Le Interviste Impossibili: Il Neurone

Lingua Identità Cittadinanza
Seminario interregionale di formazione - Messina, 4 e 5 marzo 2011
Laboratorio di F. Cappadonna: Scrivo sull’acqua...
Dossier sottogruppo 4
Allegato 4.D (intervista impossibile)
Le Interviste Impossibili: Il Neurone
di Italo Pentimalli
Lo osservo intanto che il tecnico finisce di sistemargli il microfono.
Me lo aspettavo diverso, devo dire. Sa che ancora si conosce molto poco sia sul suo passato che
sui suoi progetti futuri, ma mi aspettavo che si presentasse con una serie di richieste precise, come
quella di alterare la sua voce e non fare vedere il suo volto. Invece eccolo, in doppio petto Armani,
elegante e sicuro di sé.
Quando mi vede si alza educatamente e mi stringe la mano. Terminati i convenevoli di rito, sto
per aprire il mio blocco delle domande, quando lui mi chiede di poter fare una piccola dichiarazione
iniziale. Non posso che dichiararmi d’accordo e diamo il via alla registrazione dell’intervista.
“Vede” incomincia schiarendosi la voce “sono stato molto contento di accettare la sua proposta,
di essere qui oggi per questa intervista. Ritengo che ci siano molti pregiudizi e anche molta
ignoranza sulla mia persona e sui neuroni in generale. Vorrei chiarirli e spero che da questa
intervista possa nascere una collaborazione più stretta fra di noi. Sarebbe una cosa auspicabile, non
trova? Ne trarremmo vantaggio tutti, sia noi neuroni, che potremmo essere riconosciuti e trattati in
modo adeguato, sia voi esseri umani, che potreste trarre dalla nostra piena collaborazione una
crescita intellettiva enorme”.
Detto questo mi sorride e si rilassa sulla poltrona, in attesa delle mie domande. “Bene,
potremmo iniziare con alcuni cenni storici” dico ritrovando gli appunti sulla domanda “visto che
non è ancora stata chiarita esattamente la sua nascita e i nostri primi contatti”.
Mi sorride e risponde immediatamente “Guardi, lo sa che devo proprio ad un italiano il nostro
primo, diciamo così, contatto visivo? Siamo verso la fine dell’800 e Camillo Golgi, con una
colorazione speciale, riuscì quasi ad identificarmi. E dico quasi, perchè in realtà, il povero Camillo,
che peraltro vinse anche un premio Nobel per questo, non riuscì a vedermi realmente, e si limitò a
definirmi un ammasso reticolato, o qualcosa di simile, se non ricordo male. (…)
Continuiamo l’intervista e gli chiedo di parlarmi della sua attività.
“Il mio? un lavoro complesso, di grande responsabilità. Altro che le vostre 8 ore! Ma lei sa che
noi neuroni siamo attivi 24 ore al giorno, per sette giorni alla settimana e per tutto l’anno? Abbiamo
una centrale per la raccolta informazioni sia che arrivino dall’esterno, sia che arrivino da altri reparti
interni. (…)
Mi interrompe con un cenno della mano e “Mi scusi, posso farle una domanda io? Ha per caso
una sua fotografia di quando aveva tre anni? Crede di essere cambiata da allora? E le sue capacità?
Anche quelle sono cambiate, cresciute, migliorate o no? Ecco vede, forse l’errore è stato quello di
considerarci una popolazione statica. In effetti noi evolviamo in continuazione, e ci succede la
stessa cosa che succede a voi. (..)
Ne approfitto per affondare con qualche altra domanda, devo fargli capire che non sono proprio
l’ultima arrivata, che mi sono preparata bene per questa intervista e che lui mi deve delle risposte
chiare e definitive. “Sì, ho letto dei suoi amici americani, ma anche noi italiani mica scherziamo. E
a proposito di italiani, che mi dice dei neuroni specchio?”
Ma il tempo a nostra disposizione? Scaduto. L’intervista? Finita, per ora.
[da http://cervello.piuchepuoi.it/17/il-neurone]