ANFITEATRO - WordPress.com

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L’anfiteatro è un edificio per spettacoli tipico dell’architettura romana. Esso era essenzialmente
costituito da uno spazio centrale (arena) attorno al quale erano disposte le gradinate riservate al
pubblico. Gli spettacoli che vi si tenevano erano principalmente incontri di gladiatorie cacce alle
fiere e, poichè erano molto popolari, numerose città dell’impero romano ebbero il loro anfiteatro.
Talvolta venivano riempiti d’acqua per ospitare battaglie navali.
I più importanti, per la grandezza ed il buon stato di conservazione sono in Italia gli anfiteatri di
Roma, Aosta, Santa Maria Capua Vetere, Catania, Pompei, Pozzuoli, Siracusa, Verona; fuori
d’Italia sono particolarmente famosi quelli di Pola, Arles, Nimes, cartagine, Sabratha, Salona.
In un primo tempo gli anfiteatri furono costruiti in legno ed ebbero pertanto carattere temporaneo;
in seguito si eressero edifici stabili in pietra, sia ricavandoli nel terrapieno, sfruttando così le
caratteristiche naturali del suolo, sia costruendoli interamente in muratura con un’architettura più
elaborata. I primi anfiteatri stabili appaiono dopo il II secolo a.C.; il più antico del genere a noi
pervenuto è quello di Pompei, databili all’80 a.C. Roma, dopo l’anfiteatro di Statilio Tauro (29°.C.),
distrutto dall’incendio di Nerone, ebbe il suo primo grande edificio di tal genere alla fine del I
secolo d.C. con l’Anfiteatro Flavio, detto Colosseo nel Medioevo per la sua mole o perchè nei suoi
pressi sorgeva una colossale statua di Nerone. Esso fu inaugurato dall’imperatore Tito nell’80 ed è
il più grandioso dell’antichità: misura infatti m 188 X 156, è alto 57m e poteva ospitare circa 50000
spettatori.
L’arena per gli spettacoli negli anfiteatri era ellittica ed i sedili potevano essere appoggiati al
terreno, quando l’arena era scavata sotto il livello del piano circostante o in prossimità di una
collina, come nei teatri greci, oppure sostenuti da una costruzione in muratura che si presentava
all’esterno come una serie di arcate sovrapposte: il Colosseo, per esempio, ha tre piani di arcate, a
tre ordini diversi (dorico, ionico e corinzio), sovrastate da un attico in muratura continua, interrotto
solo da pilastri e finestre.
Colosseo è un nome che sin dal Medioevo venne dato a questo anfiteatro, iniziato sotto la
dominazione di Vespasiano e concluso sotto quella di Tito, come già detto. All’interno di esso due
palchi erano riservati rispettivamente alla famiglia imperiale e alle sacerdotesse vestali. Gli scavi
hanno rivelato sia l’eccezionale solidità delle fondazioni, costituite da un muro in calcestruzzo
profondo 13 m, sia la complessità dei sotterranei, attraversati da corridoi, piani inclinati, passaggi
coperti e collegati tra loro da montacarichi. Uno di questi corridoi sotterranei comunicava
direttamente con la vicina caserma dei gladiatori detta ludus magnus.
L'imperatore Onorio, con un decreto, abolì i ludi nel 404, mentre le cacce alle fiere furono bandite
nel corso del VI secolo. Terremoti nel V, VI e IX secolo provocarono crolli nelle strutture,
danneggiando soprattutto la facciata in travertino: il Colosseo divenne allora una cava di marmo alla
quale si attinse per abbellire i palazzi della nobiltà romana. Fu solamente con Pio VII e altri papi a
lui succeduti che si procedette al restauro dell'edificio, che nel XX secolo, nel ridisegno urbanistico
voluto da Benito Mussolini, divenne uno dei due estremi della via dei Fori imperiali.
