Metodologia della Ricerca Sociale a.a. 2013-2014 Procedure e strumenti di costruzione della base empirica Approccio standard e approccio non standard alla ricerca sociale Nella ricerca sociale è possibile utilizzare approcci differenti a seconda dell’oggetto di studio, delle teorie e degli studi già disponibili, dei propri obiettivi cognitivi, ecc.. La distinzione più nota e più rilevante è quella tra: L’approccio standard, che segue rigorosamente un percorso ciclico partendo dalla teoria e tornando alla teoria solo dopo le fasi di raccolta e analisi dei dati; L’approccio non standard che non prevede una distinzione netta tra queste fasi; il ritorno alla teoria può avvenire nel corso della raccolta dei dati o della loro analisi, queste due fasi possono procedere parallelamente, ecc.; il processo non risulta lineare, ma prevede una continua interazione tra il livello teorico e quello empirico. L’approccio non standard include ipostazioni anche molto differenti tra loro, accomunate dalle differenze con l’approccio standard; per la Grounded Theory, ad esempio, la teoria e gli stessi concetti non possono essere che l’esito finale della ricerca, non devono assolutamente guidare le scelte del ricercatore sul campo, ma emergere nel corso dell’indagine. Approccio standard e approccio non standard L’approccio standard alla ricerca sociale Teoria Deduzione Ipotesi Operativizzazione Raccolta dei dati Organizzazione dei dati Analisi dei dati Interpretazione Risultati Induzione Approccio standard e approccio non standard L’approccio non standard alla ricerca sociale Ipotesi Analisi dei dati Ipotesi Raccolta dei dati Raccolta dei dati … Analisi dei dati Ipotesi Induzione Organizzazione dei dati Organizzazione dei dati Interpretazione Interpretazione Induzione Induzione Approccio standard e approccio non standard Teoria La costruzione della base empirica Le caratteristiche dei due approcci appena presentati fanno si che nella maggior parte dei casi: l’approccio standard utilizzi tecniche di rilevazione e analisi QUANTITATIVE. l’approccio non standard utilizzi tecniche di rilevazione e analisi QUALITATIVE. Questo legame non è però caratterizzato dalla necessità. Nella ricerca di sfondo, ad esempio, mentre nell’approccio standard spesso si utilizzano tecniche qualitative (focus group, interviste in profondità, ecc..), in quello non standard vengono utilizzate tecniche quantitative (analisi di dati secondari di contesto, demografici, ecc.). Approccio standard e approccio non standard Qualità e quantità nella costruzione della base empirica RICERCA QUANTITATIVA RICERCA QUALITATIVA Disegno della ricerca Strutturato, definito ex ante Destrutturato, costruito in itinere Rappresentatività Centrale Irrilevante Tecnica di rilevazione Unica Multiple Strumento di rilevazione Identico per tutti i soggetti Modificabile da soggetto a soggetto Tipo di dati Standardizzati Non standardizzati Matrice dei dati Dipendente dal tipo di dati e dalle modalità interpretative del ricercatore Organizzazione dei dati Questo schema rappresenta, naturalmente, una semplificazione ma è utile per individuare le principali differenze tra qualità e quantità nella fase della costruzione della base empirica. Ricerca quantitativa e ricerca qualitativa Le tecniche di rilevazione dei dati Le tecniche di rilevazione, cioè le procedure che un ricercatore può mettere in atto per la costruzione della base empirica, sono riconducibili alle tre azioni elementari che l’uomo mette in atto per analizzare la realtà sociale: RICERCA QUANTITATIVA RICERCA QUALITATIVA “Osservare” Esperimento Osservazione partecipante “Interrogare” Inchieste campionarie Interviste in profondità “Leggere” Analisi dei dati secondari Analisi dei documenti Naturalmente nessuna di queste azioni può essere utilizzata da sola: ad esempio tanto nell’esperimento quanto nell’osservazione partecipante è difficile osservare senza interrogare, così come nell’interrogazione risulta essenziale osservare l’interlocutore e nella lettura