Regione Piemonte AZIENDA OSPEDALIERA C.T.O./MARIA ADELAIDE Via Zuretti 29 – 10126 Torino Codice Fiscale e P. IVA n. 06817560011 Costruiamo la nostra autonomia Filone tematico: Tema: Destinatari intermedi: Destinatari finali: Setting: la promozione della salute per persone con disabilità educazione e formazione infermieri persone giovani, adulte e anziane portatori di pace maker vescicale servizi sanitari Responsabili del progetto: Dott.ssa Paola Bertapelle; medico neurourologo Tel. 011/6937246 e-mail [email protected] Sig.ra Maria Luisa Papalino; coordinatore infermieristico Tel. 011/6937246 e-mail [email protected] AO CTO/Maria Adelaide via Zuretti 29 - Torino Abstract Il progetto ha come destinatari finali le persone giovani e adulte che soffrono di gravi alterazioni disfunzionali del basso tratto urinario che, nell’unità operativa di neuro-urologia del presidio Maria Adelaide, vengono trattate con impianto di stimolatore dei nervi sacrali. Questo approccio terapeutico è efficace per la risoluzione di problematiche quali la necessità di urinare con frequenza e con urgenza (iperattivtà vescicale), lo svuotamento incompleto della vescica (vescica areflessica), il dolore vescicale/pelvico (pain bladder sindrome), che incidono in maniera devastante sulla qualità della vita delle persone che ne sono affette. Il percorso terapeutico prevede un diagnosi accurata del medico per individuare i casi trattabili con l’impianto dello stimolatore. Il secondo step consiste nel ricovero del paziente per 2 giorni per il posizionamento per via percutanea di un elettrodo quadripolare collegato ad uno stimolatore esterno. Tale stimolatore rimane in situ per 30/40 giorni circa Durante questo periodo di tempo viene valutato e monitorato il beneficio clinico ottenuto e se questo si è mantenuto per tutto il periodo si procede all’impianto definitivo di uno stimolatore cronico che viene collegato mediante cavo di estensione e generalmente inserito in una tasca glutea (pace maker vescicale). La neuromodulazione sacrale ha liberato il paziente dalla condanna all’uso del cateterismo ad intermittenza per tutta la vita senza dover sopportare interventi demolitivi usati in tempi passati; la sua applicazione ha però richiesto una revisione delle normali procedure assistenziali tipiche di un reparto di chirurgia. Questi pazienti, infatti, non esauriscono il loro rapporto con i curanti al momento dell’impianto e relativa dimissione ma, per la natura stessa della terapia, necessitano di una presa in carico a livello ambulatoriale sia per il governo dello stimolatore, che avviene 1 in maniera sistematica nella fase di impianto temporaneo, sia come riferimento qualificato a risolvere dubbi, perplessità e problemi di gestione dello stimolatore cronico. Il successo di questa terapia è da rintracciare non solo nella tecnica chirurgica impiegata, altamente innovativa, ma anche nella formazione di professionisti competenti sia a formare il paziente nella gestione del suo nuovo stato di salute sia come problem solver di problematiche a cui il paziente portatore di stimolatore può andare incontro e che richiedono risposte in tempo reale o quasi ma comunque non riconducibili ad una prassi tipo quella ambulatoriale. La struttura complessa di neuro-urologia del presidio M: Adelaide, che alla data attuale ha la presa in carico di circa 300 persone con impianto di stimolatore cronico, ha dato avvio nell’anno 2007 ad un progetto di formazione di care givers in neuromodulazione sacrale (NMS) i cui destinatari sono gli infermieri operanti nella stessa struttura ai quali si sta progressivamente affidando la presa in cura di questi pazienti. La realizzazione e l’implementazione del progetto di formazione di care givers in NMS è uno snodo di cruciale importanza per mantenere il livello annuale di ricettività di nuovi pazienti raggiunto con l’attuale organico medico in dotazione nella struttura di neurourologia garantendo contemporaneamente la continuità assistenziale alle persone portatori di pace-maker vescicale. Diagnosi sociale: la neuromodulazione sacrale (NMS) è una metodica introdotta negli anni ’80 volta alla risoluzione di alcune patologie disfunzionali del basso tratto urinario, di complesso inquadramento eziopatogenetico e spesso caratterizzate da scarse o deludenti possibilità di cura medianti le convenzionali terapie. Le principali