IL COLOSSEO
MATERIALI E TECNICHE DI COSTRUZIONE
Costruito in travertino, tufo, mattoni e calcestruzzo
presenta esternamente tre ordini (o piani ) di arcate che
poggiano su pilastri affiancati da semicolonne doriche al
piano terreno, ioniche e corinzie negli ordini sovrastanti.
Chiude le arcate, in alto, una fascia in murature solcata da
lesène (cioè da pilastri poco sporgenti che hanno una
funzione decorativa) interrotta da piccole finestre
rettangolari alle quali in origine si alternavano degli scudi
in bronzo dorato.
Originariamente l'edificio era rivestito di lastre di travertino
sostenute da grappe di ferro.
Sorto in terreno difficile perchè acquitrinoso la costruzione avvenne così: "Prosciugata la valle e
regolarizzatane la forma, si gettò una grande platea elissoidale di calcestruzzo, allettandola a strati,
per circa otto metri di profondità sotto la cavea e meno di tre metri sotto l'arena, già svuotata; su
questa si innalzò una grande ingabbiatura di pilastri e archi di travertino sino al terzo piano; poi si
tirò su il muro esterno sino al coronamento, mediante un ponte di legno poggiato a sbalzo sulle
mensole che si vedono sporgere dai pilastri del portico del terzo ordine. Alcuni vuoti lasciati nelle
volte permisero di far giungere per mezzo di montacarichi il materiale fino lassù, mentre le scale
principali, che dovevano servire poi per gli spettatori, collegavano il lavoro fra un piano e l'altro.
Quindi si riempirono con muri radiali - in parte formati con blocchi di tufo e in parte di opera
laterizia, a seconda della pressione che dovevano sostenere - gli spazi tra i vari pilastri, permettendo
così la lavorazione contemporanea su tutti e tre i piani. Infine si costruirono le parti secondarie e
l'ultimo piano con muratura di mattoni, più leggeri e più facilmente trasportabili, e si rivestirono le
gradinate e le scale con lastre di marmo, ricoprendo tutto il resto con un fine intonaco a finto
bugnato marmoreo".
IL LINGUAGGIO ARCHITETTONICO
Mentre nel tempio greco dominano le linee verticali e orizzontali, dell'Anfiteatro Flavio prevale la
curva caratteristica dell'architettura romana: la vediamo nella pianta, negli archi, nella disposizione
delle gradinate.
Ma lo sconosciuto e geniale architetto che ha ideato il Colosseo ha lasciato in grande evidenza la
struttura architettonica, ossia lo scheletro, l'ossatura della costruzione.
Ogni arcata, sostenuta dai pilastri e dalle mezze colonne dorico, poi ioniche e infine corinzie è
un modulo, un modello, che, ripetuto lungo tutta la circonferenza 80 volte, determina una
successione ritmica costante.
Nella curvatura del muro esterno si alternano i vuoti (ossia le arcate) e i pieni (le parti in muratura)
che sono perfettamente calcolati sia nell'equilibrio dell'insieme sia nel gioco di luci e di ombre.
Osserviamo intanto che i vuoti dovrebbero in apparenza dare leggerezza alla costruzione; invece
essi ci appaiono come grandi buchi neri e il nostro occhio li vede come più massicci, più pesanti
dei pieni.
Guardiamo adesso i quattro ordini di arcate (ossia i quattro piani sovrapposti di archi):

nel primo ordine, separato dal terreno soltanto da tre gradini, vediamo una prevalenza di
vuoti, di spazi neri, potenti e drammatici, che riescono a sopraffare, ad annullare quasi, le
parti costruite in pietra.

nei due ordini superiori, abbiamo la sensazione che il peso oscuro degli spazi vuoti
diminuisca: infatti, non soltanto la parte in muratura, sottolineata dalle balaustre tra un
ordine e l'altro, acquista maggiore importanza, ma l'altezza degli archi ai piani superiori è
minore, e la costruzione appare più pesante in basso che in alto. La cornice che chiude
l'anfiteatro, per quanto formata da un muro continuo, diventa la parte più leggera
dell'edificio, perché in essa si riflette la luce che, per effetto della curvatura, sfuma
dolcemente nel chiaro scuro.

