Comitato economico e sociale europeo Prima riunione della Tavola rotonda della società civile UE-Brasile DISCORSO di Mario SEPI Presidente del Comitato economico e sociale europeo _____________ Bruxelles, 7 luglio 2009 _____________ Fa fede solo il testo pronunciato IT -1Copresidente, Membri della Tavola rotonda, Signori Ambasciatori, Signore e signori, è con grande orgoglio che accolgo voi tutti alla prima riunione della Tavola rotonda della società civile UE-Brasile. Sono molto felice di vedervi qui, a concretizzare un progetto avviato due anni fa, con il lancio del Partenariato strategico UE-Brasile. L'iniziativa della presidenza portoghese del Consiglio dell'UE e del Presidente della Commissione europea Barroso, che hanno riconosciuto la necessità di sviluppare le relazioni con il Brasile, non può che essere accolta con favore. In effetti, il ruolo svolto dal Brasile - tanto in America Latina quanto sulla scena globale - ha dimostrato chiaramente all'Unione europea la necessità di intrecciare relazioni politiche più strette con questo paese. Del Brasile mi limiterò a menzionare il peso geografico e demografico, i forti legami storici e culturali che lo uniscono all'UE, il suo grande potenziale di partner commerciale, e infine il suo sistema democratico, basato su valori condivisi quali il rispetto dello Stato di diritto e dei diritti umani, la ricerca della coesione sociale e la realizzazione della prosperità economica e sociale dei paesi in via di sviluppo. Le relazioni UE-Brasile devono essere inquadrate in un contesto globale e per questo motivo il Partenariato strategico comprende un importante capitolo dedicato alla cooperazione, a livello sia regionale che internazionale. Il CESE si compiace di constatare che il ruolo del Brasile nel processo di integrazione regionale Mercosur è tuttora considerato un elemento positivo, che deve essere valorizzato ancora di più. La posizione del Brasile nel contesto internazionale sta diventando sempre più importante, e in questo processo l'UE può - e deve - essere un alleato affidabile. Le relazioni UE-Brasile avevano chiaramente bisogno di arricchirsi della dimensione della società civile. È stato per noi motivo di grande soddisfazione constatare che il Consiglio per lo sviluppo economico e sociale del Brasile (CDES) - cioè la nostra controparte istituzionale per le relazioni con la società civile brasiliana - fin dalla sua fondazione, nel 2003, ha accettato con entusiasmo l'idea di creare una struttura permanente di dialogo nel quadro del Partenariato. Fin dall'istituzione della Comunità europea nel 1958, il CESE è l'istituzione che rappresenta le organizzazioni della società civile di tutti i paesi europei. Oggi conta 344 membri, e viene regolarmene consultato dalle tre principali istituzioni dell'UE (la Commissione, il Consiglio e il Parlamento) su tutte le questioni di legislazione comunitaria che riguardano il settore economico e quello sociale. Tra le attività esercitate dal nostro Comitato in relazione alla società civile organizzata, i contatti con l'America Latina hanno sempre avuto particolare rilievo. Per questo motivo, il Comitato economico e sociale europeo ha sempre voluto stabilire un dialogo permanente con il Consiglio per lo sviluppo economico e sociale del Brasile fin dall'istituzione di quest'ultimo nel 2003. Siamo convinti che il .../... -2CDES, che conta 109 membri provenienti da tutti i settori economici e sociali del Brasile, sia un importante strumento di governance e di democrazia partecipativa in Brasile. Nell'ambito del nuovo Partenariato strategico tra il Brasile e l'UE, è stato quindi naturale per le nostre due istituzioni assumere il ruolo di rappresentanti delle organizzazioni della società civile. È così che insieme il CESE e il CDES hanno istituito un organo permanente per il dialogo della società civile, che abbiamo deciso di chiamare "Tavola rotonda della società civile". Questa nostra Tavola rotonda si propone essenzialmente di integrare il dialogo politico e il dialogo parlamentare tra l'UE e il Brasile arricchendolo di una nuova dimensione, quella appunto della società civile. Ciò è possibile soltanto rafforzando il dialogo, la comunicazione e la comprensione reciproca tra le società civili del Brasile e dell'UE. Siamo convinti che la Tavola rotonda della società civile consentirà di dare risalto al ruolo che gli organi consultivi della società civile possono svolgere nelle relazioni internazionali. Questa prima riunione della Tavola rotonda sarà dedicata a due argomenti molto importanti. Il primo, che ci è stato proposto dai nostri amici brasiliani e che abbiamo accolto senza esitare, è l'impatto sociale dell'attuale crisi economica e finanziaria. In qualità di rappresentanti dei datori di