interrogare le fonti. Ricerca quantitativa e ricerca qualitativa L’esperimento In realtà l’esperimento nella ricerca sociale non è solo una tecnica di rilevazione, ma un metodo vero e proprio, permette infatti: di affrontare direttamente la questione della relazione causale; di farlo sistematicamente, isolando i fenomeni oggetto di studio; tuttavia la differenza principale tra l’esperimento e gli altri metodi è nel modo di produrre (rilevare) i dati da analizzare. In un esperimento il ricercatore controlla la produzione stessa dei dati, che avviene in una situazione artificiale da lui stessa costruita allo scopo di mettere alla prova una relazione causale: data l’ipotesi che X sia causa di Y, se modifichiamo (artificialmente) i valori di X per un certo numero di soggetti, tenendo costanti tutti gli altri fattori che potrebbero causare Y, dovremmo ottenere una variazione di Y. Le questioni centrali per la realizzazione di un esperimento sono dunque: • la possibilità di manipolare la variabile indipendente (la causa); • la possibilità di controllare le terze variabili (le cause rivali). L’esperimento Alcune distinzioni nell’approccio sperimentale Sul campo Esperimenti veri e propri In laboratorio Approccio sperimentale Sul campo Quasi esperimenti In laboratorio Il disegno sperimentale adottato con riferimento all’assegnazione dei soggetti ai gruppi permette di distinguere gli esperimenti (in cui l’assegnazione è randomizzata) dai quasi - esperimenti. L’esperimento Il contesto in cui viene condotto l’esperimento: una situazione artificiale oppure un contesto di vita reale. L’impiego dell’approccio sperimentale L’approccio sperimentale nelle scienze sociali viene raramente applicato nonostante i sui vantaggi, infatti: i. L’obiettivo di un esperimento è quello di analizzare le relazioni tra causa ed effetto, non quello di descrivere come un dato fenomeno si presenta nella società. ii. Questa tecnica è applicabile solo in alcuni casi, cioè quando la “causa” può essere manipolata dal ricercatore (ad esempio potremmo utilizzarla per conoscere l’efficacia di una tecnica didattica, ma non per conoscere l’influenza dell’età sulla propensione al voto). iii. L’approccio sperimentale può essere applicato a problematiche “micro” più che a problematiche “macro”, in ogni caso su campioni ristretti, che rarissimamente possono aspirare a essere rappresentativi della popolazione. I campi di studio in cui l’esperimento viene maggiormente utilizzato sono: la ricerca valutativa (quando gli obiettivi cognitivi si riferiscono all’effetto di una politica, di una tecnica di insegnamento, di una campagna informativa, ecc…); la ricerca sui piccoli gruppi (dinamiche di interazione, effetti imitativi, ecc…); la ricerca psicologico-sociale (pregiudizio, obbedienza, ecc…). L’esperimento Un esempio… l’effetto Pigmaglione Rosenthal e Jacobson negli anni ‘60 condussero una serie di esperimenti sulla profezia che si autoadempie, concettualizzata a partire dal Teorema di Thomas: «Se gli uomini definiscono certe situazioni come reali, esse sono reali nelle loro conseguenze». Uno di questi studi venne condotto sul rapporto tra insegnante e allievo: l’ipotesi specifica era che gli studenti delle minoranze etniche avessero un rendimento scolastico scarso perché questo era ciò che gli insegnanti si aspettavano da loro. Lo studio fu condotto sul campo con un disegno quasi-sperimentale. • I ricercatori somministrarono un test di intelligenza agli alunni di una scuola alla fine dell’anno scolastico, senza comunicarne i reali risultati agli insegnanti. • All’apertura dell’anno scolastico successivo i ricercatori segnalarono per ciascuna classe un 20% degli alunni agli insegnanti come studenti da cui ci si poteva attendere un forte miglioramento. • Gli studenti segnalati erano estratti a caso. • Nel corso dell’anno il test venne somministrato più volte: gli alunni segnalati agli insegnanti come più promettenti miglioravano più degli altri. Rosenthal, R., Jacobson, L. (1968). Pygmalion