Émile Durkheim I
La spiegazione
sociologica de La
divisione del lavoro
sociale


Émile Durkheim nasce
ad Épinal, cittadina
francese della Lorena il
15 aprile del 1858.
Suo padre è un rabbino
capo, tutta la sua
famiglia è di stretta
osservanza religiosa.

A 18 anni, si reca a Parigi per
studiare all’École Normale
Supérieure. Si tratta di
un’istituzione accademica
molto prestigiosa, sorta dopo
la Rivoluzione per formare i
futuri insegnanti di liceo.
Prova senza successo
l’esame di ammissione per
ben due volte, alla terza
passa. I suoi compagni di
studi saranno uomini destinati
a ricoprire un ruolo politico ed
intellettuale di primo piano
nella Francia di fine ottocento
ed inizi novecento (Juarés,
Bergson, Brunot, ecc.)
Émile Boutroux

All’École fu suo
insegnate Émile
Boutroux (1845-1921),
un filosofo di rilievo
nell’ambito del dibattito
francese sul positivismo.
Sotto la sua influenza,
Durkheim lesse
attentamente l’opera di
Auguste Comte.
Durkheim in Germania

Nel 1885 Durkheim, dopo aver passato un
lungo periodo insegnando nei licei della
provincia parigina, si reca in Germania per
studiare il grado di progresso raggiunto da quel
paese nelle scienze sociali. Ci resta circa un
anno, vivendo principalmente a Berlino e a
Lipsia.
Durkheim in Germania
Wilhelm Wundt

Proprio a Lipsia visita il primo
laboratorio di psicologia
sperimentale fondato e diretto da
Wilhelm Wundt (1832-1920).
Rimane impressionato
dall’oggettività che le scienze
sociali sembrano aver raggiunto
nel mondo tedesco. Ritiene che
anche la Francia debba seguire
lo stesso sentiero, si convince
sempre di più dell’utilità che lo
studio scientifico della società
può avere nella sua
organizzazione pratica.
Durkhiem docente universitario

Nel 1887, di ritorno dalla
Germania, scrive un paio
di articoli sul pensiero
sociale tedesco che lo
aiutano ad ottenere un
posto di professore di
Pedagogia e scienze
sociali all’Università di
Bordeaux, incarico che
ricopre per circa 15 anni.
Durkhiem docente universitario

Nella sua lezione inaugurale all’università di Bordeaux
tratteggia le prospettive della sociologia in quanto
scienza appena nata. Anziché parlare in astratto delle
sue possibilità, Durkhiem esortò a intraprendere
concretamente studi sociologici. Questi studi potevano
essere indirizzati ad un chiarimento dei tradizionali
problemi filosofici, riproponendoli in un’ottica più
empirica. Ciò valeva, per esempio, per le questioni
morali o etiche (Giddens A., Durkheim, Il Mulino,
Bologna, 1998: 13)

Nel 1896 mentre ancora
insegna a Bordeaux,
fonda a Parigi un nuovo
periodico, “L’Année
Sociologique”. Lo scopo
era recensire
sistematicamente le
pubblicazioni apparse
uno o due anni prima nel
campo della sociologia
nelle discipline affini
Finalmente Parigi
Nel 1902 Durkhiem
lascia Bordeaux e
passa alla Sorbona,
con l’incarico di
professore di
Pedagogia. Nel 1913,
la cattedra prende il
nome di “Pedagogia
e sociologia”.
Le principali opere di Durkheim
di cui il corso si occupa
(In parentesi le abbreviazioni usate da qui in avanti e l’anno della
pubblicazione originale)
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La divisione del lavoro sociale, (D.), (1893)
Le regole del metodo sociologico, (R.), (1895)
Il suicidio, (S.), (1897)
Le forme elementari della vita religiosa, (F.),
(1912)
La divisione del lavoro sociale
(1893)

