SEGUENDO IL SUCCESSORE DI PIETRO Ottobre ha visto la diocesi di Piacenza pellegrina a Roma da papa Francesco. Riportiamo il resoconto dell’esperienza con, in corsivo, le riflessioni di alcuni dei partecipanti. In coda poi, oltre ad un “amarcord” del viaggio con le foto di gruppo e della cappella Sistina, un breve riassunto del discorso di Francesco in s. Marta nel maggio 2013. Ci sembra particolarmente in sintonia con l’ultimo dei commenti e molto adatto al nostro giornalino, che del ponte ha fatto, già nei lontani anni settanta, metafora dell’impegno, evangelico e perciò civico, di scrivere della vita delle nostre comunità, civiche e religiose . “Per me è stata un'esperienza molto positiva di fede e di condivisione con gli altri di momenti intensi ed emozionanti” In quaranta persone della zona pastorale della media val Nure (Ponte dell’Olio e Vigolzone), abbiamo partecipato al pellegrinaggio a Roma del 8-9-10 ottobre, che ha registrato 400 adesioni da tutta la diocesi. Mercoledì 9 ottobre ci siamo recati all’udienza generale in piazza san Pietro, gremita da circa 120.000 persone. Papa Francesco ha percorso in lungo ed in largo la piazza in auto scoperta, bagnandosi per gli scrosci di pioggia; il suo sguardo ed il suo sorriso esprimono il suo amore per tutti e la gioia di trovarsi con il suo popolo, il popolo di Dio. Papa Bergoglio ci ha parlato della ‘cattolicità’ della Chiesa. “La Chiesa – ha detto – è ‘cattolica’ per tre motivi: innanzi tutto perché è lo spazio in cui ci è annunciata “tutta intera la fede”. Poi, perché è universale: annuncia il Vangelo ad ogni uomo ed ad ogni donna, senza alcuna distinzione, non è un gruppo esclusivo e chiuso, ma aperto a genti provenienti da tutto il mondo. Infine, è la casa dell’armonia, è come una grande orchestra in cui si esprimono tutti, ognuno con le proprie caratteristiche ed i propri talenti che mette a frutto per il bene della comunità.” Il nostro vescovo Gianni ha presieduto, nei tre giorni del pellegrinaggio, tre messe, martedì in san Giovanni in Laterano, mercoledì in Santo Spirito in Sassia e giovedì all’altare della cattedra in San Pietro, concelebrate con i sacerdoti presenti, tra i quali il nostro don Piero; inoltre ha colto ogni occasione per conoscere più profondamente tutti noi, comunicandoci il suo affetto con disponibilità e cordialità. Abbiamo visitato il Pantheon, i musei vaticani, la cappella sistina, le basiliche di santa Maria maggiore, di san Giovanni in Laterano e san Pietro e la chiesa di san Luigi dei Francesi. Abbiamo potuto ammirare stupende opere d’arte che descrivono mirabilmente le pagine dello Antico Testamento e del Vangelo. Abbiamo attraversato alcuni quartieri della Roma monumentale ed i resti di quella imperiale, dove si può intuire quanto il cristianesimo, nel corso dei secoli, sia stato importante e fondamentale per la civiltà umana. Diversi sono stati i disguidi e le difficoltà organizzative che abbiamo vissuto in questi giorni: le lamentele iniziali si sono affievolite col passare del tempo, crescendo lo spirito di comunione fraterna in tutto il gruppo, che anche ha spinto diverse persone a scusarsi per il proprio comportamento individualista. Siamo tornati con la consapevolezza che come comunità locale dobbiamo aumentare il nostro impegno per riuscire a seguire il passo velocissimo di papa Francesco nel percorrere il cammino del Vangelo nel mondo di oggi, come ci ha indicato il concilio Vaticano II°. Luigi Capra “Papa Francesco ha intrapreso un cammino molto faticoso ma necessario per aiutare tutti i credenti a ritrovare la vera strada da percorrere, preghiamo per lui e per tutti noi. Per noi e' stata un esperienza molto importante insieme a tutti voi” S. Marta, 08 Maggio 2013 La Chiesa non cresce per il proselitismo, ma per la predicazione e la testimonianza. Il cristiano non alza muri, ma costruisce ponti. L’annunzio del Vangelo è un dialogo, non una condanna. Sono concetti chiari quelli esposti da Papa Francesco nella riflessione durante la Messa dell’8 maggio scorso nella Casa Santa Marta, alla presenza dei dipendenti del Vaticano . “Questi ultimi 50 anni, 60 anni – ha affermato il Papa - sono un bel tempo perché io ricordo quando, da bambino, si sentiva nelle famiglie cattoliche, nella mia: ‘No, a casa loro non possiamo andare, perché non sono sposati per la Chiesa, eh!’. Era come una esclusione. No, non potevi andare! O perché sono socialisti o atei, non possiamo andare”. “C’era come una difesa della fede, ma con i muri”; adesso “grazie a Dio”, “non si dice quello, no? Non si dice!”, perché “il Signore ha fatto dei ponti”. La Chiesa “non cresce nel proselitismo”, ma “cresce per attrazione, per la testimonianza, per la predicazione”. E Paolo “aveva proprio questo atteggiamento: annuncia non fa proselitismo”, in virtù del fatto che “non dubitava del suo Signore”. “I cristiani che hanno paura di fare ponti e preferiscono costruire muri, sono cristiani non sicuri della propria fede, non sicuri di Gesù Cristo". L’esortazione per ogni cristiano è di seguire l’esempio di Paolo e inizi "a costruire ponti e ad andare avanti". Quando la Chiesa perde questo coraggio apostolico – ha concluso il Santo Padre - diventa una Chiesa ferma, una Chiesa ordinata, bella, tutto bello, ma senza fecondità, perché ha perso il coraggio di andare alle periferie, qui dove sono tante persone vittime dell’idolatria, della mondanità, del pensiero debole…”. C’è dunque una preghiera ben precisa da rivolgere oggi a San Paolo: che “ci dia questo coraggio apostolico, questo fervore spirituale, di essere sicuri”. Può nascere il dubbio, la paura: “Ma, Padre, noi possiamo sbagliarci”; Papa Francesco però incoraggia: “Avanti, se ti sbagli, ti alzi e avanti: quello è il cammino. Quelli che non camminano per non sbagliarsi, fanno uno sbaglio più grave. Serata amarcord presso la Baita il 18 novembre scorso. Il pellegrinaggio da papa Francesco ha lasciato il segno, tanto che i partecipanti hanno voluto ritrovarsi e rivedere quei giorni attraverso immagini e parole. Don Piero ha introdotto la serata ricordando come, a volte, gli artisti abbiano una sorprendente intuizione delle verità del vangelo più penetrante di alcuni dei loro committenti più titolati. La grandiosità della cappella Sistina, rivisitata da Fede Rossi, ha permesso di rivivere alcuni dei momenti trascorsi nella città eterna come turisti dell’arte oltre che come pellegrini