in the Classroom: Teacher Expectation and Pupils‘ Intellectual Development, New York: Holt, Rinehart and Winston. L’esperimento L’inchiesta campionaria Nelle inchieste campionarie (survey) le informazioni interrogando direttamente i soggetti inclusi nel campione. vengono rilevate In genere le indagini campionarie puramente descrittive vengono denominate sondaggi, dato che lo scopo dell’inchiesta campionaria è quello di controllare empiricamente delle ipotesi specifiche attraverso lo studio delle relazioni tra variabili. L’interrogazione diretta si avvale di uno strumento specifico, l’intervista, che può caratterizzarsi diversamente a seconda delle necessità e degli obiettivi del ricercatore: i. può essere più o meno standardizzata; ii. può prevedere domande e risposte più o meno strutturate; iii. può prevedere o meno il contatto diretto con l’intervistato. L’inchiesta campionaria La standardizzazione delle interviste i. Una intervista è tanto più standardizzata quanto più rigide sono le regole stabilite per la sua conduzione e uniformi gli stimoli: Standardizzazione Tipo di intervista Esempi Bassa Intervista non standardizzata Storie di vita Media Intervista parzialmente standardizzata Interviste in profondità o focalizzate Alta Intervista standardizzata Intervista con questionario Nelle inchieste campionarie si utilizza l’intervista con questionario, anche se non sempre con il massimo grado di standardizzazione, a volte infatti si prevede di modificare l’ordine delle domande o la loro formulazione in casi specifici, ad esempio nei casi in cui gli intervistati si trovino in difficoltà o siano in imbarazzo Gli altri tipi di intervista ricadono invece tra le tecniche di rilevazione qualitativa, proprio in ragione della scarsa standardizzazione che le caratterizza. L’inchiesta campionaria La strutturazione delle domande ii. Una domanda è tanto più strutturata quanto più nella sua formulazione è determinato non solo l’interrogativo ma anche le alternative di risposta tra cui l’intervistato può scegliere. Strutturazione Tipo di domande Esempi Bassa Domande aperte Qual è la sua opinione sull’esito delle ultime elezioni? Media Domande aperte, domande chiuse e domande semichiuse Per quale ragione si è iscritto alla facoltà di Scienze della Comunicazione? 1. Per interesse circa le materie di studio 2. Per le prospettive occupazionali 3. Per esclusione 4. Altro (specificare_______________________) Domande chiuse Quanti libri ha letto negli ultimi sei mesi? 1. Nessuno 2. Uno 3. Meno di cinque 4. Da cinque a dieci 5. Più di dieci Alta L’inchiesta campionaria Il contatto con gli intervistati iii. Il contatto con gli intervistati durante l’interrogazione può essere diretto, indiretto o del tutto assente. Le scelte circa la formulazione delle domande e la struttura del questionario devono essere fatte alla luce di questa caratteristica. Tipo di contatto Diretto (uditivo e visivo) Indiretto (solo uditivo) Assente Tipo di intervista Intervista faccia a faccia Supporto Cartaceo Informatico CAPI Computer Assisted Personal Interview Cartaceo Intervista telefonica Informatico Questionario autosomministrato* CATI Computer Assisted Telephone Interview Cartaceo Informatico CAWI Computer Assisted Web Interview * Nel caso dei questionari autosomministrati non si parla di intervista pur trattandosi di una interrogazione, perché manca l’interazione diretta con l’intervistatore. L’inchiesta campionaria La formulazione delle domande La formulazione delle domande è cruciale nella realizzazione di una indagine campionaria, se infatti la domanda è formulata male può dare luogo a specifiche distorsioni che riducono l’affidabilità e la validità dei dati rilevati: domande sovra-determinate: Condivide l’opinione di molti scienziati secondo gli antibiotici dovrebbero essere utilizzati più responsabilmente? desiderabilità sociale e acquiescenza; mancanza di opinione; domande sotto-determinate: Qual è la sua opinione sul rapporto tra giovani e lavoro? domande curvilinee: Il problema dell’immigrazione richiede un intervento volto a migliorare le condizioni della popolazione nei Paesi di origine? domande doppie: L’ultimo libro che ha letto era avvincente e ben scritto? domande intrusive: A quanto ammonta il suo stipendio? domande obtrusive: Lei fa uso di droghe? L’inchiesta campionaria Le modalità di risposta La predisposizione delle modalità di risposta richiede la stessa cura della formulazione delle domande, anche in questo caso eventuali errori o distrazioni possono dare luogo a specifiche distorsioni, dunque ridurre l’affidabilità e la validità dei dati rilevati, in particolare: desiderabilità sociale e acquiescenza; effetto primacy ed effetto recency; response set. La sequenza delle domande L’ordine in cui le domande vengono sottoposte all’intervistato ha una sua importanza, infatti bisogna tenere conto: 1. della dinamica relazionale tra intervistatore e intervistato, le prime domande devono mettere a suo agio l’intervistato, essere semplici e fattuali; 2. del livello di interesse e di stanchezza dell’intervistato, è consigliabile lasciare alla fine le domande più noiose ma anche più semplici (genere, età, ecc..); 3. della sequenzialità dell’intervista, dunque le domande dovrebbero seguire un filo logico, evitando i salti di soggetto o di tempo; 4. dell’effetto di contaminazione che fa si che la risposta sia influenzata dalle risposte (per una questione di coerenza) e/o dalle domande (per una questione di interpretazione) che l’hanno preceduta. L’inchiesta campionaria Un esempio… Personal Influence Katz e Lazarsfeld negli anni ‘50 condussero una ricerca, in seguito pubblicata con il titolo Personal Influence, mirata a studiare le intersezioni tra la comunicazione impersonale e la comunicazione di massa. In uno studio precedente (The People’s Choice, 1944) Lazarsfeld aveva individuato l’effetto dell’opinion leadership sul comportamento di voto, e in questo nuovo studio l’ipotesi centrale era che il flusso di comunicazione dai mass media agli individui non fosse immediato, ma stabilito indirettamente tramite l’influenza personale di opinion leaders. La ricerca è stata condotta a Decatur, una cittadina di medie dimensioni nel middlewest, su un campione di 800 donne. Il campione fu intervistato due volte, in giugno e agosto, e nella seconda rilevazione furono intervistate anche alcune delle persone designate dalle donne campionate come influenzate o influenti in riferimento alle aree interessate dall’indagine (furono realizzate all’incirca altre 650 interviste). Le principali aree di indagine riguardavano: I. II. III. IV. L’acquisto degli oggetti d’uso domestico La moda (vestiti e cosmetici) La scelta e l’opinione sugli spettacoli cinematografici La formazione delle opinioni su questioni di interesse pubblico. L’inchiesta campionaria Un esempio… Personal Influence L’intervista prevedeva una serie di domande per rilevare: • se le avessero preso o cambiato una decisione rispetto a ciascuna delle quattro aree individuate; • quali mass media e/o quali individui le avessero influenzate. L’indagine rilevò che gli opinion leaders in genere sono più esposti ai mass media, e che tendenzialmente risultano simili alle persone che influenzano rispetto a una serie di caratteristiche (demografiche, sociali, economiche, riferibili alla personalità o agli interessi). I risultati principali dell’indagine furono la conferma empirica dell’ipotesi sul flusso della comunicazione (l’influenza dell’interazione con gli opinion leaders risultava più determinante di quella dei mass media) e l’elaborazione della teoria del flusso a due fasi della comunicazione. Katz H., Lazarsfeld P., (1955). Personal Influence. New York: Free Press. L’inchiesta campionaria L’analisi secondaria L’analisi secondaria consiste nell’utilizzo per i propri scopi di indagine, di una base empirica già predisposta e disponibile come matrice dei dati. I dati, già raccolti e resi disponibili: devono essere organizzati in modo sistematico possono riferirsi