È la prima opera di Durkheim, scritta per
ottenere il dottorato di ricerca, prende in
considerazione il fenomeno della divisione del
lavoro da un punto di vista diametralmente
opposto a quello adottato da Hebert Spencer,
filosofo e sociologo inglese di stampo
individualista.
Herbert Spencer
e la divisione del lavoro

H. Spencer (1820-1903):
l’unità sociale
elementare non è la
famiglia, ma l’individuo.
Quindi, la chiave per
comprendere le
trasformazioni sociali sta
nel desiderio dei singoli
di perseguire il proprio
vantaggio individuale.
La divisione del lavoro
e la felicità

Nell’antichità, l’autorità della tradizione faceva
sì che l’uomo non potesse assecondare
liberamente le proprie inclinazioni. Quindi, la
divisione del lavoro era scarsa e le attività
poco remunerative. La progressiva ricerca
della felicità da parte degli individui ha fatto sì
che parecchie delle antiche credenze
venissero eliminate e gli uomini, liberi,
armonizzassero le loro inclinazioni nel gioco
degli scambi contrattuali.
Le paure dei conservatori
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La divisione del lavoro è quindi il sintomo di
una progressiva caduta dei valori comuni,
del successo della pura felicità individuale.
Allora, poiché la società necessita sempre
di un forte consenso universale, la
modernità rischia di sancire la fine del
sociale.

Durkheim critica entrambe le posizioni in
merito alla divisione del lavoro
La critica di Durkheim I

Il libero scambio contrattuale non potrebbe esistere,
così come lo conosciamo, se non fosse inscritto in una
cornice morale precedente. Se la società non fosse
attraversata da un flusso di fiducia diffuso non si
potrebbe stipulare nessun contratto (cfr. le funzioni
del patto d’unione in Hobbes). Quindi la spiegazione
individualistica è fondamentalmente errata. Occorre
trovare una via alternativa.
La critica di Durkheim II

Il consenso universale avvolge le società
antiche, quelle tenute insieme da un particolare
tipo di solidarietà sociale. Nella modernità non
stiamo assistendo ad una fine del legame
sociale ma alla sua trasformazione. Quale?
Solidarietà e fatto morale
“Noi siamo senza dubbio solidali con i nostri
vicini, i nostri antenati, il nostro passato; molte
delle nostre credenze, dei nostri sentimenti, dei
nostri atti non sono nostri, ma ci vengono dal di
fuori. Ma quale prova abbiamo che questo sia un
bene? Che cosa ne costituisce il valore morale?”
(D. 48)
Solidarietà e fatto morale
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
Il valore morale per Durkheim consiste
essenzialmente nel tipo di problema che
risolve quella particolare credenza.
Che tipo di problema?
Per es. Come mai aiutiamo i malati, i disabili,
gli anziani spendendo molti soldi? Non
sarebbe più utile per la società risolvere quei
problemi uccidendo le persone inutili?
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
Fornendo ospedali, servizi e cure gratuite la
società risolve un problema d’integrazione,
mostra una solidarietà, un legame sociale che
unisce i cittadini di quel paese.
I fatti morali dunque risolvono un problema
relativo al legame sociale, realizzano il sociale
nella sua natura più piena.
Moralità ed esperienza
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Le morali, i modi cioè di realizzare il legame
sociale, cambiano con le società. Le
differenze nelle strutture di valore che
regolano
le
diverse
società
sono
innumerevoli.
Ma, parrebbe che il mutamento di queste
regole sia collegato in via generale alle
condizioni materiali della loro esperienza.
Per capire il tipo di moralità espressa da una
società, occorre collocarla nello spazio e nel
tempo ed esaminarne i suoi problemi pratici.
Fatti morali e sanzioni


