Demos10.02.Pandemie - Dipartimento di Sociologia e Ricerca

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CORSO DI DEMOGRAFIA – Storia & Scenari
Giuseppe A. Micheli
LEZIONE 2
La stagione delle pandemie
Demos - Storia e Scenari - 2
1
Argomenti di questa lezione
In questa lezione discuteremo dei seguenti argomenti:
1.
Comparsa della peste e stagione delle pandemie
2.
Definizioni e tipologie
3.
La dubbia scomparsa della peste in Occidente
4.
Fenomenologia sociale del contagio
Demos - Storia e Scenari - 2
2
Dinamiche Ancien Régime:
L’epoca delle pandemie
Demos - Storia e Scenari - 2
3
Dinamiche Ancien Régime:
una cronaca locale
“A Napoli il contagio è portato nell'aprile 1656 da navi in arrivo dalla Sardegna.
All'inizio si attribuì la colpa - da parte delle autorità – ‘alla moltitudine de’ cibi
salati et corrotti mangiatisi da gente povera’. Il deliberato ritardo delle autorità
nel riconoscere il contagio e la fuga di parte della popolazione nei luoghi
circonvicini fanno dilagare l'epidemia in tutta la provincia.
Il 6 giugno Vincenzo de' Medici riferiva che i morti erano ormai oltre 400 al giorno
e il male si era dilatato in tutti i quartieri "anche dentro lo Regio Castello". Una
settimana dopo i morti giornalieri salgono a 1500: "li lazzaretti sono tutti pieni di
ammalati, non ne capiscono più, però infiniti muoiono per le case et in strada,
afflitti anco da estrema necessità di fame".
Il culmine è a giugno. Oltre 2000 morti al giorno: "Napoli è come un deserto tutto
solitudine et horrore. Di cadaveri resta la città quasi netta non morendone quel
gran numero al giorno, non perché il male si è calmato ma per mancare tanta
materia da attaccare sì poca gente rimanendo da estinguersi". In agosto
l'epidemia frena; a settembre per San Gennaro si celebra una messa di
ringraziamento per la fine della pestilenza.
Valutando criticamente le cifre dei cronisti i morti furono circa 150mila nella sola
città, su una popolazione di 300mila anime (Del Panta, 1980).
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Profili di presenza in Europa dei
grandi agenti epidemici
Elevata intensità
Peste
Colera
Media intensità
Tifo esantematico
Sifilide
Vaiolo
Bassa intensità
TBC
Lebbra
‘100
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‘300
‘500
‘700
‘900
5
Caratteri di alcune tra le principali
forme epidemiche
Batterio/
Virus
Incubazione
durata da
insorgenza
via di contagio
letalità
Target selettivi
Peste bubbonica
Batterio
1-6 gg
5 gg
Indiretta
60-80%
Non significativi
Peste pneumonica
Batterio
1-6 gg
3 gg
Vie aeree
99%
Non significativi
Tifo esantematico
Batterio
5-15 gg
5-10 gg
Indiretta
20-30%
Anziani
Colera
Batterio
2-3 gg
3-4 gg
Orofecale
50%
Anziani
Vaiolo – smallpox
Virus
10-12 gg
20-30 gg
Vie aeree
20-40%
Bambini
Morbillo
Virus
9-14 gg
7-12 gg
Vie aeree
Bassa
Bambini
Ebola
Virus
7-10 gg
2-3 gg
Orofecale
40%
Non significativi
Influenza stagionale
Virus
1-3 gg
3-5 gg
Vie aeree
<1permille
Anziani
Influenza spagnola
Virus
1-3 gg
3-5 gg
Vie aeree
2-20%
Giovani adulti
Aids
Virus
mesi-anni
cronicizz.
STD
60-80%?
Giovani adulti
Lebbra
Batterio
mesi-anni
cronicizz.
Vie aeree
Bassa
Non significativi
Tubercolosi
Batterio
mesi-anni
cronicizz.
Vie aeree
10-15%
Lavoratori deboli
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Il nesso epidemie-carestie
Il nesso carestia-epidemia passa attraverso tre canali indiretti:
1) la sottoalimentazione abbassa l’immunità anticorpale di
fronte a nuovi virus;
2) la carestia induce i contadini poveri a inurbarsi diffondendo il
contagio,
3) l’inurbamento dei contadini poveri ne peggiora le condizioni
igieniche di vita (se la peste del Trecento risparmia il mondo
arabo è forse perché l’uomo medievale dell’Occidente cristiano
ha abitudini standard di igiene più bassi).
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Il colera del 1835 in tre città:
mortalità, letalità, contagiosità
Città
Popolazione
Casi
Morti
μ
λ
κ
Milano 234mila
2283
1521
6,5
666
10
Roma 149mila
9372
5419
36,4
578
63
Napoli 367mila
32145 19479 53,0
606
87
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Curva di mortalità per età
per colera in Italia, 1865
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Discontinuità della
demografia europea
Le dinamiche dell’Ancien Régime non sono una costante universale nel tempo e
nello spazio. Riguardano specificamente l’Europa dei secoli XVI-XVIII. Poco
sappiamo sulle leggi di Population Dynamics prima del ‘500, o fuori Occidente.
Sappiamo invece che, già a partire dalla metà del Seicento, l’Ancien Régime è
stato sottoposto a grandi discontinuità che l’hanno trasformato nelle dinamiche
attuali. Noi esamineremo solo quattro grandi discontinuità:
1.
La scomparsa della pandemia della peste, dalla metà del Seicento
2.
