esperienza gmg - Chiesa Cattolica Italiana

Gmg, l’esperienza di 250 ragazzi del Cammino Neocatecumenale: tappa ad Auschwitz,
Czestochowa e “missione” a Dresda
Verso Colonia nel cuore dell’Europa
“Abbiamo imparato dai disagi vissuti nel viaggio: il vero pellegrinaggio è quello interiore”. La
testimonianza del Papa
Programma del pellegrinaggio alla mano sembrava davvero tutto perfetto. Almeno dal punto di
vista organizzativo. Tutto studiato al meglio anche nei minimi particolari. Auschwitz, Cracovia,
Czestochowa (santuario di Jasna Gòra), Praga, Dresda (missione popolare con canti e balli nel
centro della città).
Un percorso turistico ma soprattutto spirituale che doveva concludersi infine attraverso l’incontro
domenica a Colonia con il Papa e il giorno seguente con Kiko Argüello, uno degli iniziatori del
Cammino Neocatecumenale.
Queste le tappe più significative nel cuore dell’Europa del gruppo dei 250 giovani ragazzi
neocatecumenali di Piacenza e provincia in marcia verso la Giornata Mondiale della Gioventù.
Le avventure
di un viaggio
Ma praticamente nulla di tutto questo si è svolto secondo i piani stilati alla vigilia. E’ stato infatti un
pellegrinaggio del tutto particolare, caratterizzato dal ribaltamento continuo dei progetti iniziali.
Intere giornate (praticamente tutte eccetto quelle degli incontri con il Papa e Kiko) trascorse in
pullman (finanche 10 ore di viaggio) a causa di vari disagi dovuti per esempio alla mancanza di
autostrade in Slovacchia ed in Polonia (pensare che da Bratislava ad Auschwitz la distanza di 300
km circa è stata percorsa in circa 8 ore) ed anche al grande numero di persone presenti (circa 250
persone per 5 pullman).
Il pernottamento in alberghi al limite della vivibilità (uno era addirittura una ex sede del Kgb) e
delle norme igieniche. Il trattamento ricevuto in alcuni di essi dove i ragazzi sono stati trattati
solamente come potenziali vandali (in uno addirittura gli accompagnatori sono stati obbligati a
garantire una cauzione di 1000 euro per eventuali danni). Due sere di digiuno a causa del rifiuto
degli albergatori di servire la cena oltre l’orario stabilito (in un’occasione il ritardo era di appena un
quarto d’ora).
A Marienfeld
Ed ancora tutti i contrattempi dal punto di vista prettamente turistico: solamente un’ora per visitare
Auschwitz e due ore scarse per Praga. I disagi una volta arrivati a Marienfeld, sede dell’incontro
con il Papa: i 5 km iniziali di camminata per raggiungere il campo si sono trasformati in 8 km; il
posto assegnato, relativamente vicino al palco, era già stato occupato da altri gruppi perché non
esisteva alcun tipo di controllo e l’unica zona libera, ovviamente la più distante dal palco, era in
prossimità dei bagni pubblici, con al centro una struttura metallica che ad alcuni ragazzi impediva in
parte la vista del maxischermo. Il freddo e l’umidità della notte. Di ritorno in albergo la domenica
stessa la doccia fredda. Ed infine un estenuante viaggio di ritorno come conclusione: 18 ore di
viaggio a causa di vari cambiamenti di rotta per l’alluvione che aveva colpito la Svizzera.
Il pellegrinaggio
interiore
E’ sembrata sorgere così naturale una domanda: chi è in realtà un pellegrino? Si può essere
pellegrini trascorrendo tutto il giorno seduti su un pullman? Vagando per l’Europa senza
un’apparente motivazione logica? Per loro la risposta la serbava il Papa.
Nella veglia infatti il Santo Padre si è rivolto ai giovani accorsi da tutto il mondo, parlando dei magi
giunti nella grotta ad adorare Gesù, dicendo: “il cammino esteriore di quegli uomini era finito.
Erano giunti alla meta. Ma a questo punto per loro comincia un nuovo cammino, un pellegrinaggio
interiore che cambia tutta la loro vita”; e ancora “così dovevano imparare che Dio è diverso da
come noi di solito lo immaginiamo… egli contrappone al potere rumoroso e prepotente di questo
mondo il potere inerme dell’amore, che sulla Croce soccombe”.
Dai magi ai santi
E proseguendo nel suo discorso: “Dio ci ha donato degli esempi. I Magi provenienti dall’Oriente
sono soltanto i primi di una lunga processione di uomini e donne che nella loro vita hanno
costantemente cercato con lo sguardo la stella di Dio, che hanno cercato quel Dio che a noi, esseri
umani, è vicino e ci indica la strada”, i beati e i santi sono stati persone che non hanno cercato
ostinatamente la loro felicità, ma semplicemente hanno voluto donarsi, perché sono state raggiunte
dalla luce di Cristo. Essi ci indicano la strada per diventare felici, ci mostrano come si riesce ad
essere persone veramente umane”.
Un cammino
segnato
dalla preghiera
Il pellegrino è alla ricerca della santità. E’ per questo un uomo in cui è attiva una difficile ricerca
interiore che tende alla natura divina, all’amore. Non è alla ricerca ossessiva della sua felicità. Ed in
questo senso l’esperienza del folto gruppo dei ragazzi catecumeni è stata realmente grandiosa. Le
giornate infatti (a lungo appunto trascorse sui pullman) sono state scandite da frequenti momenti di
preghiera collettiva (lodi mattutine, vespri, celebrazioni eucaristiche, compieta) ed individuale
(lunghi momenti di preghiera silenziosa).
Di certo i ragazzi hanno dovuto rinunciare a molti dei loro progetti (piccoli o grandi che fossero) e
alle loro aspettative riguardo al pellegrinaggio ma come ha detto Benedetti XVI: “Se pensiamo o
viviamo in virtù della comunione con Cristo, allora ci si aprono gli occhi. Allora non ci adatteremo
più a vivacchiare preoccupati solo di noi stessi, ma vedremo dove e come siamo necessari. Vivendo
ed agendo così ci accorgeremo ben presto che è molto più bello essere utili e stare a disposizione
degli altri che preoccuparsi solo delle comodità che ci vengono offerte”.
E dalla serenità scolpita sui volti della maggior parte delle persone al ritorno, come non essere
interrogati individualmente che sia proprio così, e che il Signore, anche nelle difficoltà, riesce a far
bene tutte le cose?
Pietro Franchi