19.07.2013 – Il Governo “blindato”. Mentre l’attenzione dei cittadini è catturata dai processi di Berlusconi, le beghe del PD, il caso kazako ed i costi della politica, il governo Letta viene nuovamente “blindato” dal Presidente Napolitano, che ammonisce chiunque intenda attentare alla stabilità dell’esecutivo, indispensabile – a suo dire - per non incrinare la “fiducia dei mercati”. Ma forse sarebbe il caso di valutare quanto ci costa questa “fiducia”, o meglio quanto denaro proveniente dalle nostre tasche finisce nelle casse delle banche europee ogni anno, in adempimento degli impegni presi con la Commissione Europea e la BCE, che il governo in carica non intende in alcun modo rinegoziare. Ricapitoliamo dunque: il fiscal compact, approvato definitivamente un anno fa sotto il governo Monti, ci ha obbligato a versare la bellezza di 45 miliardi di euro l’anno, per ridurre il debito pubblico. Il MES (Meccanismo europeo di stabilità, o “fondo salva stati”, come lo chiamava Monti) invece ci è costato nell’ultimo anno 40 miliardi, ed altri 20 andranno versati entro il secondo semestre del 2013. Quindi versiamo 85 miliardi di euro l’anno in adempimento di trattati europei che dobbiamo rispettare necessariamente per poter restare nell’eurozona, soldi che non producono alcun tipo di ritorno economico per il nostro Paese. Questi importi faraonici tolgono naturalmente al bilancio pubblico tutte le risorse che servirebbero per poter intervenire sulla crisi economica con investimenti pubblici che creerebbero posti di lavoro, o con una riduzione della pressione fiscale, che ridarebbe ossigeno alle imprese. Inoltre sottraggono i fondi necessari per poter pagare i debiti della Pubblica Amministrazione ai fornitori dello Stato, imprese private che, infatti, falliscono a ritmo incalzante, e falliscono non per debiti, ma per crediti. Il reperimento di questi 85 miliardi di euro l’anno è stato sinora, e potrà anche in futuro essere perseguito soltanto con nuove manovre finanziarie di “austerity”, che dovranno prevedere sempre maggiori tagli alla spesa pubblica ed aumento delle tasse, con le già viste ripercussioni recessive sull’economia reale, già martoriata dalle precedenti manovre. Per far digerire agli Italiani queste cucchiaiate di olio di ricino, finora ci hanno detto che tutto questo era necessario, perché “ce lo chiede l’Europa”. Ma io chiedo a voi di riflettere su questo: QUALE Europa ce lo chiede? L’Europa dei popoli vessati e spremuti, come lo siamo noi, dei cittadini di Spagna, Portogallo, Irlanda, Grecia, Francia, Slovenia... oppure l’Europa delle banche, cui questi fiumi di denaro sono diretti, e in cui si fermano, dato che nemmeno vengono poi utilizzati per far credito a famiglie ed imprese che ne hanno bisogno? E se la risposta che voi vi date, come faccio io, è la seconda, la domanda seguente è: davvero vogliamo continuare ad assecondare questa richiesta? Davvero vogliamo autorizzare il nostro governo a privilegiare i creditori europei, che sono in definitiva sempre istituti bancari, a discapito delle nostre imprese, lasciandole fallire con la conseguente crescita della disoccupazione, della povertà e della disperazione dei nostri cittadini? Dunque gli interessi delle banche, che manovrano i “mercati” e lo “spread” per esercitare la strategica pressione politica e psicologica sull’opinione pubblica e convincerla che senza questi governi “euristi” non possiamo sopravvivere, sono più importanti per noi della vita dei nostri concittadini? Per me no. E sono certa che nemmeno per voi che leggete è così. Ma allora dobbiamo dire basta a questo sistema di potere gestito dalla “troika” (BCE, CE e FMI) tramite dei governanti scelti ad hoc tra i fedelissimi delle banche centrali più potenti e delle superbanche internazionali (Goldman Sachs), come i nostri due ultimi presidenti del Consiglio ed i relativi ministri dell’economia. Dobbiamo far cadere questo governo criminale, tornare a votare scegliendo stavolta chi ci rappresenta davvero, chi vuole ridare vita all’Italia ed agli Italiani, ponendo le basi per la costruzione di una nuova Europa dei popoli e delle nazioni. Solo uscendo dall’euro e dai conseguenti assurdi ed incostituzionali vincoli economici derivanti dai trattati che lo hanno istituito, possiamo ricostruire la nostra economia, florida sino a pochi anni fa, e lasciare un futuro migliore ai nostri giovani ed ai nostri figli. Stiamo attenti a chi ostacola questo progetto: consapevolmente o meno, dà voce alla propaganda diffusa dal sistema che ci ha ridotto allo stremo. Prendiamo coscienza della realtà della situazione e del fatto che solo da noi cittadini può venire la reazione di cui il Paese ha bisogno, e diamoci da fare tutti per farci sentire il più forte possibile, sino a pretendere le dimissioni del governo in carica. Francesca Donato