a unità di analisi individuali o aggregate possono provenire anche da più fonti statistiche vengono utilizzati per rispondere a interrogativi di ricerca indipendenti da quelli per cui erano stati progettati. L’analisi secondaria pur non prevedendo una vera e propria raccolta dei dati, è una modalità di costruzione della base empirica: si tratta infatti di selezionare i dati rilevanti da una base di informazioni disponibili, valutare la loro adeguatezza rispetto ai nostri scopi e ri-organizzarli in modo tale da poter sottoporre a un controllo empirico le nostre ipotesi. L’analisi secondaria L’analisi secondaria: vantaggi e limiti L’analisi secondaria presenta dei notevoli vantaggi: • • • permette di risparmiare sul costo della costruzione della base empirica; permette di utilizzare dati già validati dalla comunità scientifica; permette la realizzazione di indagini di ampio respiro anche con risorse economiche limitate; tuttavia: • • non permette un controllo sulla costruzione del dato, cioè sulle fasi di: • operativizzazione delle variabili; • rilevazione dei dati; • organizzazione della base empirica; limita gli interrogativi di ricerca a quelli che possono essere controllati sulla base dei dati già disponibili. L’analisi secondaria Un esempio… Il suicidio Il Suicidio di Durkheim (1897) è forse la più nota indagine sociologica condotta su dati secondari, oltre che la prima ad applicare tecniche statistichw. La tematica del suicidio fu scelta perché si trattava di un problema attuale, semplice da definire e su cui erano disponibili diverse statistiche. Durkheim non intende studiare il suicidio come atto individuale, ma come fatto sociale, dunque l’oggetto del suo studio sarà il tasso di suicidi, per diversi paesi e per diversi periodi. Il legame tra il tasso di suicidi e le sue “cause sociali” viene analizzato confrontando l’incidenza dei suicidi nelle diverse categorie individuabili in base alla religione, allo stato civile e alle condizioni politico-economiche della società. L’ipotesi del suicidio come fatto sociale viene confermata e Durkheim individua tre tipi di suicidio: • Altruistico, conseguenza di una coesione sociale troppo elevata; • Egoistico, conseguenza di una coesione sociale troppo bassa; • Anomico, conseguenza della mancanza o del cambiamento improvviso dei riferimenti normativi e valoriali nella società. Durkheim E. (1897) Le suicide. Etude de sociologie, Paris: Alcan. L’analisi secondaria L’osservazione partecipante L’osservazione partecipante prevede che il ricercatore osservi direttamente la vita dei soggetti che intende studiare, prendendone parte (partecipando). Si tratta di una strategia di ricerca in cui il ricercatore si inserisce in un gruppo sociale: • • • • in maniera diretta Osservazione per un periodo di tempo sufficientemente prolungato nel suo ambiente naturale Partecipazione instaurando rapporti di interazione personale con i suoi membri allo scopo di descriverne le azioni e comprenderne tramite l’immedesimazione le motivazioni. Questa tecnica prevede l’immersione nel contesto sociale oggetto di studio, il ricercatore vive come e con i soggetti, ne condivide la quotidianità, le interroga, le osserva al fine di comprendere le loro motivazioni all’agire e la loro visione del mondo. L’osservazione partecipante I campi di applicazione L’osservazione partecipante mira alla ricostruzione di una “visione dall’interno” di un fenomeno sociale e risulta particolarmente utile quando: • si conosce poco del fenomeno oggetto di studio (ad esempio si tratta di un nuovo genere di movimento politico); • esistono forti differenze tra il punto di vista interno al gruppo e quello esterno (come nel caso di specifiche sotto-culture); • il fenomeno si svolge normalmente in privato (ad esempio la vita familiare); • il fenomeno normalmente viene occultato (è il caso dei comportamenti devianti). Le scelte da effettuare Nel caso dell’osservazione partecipante le scelte da compiere sono relative a: • l’opzione tra osservazione