il quarto piano invece non ha colonne ne arcate, ma pilastri corinzi.
La concezione architettonica romana, a differenza di quella greca, dà un' enorme importanza allo
spazio interno entro il quale lo spettatore si muove: basta pensare al complesso di scalinate,
porticati, ingressi, "vomitori" (gli sbocchi delle scale d'accesso ai vari settori delle gradinate), così
razionalmente studiati da non aver nulla da invidiare agli stadi più moderni.
COLOSSEO. Interno. Dove una volta era l'arena per i combattimenti, il pavimento sfondato
mostra le celle allora sotterranee ove si custodivano le belve e i prigionieri. Quelle erano spesso
anche animali non feroci, come giraffe o zebre; questi erano delinquenti comuni, di solito ladri,
predoni, schiavi ribelli, ecc. Non è provato che qui siano stati martirizzati anche i cristiani sulle
gradinate dell'Anfiteatro, che accoglievano 50.000 spettatori, nel rango più basso stavano i
cavalieri, i magistrati, i senatori e il palco dell'imperatore; nel mediano i cittadini romani, nel più
alto del popolo generico, mentre in alto correva una lunga terrazza con posti in piedi.
Notiamo infine che, mentre nel tempio greco decorazioni e architettura formavano un tutto unico,
inseparabile, i romani consideravano l'elemento decorativo come una rifinitura, un'aggiunta alla
struttura dell'edificio: le semicolonne e le lesène hanno un valore ornamentale e, secondo una
ricostruzione recente (che però non ha trovato conferma), entro le aperture degli archi al 2° e 3°
piano erano collocate una serie di statue.
Tutte le conquiste architettoniche delle età precedenti diventavano patrimonio romano, ma sono
usate soltanto come linguaggio e sfruttate in modo nuovo e originale.
Come si può notare negli elementi modulari ogni arcata è sostenuta da pilastri ai quali sono
addossate due semicolonne, in una fusione tra il sistema trilitico greco e l'arco etrusco.
La pianta ellittica dell'edificio non è che il raddoppiamento del teatro greco di forma semicircolare.
Mentre però i greci sfruttavano l'inclinazione di un pendio naturale, e gli spettacoli avevano come
scenario naturale il paesaggio, l'anfiteatro romano, chiuso tutt'intorno da mura, era costruito su un
terreno piano e le gradinate per gli spettatori (cavee) poggiavano su grandi e complesse
strutture di sostegno.
Tipicamente romana è anche l'altezza dell'edificio, una caratteristica che si ritrovava anche nelle
case di abitazione, alte 4 e persino 6 piani; questo sviluppo in verticale dava a Roma un aspetto
diverso dalle altre città antiche.
Caratteristica dell'epoca dei Flavi è la costruzione al piano terreno, alle quattro estremità degli assi,
di una triplice corte di ingresso con la navata e le ali che si restringono avvicinandosi all'interno.
Dal maestoso doppio portico alla base dell'anfiteatro avevano origine tutti i passaggi che
conducevano alle varie parti della cavea con disposizione che si ripeteva uguale in ciascuno dei
quattro settori.
L'afflusso ed il deflusso del pubblico avvenivano regolarmente e con velocità.
I podio, alto tre metri, traforato da nicchie e da passaggi separava l'arena dalla cavea (che aveva
l'inclinazione di 37° sulla base) composta di 3 ordini di sedili (moeniana) intramezzata da due
pianerottoli (praecinctiones) e coronati da un ambulacro coperto; i meniani erano frazionati in cune
da scalette che sboccavano con vomitoria nei muri divisori (baltei) e tra i sedili.
