Nella Cazzador - II° ciclo
L’ANALISI QUALITATIVA
L’analisi qualitativa affonda le sue radici in quelle correnti delle scienze sociali contemporanee (fenomenologia,
etnometodologia, interazionismo simbolico, sociologia cognitiva) che dal II° dopoguerra si affermano in
opposizione agli indirizzi oggettivistici e normativi prevalenti nella sociologia accademica nord-americana. La
reazione antiscientista e antinormativa si configura come un programma radicale di rinnovamento degli assunti teorici
e di metodo e prospetta (in sintonia con i contributi della sociologia europea e della filosofia) una strategia
conoscitiva di tipo “individualistico – interpretativo”.(Lipari). Emerge la rilevanza dell’interazione – cioè dello
scambio comunicativo nelle sue molteplici manifestazioni – come oggetto specifico dell’analisi qualitativa. Si
studiano le modalità concrete dell’interazione tra gli attori di un contesto e si descrivono gli eventi nella loro
globalità, con l’intento primario di comprenderli. I dati raccolti mettono in luce l’unicità di un evento, nella sua
complessità situazionale e relazionale. Questi dati vengono raccolti sul campo attraverso una serie variegata di
tecniche, e successivamente interpretati cercando di giungere a comprendere i significati, sia dei comportamenti, sia
del contesto socio-culturale dell’interazione sociale.
I METODI QUALITATIVI SPECIFICI SONO: l’intervista, l’osservazione, l’introspezione.
Vi sono “temi e tagli della ricerca ed. che non possono, per loro natura, essere affrontati con strumenti quantitativi e
richiedono un approccio qualitativo, descrittivo, condotto con strumenti di tipo clinico, senza peraltro rinunciare al
massimo rigore nel progettare la ricerca, formulare ipotesi e scegliere le procedure per la raccolta dei dati, in modo
congruente con le teorie di riferimento" (Mantovani). Strumenti principali di tali approcci sono “alcune forme di
colloquio clinico come l’intervista rogersiana, taluni metodi osservativi di prevalente derivazione etologica e alcune
tecniche miste che associano specifiche tecniche di intervista alla sollecitazione del pensiero ad alta voce”
(Mantovani)
Gli strumenti più usati nei metodi qualitativi sono: l’osservazione partecipante, il colloquio non direttivo o clinico, i
racconti delle storie di vita, le tecniche proiettive…Tipiche dell’approccio qualitativo sono anche l’analisi di caso e
l’analisi del contenuto.
IL METODO OSSERVATIVO. L’interesse per l’approccio di tipo osservativo allo studio dello sviluppo è tutt’altro
che recente: biografie infantili compilate da studiosi sui progressi nella crescita dei propri figli risalgono ai secoli
XVIII e XIX. Anche le prime opere sistematiche che segnano la nascita della psicologia evolutiva alla fine del secolo
scorso sono studi di carattere prevalentemente descrittivo. La fortuna del metodo conosce però una battuta d’arresto
tra gli anni 30 e 50, quando, parallelamente all’affermarsi dell’approccio comportamentista, si verifica una netta
opzione per le procedure di tipo sperimentale in laboratorio. A partire dagli anni ’60 – sotto l’influenza dell’etologia –
si diffonde una tendenza della ricerca sul comportamento infantile all’osservazione diretta-naturalistica, condotta in
situazione naturale. Si sviluppano tecniche e strumenti di registrazione sempre più raffinati, che garantiscono
maggior rigore e attendibilità alla rilevazione, contribuendo a togliere quell’alone di soggettività, impressionismo,
vaghezza che caratterizzava ancora, per esempio, la diaristica di fine secolo. Contemporaneamente, l’osservazione si
è imposta per la crescente insoddisfazione per le procedure sperimentali, per la mancanza, in tali procedure, di una
sufficiente base descrittiva per la conoscenza del fenomeno studiato, insieme alla accresciuta consapevolezza della
complessità dei comportamenti.
L’OSSERVAZIONE è “una forma di rilevazione finalizzata all’esplorazione/conoscenza di un determinato
fenomeno. Consiste nella descrizione il più possibile fedele e completa delle caratteristiche di un particolare
evento/comportamento/situazione e delle condizioni in cui si verifica. (Braga e Tosi) Non è un “guardare” e basta,
perché è uno sguardo intenzionale, mirato attivo, ancorchè selettivo, che tende a mettere a fuoco ciò che
l’osservatore ritiene più rilevante e significativo in relazione ai suoi interessi, alle sue motivazioni, alle ragioni che
hanno promosso la rilevazione dei dati. “Non esiste un metodo di osservazione valido in assoluto, ma esistono
obiettivi di ricerca diversi, cui corrispondono, di volta in volta, metodi più o meno appropriati” (Camaioni).
Esistono dunque metodologie osservative diverse e strumenti e tecniche di rilevazione diverse, a seconda del tipo di
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problema che si affronta e delle opzioni teoriche che ispirano e guidano le scelte del ricercatore; ogni paradigma
teorico porta con sé un diverso modo di analizzare il comportamento e di analizzarne il significato.