lavoro, dei lavoratori e di altre organizzazioni della società civile, dobbiamo riuscire a far sentire la nostra voce, in un momento di crisi che colpisce duramente l'attività economica e l'occupazione sia in Europa che in Brasile. Non anticiperò le conclusioni dei lavori che svolgeremo nel pomeriggio, ma sono certo che tutti concorderemo su un punto: alcune politiche specifiche dovranno essere rafforzate. Il Premio Nobel Bernardo Kliksberg ha recentemente messo in guardia dal forte rischio sociale che minaccia l'America Latina nella crisi economica attuale, nonostante il buon quadro macroeconomico della regione. L'America Latina è la regione del mondo in cui maggiori sono le disuguaglianze. La crisi colpirà soprattutto i giovani e le donne. Il numero di lavoratori in situazione di povertà aumenterà, la protezione sociale e sanitaria si indeboliranno ulteriormente, e vi sarà un calo nella frequenza scolastica che provocherà l'ingrossarsi delle file delle persone senza alcuna qualifica e dei poveri disoccupati. Alcuni di questi problemi accomunano il Brasile e l'Unione europea. Nonostante la crisi, in Brasile il tasso di occupazione resta elevato. La disuguaglianza però rappresenta un forte ostacolo allo sviluppo, e il divario tra la presenza maschile e quella femminile sul mercato del lavoro è tra i più elevati di tutta l'America Latina. In Europa la disoccupazione sta crescendo a un ritmo talmente veloce da suscitare serie preoccupazioni che, anche in caso di ripresa economica, il mercato del lavoro non si riprenderà allo stesso ritmo e il tasso di occupazione tornerà alla normalità solo diversi anni dopo che la situazione economica si sarà stabilizzata. Il secondo argomento - le risorse energetiche e i cambiamenti climatici - che esamineremo domani, è anch'esso un problema di carattere globale, che non può essere affrontato separatamente dalla crisi economica. In effetti la necessità di sviluppare risorse energetiche nuove e sostenibili e di impegnarsi .../... -3energicamente nella lotta contro i cambiamenti climatici non possono essere rinviati a causa della crisi. Al contrario, combattere questi due problemi congiuntamente è la strategia migliore. Sono ansioso conoscere le vostre idee su queste questioni di importanza vitale. A mio avviso, nuove politiche in materia di cambiamenti climatici e di energia possono - e dovrebbero - rappresentare un contributo positivo e uno stimolo alla crescita e alla creazione di posti di lavoro, e quindi alla ripresa economica. Sotto il profilo ambientale, mantenere le risorse naturali è possibile soprattutto intensificando le attività di ricerca e sviluppo nelle nuove tecnologie e nelle infrastrutture "verdi". Un'ultima cosa, certamente però non ultima in ordine d'importanza: dovremmo cogliere le opportunità offerte dalla domanda dei cosiddetti "posti di lavoro verdi". Vi è un'enorme domanda potenziale per questi posti di lavoro, specialmente in settori quali le energie rinnovabili, l'efficienza energetica, i trasporti, l'agricoltura e la silvicoltura. Signore e signori, se davvero vogliamo trovare soluzioni sostenibili a queste due crisi, sarà necessario un impegno globale che miri a una nuova governance mondiale. Per dirla in parole semplici, i problemi globali richiedono soluzioni globali. Sappiamo che i responsabili delle emissioni di gas a effetto serra e dei cambiamenti climatici sono i paesi sviluppati, ma quelli che soffriranno e continueranno a soffrire di più sono invece i paesi più poveri e le popolazioni più vulnerabili. La ricerca delle possibili soluzioni deve quindi essere condotta proprio dai paesi sviluppati. L'attuazione delle soluzioni proposte, però, deve essere concordata a livello globale, e applicata rapidamente alle popolazioni in maggiore difficoltà, soprattutto nei paesi in via di sviluppo. Con il nostro lavoro di oggi vogliamo contribuire a una globalizzazione più equa, concentrata su un'economia sostenibile e rispettosa dell'ambiente, e sulla promozione della coesione sociale in tutto il mondo. Una globalizzazione basata su una maggiore coerenza e interdipendenza nell'azione delle istituzioni mondiali, che tenga in maggiore considerazione le necessità dei paesi in via di sviluppo e che presti attenzione ai punti di vista e ai bisogni della società civile organizzata. Come comprenderete, questo ultimo punto è una priorità per il nostro Comitato e - ne sono certo anche per tutti voi. Lo sviluppo sostenibile non sarà possibile senza la consultazione delle parti sociali e senza la partecipazione della società civile organizzata ai processi di definizione delle politiche. Sono convinto che questa Tavola rotonda sia già un piccolo ma importante passo nella giusta direzione. Grazie dell'attenzione e buon lavoro. _____________