palese o dissimulata; • la possibilità di utilizzare informatori o mediatori; • cosa osservare; • come registrare le informazioni; • come analizzare i dati raccolti. Vale la pena ricordare che qui non siamo di fronte a una procedura lineare e che, fatta salva la scelta tra osservazione palese o dissimulata tutte le altre scelte possono essere più volte riviste e modificate nel corso della ricerca. L’osservazione partecipante Un esempio… Street corner society Street Corner Society di White (1943) fece del suo autore un pioniere dell’osservazione partecipante in un ambito sociologico. L’intento iniziale di White era quello di studiare il fenomeno del racket, per questo decise di studiare un quartiere di Boston abitato da immigrati italiani: “Cornerville”. L’osservazione di White fu palese e il suo ingresso sul campo fu facilitato dal contatto con un giovane disoccupato, nato nel quartiere e conosciuto da tutti, che gli permise di inserirsi nella comunità e di partecipare attivamente alla vita sociale. Si stabilì nel quartiere vivendo presso una famiglia italiana, i Martini, e imparò l’italiano. La partecipazione di White alla vita della comunità fu tale da fargli affermare che da osservatore partecipante stava diventando un partecipante che non osserva. I risultati sono esposti con uno stile narrativo che non si limita ad esporre le evidenze emerse, ma permette di ricostruire l’intero percorso della ricerca. Il contributo di questa indagine allo sviluppo della teoria sociologica è riferibile soprattutto allo studio dei piccoli gruppi e della leadership. White W.F. (1943) Street corner society, Chicago: University of Chicago Press. L’osservazione partecipante L’intervista “qualitativa” Per intervista qualitativa intendiamo tutti i tipi di intervista non standardizzata e non strutturata che si configurano come conversazioni: provocate dall’intervistatore rivolte a soggetti selezionati sulla base di un piano di rilevazione aventi finalità di tipo conoscitivo guidate dall’intervistatore sulla base di uno schema flessibile di interrogazione. Esistono diversi tipi di intervista qualitativa ma sono accumunati da alcune differenze con le tecniche di intervista utilizzate per le indagini campionarie: • l’assenza di standardizzazione; • la finalità di comprensione oltre che di documentazione; • attenzione ai concetti e alle ipotesi dei soggetti oltre che a quelli dei ricercatori; • la mancanza di aspirazione alla rappresentatività nella selezione dei soggetti. L’intervista qualitativa Alcuni tipi di intervista non standardizzata Intervista ad osservatori privilegiati: si tratta di una intervista non standardizzata e in genere poco strutturata, mirata a interrogare soggetti che pur non facendo parte del fenomeno studiato ne hanno una conoscenza approfondita avendo su di esso una posizione privilegiata di osservazione. Intervista di gruppo o focus group: è una tecnica di rilevazione basata sulla discussione tra un piccolo gruppo di persone, alla presenza di uno o più moderatori, focalizzata su un argomento specifico che il ricercatore intende indagare in profondità. Il moderatore, seguendo una traccia più o meno strutturata, propone degli “stimoli” (di tipo di verbale: domande dirette, definizioni, associazioni; o visivo: fotografie, disegni, filmati). ai partecipanti e dalle risposte a questi stimoli scaturisce (o dovrebbe scaturire) la discussione. L’interazione che si crea tra i partecipanti, contribuisce a mettere in luce le diverse posizioni, le opinioni e gli eventuali conflitti in misura più consistente rispetto ad altre tecniche di rilevazione. Storia di vita: si tratta di un intervista del tutto non-strutturata e non standardizzata in cui l’intervistato viene lasciato libero di narrare la propria vita o eventi specifici. L’intervistatore ha il compito di approfondire alcune tematiche e stimolare il ricordo senza però introdurre direttamente le tematiche nella conversazione e seguendo la narrazione dell’intervistato. L’intervista qualitativa