IL SETTORE BANCARIO LIBANESE (redazione: Sonia Folcarelli

IL SETTORE BANCARIO LIBANESE
(redazione: Sonia Folcarelli, novembre 2014)
Il settore bancario libanese (insieme ad immobiliare, costruzioni e servizi commerciali)
costituisce uno dei cardini dell’economia del Paese.
IL SISTEMA BANCARIO LIBANESE
Secondo l’Associazione delle Banche Libanesi, il settore bancario locale conta 66 banche,
di cui 54 banche commerciali e 12 banche d’affari e di credito a medio e lungo termine. Il
numero delle filiali è 847 per le banche commerciali e 17 per le banche d’affari.
Vi sono 2 filiali ogni 10 mila persone, un alto tasso di “bancarization” rispetto a quello dei
paesi arabi ed altri paesi emergenti, quasi equivalente a quello dei paesi industrializzati.
Principali banche locali:
- Banque Audi Saradar
- Byblos Bank
- Banque du Liban e d'Outre-Mer BLOMBank
- Banque de la Mediterranée BankMed
- Banque Libano Française BLF
- Fransabank
Principali banche straniere presenti:
- ABN Amro Bank N.V. (Byblos Bank)
- American Express International Bank
- Arab Bank Limited
- BNPI (Bank of Sharjah attraverso Emirates Lebanon Bank)
- Citibank
- Credit Lyonnais
- HSBC Bank (Ex The British Bank of the Middle East)
- National Bank of Jordan
- National Bank of Kuwait
Banche italiane:
- Banca Intesa Sanpaolo (Ufficio di rappresentanza).
Grazie all'efficace attivita’ della Banca Centrale, la “Banque du Liban” (BDL), (che ha
saputo evitare a suo tempo il contagio dalla crisi finanziaria internazionale, mantenendo
intatta la fiducia degli ambienti locali, internazionali e della diaspora libanese nella solidità
del settore bancario), le banche libanesi hanno registrato negli ultimi anni risultati
sorprendenti in termini di depositi di residenti e non residenti e di credito al settore pubblico
e privato.
Per citare qualche dato, nel 2013 il settore bancario libanese ha continuato a registrare un
trend positivo che si è concretizzato in una crescita dei depositi (che costituiscono l’86%
dell'attività bancaria totale) del 9,5% (il più alto negli ultimi tre anni, per una cifra
complessiva pari a circa 142 miliardi USD) e in un incremento del 15,2% del credito al
settore privato (oltre 48 miliardi USD), grazie anche al pacchetto di stimolo agli
1
investimenti sviluppato dalla Banca Centrale Libanese.
Il settore bancario libanese gode di alti livelli di liquidità, il che consente alle banche
commerciali di finanziare le esigenze del governo e, sebbene in misura minore, del settore
privato, pur mantenendo una struttura di tassi di interesse stabili. In termini di
capitalizzazione, le banche libanesi superano i rapporti richiesti da Basilea III. Le
esposizioni delle banche libanesi all'estero sono regolarmente monitorate e valutate da BDL.
Il quadro normativo e di vigilanza del settore bancario è in linea con gli standard
internazionali.
La solidità delle banche locali dipende anche dalla fiducia che la diaspora libanese continua
ad accordare loro, a dispetto della precarietà della situazione politica interna e regionale.
Nel 2014, secondo le proiezioni IMF e Banca Mondiale, la diaspora farà confluire 7,67
miliardi di dollari di rimesse nelle banche libanesi, ammontare di poco superiore a quello
degli anni precedenti (7,5 miliardi di dollari nel 2013, 6,92 nel 2012 e 6,91 nel 2011),
malgrado le criticità ed i rischi presenti. Le rimesse degli emigranti, in valore assoluto, sono
seconde soltanto a quelle dell’Egitto (18 miliardi USD) tra i Paesi Arabi ed il Libano è al 18
posto nel mondo dopo – tra gli altri - Cina (64,1 miliardi), Messico (24,2 miliardi), Ucraina
(9 miliardi), Indonesia (8,5) ed Italia (8,22) ma prima di Russia (7,33 miliardi), Sri Lanka
(7,2) e Marocco (6,82 miliardi).
Se si passa al rapporto Rimesse/PIL, in Libano esso è pari nel 2014 al 16,2% (in discesa
rispetto al 16,8% del 2013), al tredicesimo posto nel mondo dopo Tagikistan (39,1%), Nepal
(31,7%), Kirzikistan (31%), Moldavia (25,3%), Armenia (24,4%), Lesotho (22,2%), Haiti
(21,9%), Gambia (21,1%), Liberia (18,6%), Honduras (17,2%), El Salvador (17%) e Samoa
(16,8%).
La Banca Centrale Libanese, oltre ad essere Organismo di Vigilanza ed assicurazione della
stabilità monetaria (anche attraverso operazioni dirette di mercato), agisce in Libano come
vero e proprio motore propulsore dell'economia.
In tale ambito essa ha annunciato, nel gennaio 2013, l'adozione di un pacchetto di
finanziamenti (“stimulus package”) per incoraggiare la crescita economica. Il pacchetto
ha visto la BDL nel 2013 mettere a disposizione delle banche 1,46 miliardi di dollari ad un
interesse dell’1% per progetti a sostegno di alloggi, istruzione, energia rinnovabile,
innovazione, ricerca e sviluppo, imprenditorialità, ed altri settori produttivi dell'economia.