indicazioni urologiche alla NMS codificate ed inserite in protocolli terapeutici ben definiti sono: sintomi minzionali della fase di riempimento secondari ad una condizione di iperattività detrusiorale idiopatica e/o di instabilità uretrale. La prevalenza della vescica iperattiva è enorme: in italia si ritiene che ne siano colpiti più di 3 milioni di soggetti. Molti studi sulla prevalenza sono concentrati su un solo sintomo, cioè l’incontinenza. Solo raramente sono stati valutati anche la pollacchiuria e l’urgenza con una conseguente sottostima del problema. Complessivamente la prevalenza globale nella popolazione generale di età maggiore o uguale a 40 anni varia dal 12 al 22% sintomi minzionali della fase di svuotamento, di natura non organica, che configurano il quadro di svuotamento disfunzionale secondario ad una condizione di ipoattività detrusoriale di acontrattilità detrusiorale. Le sindromi dolorose pelvi-perineale con una sintomatologia minzionale associata. La NMS è una terapia efficace per risolvere incontinenza, ritenzione unitaria e dolore pelvico, è poco invasiva, si esegue in anestesia locale, è totalmente reversibile e non preclude il ricorso a terapie concomitanti o future. Vi si ricorre quando le altre terapie non hanno avuto successo quindi rappresenta un trattamento terapeutico di speranza per le persone la cui vita è notevolmente “disturbata” da una disfunzione che incide pesantemente sulla qualità della vita. Sulla base della casistica generale circa il 70 – 80% dei pazienti trattati ha avuto una risoluzione o un significativo miglioramento del problema. La struttura di neurourologia del presidio Maria Adelaide ha introdotto tale trattamento terapeutico nel 1995 e alla data attuale conta 300 pazienti sottoposti ad impianto di stimolatore dei nervi sacrali con la risoluzione dei gravi disturbi del basso tratto urinario. 2 Questo tipo di terapia richiede un periodo di ricovero molto breve; 2 giornate per l’impianto dell’elettrodo temporaneo per la fase del test di efficacia e due giornate per l’impianto definitivo dopo che sono stati valutati i benefici ottenuti. Per contro richiede la presa in carico del paziente dopo la dimissione per aiutarlo e supportarlo nel governo del suo nuovo stato di salute che comporta sia la gestione dell’elettrodo nella fase di impianto temporaneo sia la gestione dei programmi minzionali nella fase di impianto definitivo sia e soprattutto per risolvere dubbi e perplessità che il paziente portatore di pace maker si trova ad avere almeno fino a quando non ha imparato a convivere con esso. Fin dall’inizio di questa innovazione terapeutica gli infermieri operanti nella struttura di neurourologia sono stati parte attiva del processo di cura di questi pazienti; la loro formazione è stata curata in prima persona dal medico neurourologo che ha introdotto e sviluppato l’innovazione terapeutica all’interno della struttura sia con incontri formativi dedicati sia anche facilitando la frequenza a corsi di aggiornamenti specifici. L’implementazione dell’attività e la fattiva collaborazione che caratterizza il clima organizzativo del reparto sono stati fattori propedeutici e favorenti all’avvio del progetto di formazione di infermieri caregivers in NMS a cui progressivamente affidare la presa in carico dei pazienti dopo la dimissione. Questo primo risultato è già stato ottenuto e gli infermieri hanno portato la loro esperienza nel corso che si tenuto a Torino nell’anno 2008. All’attuale stato dell’arte e in considerazione della domanda per tale tipologia di terapia si ritiene opportuno proseguire l’attività sia coinvolgendo un più alto numero di infermieri sia incrementando il patrimonio di conoscenze degli infermieri già operativi. Diagnosi organizzativa: gli infermieri operanti nell’unità operativa in oggetto sono diventati “esperti” nell’assistenza al paziente con disabilità neurofunzionale, tuttavia le loro competenze si esplicavano esclusivamente nell’ambito della degenza. La presa in carico della persona dopo la dimissione rappresenta un cambiamento organizzativo ma soprattutto comportamentale e di approccio alla promozione della salute. I determinanti comportamentali e organizzativi relativi alla partecipazione degli infermieri al progetto di formazione possono essere così suddivisi: Predisponenti: conoscenze relative alla patologia e alla terapia, formazione