Anno A 2ª DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO Is 49,3.5-6 - Ti renderò luce delle nazioni, perché tu porti la mia salvezza. Dal Salmo 39 - Rit.: Ecco, io vengo, Signore, per fare la tua volontà. 1 Cor 1,1-3 - Grazia a voi e pace da Dio nostro Padre e dal Signore Gesù Cristo. Canto al Vangelo - Alleluia, alleluia. Il Verbo si è fatto carne e ha posto la sua dimora in mezzo a noi. A quanti lo hanno accolto ha dato il potere di diventare figli di Dio. Alleluia. Gv 1,29-34 - Ecco l’agnello di Dio, che toglie i peccati del mondo! Sguardo di fede Raoul Follereau racconta un aneddoto commovente. In un lebbrosario, uno dei cento esistenti fino a ieri, solamente un malato aveva – miracolosamente – conservato gli occhi luminosi e la forza di sorridere. Come spiegare un simile prodigio là dove regnavano angoscia e disperazione? La religiosa che lo curava s’accorse che tutti i giorni al di sopra del muro di cinta appariva un volto di donna. L'uomo giorno dopo giorno era tutto proteso a cogliere il sorriso di quel volto: era sua moglie che in quel modo veniva a confermargli il suo amore immutabile. Sorridendo a sua volta, l’uomo diceva: «Ogni giorno, quando la vedo, leggo sul suo volto che sono vivo». Miracolo dell’amore, meravigliosa realtà dello sguardo di fede che sa vedere là dove l’incredulo non vede niente. Nella 1a lettura Dio promette al profeta di trasformarlo in «luce delle nazioni». Questa promessa viene attuata quando Giovanni Battista, illuminato dallo Spirito, riconosce in Gesù il Figlio di Dio (Vangelo). Nel breve racconto del IV Vangelo troviamo quattro volte il verbo «vedere». All’inizio si tratta semplicemente di Gesù uomo che si presenta agli sguardi dei suoi contemporanei: a questo stadio, il Battista confessa di non «conoscerlo». In seguito, vede lo Spirito discendere e fermarsi su di lui: è l’illuminazione della fede che gli fa riconoscere in quell’uomo l’inviato di Dio. Il nostro «riconoscimento» di Cristo è sempre frutto di un lungo cammino in cui i momenti di chiarezza folgorante compensano le fatiche del nostro camminare. L’amore e la fede passano attraverso lo sguardo che rivolgiamo ai fratelli. J.-P. Sartre attribuisce allo sguardo una funzione del tutto diversa: «Ho appena fatto un gesto maldestro o volgare. È un gesto totalmente mio, che non giudico né condanno, ma che osservo semplicemente. Improvvisamente però alzo gli occhi: davanti a me c’era uno che m’ha visto. Immediatamente colgo tutta la volgarità del mio gesto e ne ho vergogna. Fra me e me stesso è indispensabile la mediazione di un altro: io sento vergogna di me così come sono apparso all’altro. Infatti, proprio per la presenza improvvisa dell’altro io sono messo nella condizione di giudicare me stesso come un oggetto, perché all’altro sono apparso appunto come oggetto». Si tratta di osservazioni interessanti, ma Sartre ha torto nel ridurre lo sguardo dell’altro a questo potere di provocare la vergogna e la cattiva coscienza. Noi cristiani viviamo e lottiamo tutti i giorni sotto lo sguardo dell’Uomo che fa vivere, che dà fiducia, che perdona e condivide la nostra realtà. 2ª Domenica del Tempo Ordinario - “Omelie per un anno - vol. 2”, Elledici 1