Per il metodo osservativo, i paradigmi teorici che hanno fornito i contributi metodologici sono:
l’etologia (con tre tecniche di rilevazione e registrazione:
dettatura al registratore
videoregistrazione
check-list di comportamento)
a psicanalisi ( la tecnica di rilevazione dei dati è l’osservazione a posteriori)
la teoria di Piaget (la tecniche sono: il metodo clinico
il metodo quasi-sperimentale
l’osservazione)
GLI STRUMENTI Si distinguono - in metodi “aperti”, di tipo narrativo-diaristico cioè:
 -Osservazioni descrittive “carta e matita”. Si delega all’osservatore la capacità di restituire la complessità di ciò che
osserva. E’ strumento formativo che sollecita il misurarsi in prima persona con il flusso degli eventi da registrare,
potenziando la capacità attentiva dell’osservatore. Non si utilizza alcun sistema di codifica. Può essere steso :
- in contemporanea (etologia umana, interazionismo, psicologia ecologica)
- a posteriori
-Osservazioni video registrate
- “in metodi chiusi”, di tipo strutturato con preselezione dei dati da rilevare, con
ricorso a un sistema di codifica. Sono “lenti” che filtrano lo sguardo dell’osservatore /ricercatore. Qui è necessario
porre attenzione alle categorie: possono essere ampie e globali (dimensione molare) oppure ristrette e specifiche (
dimensione molecolare). Possono essere di tipo fisico, oppure sociale/funzionale
In ambito psicopedagogico, l’osservazione è strumento di formazione, strumento di lavoro: acquisire una
mentalità osservativa comporta un processo di formazione. Si osserva per conoscere gli allievi, le dinamiche
relazionali, e per riflettere sulle modalità del proprio intervento, come autoosservazione.
Nei metodi qualitativi sono rilevanti: l’intervista, il colloquio clinico e l’approccio biografico.
L’intervista è uno degli strumenti di indagine per una ricerca “descrittiva” o “qualitativa”.
Ci sono 4 tipi di intervista, a seconda del grado di strutturazione, di profondità e di centratura
L’intervista libera o in profondità o non direttiva. No domande prefissate, è centrata sulla persona
L’intervista semi-strutturata. Libera, ma con alcune domande che si devono obbligatoriamente porre
L’intervista strutturata: con domande assai precise e decise in anticipo
L’intervista rigidamente strutturata : es. il questionario
Qual è l’uso in campo educativo?. “L’intervista, oltre a essere considerata uno degli strumenti di cui il ricercatore
si può servire nel suo lavoro, è stata anche proposta come una concreta modalità di intervento didattico
dell’insegnante in classe e, soprattutto, come un momento essenziale della ricerca sulla comunicazione insegnante2
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allievi, non solo per quanto riguarda la puntuale osservazione del comportamento comunicativo dell’insegnante (che
può divenire anche autoosservazione con successiva discussione in piccolo gruppo di ciò che si è osservato), ma
anche per quanto riguarda la possibilità di formulare e di sperimentare degli interventi comunicativi che siano più
adeguati a ciò che l’insegnante desidera comunicare. Per far questo, cioè per analizzare il comportamento
comunicativo dell’insegnante e la sua efficacia e per proporre delle modalità di intervento qualora siano presenti dei
blocchi o delle difficoltà (e non va dimenticatoi che in campo educativo la relazione insegnamento-apprendimento è
basata sulla comunicazione, quindi l’apprendimento, cioè l’efficacia dell’insegnamento, si può analizzare anche dal
punto di vista della comunicazione fra i due attori della relazione), L.Lombelli propone di utilizzare le modalità e i
presupposti del colloquio di tipo rogersiano, e in particolare tutti quegli atteggiamenti del terapeuta che si
concretizzano nel suo essere congruente..” (S. Kanizsa) (1)
Il colloquio clinico, a differenza dell’intervista, in cui la motivazione è “estrinseca”, presenta una motivazione
”intrinseca”, cioè è incontro tra due persone con desiderio di porsi in relazione, con carattere di adesione autentica
ed appare centrata sui processi più che sui contenuti.
L’approccio biografico è la sollecitazione, la raccolta , l’analisi di testi verbali o scritti – racconti o diari - che
ricostruiscono globalmente, o rispetto ad alcuni punti di vista, la storia di sé. Si tratta di una ricostruzione che si
snoda in modo liberamente scelto dal soggetto, o in modo guidato, localizzato su alcuni temi ed eventi, in genere
vicende che riguardano le relazioni o le transizioni o trasformazioni nelle epoche della vita. Il racconto biografico
si colloca all’interno del pensiero narrativo, che ha caratteristiche diverse da quelle del pensiero paradigmatico,
che spiega e definisce il linguaggio consueto della scienza. “Il pensiero narrativo prende posizione, valuta,
costruisce il sé narrato attraverso una prospettiva e un punto di vista che resta stabile e contemporaneamente si
trasforma nel tempo lungo un “filo rosso” che ne marca i tratti fondamentali, gli impegni e le credenze di fondo.”
(Mantovani).
L’attenzione a tale pensiero si colloca all’interno dell’approccio interattivo- costruttivista, che fa riferimento
- tra gli altri - a Bruner e a Vygotskij. Questo filone di pensiero e di ricerca psicologica è uno dei punti di arrivo
di quella riflessione che, a partire dalla prospettiva socio-cognitiva della teoria del conflitto e dell’approccio
ecologico, vede nelle interazioni tra individui e tra individui e contesto la sede in cui ha origine e si sviluppa il
pensiero, l’identità e la coscienza di sé; in quest’ambito, la ricerca psicologica recupera metodologie che attengono
all’antropologia, alla letteratura, alla ricerca storica.
Le interviste biografiche possono essere condotte in molti modi: aperte, non direttive, in profondità;
semistrutturate, strutturate
1)L.LUMBELLI, Comunicazione non autoritaria, F.Angeli, Milano 1972; Quando insegnare è capire e far
capire, Emme edizioni, Milano1981; Educazione come discorso, il Mulino, Bologna 1981; Comunicare a scuola,
il Mulino, Bologna 1982; L’insegnante come comunicatore, in AAVV, Per un progetto di scuola, La Nuova Italia,
Firenze, 1985, pp,59-72; L’interazione con e tra gli allievi, in B. Vertecchi (a cura di), Una cultura per la scuola
media, La Nuova Italia, Firenze,1987, pp.10-34
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