“La gente della mia Quito è imperterrita, paziente, aperta, raramente esce dai gangheri. È gente minuta, ce ne sta molta in un quadro di vita quotidiana, otto o nove sull’ultimo sedile di un bus urbano, tre o perfino quattro in un letto d’ospedale, venti sul pavimento di un cella, migliaia nelle processioni del Venerdì Santo per le stradine strette. L’Ecuador è un paese portatile, grande come un cappello di paglia, così piccolo che sta in qualunque cuore.” Iván Egüez