Come descrivere scientificamente la morale di
una società?
“Si dice fatto morale normale per una specie
sociale data, considerata in una fase
determinata del suo sviluppo, ogni regola di
condotta alla quale è collegata – nella media
delle società di tale specie, considerate nello
stesso periodo della loro evoluzione – una
sanzione repressiva diffusa.” (D. 65)
Due significati di regola in
Durkheim
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Regola come regolarità: una condotta che
accade normalmente in un tipo di società dato
Es. I modi di pensare della coscienza collettiva
sono regolarmente presenti nella maggioranza
delle coscienze individuali
Es. è una regola che nelle società protestanti
c’è un tasso suicidogeno più elevato che in
quelle cattoliche.
Due significati di regola in
Durkheim

Regola come regolamentazione giuridica:

I sistemi legali/penali costruiti da una società
esprimono la sua morale.
Dobbiamo capire che cosa intende
Durkheim per reato


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Il comportamento criminale è tale non in virtù di sue
caratteristiche intrinseche.
Commettere un omicidio o non rispettare il riposo del
sabato sono due atti completamente differenti nei loro
contenuti; eppure, in epoche diverse ed in società
diverse, sono stati entrambi sanzionati con la morte.
La definizione va data in negativo: possiamo concepire
il reato solo come un comportamento che offende delle
credenze condivise e radicate nella gran parte dei
membri della società.
Reato e sanzione

Da che cosa deduciamo che un comportamento
specifico offende la coscienza collettiva?

Dalle sanzioni che vi collegano.

La pena, la sua gravità, il modo in cui è eseguita,
simboleggiano stati della coscienza collettiva
Il concetto di solidarietà e il problema
dell’osservazione della società
Quindi
troviamo in Durkheim una concetto di morale
definito sulla base delle sanzioni visibili in società
storicamente date. Il visibile del sociale sono le forme
concrete della solidarietà:
“Ciò che esiste e vive realmente sono le forme concrete della
solidarietà: la solidarietà domestica, la solidarietà professionale, la
solidarietà nazionale, quella di ieri, quella di oggi, e così via. […].
Lo studio della solidarietà rientra dunque nella sociologia,
essendo un atto sociale che possiamo conoscere bene soltanto
tramite i suoi affetti” (D. 88)
Il vantaggio metodologico del
concetto di solidarietà

Il concetto di solidarietà permette di
procedere ad una classificazione delle
società sia in termini diacronici sia in termini
sincronici: la solidarietà delle società di ieri e
quelle di oggi, i diversi tipi di solidarietà:
domestica, professionale, religiosa, ecc.
Quali sono gli oggetti in cui troviamo
espresse le forme della solidarietà?
Regolarità statistica e
Regolamentazione giuridica

La regolamentazione giuridica della società
esprime e rende effettivo il tipo particolare di
solidarietà che essa sottende. Infatti il diritto
NON è un artificio del sociologo (come la
statistica), ma è un prodotto spontaneo della
società, la riflette, ne condivide la natura.
Studiare le trasformazioni del diritto vuol dire
studiare le trasformazioni della solidarietà.
Bruno Karsenti (1966)
“Resta però il fatto che,
nell’ottica durkheimiana,
quest’interpretazione si
formula per difetto: essa non
implica affatto che la
solidarietà sia un fenomeno
intrinsecamente giuridico, ma
soltanto che, non potendo
questa essere attinta
direttamente, la si può fare
apparire solamente
spostandosi sul terreno del
diritto, il quale, in virtù della
sua natura
regolamentatrice,costituisce
uno strumento privilegiato di
leggibilità del sociale.”
(Karsenti B., Durkheim e la
Struttura dell’argomentazione
centrale della divisione
Società segmentarie
(solidarietà meccanica)
Diritto penale di natura religiosa
aumento della
densità dinamica
società moderne
(solidarietà organica)
espansione del
diritto
restitutivo e
restrizione di
quello penale
sul rispetto della
libertà, dignità ed
autonomia dell’individuo
Società segmentarie

Sono differenziate tramite la ripetizione di segmenti (clan)
uguali.

In che senso uguali?