sul campo attraverso la presa in carico congiunta tra medico e infermiere, conoscenze tecniche con la collaborazione del tecnico produttore dello stimolatore e del pace maker. Abilitanti: impegno dell’azienda a mettere in campo risorse per lo sviluppo di competenze specifiche, disponibilità di risorse per partecipare a corsi di aggiornamenti specifici. Rinforzanti: clima organizzativo collaborativo, apprezzamento manifesto da parte dei dirigenti aziendali, partecipazione attiva all’organizzazione del congresso che ha visto una parte dedicata alla presa in carico del paziente da parte dell’infermiere con le competenze acquisite. Trasferibilità di prove di efficacia e esempi di buona pratica: Il profilo professionale infermieristico ha conferito alla professione un riconoscimento importante in fatto di autonomia e responsabilità ( legge 10 agosto 2000 n° 251, codice deontologico) ponendo i presupposti per un ampliamento delle aree assistenziali in cui l’infermiere può e deve agire in autonomia. In Italia esistono realtà ospedaliere nelle quali è stato attivato l’ambulatorio infermieristico per la presa in carico del paziente dopo la dimissione con scopi di migliorare la cura del 3 paziente e monitorare la compliance al processo curativo e, pur essendo ancora esperienze isolate, i benefici riscontrati in termini di efficacia ed efficienza hanno convalidato tale indirizzo organizzativo. In base ai dati consultati e in riferimento alla esperienza avviata presso la struttura di neurourologia nell’anno 2007 si evidenzia la rilevanza di fornire agli infermieri una formazione specifica attinente alle problematiche cliniche e di governo del pace maker ma anche la necessità di sviluppare competenze di conduzioni di colloquio e di comunicazione strategica che risultano essere risorse indispensabili per il successo del processo terapeutico. Il progetto pertanto prevede un’indagine sullo stato dell’arte per elaborare interventi di formazione mirati. Bibliografia: Barret D., wein A.J. Voiding dysfunction: diagnosis and management. In: Gillenwater J.Y., Grayhack J.T., Howards S. T., Duckett JW ( eds) “Adult and pediatric urology. Block B.F., Holstege g. the central nervous system control for micturition in cast and humans. Behav res. 1998 Elabbady A., Hassouna M., Elhilali M. Neural stimulation for chronic voiding dysfunctions. J. Urol. 1994 Innocenzo M. “I nuovi modelli organizzativi – l’ambulatorio infermieristico”. Edizione, Centro Scientifico, Torino, 2002 Modelli teorici di cambiamento: Nel 1990, grazie ad un autore ormai famoso in tutto il mondo, Peter Senge, venne pubblicato un libro dal titolo “la quinta disciplina” che renderà noto ai più il tema del pensiero sistemico e la sua integrazione con altre fondamentali discipline utili alla formazione di un management innovativo. Uno degli aspetti più significativi di questa disciplina è l’impatto che alcune esperienze possono avere su di un contesto organizzativo di persone. L’apprendimento a livello organizzativo, funge da ponte di collegamento tra una forma di apprendimento individuale, indispensabile per l’accrescimento della professionalità del soggetto – lavoratore, e un apprendimento collettivo che nasce da una cultura del lavoro, attribuibile a quella struttura organizzativa che, nel suo complesso, sviluppi conoscenze che assicurino all’organizzazione capacità di risposta alle nuove esigenze della collettività. Senge sostiene che una delle caratteristiche che un’organizzazione deve possedere per diventare learning organization è la capacità di dominare se stessa, di avere il controllo e la consapevolezza delle proprie capacità. Da questa prospettiva un’organizzazione non apprende fino a quando gli individui che la compongono non iniziano ad avere consapevolezza del processo innescato e una adeguata dominanza delle proprie capacità e potenzialità. L’organizzazione che apprende è quella che valorizza e favorisce l’apprendimento, coinvolge nel processo di apprendimento tutti i professionisti creando processi circolari di apprendimento e di consapevolezza diffusa in tutta l’organizzazione e assicura un adeguato grado di autonomia alle persone. Il progetto vuole considerare le persone che fanno parte dell’organizzazione come punto di partenza per creare un’organizzazione che apprende sviluppando interventi formativi adeguati a creare, acquisire e trasferire conoscenza in modo da valorizzare e implementare l’attuale stato dell’arte fin qui svolto. 