Il piano dell'arena era di legno e posava sopra i muri degli ipogei dove si smistavano per gli
spettacoli fiere, macchinari e uomini fatti affluire da quattro gallerie sotterranee, e che venivano
fatti salire al momento opportuno con montacarichi o con piani inclinati.
L'ARENA DI VERONA
L'Anfiteatro venne eretto nel 2°- 3°decennio del I secolo
d.C. all'esterno della più antica cinta di mura, a 70-80 metri
da essa, di fronte all'angolo meridionale della città. La
posizione periferica ed esterna alle mura facilitava l'afflusso
degli abitanti dal contado e dalle città vicine. Sorgeva su un
terrapieno appositamente costruito.
L'elemento generatore della pianta è costituito dall'ellissi
dell'arena. Le sue misure sono m. 75,68 (asse maggiore) per
44,43 (asse minore) che tradotte in misure romane danno
250 per 150 piedi romani. Si stabilisce quindi il rapporto
aureo di 5 a 3 fra gli assi principali dell'ellisse.
Partendo dall'ellissi interna dell'arena e procedendo verso l'esterno le ellissi si ripetono,
concentriche, per quattro volte aumentando sempre di dimensioni proporzionalmente in spessore ed
in altezza.
Tra anello e anello corrono tre gallerie che consentono di raggiungere i
vari settori dell'anfiteatro attraverso scale che in varie rampe raggiungono
gli sbocchi sulla ima e summa cavea, detti vomitoria. L'anello maggiore
esterno aveva principalmente funzione di rivestimento ed abbellimento,
era interamente in pietra e formato da tre ordini sovrapposti di archi che
raggiungevano complessivamente un'altezza di oltre trenta metri. Di
questo anello rimane in piedi soltanto un settore di quattro arcate, detto
"Ala".
In origine le arcate erano settantadue, sostenute da settantatré possenti pilastri in pietra quadrati col
lato di due metri, costruiti interamente in opus quadratum.
Al centro della platea è stato riattato un vano sotterraneo rettangolare sviluppato nel senso
dell'asse maggiore; questo salone doveva essere pavimentato in pietra e coperto da un tetto mobile
poggiante su pilastri. Funzione della sala era di permettere interventi di tipo teatrale nel corso degli
spettacoli.
La cavea si presenta oggi apparentemente intatta ma si tratta del frutto di un lavoro di restauro
pressoché continuo a partire dal XVI secolo. I gradoni, oggi in numero di quarantaquattro, sono
interrotti soltanto dalle bocche dei vomitori e dai balconi di due tribune collocate sugli ingressi,
lungo I'asse maggiore, in epoca di amministrazione veneziana.
Nell'anfiteatro I'arco romano a tutto sesto si
alterna ad architravi che poggiano su
parallelepipedi in pietra in alcuni casi monolitici
.
Le murature (oltre a quelle in pietra da taglio)
erano a sacco, con paramento di opera mista di
ciottoli e mattoni, oppure a getto entro
casseforme di legno. Nel primo caso si tratta di
corsi alternati di grossi ciottoli e selci spezzati, e
triplici filari di mattoni. In questa tecnica sono
costruiti i muri degli ambienti più vicini agli
ingressi, mentre quelli in materiale cementizio
versato entro casseforme costituiscono la maggior
parte delle altre strutture.
I pilastri in blocchi di pietra di Verona costituiscono, come sempre negli anfiteatri, la gabbia
portante dell'edificio, che fu probabilmente costruita preliminarmente.
L'anfiteatro poteva contenere circa 30.000 spettatori, gli spettacoli che venivano eseguiti all'epoca
Romana erano: Munera Gladiatoria (giochi gladiatori) e Venationes (cacce) o piu generalmente
lotte contro animali esotici o di uomini contro uomini.
Secondo alcune fonti nel 265 I'imperatore Galliano avrebbe parzialmente demolito la cinta
esterna dell'Arena per costruire le nuove mura della città che inglobavano anche l'Anfiteatro.
