november porc

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TRA IL GRANDE FIUME ED IL MONDO
di Gianni Leani
SEPTEMBER MORE……….... OKTOBER FEST……………….
NOVEMBER PORC…………speriamo ci sia la nebbia
September more,..ancora una volta è settembre, si cantava un tempo sull’onda di una gran bella
musica . I germanici, invece,sono passati a suo tempo al mese successivo con la loro Oktober Fest.
La bassa non poteva essere da meno. La bassa è sempre avanti di un passo rispetto al mondo che la
circonda. Non è difficile credere, quindi, che, di fronte a quelle cose, la gente di qua e di la dal Po
abbia pensato di spostarsi in avanti e celebrare il suo novembre. Nasce il November Porc da una
considerazione semplice e chiara, mai indietro un passo rispetto agli inglesi ed ai teutonici,
vivaddio. E poi c’è il “ porc” che si trasformava in strumento di vita, un tempo, ed in nettare, oggi,
proprio nel mese di novembre.
Resta in comune il “ porc” ma volete mettere la differenza?. Il maiale teutonico che nessuno di loro
è mai riuscito a trasformare in una sinfonia di sapori come lo è da queste parti, dove non esiste il
fumo dell’affumicatura ma dove quel sottile ( licenza poetica, ovviamente) velo umido che si
chiama nebbia ricopre i silenzi del fiume ed il crescere delle campagne.
November porc…..speriamo ci sia la nebbia. Questa è il titolo e l’invocazione perché è mamma
nebbia che può dare corpo, con papà maiale, a quel miracolo di sapori che si chiama culatello.
Non la nebbia putrida che la mano dell’uomo ingordo ma non goloso ha sparso a larghe mani su una
natura così amica che non ha saputo respingerla. No. Noi parliamo di quella nebbia che, anche se la
devi tagliare con il coltello, ti avvolge sana e ti fa respirare a lungo e corposamente il clima del
Grande Fiume. A’m piàas al cülatell ! Noi non siamo andati fino alla patria della finocchiona per
sciacquare i panni in Arno. Non ne abbiamo avuto né la voglia e nemmeno la capacità letteraria di
quel grande. Noi li sciacquiamo quotidianamente in Po, li stendiamo nella nebbia e li asciughiamo
in quel sole che picchia sulla testa della gente ammorbidita nell’ autunno dalla nebbia. Ci piace il
culatello. Ed anche la nebbia che ne è la mamma.
Oggi c’è chi si chiede : “ma come fai ad andare in giro con tanta nebbia “ ? Semplice. La nebbia è
nata prima delle macchine e la gente, qui intorno, è sempre andata in giro lo stesso. Oddio, ti
capitava di fare un brugolone per terra perché non vedevi la buca o l’ostacolo, ma era un ribaltone
come tanti. Non t’avviticchiavi ad alta velocità contro un palo. Roba vecchia, dirà qualcuno. Meglio
antico e vivo che moderno, veloce e ferito o, magari, morto, rispondo io.
Maledetta nebbia,dice ancora qualcuno. A questi anche l’aria, se non la possono usare per qualche
sporcaccioneria, dà sommamente fastidio. Il Grande Fiume, quella gente lì, l’ha trasformato in
pòpò. La nebbia è un prodotto della natura. Lei la fabbrica con milioni di anni di esperienza. Un
brevetto antico. Quando sparisce per mano dell’uomo, vuol dire che l’uomo ha fatto delle cose più o
meno brutte per cancellarla.
E quelle cose si pagano. Dopo, molto dopo, ma si pagano. Sempre.
Bando alle digressioni.
L’Oktober fest viene da lontano, lassù, nel paese dove il porco si chiama schwein: da noi il
novembre si chiama porc ed il maiale gozén ed è bello così.
Con lui il lambrusco e la fortana, vini che il mondo ha cercato di copiarci. Qualcuno dirà che il
mondo ha inventato la Coca Cola ed altro ancora. Ma vuoi mettere la diversità. La Coca
( Cola, s’intende) corrode mentre il lambrusco corrobora. Diverso il verbo, diversa la sostanza,
diverso il sapore ed il risultato.
La fortana più ancora. Mangiare culatello o spalla cotta con la coca è peggio che fumare erba melica
fatta su in carta da giornale. Roba da prigionieri nella steppa russa, raccontava qualcuno.
Il mariolone di Sissa, il pretone di Polesine, lo strolghino chilometrico di Zibello e la cicciolata
megagalattica di Roccabianca sono ormai il simbolo di questo mese di festa dove la gente della
bassa si riunisce e l’altra gente diventa, a pieno titolo, gente della bassa.
Questo è esattamente il contrario della discriminazione e va ben oltre l’accoglienza. Tu arrivi e sei
uno di loro. Il massimo dello stare insieme. Tra questa gente c’è il Mauro con i suoi, compreso
Oscar che, poi, è il suo alter ego. Insomma, latinorum a parte, l’è amò al Mauro.
Insieme fanno la Minestron band ed arricchiscono le singole feste che sono,poi, una festa sola.
Mauro abbranca il bidon bass e si parte. Canzoni, canzonette e canzonacce della nostra storia di
sempre, tra i confini larghi della bassa che sono i confini del mondo.
Si inizia il 3 novembre, sabato, a Sissa e si finisce il 25, domenica, a Roccabianca In mezzo, tra
Polesine e Zibello, tanta voglia di sentire, vedere, sapere, capire, gustare e, perché no, ricordare. Su
tutto domina il grande popolo della bassa che è poi il popolo del mondo. Piccolo per modo di dire,
quel mondo. Piccolo quanto si vuole ma grande come il cuore di questa nostra gente. Lo diceva e lo
scriveva Giovannino il cui spirito aleggia su questa terra dove Don Camillo e Peppone sono le facce
della stessa medaglia. La medaglia della vita semplice ma difficile come il mondo, tra la nebbia, il
sole, la pianura ed il grande fiume.
Gianni Leani
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