4 Gerarchia degli obiettivi congruenti con la diagnosi organizzativa gerarchia predisponenti Risultato diagnosi Sviluppo di competenze e conoscenze specifiche abilitanti Valorizzazione dei risultati ottenuti rinforzanti Esportare l’esperienza Obiettivo Formare tutti gli infermieri operanti nell’unità operativa Mantenere aggiornati gli infermieri già formati Individuare risorse per la formazione Dare visibilità al progetto Sostenere e agevolare le attività di comunicazione fuori della azienda Programma delle attività Chi fa Gruppo di lavoro per la promozione della salute Responsabile formazione aziendale Responsabile formazione aziendale Gruppo di lavoro per la promozione della salute Che cosa Ricognizione dello stato dell’arte con il coordinatore infermieristico Individua i bisogni formativi Quando Settembre 2008 Elabora programmi formativi mirati Gennaio 2009 Ricerca modalità per esportare il progetto Gennaio 2009 Novembre 2008 Alleanza per la salute tra gli attori interessati: Il progetto è stato avviato su iniziativa degli infermieri operanti nella struttura complessa di neurourologia è ha trovato disponibilità e collaborazione nel medico urologo responsabile del trattamento di neuromodulazione. Nello sviluppo del progetto si attiverà l’alleanza interna con la struttura “organizzazione risorse umane”. Piano per la valutazione di processo Chi fa Che cosa Punto critico Gruppo di lavoro per la promozione della salute Presentare il piano di sviluppo agli operatori interessati Elaborare gli eventi formativi Aggiornamento e confronto sui casi in cura Disponibilità degli operatori a partecipare Responsabile formazione Infermieri dell’unità operativa e medico urologo Individuazione risorse Indicatore di processo Continuità e partecipazione Strumento Riunione e gruppi di discussione Calendarizzazione Accreditamento eventi formativi eventi formativi Calendarizzazione Riunione incontri formativa/informativa 5 Valutazione di risultato: La valutazione di risultato è data dall’acquisizione delle competenze descritte anche dagli infermieri che attualmente non hanno ancora fatto la formazione specifica Competenze abilitanti la presa in carico del paziente portatore di pace maker vescicale Fase del test Fase dell’impianto definitivo In regime di ricovero Addestramento a curare la medicazione Addestramento alla gestione del cavo esterno Addestramento alla gestione dello stimolatore esterno Indicazione sulla compilazione del diario menzionale Aiuto per aumentare la consapevolezza del proprio corpo In regime di ricovero In regime ambulatoriale Controllo diario menzionale Controllo del sito di uscita del cavo Controllo dello stato dell’arte dell’utilizzo dello stimolatore Risposte a domande e dubbi poste dal paziente Colloquio informativo/formativo sulle implicanze dell’essere portatore di pace maker vescicale Attivazione dell’impianto Addestramento del paziente all’utilizzo del telecomando per scegliere la programmazione di stimolazione adeguata Dare indicazioni su follow-up Controllo del mantenuto beneficio ottenuto con la terapia Risposte a domande poste dal paziente* Reimpostazione del programma di stimolazione per correggere eventuali disagi Verificare la necessità di reimpostare il programma minzionale In regime ambulatoriale *gli infermieri hanno catalogato la tipologia di domande ricorrenti che risultano essere relative agli stili di vita possibili per un portatore di pace maker in seguito in collaborazione con il medico neurourologo, hanno individuato risposte omogenee al fine di presentarsi al paziente parlando un unico linguaggio. 6 Gruppo di progetto Nominativo Professionalità Dott.ssa Paola Bertapelle Sig.ra Marialuisa Rapalino Medico neurourologo Dott.ssa Ida Priotti Collaboratore sanitario esperto Servizio di appartenenza Struttura complessa di neurourologia Struttura complessa di neurourologia Direzione Sanitaria dei Presidi Dott.ssa Giuliana Centini Collaboratore sanitario esperto Organizzazione risorse umane Collaboratore sanitario esperto Il Responsabile del progetto Dott. Paola Bertapelle Ruolo Responsabile scientifico Responsabile organizzativo Coordinamento e facilitatore delle relazioni Responsabile della formazione Il Repes Aziendale Dott.ssa Ida Priotti Il Direttore Generale Dott. Alberto Andrion 7