Chirurgia Generale 16-10-‘03 ore 9-11 Malattia Ulcerosa Peptica 350.000 nuovi casi l’anno negli USA 100.000 ospedalizzazioni l’anno 3.000 morti l’anno l’incidenza è più alta nel paziente anziano L’’incidenza della malattia ulcerosa peptica è di 350.000 nuovi casi ogni anno negli Stati Uniti. E’ un’incidenza molto elevata, soprattutto nelle persone anziane, nelle persone sopra i 65-70 anni. E’ responsabile di circa 100.000 nuove ospedalizzazioni l’anno e di 3.300 morti. Avete già studiato sia in fisiologia sia in gastroenterologia le linee di difesa della mucosa gastrica : voi sapete che nello stomaco c’è un PH che varia da 1.5 a 5, quindi un PH molto basso e le cellule che rivestono la mucosa gastrica sono esposte continuamente a variazioni di PH che, in ogni caso, anche quando è 5, risulterebbe nocivo per le cellule se non esistessero alcuni fattori di protezione. Linee di difesa della mucosa gastrica dall’ambiente acido 1. secrezione di un gel mucoso e bicarbonato 2. difesa intrinseca dello strato di cellule epiteliali 3. flusso sanguigno che rimuove l’acido diffuso attraverso l’epitelio Il fattore più importante è la secrezione di gel mucoso e di bicarbonato da parte delle cellule, delle ghiandole dello stomaco: il bicarbonato tampona localmente gli idrogenioni e il gel mucoso impedisce alla parte acida di aggredire la superficie della cellula esposta al lume. C’è poi una difesa intrinseca dello stato delle cellule epiteliali, è una difesa doppia: sono dei sistemi tampone all’interno della cellula ed il turnover plastico delle cellule.. voi sapete che nel tratto gastroenterico le cellule si dividono ogni 3-4 giorni e questo turnover permette che le cellule più vecchie, che sono quelle localizzate sulla superficie gastrica, vadano incontro a morte programmata e vengano sostituite da cellule più giovani e quindi più resistenti. 1 E poi il flusso sanguigno che è dietro le cellule : il micro-circolo della parete gastrica consente la rimozione dell’acido che eventualmente passa attraverso le giunzioni intercellulari portandolo via e mantenendo quindi vitali le cellule della mucosa. Vediamo ora quali sono i fattori che determinano la malattia peptica. Patogenesi Dovuta alla diminuzione dei fattori protettivi *FANS *Infezione da H.Pylori *Fumo *Chemioterapici *Uremia *Infezioni sistemiche *Stress *Shoch ecc. Innanzitutto una diminuzione dei fattori protettivi che diminuiscono in determinate circostanze, ad esempio con l’utilizzo dei farmaci anti-infiammatori non steroidei, l’infezione da H. Pylori, il fumo di sigaretta, i farmaci chemioterapici, l’uremia, le infezioni sistemiche, lo stress, lo shock, i traumi o la vasectomia distale. Ora vi mostro delle immagini : a sinistra vedete un’ulcera duodenale perforata, vedete poi la prima porzione del duodeno, a destra vedete invece delle ulcere gastriche traverse, vedete la mucosa interessata solo superficialmente, vedete le macchie nere sono dei coaguli, interessano solamente una parte superficiale. Vedete poi in alto la grande curva, in basso la piccola curva e vedete questa è la regione antro-pilorica, qui ci sono ulcere diffuse. L’H. Pyori colonizza prevalentemente la mucosa duodenale ed è responsabile di una gastrite cronica. Si tratta di una vera e propria infezione, è un batterio molto particolare : riesce a resistere alla acidità gastrica e vive nello spazio esistente tra le cellule e lo strato mucoso, tra l’altro ha sviluppato anche suoi propri meccanismi di difesa, e , se non trattato adeguatamente, in tanti casi porta allo sviluppo di un’ulcera. Questo è importante anche ai fini, non solo dello sviluppo della malattia peptica, ma anche della sua progressione : questo perché “malattia peptica” non significa necessariamente “ulcera”… l’ulcera è una complicanza della malattia. Il sintomo più frequente è la dispepsia. Vediamo come avviene l’infezione. L’ H. Pylori produce ureasi(in endoscopia noi utilizziamo test all’ureasi : quando si preleva un frammento di mucosa per esaminarlo, noi utilizziamo le ureasi per dimostrare un’eventuale presenza di H. Pylori, sono test sensibilissimi.) e come tutti i microrganismi produce poi delle tossine, a questo associamo l’acidità gastrica ( perché dove c’è il batterio la mucosa è danneggiata ed i fattori di protezione ridotti ), e poi ci sono gli enzimi peptici che digeriscono direttamente la mucosa. Ora “infezione” non significa “gastrite cronica”. La gastrite cronica determina un’alterazione macro e microscopica della mucosa e dove c’è una flogosi cronica richiama mediatori dell’infiammazione, monocitimacrofagi, plasmacellule ed il danno continuo altererà la struttura della mucosa. 