi si rivolge al mondo delle risposte sono condizionate dall’esistenza e dal tipo delle risposte. La formulazione della domanda I soggetti ai quali si rivolge la domanda di aiuto sono: • il mondo vitale del soggetto interno (famiglia, parenti, amici, vicinato); • il mercato; • i servizi pubblici e/o privati; • i sistemi di solidarietà organizzata (volontariato, associazionismo). • Le motivazioni che spingono a propendere per l’uno o l’altro di questi soggetti dipendono dal tipo e dalla gravità del problema, dall’appartenenza sociale del soggetto titolare, dalla fiducia; dalla disponibilità economica del soggetto richiedente; dal significato simbolico che il soggetto attribuisce a quell’agenzia di risposta. Oggi il ricorso al proprio mondo vitale o alla solidarietà organizzata sembra più chiaramente determinato da un lato dallo sviluppo crescente del volontariato e dell’associazionismo, dall’altro dai vuoti lasciati dai servizi pubblici. L’ottenimento della risposta • L’ottenimento della risposta è la risultante di un duplice processo, dalla parte della domanda e dalla parte dell’offerta che ha un punto di congiunzione nel riconoscimento reciproco dell’essere portatore di determinati bisogni (soggetto interno) e dell’essere effettivamente capace di soddisfarli (soggetto esterno). • Il soggetto interno elabora il suo bisogno rendendolo riconoscibile all’istituzione (percezione del disagio, ricerca di risposta, ottenimento della risposta), e l’istituzione costruisce, seleziona e orienta le sue risposte per rendere solvibili i bisogni (codifica del bisogno, riconoscimento del soggetto, ottenimento della risposta). • La correlazione tra domanda e risposta non è automatica. E’ possibile agire sulla domanda, latente o espressa, promovendo la creazione di domanda sociale. Sul fronte dell’offerta è possibile agire aumentando il grado di flessibilità e di differenziazione delle prestazioni. • Il processo di codifica che le istituzioni fanno del bisogno porta inevitabilmente ad un livello di standardizzazione del servizio nell’intento di predisporre risposte per tutti che poi però non possono andar bene per nessuno in particolare. • I bisogni rilevati e soddisfatti dall’istituzione sono solo quelli che l’istituzione riconosce, vuole e può soddisfare: ma di per sé non sono i “veri” e non sono tutti i bisogni. I tipi di domanda • domanda tecnica • domanda sociale • domanda politica • Domanda tecnica è la domanda che viene rivolta individualmente ai servizi e che mira all’ottenimento della risposta attraverso processi di codifica, riconoscimento ed erogazione dei servizi da parte dell’istituzione. • Conoscere la domanda tecnica non significa esattamente conoscere i bisogni della gente bensì al massimo conoscere le attese che hanno le diverse persone dall’istituzione cui si rivolgono. • Le istituzioni nel prevedere ed enumerare i bisogni secondo categorie prestabilite, facilmente mettono in secondo piano i soggetti con tutte le loro aspirazioni, intenzioni, desideri, saperi perdendo ad esempio facilmente cognizione della globalità ed interdipendenza dei bisogni. • Di fronte all’istituzione le persone si riconoscono al massimo per essere tutte dei richiedenti, ma non hanno molte possibilità di essere soggetto collettività con una sua fisionomia, una storia, un proprio progetto di vita comune e condiviso. • La domanda tecnica è la misura statistica della capacità e dell’efficienza delle risposte istituzionali, perché è in un certo senso scontato che le persone chiedano quello che le istituzioni sono già in grado di dare. La Neve a tale proposito segnala negli anni ’70 e ’80 un aumento dei servizi ed un aumento più che proporzionale della domanda tecnica che era il risultato di risposte via via più presenti nel territorio. La domanda sociale • Questa tipologia di domanda viene elaborata da aggregati di popolazione che, pressati da un disagio comune, prendono progressivamente coscienza del proprio malessere, lo socializzano, ed elaborano richieste che vanno al di là di quello che offrono le istituzioni. • Siamo quindi di fronte ad un soggetto collettivo che fa un suo percorso, esamina e socializza i propri disagi e ne fa oggetto di una domanda complessiva aggregata, orientando e tentando di condizionare l’offerta, inducendo non solo gli apparati tecnici, ma anche quelli amministrativi e politici a modificare o creare nuovi sistemi di risposta. Caratteristiche della domanda sociale • la domanda sociale riflette di più rispetto alla domanda tecnica i reali bisogni della popolazione; • la formazione della domanda sociale rientra in un processo di progettazione che è risultato di una richiesta sociale (giovani, famiglie con figli tossicodipendenti, anziani) o di un movimento collettivo (movimenti sindacali; movimenti femministi) che hanno prodotto la richiesta di servizi, garanzie di tutela istituzionale, spazi o strumenti di autogestione; • le persone si confrontano e imparano a riconoscere i propri disagi, a concordare obiettivi, ad esplicitare richieste; • possibilità di interloquire come soggetto collettivo con le forze sociali, politiche, ed operatori, che potrebbero fornire indicazioni e informazioni di supporto alla soluzione di un problema. La domanda politica • Questa domanda è un complesso di operazioni, di analisi, di interpretazioni, di codifica delle domande della popolazione al fine di attivare i processi decisionali-politici da cui scaturiscono le concrete risposte. • La domanda politica viene formulata da soggetti (organismi di rappresentanza) che entrano direttamente a contatto con gli apparati che devono fornire delle risposte. Interpretano il disagio collettivo e trasformano determinati obiettivi in richieste di servizi innovative rispetto a quello che già offrono le istituzioni. • Tali soggetti sono il sindacato, i partiti, anche gli stessi operatori dei servizi, amministratori. Quindi anche gli assistenti sociali che assumono un ruolo fondamentale nel sollecitare, supportare, segnalare la domanda sociale. Per comprendere cos’è il bisogno dobbiamo considerare: • la realtà storico-sociale-istituzionale in cui il bisogno si inserisce; • il sistema di relazioni (di induzione e di creazione di nuovi bisogni) entro il quale l’assistente sociale di muove; • le situazioni concrete di vita in cui i bisogni nascono e si sviluppano del soggetto che ne è titolare; • gli standard di benessere, la qualità della vita, ed altri concetti quali: aspirazioni, motivazioni, diritti di cittadinanza, ecc., ai quali le istituzioni si rapportano per la rilevazione e la misurazione dei bisogni stessi. La questione dei bisogni nei servizi sociali è importante per tre motivi fondamentali: – il lavoro dell’assistente sociale ha come oggetto quello di definire “i bisogni non soddisfatti”, e di stabilirne quindi la natura, le implicazioni, le conseguenze, le possibilità di soluzione; – la possibilità di definire la natura e le caratteristiche del concetto di bisogno consente al servizio sociale di precisare sia gli obbiettivi che qualificano il lavoro dell’assistente sociale, sia i comportamenti e gli atteggiamenti “professionali” aderenti alla realtà concreta delle esigenze delle persone; – in base alla conoscenza dei bisogni il servizio sociale può essere in grado di valutare l’adeguatezza o meno delle politiche sociali in atto in una realtà politicoistituzionale.