1 La voce del Vescovo IL VANGELO E LA VITA SOCIALE DEGLI UOMINI La fede oggi L’argomento, emerso in primo piano nel grande Convegno decennale della Chiesa italiana a Verona, è certamente incentrato sulla comunicazione della fede cristiana nella dinamica di un mondo che cambia. Fin dalle origini il fermento cristiano contenuto nel Vangelo è riuscito a penetrare in molte culture e, nel contempo, a rivitalizzarsi di continuo, secondo le rinnovate esigenze delle varie epoche che si sono susseguite in due millenni di storia. Ciò significa che essere credenti, per quanti si sono fatti annunciatori del Vangelo, ha costituito per essi il più profondo impegno di tutta una persona (si parla di persona e non di personalità) sia in senso antropologico che teologico, con il coinvolgimento della propria libertà e con continui aggiornamenti progettuali. Naturalmente tutto si è dovuto svolgere nella concretezza, con immediate conseguenze pratiche, ma anche trasformando la propria esistenza in vera e propria testimonianza di vita. E’ pur vero che, anche nell’ambito della Chiesa, non sono mancati momenti difficili, come ha voluto evidenziare Giovanni Paolo II, con in i suoi vari “mea culpa”, espressi davanti a tutta la scena mondiale, ma risponde altrettanto a verità l’aspetto più autentico della testimonianza cristiana nel corso dei secoli. La fede, è stato affermato con chiarezza nel Convegno di Verona, è, quindi, una parola di speranza detta al presente, nel senso che occorre comunicarla con mezzi adeguati all’epoca in cui si vive, in maniera che quanti si decidono di conformare la propria vita al cristianesimo non lo facciano tanto per le loro manifestazioni esteriori e per la materialità dei segni, quanto per una essenzialità capace di trasformare completamente la personale incombenza esistenziale. E’ bene di certo che, nel menzionato Convegno, abbiano parlato anche studiosi di sociologia, di antropologia culturale e di tante altre discipline umanistiche, oltre che teologiche. E’ necessario tener sempre presente, però, un dato inoppugnabile che è il seguente: le sole analisi, per quanto puntuali ed approfondite, non riusciranno mai a rendere ragione dell’impatto della parola di fede accolta. I cristiani non sono affatto dei marziani calati da non si sa bene quale pianeta, sono degli uomini e delle donne che hanno il compito di proporre ad ogni generazione ed anche ai non credenti gli eterni interrogativi su Dio, cercando di fare breccia nella profondità di ogni animo. Non c’è, infatti, da scoraggiarsi minimamente, pur trovandosi in un mondo che ha divinizzato quasi tutto: foreste e montagne, acque ed astri, animali e le cose più strane e persino la guerra, la razza, il progresso, la scienza ecc. Anche i cosiddetti atei hanno messo volentieri la lettera maiuscola di fronte a determinati desideri e ideali, con non pochi interrogativi, ai quali non sempre sanno rispondere: il dolore, la morte, le sciagure. Essi vorrebbero cambiare il mondo, senza neppure rendersi conto che, come ha affermato Benedetto XVI, solo da Dio può venire il cambiamento del mondo. Si! Perché, quando l’uomo pretende di dare una soluzione ai tanti problemi che gli si presentano davanti partendo da se stesso, corre quasi sempre il rischio di chiudersi nel suo immaginario e cioè di farsi delle domande, senza avere delle risposte. E la sola scienza, da se stessa, resterà sempre con responsi inevasi. Risposte e repliche devono necessariamente venire da altrove: non certamente da Marte, da altri Pianeti o dalla Luna. Se è legittimo, infatti, che l’umanità si ponga delle domande, le risposte, purtroppo, non sempre le appartengono. Mons. Girolamo Grillo, Vescovo