La trasformazione sistemica delle dinamiche di nascite e morte che
avviene gradualmente a partire dalla fine del Settecento fino ai primi del
Novecento e che va sotto il nome di TRANSIZIONE DEMOGRAFICA
3.
Un nuovo drastico cambiamento dei modelli di mortalità e morbosità che
si realizza lungo tutto il Novecento, detto TRANSIZIONE SANITARIA
4.
Infine, la modificazione delle pratiche sociali relative a fecondità e
family formation, che si realizza nell’ultimo quarto del Novecento, e che è
stato definito SECONDA TRANSIZIONE DEMOGRAFICA
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Il ciclo agente-vettore-ospite
della peste
Yersinia pestis
Rattus rattus
Pulce del ratto
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La scomparsa della peste
A metà ‘600, dopo avere infuriato per tre secoli, la Peste se ne va dall’Europa.
Nessun miglioramento tecnico (medicina) giustifica questo regresso. L’Europa
aveva solo imparato (nei casi migliori) a proteggersi dalla virulenza dei contagi
(isolamento, quarantene, valli), ma nulla sapeva sulla dinamica del morbo.
Ancora oggi non c’è una ipotesi dominante per spiegare il retrocedere della
peste verso oriente. Due ipotesi ricevono credito:
la ‘unificazione microbica del mondo’: tre secoli di pandemie hanno
accresciuto la resistenza anticorpale delle popolazioni, e quindi il passaggio
della peste a livello endemico ma non letale.
la sostituzione tra specie vettori del morbo: nel corso del XVII secolo la
specie dei topi campagnoli (rattus rattus), commensale dell’uomo e con alta
capacità di trasmettere il bacillo della peste, è soppiantato dal rattus
norvegicus proveniente da oriente attraverso il nord Europa, più grande e
aggressivo ma non commensale dell’uomo e meno ‘portatore’ dell’infezione.
In nessuna delle due spiegazioni la conoscenza dell’uomo ha niente a che fare.
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(almeno in Occidente)
In realtà focolai di peste sono tuttoggi presenti nel mondo: in estremo
Oriente, Africa Australe, America Latina.
Ma fu vera peste?
Le grandi epidemie che hanno
traversato l’Europa da metà
Trecento per tre secoli erano
davvero di Yersinia Pestis?
Samuel Cohn (2002) ipotizza
che si trattasse di un virus
trasmis-sibile direttamente da
uomo a uomo (senza vettori
intermedi). Scott e Duncan
(2001) pensano a un virus simile
a Ebola. Anche i biologi da
tempo distinguono almeno tre
biovarianti della peste: Antiqua
(peste di Giustiniano),
Medievalis (dal 1347), Orientalis
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Fenomenologia del contagio / 1
Il 26 aprile 1986 un reattore della centrale termonucleare di Chernobyl
esplode, disperdendo nell’atmosfera una enorme quantità di isotopi
radioattivi che in pochi giorni si diffondono sul continente: la nube
radioattiva si presenta a Helsinki e in Svezia già due giorni dopo.
Chernobyl era il fiore all'occhiello della tecnologia sovietica.
Comunicare al mondo il disastro voleva dire rendere evidente
l’assenza di standard di sicurezza elementari. Gorbaciov, da poco
eletto, aveva lanciato la parola d’ordine della trasparenza (glasnost),
ma il governo tenta di tenere nascosta la notizia; la riunione del
Politburo del 28 aprile approva con otto voti a quattro una mozione
favorevole a minimizzare le informazioni.
Gorbaciov impone il suo voto e fa dare la notizia con un comunicato
stampa. Con 48 ore di ritardo: d’altra parte nel 1957 la dirigenza
sovietica
aveva passato sotto silenzio una esplosione di scorie nucleari
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negli Urali, con centinaia di vittime e migliaia di contaminati.
Fenomenologia del contagio / 2
Nel 1973 a Napoli, scoppia il colera. Come untori sono indicati gli
allevatori di cozze. Vengono distrutti i vivai di mitili del Golfo
(celebre l’epigrafe al “mitile ignoto”). Ma nessuna traccia si trova
del vibrione né nelle acque del mare né nelle cozze del golfo; risulta
invece una concentrazione di 400mila colibatteri per grammo (soglia
consentita 4): un concentrato tale, si osservò, da impedire la
sopravvivenza allo stesso vibrione del colera.
Quando la notizia rimbalza sulle prime pagine dei giornali,
l’ospedale “Cotugno” si intasa di centinaia di presunti nuovi casi. Le
abitazioni dei primi infetti sono prese d’assalto dai vicini di casa per
dar loro fuoco. La giunta comunale vara alcune misure preventive
(controlli della rete idrica, disinfestazione di edifici pubblici,
vaccinazione di un milione di napoletani). Bilancio finale: 900
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ricoverati,
125
infetti
(85% di falsi allarmi), 25-30 decessi.
Fenomenologia del contagio / 3
Così protestano i proprietari delle melonaie, colpiti da ordinanze
che ne intimano la distruzione in occasione del colera del 1855:
“Una masnata di uomini crudeli, assistiti dalla forza armata, con
vanghe e altri attrezzi campestri trucidarono quei belli, buoni e
abbondanti frutti, molti rubando, altri vandalicamente guastando
senza soggezione alcuna, facendo man bassa di cocomeri e meloni
per nasconderli in tane sotterranee e mangiarli poi con calma
tanto in privato che pubblicamente senza alcun riguardo”..
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