Al loro interno la differenziazione dei ruoli è poco
sviluppata (spesso soltanto in base all’età e al genere) e
la sua struttura (della differenziazione dei ruoli) si ripete
ugualmente in ciascun segmento della società.
Società segmentarie

I contatti tra ciascun segmento sono limitati alle
ritualità religiose e molto raramente riguardano
scambi di risorse materiali (cibo, legna, ecc.)
La coscienza collettiva


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
Le rappresentazioni del mondo che gli individui si portano
“dentro la testa” sono, nelle società segmentarie, molto simili
(ricordate: vivono nello stesso ambiente fisico, affrontano gli
stessi problemi avendo a disposizione le stesse tecniche).
Qui è possibile osservare l’emersione di una coscienza
collettiva, vale a dire di un sistema di rappresentazioni che è
qualcosa di più della semplice somma delle sue parti
Quel di più è il sentirle condivise, comuni a tutti.
La condivisione fa sì che queste rappresentazioni vengano
ritualizzate, attualizzate in norme, tramandate, ecc.
La vita di quel sistema di rappresentazioni è autonoma rispetto
quella degli individui che compongono la società. Infatti
esercita sulle loro coscienze un’azione coercitiva.
Homo duplex

Vediamo già qui un motivo dominante del
pensiero Durkheimiano. La natura dell’uomo è
duplice e consiste in una scissione: da una
parte le esigenze dell’io dall’altra quelle della
società. Da una parte abbiamo uno stato di
coscienza puramente individuale, dall’altra uno
stato di coscienza costruito occupato riempito
dalle regole della società.
Individuo e società

L’idea dell’homo duplex, significa che
l’individuo è anche un pezzo di società. Senza
società niente individui. Quindi, per Durkheim,
gli individui sono prodotti dalla società e non
viceversa. La grande differenza con
l’antropologia di Hobbes sta qui.
Coscienza collettiva e individuo

Nelle società segmentarie, la penetrazione
della coscienza collettiva in quella individuale è
massima. Ne consegue che il gruppo (clan) e
le regole che lo governano hanno
un’importanza maggiore dell’autonomia e della
libertà dell’individuo.
Società vs. Individuo
“Non
c’è dubbio che se i popoli che ci hanno
preceduto avessero avuto per la dignità
individuale il rispetto che noi oggi professiamo,
non avrebbero potuto vivere. Affinché essi
potessero sussistere, era assolutamente
necessario – date le loro condizioni di esistenza
– che l’individuo fosse meno geloso della propria
indipendenza”. (D. 56)
Solidarietà meccanica
e diritto penale



Come fa a dire tutto ciò? Osservando quali erano gli
atti atti sanzionati nelle società del passato.
Osserva che nelle società segmentarie il diritto è solo
diritto penale (D. 96).
Che cosa fa il diritto penale? A differenza del diritto
restitutivo, la sua funzione è solo quella di punire, e
punendo indica quali sono i punti più sensibili della
coscienza collettiva. Quelli che, se toccati, scatenano
le reazioni più severe.
Natura condivisa
del diritto penale

Ciò che noi chiamiamo legge è in realtà diritto
nel senso di IUS, di quelle norme cioè che
sono così comuni e radicate nelle media delle
coscienze individuali che non serve nemmeno
codificarle. Per questo nei codici penali non
troviamo un’esortazione a tutelare la vita, ma
un elenco delle pene che si accompagnano
all’omicidio.
Pena e coscienza collettiva
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

La pena è solo un reazione della coscienza collettiva alla
profanazione che subisce da parte del comportamento
criminale.
Legge del taglione e codici penali evoluti condividono la stessa
identica natura
Da questo punto di vista, il reato non è allora solo un pericolo
per la società; se scoperto, attribuito e punito, può costituire
un’occasione morale: attraverso la punizione la coscienza
collettiva riafferma le sue rappresentazioni, i suoi principi, i suoi
valori.
L’imputazione della colpa

