Discorsi F_CES5924

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Comitato economico e sociale europeo
Prima riunione
della Tavola rotonda della società civile
UE-Brasile
DISCORSO
di
Mario SEPI
Presidente del Comitato economico e sociale europeo
_____________
Bruxelles, 7 luglio 2009
_____________
Fa fede solo il testo pronunciato
IT
-1Copresidente,
Membri della Tavola rotonda,
Signori Ambasciatori,
Signore e signori,
è con grande orgoglio che accolgo voi tutti alla prima riunione della Tavola rotonda della società civile
UE-Brasile.
Sono molto felice di vedervi qui, a concretizzare un progetto avviato due anni fa, con il lancio del
Partenariato strategico UE-Brasile.
L'iniziativa della presidenza portoghese del Consiglio dell'UE e del Presidente della Commissione
europea Barroso, che hanno riconosciuto la necessità di sviluppare le relazioni con il Brasile, non può
che essere accolta con favore. In effetti, il ruolo svolto dal Brasile - tanto in America Latina quanto
sulla scena globale - ha dimostrato chiaramente all'Unione europea la necessità di intrecciare relazioni
politiche più strette con questo paese. Del Brasile mi limiterò a menzionare il peso geografico e
demografico, i forti legami storici e culturali che lo uniscono all'UE, il suo grande potenziale di partner
commerciale, e infine il suo sistema democratico, basato su valori condivisi quali il rispetto dello Stato
di diritto e dei diritti umani, la ricerca della coesione sociale e la realizzazione della prosperità
economica e sociale dei paesi in via di sviluppo.
Le relazioni UE-Brasile devono essere inquadrate in un contesto globale e per questo motivo il
Partenariato strategico comprende un importante capitolo dedicato alla cooperazione, a livello sia
regionale che internazionale. Il CESE si compiace di constatare che il ruolo del Brasile nel processo di
integrazione regionale Mercosur è tuttora considerato un elemento positivo, che deve essere
valorizzato ancora di più. La posizione del Brasile nel contesto internazionale sta diventando sempre
più importante, e in questo processo l'UE può - e deve - essere un alleato affidabile.
Le relazioni UE-Brasile avevano chiaramente bisogno di arricchirsi della dimensione della società
civile. È stato per noi motivo di grande soddisfazione constatare che il Consiglio per lo sviluppo
economico e sociale del Brasile (CDES) - cioè la nostra controparte istituzionale per le relazioni con la
società civile brasiliana - fin dalla sua fondazione, nel 2003, ha accettato con entusiasmo l'idea di
creare una struttura permanente di dialogo nel quadro del Partenariato.
Fin dall'istituzione della Comunità europea nel 1958, il CESE è l'istituzione che rappresenta le
organizzazioni della società civile di tutti i paesi europei. Oggi conta 344 membri, e viene regolarmene
consultato dalle tre principali istituzioni dell'UE (la Commissione, il Consiglio e il Parlamento) su
tutte le questioni di legislazione comunitaria che riguardano il settore economico e quello sociale.
Tra le attività esercitate dal nostro Comitato in relazione alla società civile organizzata, i contatti con
l'America Latina hanno sempre avuto particolare rilievo. Per questo motivo, il Comitato economico e
sociale europeo ha sempre voluto stabilire un dialogo permanente con il Consiglio per lo sviluppo
economico e sociale del Brasile fin dall'istituzione di quest'ultimo nel 2003. Siamo convinti che il
.../...
-2CDES, che conta 109 membri provenienti da tutti i settori economici e sociali del Brasile, sia un
importante strumento di governance e di democrazia partecipativa in Brasile.
Nell'ambito del nuovo Partenariato strategico tra il Brasile e l'UE, è stato quindi naturale per le nostre
due istituzioni assumere il ruolo di rappresentanti delle organizzazioni della società civile. È così che
insieme il CESE e il CDES hanno istituito un organo permanente per il dialogo della società civile,
che abbiamo deciso di chiamare "Tavola rotonda della società civile".