Le banche commerciali hanno già esteso a vari progetti oltre il 75% delle linee di credito.
Il piano di stimolo ha dimostrato di essere un efficace contributo alla crescita reale del PIL
di circa 1,5% (sul totale 2,5% raggiunto nel 2013).
Pertanto, un pacchetto aggiuntivo di 800 milioni di dollari è stato annunciato da BDL per
stimolare ulteriormente l'economia libanese nel 2014.
Con gli obiettivi di rafforzare l'economia della conoscenza libanese migliorare i risultati in
tutti i settori economici, creare opportunità di lavoro, aumentare il PIL pro-capite e garantire
lo sviluppo, BDL ha inoltre recentemente pubblicato la Circolare 331 in cui prevede la
concessione alle banche che intendono partecipare al capitale azionario di imprese
innovative (start-up, incubatori/acceleratori di imprese, società di venture capital) di
finanziamenti senza interessi che coprono fino al 75% dei loro investimenti. Le aziende
2
finanziate devono essere operanti nel settore dell'economia della conoscenza, sostenere lo
sviluppo socio-economico, e migliorare le capacità intellettuali e creative e del capitale
umano. Per la prima volta in Libano, un importo di circa 400 milioni di dollari sarà cosi’
disponibile per sostenere creatività ed innovazione.
A parte gli interventi della Banca Centrale, in aumento risulta anche l'attività delle singole
banche a sostegno delle PMI locali, anche grazie a vari progetti finanziati da donatori
multilaterali quali European Investment Bank (EIB) ed IFC (International Finance
Corporation), che mirano a promuovere lo sviluppo dei settori produttivi locali trainati
dalle PMI. In tale contesto, ad esempio, la Banque Libano-Francaise, in collaborazione con
UNDP e Mastercard, ha finanziato un premio annuale di 100 mila dollari per progetti
innovativi nel settore protezione dell’ambiente.
Per quanto riguarda le prospettive economiche, nonostante le difficoltà (crisi siriana,
inefficienze di sistema, mancanza d’innovazione) il Libano, secondo le Istituzioni
finanziarie internazionali, continua ad avere il potenziale per una buona ripresa economica.
Fattori importanti sono il capitale umano (formato da giovani con un buon livello di
scolarizzazione che spesso non riescono a trovare un lavoro adeguato alla loro formazione o
con un salario adeguato ed emigrano all’estero contribuendo ad ingrossare le fila della
“diaspora”) e la previsione di sfruttamento di nuove risorse petrolifere e di gas, su cui esiste
nell’opinione pubblica libanese un articolato dibattito, mentre a livello governativo, dopo
vari studi di fattibilità, sembra si sia avviato il percorso per lo sfruttamento delle risorse
energetiche sia on-shore che off-shore (queste ultime sulla stessa piattaforma continentale di
Siria, Turchia, Cipro ed Israele, con le relative criticità geopolitiche regionali). Tuttavia, le
concrete prospettive di sfruttamento delle risorse esistenti sono anch’esse influenzate dalle
difficili condizioni politiche.


Per quanto riguarda l’andamento del PIL, il FMI per il 2013 aveva previsto una crescita
dell’1,5% (non sono ancora disponibili dati definitivi) mentre per il 2014 le proiezioni sono
all’1,8%. Si tratta di numeri in netta controtendenza rispetto ai tassi registrati dal 2007 fino
al 2010 quando il PIL libanese cresceva ad un tasso medio del 9% annuo.
Per spiegare la situazione ci sono nel Paese due linee differenti di pensiero.
La prima, sostenuta ad esempio da Nassib Ghobril, Chief Economist del Gruppo Banca
Byblos, che ritiene (confortato anche da altri studi, tra cui quello di Citi pubblicato a
settembre 2014) che siano le disfunzioni interne dell'economia libanese ed i suoi problemi
strutturali a spiegare il rallentamento dell’economia, mentre la crisi siriana non avrebbe il
forte impatto che in genere gli si attribuisce. I rifugiati siriani, infatti, avrebbero un impatto
negativo principalmente sul solo mercato del lavoro, rendendo disponibile manodopera a
basso costo a detrimento dei lavoratori libanesi.
A sostegno di questa tesi si puo’ anche ricordare lo scarso punteggio del Libano nel “Global
Competitiveness Report” (pubblicato a settembre 2014 dal World Economic Forum) per
quanto riguarda l’efficienza delle istituzioni, l'alto livello di corruzione nell'apparato statale
ed il fatto che il Libano non ha fatto tesoro del periodo eccezionale di crescita dal 2007 al
2010 per procedere con le riforme necessarie, in aggiunta alla gestione delle finanze
pubbliche del governo Mikati e l'aggravarsi del deficit pubblico.
3
L’altra linea di pensiero, ad esempio sostenuta dl Governatore della Banca Centrale
Libanese, Riad Salame, che sostiene invece che sono soprattutto fattori di instabilità politica
sia interna che internazionale (la mancata elezione del Presidente della Repubblica libanese,
la crisi siriana) a pesare negativamente sull’andamento e sulle prospettive economiche del
Paese, mentre l’economia libanese in sé sarebbe sana e avrebbe prospettive di sviluppo
solide.
Tuttavia, entrambe le visioni concordano nel sostenere che, nonostante la difficile
prospettiva, il settore bancario libanese è in buona salute ed ha un ruolo centrale
nell'assicurare la stabilità finanziaria del paese.
4