Mary Douglas (1921):
l’imputazione della colpa
è sempre un
meccanismo che
rinsalda la comunità
attorno ai suoi valori di
base (Rischio e colpa,
1992)
Intensità della pena e
coscienza collettiva

Ci sono però reati e reati: alcuni più gravi e
altri meno gravi. La severità della pena è
misura della precisione e dell’intensità con cui
le regole trasgredite sono scolpite nella
coscienza collettiva. Più una regola è precisa,
condivisa e vissuta in modo intenso, più le
sue trasgressioni saranno censurate.
Gli oggetti del diritto penale nelle
società segmentarie

Nelle società segmentarie l’oggetto delle pene
più gravi era spesso rappresentato dalla
trasgressione di precetti religiosi.
Digressione sul concetto di
sanzione


Si badi la coerenza con cui riaffronta il tema della
sanzione in un intervento del 1906.
Vi sono delle regole la cui violazione costituisce
nell’immediato una pena: se mangio un fungo velenoso
posso anche morire. Vi sono invece altre regole la cui
sanzione è differita nel tempo. Se uccido una persona
dopo un periodo di tempo (che comprende un lungo
processo di attribuzione della colpa) posso beccarmi
l’ergastolo.
Due tipi di conseguenze della
violazione della regola


Nell’assassinio non c’è nulla che conduca automaticamente
all’ergastolo. Al contrario, invece, nel gesto stesso di ingerire un
fungo è implicita la conseguenza (è naturale morire se si ingerisce
un veleno)
Due famiglie di conseguenze: solo le seconde sono sanzioni in
quanto solo le seconde esprimono un rapporto differito con il
gesto che sanzionano: “non so ancora da dove provenga [la
pena], né quale sia la sua origine o la sua ragion d’essere; né
constato l’esistenza e la natura senza per ora cercare altro”
(Durkheim, La determinazione del fatto morale,1906)




Nelle società segmentarie si ritrova un tipo di
coscienza collettiva organizzata nell’esperienza
religiosa.
La forza di coercizione della coscienza collettiva, in
quanto percepita giustamente come di natura
differente da quella umana è associata al divino
La religione rende sacra la norma sociale,
addomestica gli istinti individuali, rende conto del
mondo, giustifica la tradizione, ecc.
La collettività domina l’individuo, QUINDI c’è solo un
rudimentale sviluppo della coscienza individuale.
Un passo della Divisione

“Tutte le idee e tutti i sentimenti religiosi
presentano il fatto di essere comuni a un certo
numero di individui. […] che una convinzione
un po’ forte, condivisa dalla medesima
comunità di uomini, assuma inevitabilmente un
carattere religioso è un fatto costante. È quindi
infinitamente probabile che la religione
corrisponda ad una regione centralissima della
coscienza comune” (D, 180).

Poco più avanti: “Se dunque una verità la
storia ha resa indubbia, questa è proprio
l’estensione sempre minore della porzione di
vita sociale che la religione ricopre.” (D., 180)
La solidarietà nelle società
segmentarie



Il tipo di solidarietà che attraversa questa
conformazione sociale è definito da Durkheim
come meccanico
Perché?
Perché emerge dalla somiglianza delle parti
che lo compongono. La coerenza degli
individui non sarebbe possibile se fosse
concessa loro autonomia. Dunque il legame
sociale è meccanico.
La solidarietà meccanica
La comunità “borg” in Star Trek

In quel mondo, “il vincolo
che unisce l’individuo
alla società è del tutto
analogo a quello che
unisce la cosa alla
persona. La coscienza
individuale […] non è
che un semplice
annesso del tipo
collettivo […].” (D. 145).
Densità dinamica

La pressione demografica fa sì che il volume
delle relazioni tra segmento e segmento delle
società segmentarie aumenti.
Conseguenze dell’aumento della
densità dinamica

L’aumento delle dimensioni della società fa
anche sì che essa si disponga in un ambiente
anche più vasto, che affronti problemi
ambientali diversi che impegnano parti
differenti della sua totalità. Tutto ciò fa sì che la
coscienza collettiva inizi a ritrarsi, a lasciare
maggior spazio a quella individuale.
Dove osserviamo questo
processo?