2 La profondità delle ghiandole è notevolmente ridotta, sono presenti infiltrati di neutrofili e la mucosa è varia : oltre alle cellule gastriche già differenziate ci sono cellule indifferenziate, cioè cellule normalmente presenti alla base della ghiandola, queste cellule per insulto continuo dell’acidità gastrica vanno incontro ad un cambiamento, alla cosiddetta metaplasia intestinale. Per quanto riguarda i farmaci anti-infiammatori non steroidei, il problema si evidenzia in pazienti che li assumono in maniera cronica, per almeno 2-3 mesi. L’utilizzo dei farmaci anti-infiammatori non steroidei è la causa di circa il 20% delle ulcere gastriche e di circa il 4-10% delle ulcere duodenali. Il danno è immediato, infatti la patologia non è quasi mai associata a gastrite : ad un certo punto un paziente che stava bene si presenta improvvisamente con sanguinamento, con ematemesi, non c’è quasi mai il corredo di sintomi di dispepsia o dolori. Normalmente la terapia con PPI determina la guarigione, non recidiva, non torna. Vediamo ora un po’ di anatomia patologica. Le ulcere vengono divise in 4 tipi principali. Il primo tipo è la cosiddetta “ulcera primitiva” : è generalmente nella porzione prossimale dell’antro, ed eventualmente sulla piccola curva. Si associa a gastrite antrale diffusa o gastrite atopica multifocale. Il secondo tipo è invece un’ulcera gastrica contemporanea o secondaria all’ulcera duodenale. Il terzo tipo è un’ulcera pilorica. Il quarto tipo è costituito da differenti ulcere normalmente localizzate nello stomaco prossimale o sul versante gastrico del cardias. I sintomi dono diversi se siamo di fronte ad un’ulcera gastrica o duodenale. Un’ulcera gastrica ha come sintomo principale, in quasi tutti i malati, una dispepsia acida, un dolore epigastrico post-prandiale. Il picco di incidenza è fra i 60 ed i 65 anni. Nell’ulcera duodenale il dolore è epigastrico ed è alleviato dall’ingestione del cibo, per cui il paziente che ha un’ulcera duodenale verrà da voi e vi dirà :”Io ho dolore, mangio e poi il dolore mi passa. Però dopo una o due ore mi torna di nuovo e devo mangiare di nuovo” : sono pazienti che tipicamente si alzano a mezzanotte ed aprono il frigorifero per mangiare. Il picco è dai 20,40 ai 50 anni. Un paziente su cinque presenta un sanguinamento macroscopico : sanguinamento dallo stomaco,ematemesi(il paziente dice che durante il vomito ha visto del sangue), e melena(che rappresenta sangue digerito emesso dall’ano). La riconoscete perché ha un odore caratteristico, particolare:la melena ha veramente un cattivo odore. La diagnosi di malattia peptica (prima dell’ulcera) è con l’endoscopia : fino al 90% delle ulcere duodenali vengono riconosciute dall’endoscopia ed oltre il 95% della totalità delle ulcere. Un’endoscopia (a differenza della radiologia, quindi di un pasto baritato) permette la ricerca dell’H. Pylori mediante biopsia. In endoscopia vediamo una mucosa eritematosa, edematosa, soprattutto nella zona antro-pilorica o nella zona del bulbo duodenale. Un altro esame, come accennato prima, è l’RX del primo tratto : 3 in questo caso vedete che si accumula all’interno dell’ulcera un liquido di contrasto : ora, è chiaro che se l’ulcera è rilevata, non si accumula ed attorno si forma un alone. Quello che sarà importante alla radiologia è notare la variazione della motilità della parete a livello dell’ulcera. Il trattamento medico è con antiacidi, antagonisti dei recettori H2 (tipo Ranidil), inibitori della pompa protonica (omeprazolo), sucralfato e, quando presente l’infezione da H. Pylori, sono 2 settimane di omeprazolo (quindi PPI) ed antibiotici (claritromicina ed amoxicillina) e quindi altre 2 settimane di solo omeprazolo. Questa terapia è in grado di eradicare in un’elevata % di casi l’H. Pylori dopo queste 4 settimane. Trattamento Medico Antiacidi Antagonisti recettori H2 PPI Sucralfato Trattamento H.Pylori: 2 sett.omeprazolo+claritromicina+amoxicillina 2 sett.omeprazolo (40 mg.) Trattamento Chirurgico Mancata risposta a tratt.medico Emorragia resistente al tratt. endoscopico con adrenalina ed atossisclerolo Perforazione Occlusione Veniamo al trattamento chirurgico. Quando