Con il Cristianesimo vennero abbandonati gli spettacoli per cui era nato l'Anfiteatro ma,
nonostante i decreti contro gli spettacoli, questi continuarono almeno fino al 405.
Un'altra spinta all'abbandono di questi costosi luoghi di spettacolo era costituita dall'inefficienza
degli organismi pubblici che non potevano assicurare la conservazione dei monumenti, tanto che
molti monumenti dell'epoca perirono più per l'incuria locale che per le offese dei barbari.
Le fonti sono concordi nell'attribuire a cause naturali i danni maggiori arrecati al
monumento.
Sicuramente la grave inondazione che colpì Verona nel 589 arrecò gravi danni,
come pure i terremoti del 1116 e del 1117 che, secondo la voce più diffusa, avrebbero fatto cadere
la maggior parte del circuito esterno dell'Arena.
In età medioevale 1'Anfiteatro venne utilizzato anche come fortezza per i cittadini di Verona. Le
occasioni di spettacolo venivano offerte dalla procedura giudiziaria che si teneva in Arena sotto
forma di "duelli giudiziali" (veniva affidata alle armi la risoluzione di una controversia) e di
"giudizi di Dio" (l'accusato, per dimostrare la propria innocenza, doveva superare una difficile
prova).
Nel XII secolo venne costruita una nuova cinta urbana, spostata dall'Anfiteatro, svincolando così
quest'ultimo dalla sua funzione di baluardo.
L'Arena venne utilizzata come cava per alimentare nuove costruzioni non con
metodica continuità ma in alcune particolari occasioni, come in seguito
all'incendio che nel 1172 devastò parte della città e successivamente in occasioni
analoghe, dopo I'inondazione del1239 per ricostruire i ponti e la città e nel 1404
per la costruzione di Castel S. Felice, estrema punta settentrionale del nuovo
sistema difensivo della città.
Dal 1298 gli arcovoli deil'Anfíteatro divennero dimora obbligata di meretrici e
ruffiane sino al 1537 quando, al loro posto, si stabilirono artigiani e
commercianti. L'interno venne chiuso al pubblico per evitare il suo utilizzo come
cava e o discarica.
Nel 1579 crollarono cinque arcate verso la piazza Bra, la
loro ricostruzione venne terminata nel 1595. L'Arena in
questa epoca veniva saltuariamente utilizzata per tornei e
altri divertimenti pubblici. Per i lavori di restauro sempre
necessari il Comune riuscì ad ottenere di riscuotere due soldi
sulle condanne comunali inflitte nel territono Veronese, per
essere impegnati nel restauro dell'Arena. La concessione,
valevole 15 anni, venne piu volte rinnovata.
I1 primo spettacolo realizzato in Arena di cui si abbia dettagliata relazione a stampa fu una giostra
detta "quintana" nel 1622; lo spettacolo più popolare fra quelli allestiti nel 1700 fu la "caccia dei
tori".
Nel 1600 venne rifatta gran parte della gradinata; questi lavori furono però criticati già dagli
studiosi del 1700 in quanto era stata alterata la configurazione interna del monumento e
compromessa la possibilità di comprensione della forma primitiva della cavea.
Nel 1700 I'attenzione degli studiosi si concentrò sugli scavi archeologici dell'area interna. Venne
scoperto l'euripio, ossia il canale che fronteggia, con andamento ellittico il primo gradino ed un
grande pozzo centrale e ritrovati reperti di statue in marmo ed in bronzo.
Lo scavo del piano centrale dell'Arena venne completato nella seconda metà del 1700 ed è stato
calcolato sia stato realizzato per una profondità di circa 120 cm. Dal 1713 al 1735 la fabbriceria
dell'Arena si interessò al restauro ed al consolidamento dell'ala.
