Cineforum sul testo cinematografico:
Il cammino di Santiago
Di Emilio Estevez
A cura di don Andrea Verdecchia
Dal tipo di approccio che si ha nei confronti di un testo ne dipende la
fruttuosità dell’esperienza conoscitiva che noi facciamo.
 Il testo cinematografico ha un suo linguaggio e dei suoi codici ben
precisi. L’approccio migliore ad esso è quello ‘semiotico’: ovvero
quello che ci da la possibilità di lasciar parlare il mio vissuto nel testo, e il
testo nel mio vissuto, in un gioco relazionale sempre aperto.
 Dobbiamo pensare il testo come una grande foresta, nella quale gli
alberi rappresentano i segni e i simboli iscritti nel linguaggio, e il lettore
come colui che vi passeggia dentro cosrtuendo il proprio sentiero
interpretativo (U. Eco: ‘passeggiate inferenziali).
 Per fare ciò è necessario compiere 3 operazioni:
- guardare al nostro background culturale (letteratura, teologia, cinema,
ecc...) e farlo dialogare con il testo filmico che stiamo leggendo;
- non preoccuparsi mai eccessiavemnte del ‘messaggio che l’autore ‘vuole
dare’, perchè esso sarà tanto più ‘efficace’ quanto più lo faremo lavorare
con i nostri contenuti;
- spogliarsi dell’ansia cattolica di andare a sbirciare nella vita dell’autore o
del regista. Molto spesso i film spirituali nascono dal genio di artisti
distanti dalla vita ecclesiale e scaramentale. Come troppo spesso,
purtroppo, dei film aridi e insignificanti a un livello spirituale, nascono da
autori che si dichiarano credenti e praticanrti.

La settima arte: luce in movimento
Il cinema come ‘arte figurativa in movimento’ (F.
Fellini), rappresenta l’approccio più adeguato
capace di riconsegnare allo spettatore, sotto i
codici della poetica cinamtografica,
l’interpretazione dell’esistenza come cammino e
percorso esistenziale. Di fatto il cinema è
l’espressione più incisiva dell’antropologia
moderna: poter gestire lo spazio e il tempo,
come atto umano di superamento della morte, è
stato il traguardo raggiunto della crisi culturale
iniziata con l’Illuminismo e arrivata alla postmodernità.

Il cinema e la modernità
La dinamica del ‘movimento’, della manipolazione
dello spazio e del tempo, che creano l’illusione
spettacolare del cinematografo, è connaturale
all’arte cinematografica, la quale nasce
inizialmente come espressione ‘popolare’ di
divertimento e appendice all’arte della
fotografia. Di fatto il cinema è l’espressione più
incisiva dell’antropologia moderna: poter gestire
lo spazio e il tempo, come atto umano di
superamento della morte, è stato il traguardo
raggiunto della crisi culturale iniziata con
l’Illuminismo e arrivata alla post-modernità.
I primi soggetti: il fascino della luce in
movimento
Non è un caso se i primi soggetti che
hanno abitato la settima arte sono stati
caratterizzati dalla dinamica del ‘viaggio’
e del ‘movimento’: Voyage dans la lune
(George Méliès, 1902) e L’arrivèe dù
train en gare de la Ciotat (Auguste e
Luois Lùmiere, 1895).
 La
letteratura patristica e la metafora del
viaggio come itinerario di fede
L’antico testo della Lettera a Diogneto,
rappresenta la prima espressione
catechetica fatta a un pagano sull’essenza
della fede in Gesù Cristo. Tale testo, a
partire dalla letteratura paolina, ribadisce e
sottoline come la vita del credente sia ‘un
pellegrinaggio terreno’ il quale troverà la
sua piena conclusione nella meta del cielo,
ove risiede la vera ‘cittadinanza’ di ogni
battezzato.
Un’altra espressione lettararia,
posta ai primordi della cultura
cristiana, è il Diario di viaggio,
resoconto di un pellegrinaggio
in Terra Santa, attribuito alla
romana Egeria e risalente al IV
secolo.
Contemporaneo al Diario è l’Itinerario burdigalense
del III secolo, di anonima attribuzione, un testo
scarno e essenziale quasi un commento didascalico
del percorso geografico compiuto dall’autore.
In epoca ‘moderna’ va segnalato il testo
imprescindibile della spiritualità ‘ignaziana’: Il
racconto del pellegrino (1555). Si tratta del
autobiografico ‘dettato’ da Ignazio di Loyola al suo
collaboratore Luis G. Da Càmara, nel quale il santo
racconta delle varie peripezie vissute tra Europa e
Terra Santa, prima di arrivare a Roma per fondare la
compagnia di Gesù.
Uno sguardo laico: la letteratura
contemporanea e l’esperienza del
pellegrinaggio
Diversi autori contemporanei hanno continuato a
confrontarsi con la dimensione del
pellegrinaggio. Colpisce ad esempio che la
prima opera di Paulo Coelho sia stata proprio Il
cammino di Santiago (1987). Da mensionare
anche La ballata dei pellegrini di Edith de la
Héronnière (1993). Entrambe i testi sono dei
resoconti di viaggi effettivamente avvenuti e
interpretati dall’abilità letteraria degli autori.

 L’uomo
moderno: vagabondo, viaggiatore, o
pellegrino?
Dario E. Viganò ha sottolineato come ‘la
società della comunicazione si muove a
partire da tre paradigmi culturali moderni’:
- l’uomo come chierico itinerante, guidato dal
testo scritto (avvento della stampa);
- L’uomo come internauta vagabondo
(avvento di internet);
- L’uomo come eremita di massa (social
network).
Noi siamo essenzialmente il risultato di questi
tre atteggiamenti, i quali convivono nella
nostra cultura, cercando di emergere l’uno
sulgi altri, ma sempre integrandosi tra loro.
L’antropologo Zigumnt Bauman ha parlato
dell’uomo moderno come di una figura
continuamente oscillante tra ‘il vagabondo
e il viaggiatore’. Anche qui lasciando a
queste dimensioni la possibilità di
convivere nella vita di ciascuno.
Il film che vedremo porta con se, nei protagonisti e nel percorso
narrativo, la bellezza di questi elementi. L’abilità del regista, al di
là del ‘messaggio di fede’ che possiamo raccogliere, risulta essere
nella spiccata capacità poetica di far combaciare l’itinerario della
fuga con l’itinerario del pellegrinaggio, lasciando a quat’ultimo la
possibilità di ‘purifiacre il primo’. Se infatti nella fuga si è dei
vagabondi – con la scocienza di ciò che si lascia o si è perso (il
lutto di un padre) – nel pellegrinaggio è paradossalmente la meta
l’unica certezza, una meta che spesso stravolge - nel suo farsi
cercare – anche le certezze da cui si era partiti.
Il protagonista, in cammino sulla ‘via lattea’ (itinerario dei
pellegrini) che conduce al ‘campo delle stelle’ (Compstela)
vedrà compiersi l’esperienza del dolore, vissuta come un
meteorite schiantatosi nella sua vita con la morte improvvisa del
figlio, nella luce di una fede che non acceca con le sue certezze
(Lumen fidei), come un cielo notturno costellato di piccole luci, ma
che consola il cuore del pellegrino e lo rimette in marcia nel
cammino della vita. Questo sarà il percorso che il protagonista
sarà chiamato a vivere...