si opera un’ulcera? Quando non c’è alcuna risposta alla terapia medica oppure quando c’è una complicanza. Come complicanze abbiamo la perforazione, l’emorragia, l’occlusione. Un paziente su dieci va incontro ad erosione che non si limita alla mucosa ed alla sottomucosa, ma procede attraverso tutto lo spessore parietale gastrico o duodenale mettendo quindi in comunicazione il lume con il peritoneo. In questo caso la conseguenza è una peritonite : peritonite che inizialmente non è batterica, ma è una peritonite chimica dovuta ad una infiammazione. Il primo sintomo della perforazione è il dolore addominale, un paziente viene da voi e dice : “ Ho un dolore improvviso, tipo pugnalata”. E poi chiaramente c’è il quadro classico della peritonite con ileo paralitico, dolori addominali, ecc… La perforazione appena accennata è una delle complicanze dell’ulcera, ma ce ne sono anche delle altre : durante il cammino dell’ulcera dal lume alla parete ci sono dei vasi che ovviamente fanno parte della parete gastrica o duodenale e l’erosione di uno di questi vasi può provocare un sanguinamento (abbiamo parlato di ematemesi o melena). Se il vaso è di piccolo dimensioni o venoso, il sanguinamento può essere autolimitante, si forma un coagulo e si arresta, ma se, al contrario, viene reciso un vaso di grosse dimensioni o un’arteria il sanguinamento può non arrestarsi e quindi una delle complicanze è un’emorragia resistente al trattamento endoscopico. Allora se viene da voi un paziente con ematemesi non massiva e se il paziente non ha una storia di varici esofagee ad esempio, la prima cosa che fate è un’endoscopia per vedere da dove sanguina. 4 A quel punto è possibile che, dal momento in cui vedete il malato al momento in cui fate l’endoscopia, il sanguinamento si sia già fermato e voi all’intervento vedete un coagulo sopra l’ulcera, così come è possibile che il sanguinamento sia vivo : in quel caso durante l’endoscopia provate a bloccare il sanguinamento. Cosa fate? Fate delle iniezioni intorno ed all’interno dell’ulcera di adrenalina (vasocostrittrice) o di qualcosa che possa determinare una sclerosi immediata per danno chimico del vaso sanguinante e che quindi garantisca l’emostasi (il farmaco è l’atossisclerolo). Quando ciò non accade ed il paziente continua a sanguinare o, dopo il primo tentativo di endoscopia, il paziente presenta di nuovo ematemesi, melena, l’unica alternativa è l’intervento chirurgico. La terza possibilità, oggi molto rara, è l’occlusione. L’occlusione solitamente interviene nelle ulcere croniche degli anziani non trattati e localizzate molto vicine al piloro, una struttura naturale del primo tratto enterico. Un’ulcera in quella sede può determinare una lesione infiammatoria locale tale per cui la fibrosi reattiva cronica determina un costringimento della regione pilorica o della prima porzione del duodeno e questo va a determinare un quadro di occlusione. La chirurgia dell’ulcera. Io non vi ho parlato all’inizio della secrezione gastrica perché presumo ve la ricordiate : sapete che vi è un meccanismo diretto ed uno indiretto. Allora il primo tentativo è quello di eliminare l’impulso vagale, quello responsabile direttamente ed indirettamente della secrezione. La terapia dell’ulcera non esiste più. Non si operano i pazienti con l’ulcera, si operano solamente le complicanze. Un paziente con ulcera peptica NON va operato. Quindi qual è il trattamento dell’ulcera peptica? E’ un trattamento medico : eradicazione dell’H. Pylori. Praticamente l’eradicazione è in grado di debellare la patologia, l’H. Pylori in oltre il 90% dei casi se gestito correttamente ; tripla terapia con 2 antibiotici (claritromicina e metronidazolo) più un’alta dose di omeprazolo, che qui deve essere di 40 mg per un mese. In realtà esistono diversi schemi terapeutici, anche se diciamo che senz’altro la terapia migliore è la tripla terapia : ha infatti abbattuto il numero di ulcere enormemente. Un tempo si facevano gastroresezioni per ulcere in un numero elevatissimo di pazienti perché era l’unico trattamento possibile…ora, invece, la chirurgia dell’ulcera NON esiste, NON si fa, NON si opera, ma si operano solamente le complicanze. Riguardo questo argomento è interessante notare come, nonostante il numero di ulcere sia diminuito nel tempo, il numero delle complicanze è rimasto più o meno invariato. Il numero di pazienti con ulcere ora è basso, ma il numero di pazienti che hanno complicanze da ulcera è quasi sovrapponibile a quello del passato. E’ chiaro che nel passato erano di più, perché il numero totale era molto più alto, però effettivamente la complicanze ci sono ancora per quei pazienti che non si curano. 