La prima esatta menzione di una recita datasi nell'anfiteatro riguarda la "Merope" del Maffei
(studioso veronese) messa in scena nel luglio 1713. Per le rappresentazioni veniva collocato,
nell'anfiteatro, un teatrino di legno con file di sedie per il pubblico facoltoso, mentre il popolo
sedeva sui gradini. Per tutto il 1700 1'Arena venne utilizzata come teatro diurno.
All'inizio del 1800 vennero collocati i gradini mancanti, eseguito il restauro del podio e delle
volte più compromesse e la sigillatura delle gradonate. Negli anni 1820 e successivi il monumento
venne liberato da alcune case troppo vicine e venne abbassato il livello di tutta la piazza, per
recuperare la sua esatta proporzione.
Nel 1829, dopo il lavoro di abbassamento del livello della piazza Bra, si costruì un muro di
sostegno di quella specie di fossato che correva intorno all'Arena. Quindi, per molti anni, la sola
cura rivolta all'Anfiteatro fu quella di appaltare ogni triennio, i lavori di stuccatura dei gradini.
Nell'Anfiteatro venivano ancora tenute la caccia ai tori, la commedia diurna, il gioco della tombola
e spettacoli di equitazione.
Nel 1822 in occasione del Congresso di Verona si tenne uno spettacolo
con preludio lirico che ebbe veste musicale a cura di Gioacchino Rossini,
che ne diresse anche l'esecuzione. Nel 1824 venne costruito, internamente,
un nuovo teatrino in legno, con copertura di tegole.
La prima stagione lirica fu messa in cartellone nell'estate 1856 ma la
serie delle stagioni liriche si aprì nel 1913, in occasione del centenario
della nascita di Giuseppe Verdi, con la rappresentazione dell'Aida. Dal
1913 1'Arena è divenuta il piu grande teatro lirico del mondo.
Una serie importante di lavori venne condotta, a cura della Soprintendenza alle Antichità, dal
1954 al 1959. Vennero sgomberati e risanati quegli arcovoli che ancora erano occupati da
magazzini e botteghe di piccoli artigiani:, stuccatori, falegnami, fabbri, un meccanico di biciclette
(pnma ancora, nel periodo di guerra, l'arena era stata adattata a rifugio antiaereo non solo per i
cittadini, ma anche per i capolavori dell'arte veronese).
Il risanamento consistette nella demolizione di strutture parassite, come solette divisorie in legno,
scale pure in legno per accedere al piano delle solette, tetti interni con pendenza rovescia coperti di
tegole, pareti di contromuratura in mattoni. Alle demolizioni delle sovrastrutture moderne seguì il
consolidamento delle parti antiche. Nel 1955 furono sostituiti circa cinquanta cancelli in legno con
altrettanti in ferro.
Dal 1957 al 1959 vennero restaurate le rampe inferiori di quattro scale interne, venne realizzata con
ciottoli la pavimentazione degli arcovoli, mentre negli ambulacri vennero collocate le corsie centrali
di camminamento in pietra. Venne realizzata anche la pulizia dei condotti sotterranei, la sigillatura
delle fessure tra i gradini della cavea ed altre opere necessarie alla fruizione del monumento come la
ringhiera in ferro che corre alle spalle dell'ultimo gradino.
Si era da poco concluso un importante ciclo di lavori per la conservazione dell'Arena quando, a tre
giorni dalla conclusione della stagione lirica, il 12 agosto 1962, un grave incendio distrusse la
scenografia dell'opera "Un ballo in maschera" e danneggiò vasta parte della gradinata. L'azione del
fuoco, seguita da quella dell'acqua degli idranti, ha fatto scoppiare la maggior parte dei gradini.
La zona danneggiata, quella del lato est, è stata quasi interamente sostituita tra il 1983 e il 1989, dal
Comune di Verona, sotto la sorveglianza della Soprintendenza Archeologica. Nel 1990 è stata
rifatta a cura della Soprintendenza una delle scale di accesso alle gradinate.
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