Un esempio… Middletown Middletown è uno studio realizzato negli anni ‘30 sulla base di un disegno complesso. Lo scopo dell’indagine era studiare utilizzando un approccio antropologico una comunità americana selezionata come rappresentativa della media (di qui “Middletown”). Le tecniche utilizzate dai Lynd per la rilevazione dei dati andavano dall’osservazione all’analisi di documenti e dati secondari, tuttavia le interviste svolsero un ruolo fondamentale. I Lynd utilizzarono per la raccolta delle informazioni (oltre che la registrazione ex post delle conversazioni casuali) due tecniche di intervista: • l’intervista a testimoni privilegiati (realizzate quando i ricercatori conoscevano da mesi gli intervistati, della durata di circa quattro ore e mirate a raccogliere informazioni su questioni specifiche); • l’intervista in profondità (progettata in maniera differente a seconda dell’interlocutore, diretta alle mogli di operai oppure a quelle degli uomini di affari, della durata di due o tre ore). Le interviste servirono a confermare alcune delle ipotesi emerse nel corso dell’indagine. Lynd R.S., Lynd H.M. (1937). Middletown a study in contemporary American Culture. Harcourt: Brace. L’intervista qualitativa L’analisi dei documenti L’analisi dei documenti prevede l’utilizzo, come base empirica, di materiale informativo prodotto indipendentemente dall’azione del ricercatore. I documenti possono essere: • privati (lettere, diari, autobiografie), detti anche espressivi; • pubblici (discorsi, documenti aziendali, verbali di processi, articoli di giornale), detti anche istituzionali; I vantaggi dell’analisi dei documenti sono: la non reattività delle informazioni (i dati cioè non risentono dell’interazione tra ricercatore e oggetto di studio); la possibilità di rilevare informazioni sul passato (mentre interrogando un soggetto sulle sue opinioni passate il rischio di ottenere informazioni inattendibili è elevato leggendo una lettera o un diario potremmo rilevare le stesse informazioni senza rischiare che siano distorte dal ricordo). L’analisi dei documenti Un esempio… Il contadino polacco The Polish Paesant in Europe and America di Thomas e Znaniecki aveva l’obiettivo di studiare gli effetti dell’immigrazione in America sui valori e sugli atteggiamenti dei contadini polacchi. Il materiale empirico utilizzato consisteva in lettere personali (circa 754), documenti prodotti da associazioni e istituti (come la United Charities), infine l’autobiografia di un giovane immigrato su richiesta degli autori (molto discussa). L’analisi del materiale empirico di Thomas e Znaniecki è una delle più dibattute nella storia della sociologia per la mancanza di trasparenza nella sua rendicontazione e nell’esposizione delle procedure utilizzate, ciononostante è estremamente feconda sul piano teorico. Non solo l’indagine fornì delle evidenze circa gli obiettivi cognitivi su valori e atteggiamenti degli immigrati (crescita di individualismo, edonismo e ricerca del successo, conflitto con i vecchi valori e conseguente disorganizzazione sociale), ma condusse alla messa a punto del concetto di “definizione della situazione” e del così detto Teorema di Thomas. Thomas W.I., Znaniecki F., (1918) The Polish Peasant in Europe and America, Chicago: University of Chicago Press. L’osservazione partecipante L’esito della raccolta: i dati Le tecniche di rilevazione mirano alla costruzione di una base empirica che permetta il controllo, l’affinamento o l’emersione di ipotesi di ricerca. A seconda della tecnica utilizzata si ottengono dati con caratteristiche differenti che vanno organizzati diversamente perché sia possibile analizzarli. CARATTERISTICA DEI DATI RICERCA QUANTITATIVA RICERCA QUALITATIVA Standardizzazione Alta Bassa Confrontabilità Alta Bassa Profondità Bassa Alta Soggettività Bassa Alta Organizzazione dei dati Matrice dei dati Griglia concettuale Ottica dell’analisi Per variabili Per soggetti Obiettivo dell’analisi Spiegare la variabilità Comprendere i soggetti I dati