5 Una delle complicanze più frequenti dell’ulcera è l’emorragia : generalmente l’emorragia non va operata, si tratta, se è piccola con PPI, non per os ma per infusione EV…si possono fare iniezioni endoscopiche di adrenalina o eventualmente, se l’emorragia è così profusa, si può fare l’intervento chirurgico che consiste nella RAPIA, cioè in una sutura dell’ulcera. Se ci sono casi in cui questo non si risolve, si può fare la gastroresezione. La perforazione è un’altra complicanza. Qual è il quadro clinico di una perforazione? Addome acuto, shock se è batterica…è un quadro clinico molto eclatante…il paziente non sta “malino”, sta proprio male : si presenta con un addome acuto grave, con uno shock, con un “addome a tavola”, duro, molto rigido. Avrete dolore, tachicardia, ipotensione, disidratazione (sintomi dello shock), addome non palpabile, ileo paralitico, alla percussione la scomparsa dell’ottusità epatica perché c’è aria. Cosa faremo? La classica radiografia dell’addome che effettivamente vi darà “la falce”. La perforazione rappresenta un’emergenza chirurgica, il paziente va portato urgentemente in sala operatoria (si rischia infatti una disfunzione multiorgano per la sepsi). La stenosi da ulcera peptica è invece una complicanza meno frequente rispetto alle precedenti. E’ una complicanza tardiva : è infatti un’ulcera generalmente cronica che cicatrizza in maniera ipertrofica e dà la stenosi. La stenosi si può dilatare e, se non si riesce a far questo, si fa una gastroresezione. L’intervento chirurgico per le complicanze dell’ulcera è l’intervento di Billroth. L’ulcera può trovarsi dappertutto, ma generalmente si localizza in zona antro-pilorica o nella prima porzione del duodeno. L’intervento chirurgico è un intervento di gastroresezione che per la prima volta fu descritto da Billroth, un chirurgo tedesco, nel 1881. Billroth ha ideato un intervento chirurgico e poi un suo assistente ha modificato questo suo intervento ideandone un altro. Quindi oggi noi conosciamo due tipi di interventi di Billroth. La prima parte di entrambi gli interventi è uguale. Mentre in seguito la ricostruzione del canale alimentare può avvenire in due maniere : o si anastomizza il duodeno direttamente allo stomaco (questo è l’intervento di Billroth I) oppure si “affonda” (si dice così tecnicamente), cioè si sutura e si lascia lì (questo è l’intervento di Billroth II). Diapositiva : qui c’è l’intestino, viene ancorata la quarta porzione duodenale e la prima ansa digiunale. A questo livello si prende la prima ansa, sale e si fa l’anastomosi. Quindi la bile ed il succo pancreatico entrano nel duodeno e si mischiano con il succo gastrico. Questi due interventi di Billroth (I e II) dovete conoscerli : sono interventi semplici, che danno risultati molto buoni….certo…hanno anche delle complicanze possibili, ad esempio si possono sezionare i nervi e andare incontro ad una paresi di una parte dello stomaco. Complicanze della chirurgia Precoci: *mortalità < all’1% *sanguinamento, infezione, ritardo dello svuotamento gastrico < 5% 6 Tardive: *sindrome postgastrectomia > 25% *Dumping Syndrome *diarrea post vagotomia *sindrome dell’ansa afferente *sindrome dell’ansa efferente *gastrite da reflusso alcalino Si possono poi avere complicanze precoci e complicanze tardive. Le complicanze precoci sono il ritardo di svuotamento per i nervi sezionati e quindi il paziente rigetta oppure, tra le complicanze tardive (più frequenti), c’è ad esempio la Dumping Syndrome che ha un meccanismo di tipo neurovegetativo per cui il passaggio di bolo dallo stomaco all’intestino provoca sintomi svariati, ma in genere c’è sempre diarrea, nausea ed un senso di svenimento, con sudorazione fredda, ecc. ecc. ecc. Senz’altro da tenere in conto è la possibilità di una cosiddetta cancerizzazione della stomia : si può infatti creare una sorta di infiammazione cronica che a lungo andare può dare un tumore. Quindi c’è anche una certa incidenza di cancro dello stomaco. Nell’etiologia del cancro dello stomaco, che vedremo, c’è effettivamente la Billroth II, cioè la possibilità di un tumore che insorge all’anastomosi gastro-digiunale. Sara. 7