Marilyn Monroe, sogno proibito

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Marilyn Monroe
Sogno proibito
Aiuto Aiuto Aiuto.
Sento la vita avvicinarsi
e tutto ciò che vorrei
è morire.
Norma Jean
Il mito di Marylin, simbolo di una femminilità inafferrabile e intramontabile, viene riproposto nel
film di Simon Curtis, accolto come un’eco lontano, come un fruscio di vesti appena appena
percepito.
Seduto, nel buio di una sala cinematografica, ho cercato l’emozione che non ho trovato, sfiorando
l’enigma e il tormento di una esistenza in bilico tra il sublime e la follia.
Michelle Williams, che impersona la star degli anni ’50, ha provato la “missione impossibile” di far
rivivere la dolce solitudine della diva, il suo gioioso dolore, la sua nostalgia spirituale, la sua voglia
di immortalità.
Fantasmi di seduzione e nebbie di senso sembrano aleggiare fuori e dentro lo spazio scenico.
Ciò che rimane, che permane, a cinquant’anni dalla sua morte, è l’essenza della sua femminilità, il
suo erotismo sognante, la poetica trasparente e drammatica che segna i suoi ultimi giorni.
Marilyn viene ricordata quest’anno, anche in Italia, con numerose mostre a lei dedicate, dal Museo
Salvatore di Firenze (20 giugno-28 gennaio), all’Umanitaria di Milano (dal 19giugno al 10 luglio), e
perfino al castello di Otranto, dove si ritrova “MARILYN”(1964), diventata per mano di Andy
Warhol una icona Pop di prima grandezza.
Tutto ciò fa seguito ad una serie innumerevoli di “tributi” che artisti e scrittori continuano a
dedicarle costantemente oltre la sua fine avvenuta a Hollywood nel 1962.
Tra questi contributi e rispetto agli eventi a “Lei” dedicati mi piace ricordarne uno a me molto caro,
perchè anomalo nel suo genere e per me particolarmente emozionante.
Era l’estate del 1982 quando, in uno dei miei rari viaggi di piacere, approdai a Spoleto dove si
teneva del XXV Festival dei Due Mondi. Per l’occasione venticinque artisti erano stati chiamati a
interpretare Norma Jean , in arte Marilyn Monroe, ed a coglierne gli aspetti mitici e simbolici.
Operazioni visive di Pittura/Musica/Videotape/Psicoanalisi si susseguirono per l’intero soggiorno.
Il culmine emotivo fu raggiunto l’ultima sera con la rappresentazione di Sandro Gindro, compianto
musicista, compositore, autore di testi teatrali e fondatore del mitico gruppo romano
PSICOANALISI CONTRO, che portò in scena il suo insulto-poetico, il suo irriverente atto d’amore
dal titolo: MA IL MIO NOME E’ MARILYN.
Cito dal testo:
“ …Le case sono alte, la città è grande. Le strade hanno paura. Un ragazzo rimane alla finestra,
guarda di sotto. Il ragazzo è nudo e accarezza il suo ventre, lentamente…”
Vincenzo Ampolo
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