Nella trasformazione dei comportamenti
sanzionati dal diritto penale
E dall’emersione di tutta un’altra sfera del
diritto: quello restitutivo. Lo ricordiamo: il diritto
restitutivo non punisce, ma ristabilisce una
situazione compromessa.
La comparsa della solidarietà
organica


L’emersione della coscienza individuale sulla scena
sociale non coincide con Durkheim con lo stato di
natura di Hobbes.
Il processo è graduale, le regole specifiche della
solidarietà meccanica scompaiono poco a poco, ma
ciò non vuol dire che scompaia la solidarietà, che
invece produce altre regole, nuove, più generali; vale
a dire: maggiormente efficaci nel contenere
armonicamente una molteplicità di orientamenti
individuali.
Solidarietà organica


Nelle società moderne, il vincolo che esprime la
solidarietà è organico. Come in un corpo vivente, le
parti della società svolgono funzioni specifiche,
ubbidendo a regole altrettanto specifiche. A differenza
dello stadio meccanico, dove non sono possibili
movimenti, in quello organico le diverse parti della
società godono di grande autonomia.
Pensateci: nella solidarietà meccanica il legame era
dato dall’identità, qui invece il legame è un prodotto
della complementarità, della specificazione.
La regolazione organica
(terzo significato di regola)

“Aggiustamento, conformemente a qualche
regola o norma, di una pluralità di movimenti o
di atti nonché dei loro effetti o prodotti, tali che
la loro diversità o la loro successione li rende in
partenza estranei gli uni agli altri”
(Canghuilhem, “Regulation”, 1972)

In un organo vivente le parti che lo
costituiscono (apparato respiratorio, digerente,
ecc.) sono separate nettamente ed impegnate
in funzioni specifiche (appunto ossigenare,
digerire, ecc.). Allo stesso modo, in una
società occorre che si formino certe istituzioni
specifiche, cui via via siano assegnati compiti
specifici.

Qual è per Durkheim l’istituzione originaria
della società?

Lo sappiamo già: è il (clan), termine che
significa anche famiglia, ma non solo.
Leggiamo un breve passaggio della divisione:
“L’aggregato elementare è un clan, perché
questo termine esprime bene la sua natura
mista, ad un tempo famigliare e politica”

Natura mista perché se da una parte nel clan
sono in maggioranza consanguinei, è anche
vero che dall’altra il clan conta molti estranei.
L’unico criterio di appartenenza è portare lo
stesso nome.

Quindi la materia sociale indistinta da cui la
società inizierebbe a differenziarsi non è poi
così indistinta. Ne distinguiamo almeno una
componente famigliare e anche una
componente politica, implicita nella presenza
dell’estraneo.

Ricordiamoci della funzione del ruolo sociale:
rende prevedibile l’andamento di un’interazione
tra estranei.
Società moderna e differenziazione
funzionale

Lo stadio organico, la società dove vige il tipo
di solidarietà espressa da una regolazione
organica, segna anche l’avvio di una differente
organizzazione della società

Si intravedono delle linee di differenziazione
della società molto più complesse di quelle
delle società a solidarietà meccanica
Es. la famiglia

La famiglia via via perde la sue strutture
allargate, smette di essere il centro di una vita
economica di sussistenza per per assumere
funzioni via via sempre più specifiche (cura ed
educazione dell’infanzia, per es.) .

L’azione economica si sviluppa in un’arena
esterna a quella famigliare: il mercato
L’emergere dello stato

Analogamente, la funzione politica si accentra
in un luogo particolare della società, questo
luogo della società è lo Stato
Durkheim vs. Hobbes

Come concepiva Hobbes lo stato?
Durkheim vs. Hobbes

Come un artificio. Una macchina che si erge
tramite una convenzione tra gli uomini.

In Durkheim, lo stato non è la macchina
artificiale costruita artificialmente per produrre
la società. Ma è la società che produce lo
Stato.

E cosa fa lo Stato? Su mandato del popolo fa
le leggi e amministra la giustizia.

Dunque lo stato è una sorta di coscienza
collettiva istituzionalizzata. In esso si elaborano
infatti quelle rappresentazioni (pensate alla
discussione fatta in aula sulla cittadinanza) che
debbono valere per la collettività.
Le corporazioni professionali

Nella seconda edizione della Divisione,
Durkheim aggiunge una prefazione intitolata
Qualche osservazione a proposito degli
aggruppamenti professionali.

Rilancia il ruolo delle corporazioni
professionali, ma attribuendogli una funzione
nuova: quella di produrre norme.
Corporazioni e Stato

Le corporazioni dovrebbero ospitare il dibattito
sulle regole di cui necessita ciascun campo
professionale e costituire un tramite con lo
Stato

Capiamo quindi meglio il senso con cui
possiamo intendere lo Stato

Lo stato deve insomma approntare quella
regolazione organica che abbiamo definito
poco fa. Deve cioè armonizzare funzioni e
comportamenti specifici e trasmettere la
rappresentazione del tutto alle singole parti
differenziate.

Si sarebbe tentati di dire che lo Stato è il
decisore della società. Non è esatto: lo stato
svolge un compito celebrale, ma questo non
significa imboccare una teoria decisionista del
politico. Piuttosto, Durkheim vuole indicarne la
natura speculativa.
Natura speculativa dello stato

Lo Stato deve produrre il pensiero della totalità
e renderlo così accessibile alle parti che lo
compongono.

J. Habermas: per Durkheim la centralizzazione
del potere non è indipendente dalla
comunicazione. In questo modo, il potere si
espone: rende trasparenti le proprie decisioni,
le giustifica, ecc.

Il potere politico non diventa che uno
strumento di comunicazione di tutta la società
con se stessa. Una specie di specchio che
riflette l’immagine della società.

Questa è una difficoltà del pensiero
repubblicano, nella quale appunto,
coerentemente, la società non deve uscire da
se stessa per pensarsi.
Ma se fosse così, se lo stato non fosse altro
che una sorta di concertazione collettiva in cui
“ci si mette d’accordo”, L
a partita sarebbe vinta da Spencer e dagli
individualisti. Che peraltro non avevano molta
simpatia per lo stato.

Perché avrebbe ragione Spencer



Costituzione dalla massa sociale del politico
come centro regolatore della società
Sua progressiva sottomissione ad un regime di
pubblicizzazione crescente (lo stato rende
pubblico il proprio pensiero)
Dissoluzione dello Stato nella società civile



Invece non ci dobbiamo dimenticare la
funzione di regolazione organica.
Lo stato è il luogo di una nuova vita mentale.
Che è interna alla società ma allo stesso
tempo esterna.
Incarnando, istituzionalizzando la coscienza
collettiva lo Stato fuoriesce in un certo senso
dalla società. Infatti esso è un’istituzione della
società deputato a pensarla.

Nel processo di differenziazione emerge una
istituzione che ha appunto il compito di
pensare la società, di svolgere cioè un’azione
specificatamente teorica.
Discussione


Che differenze si notano nell’impostazione di
Durkheim al problema dell’ordine sociale?
In che senso Durkheim può affermare di aver
ragionato scientificamente nell’impostazione
del problema della solidarietà?
Discussione
Che
rapporti legano i concetti di:
a)Diritto penale
b)Coscienza collettiva
c)Solidarietà meccanica
In che rapporti stanno religione e condizioni
materiali di una società?