Questa nostra Tavola rotonda si propone essenzialmente di integrare il dialogo politico e il dialogo
parlamentare tra l'UE e il Brasile arricchendolo di una nuova dimensione, quella appunto della società
civile. Ciò è possibile soltanto rafforzando il dialogo, la comunicazione e la comprensione reciproca
tra le società civili del Brasile e dell'UE. Siamo convinti che la Tavola rotonda della società civile
consentirà di dare risalto al ruolo che gli organi consultivi della società civile possono svolgere nelle
relazioni internazionali.
Questa prima riunione della Tavola rotonda sarà dedicata a due argomenti molto importanti. Il primo,
che ci è stato proposto dai nostri amici brasiliani e che abbiamo accolto senza esitare, è l'impatto
sociale dell'attuale crisi economica e finanziaria. In qualità di rappresentanti dei datori di lavoro, dei
lavoratori e di altre organizzazioni della società civile, dobbiamo riuscire a far sentire la nostra voce,
in un momento di crisi che colpisce duramente l'attività economica e l'occupazione sia in Europa che
in Brasile.
Non anticiperò le conclusioni dei lavori che svolgeremo nel pomeriggio, ma sono certo che tutti
concorderemo su un punto: alcune politiche specifiche dovranno essere rafforzate. Il Premio Nobel
Bernardo Kliksberg ha recentemente messo in guardia dal forte rischio sociale che minaccia l'America
Latina nella crisi economica attuale, nonostante il buon quadro macroeconomico della regione.
L'America Latina è la regione del mondo in cui maggiori sono le disuguaglianze. La crisi colpirà
soprattutto i giovani e le donne. Il numero di lavoratori in situazione di povertà aumenterà, la
protezione sociale e sanitaria si indeboliranno ulteriormente, e vi sarà un calo nella frequenza
scolastica che provocherà l'ingrossarsi delle file delle persone senza alcuna qualifica e dei poveri
disoccupati.
Alcuni di questi problemi accomunano il Brasile e l'Unione europea. Nonostante la crisi, in Brasile il
tasso di occupazione resta elevato. La disuguaglianza però rappresenta un forte ostacolo allo sviluppo,
e il divario tra la presenza maschile e quella femminile sul mercato del lavoro è tra i più elevati di tutta
l'America Latina. In Europa la disoccupazione sta crescendo a un ritmo talmente veloce da suscitare
serie preoccupazioni che, anche in caso di ripresa economica, il mercato del lavoro non si riprenderà
allo stesso ritmo e il tasso di occupazione tornerà alla normalità solo diversi anni dopo che la
situazione economica si sarà stabilizzata.
Il secondo argomento - le risorse energetiche e i cambiamenti climatici - che esamineremo domani, è
anch'esso un problema di carattere globale, che non può essere affrontato separatamente dalla crisi
economica. In effetti la necessità di sviluppare risorse energetiche nuove e sostenibili e di impegnarsi
.../...
-3energicamente nella lotta contro i cambiamenti climatici non possono essere rinviati a causa della crisi.
Al contrario, combattere questi due problemi congiuntamente è la strategia migliore.
Sono ansioso conoscere le vostre idee su queste questioni di importanza vitale. A mio avviso, nuove
politiche in materia di cambiamenti climatici e di energia possono - e dovrebbero - rappresentare un
contributo positivo e uno stimolo alla crescita e alla creazione di posti di lavoro, e quindi alla ripresa
economica. Sotto il profilo ambientale, mantenere le risorse naturali è possibile soprattutto
intensificando le attività di ricerca e sviluppo nelle nuove tecnologie e nelle infrastrutture "verdi".
Un'ultima cosa, certamente però non ultima in ordine d'importanza: dovremmo cogliere le opportunità
offerte dalla domanda dei cosiddetti "posti di lavoro verdi". Vi è un'enorme domanda potenziale per
questi posti di lavoro, specialmente in settori quali le energie rinnovabili, l'efficienza energetica, i
trasporti, l'agricoltura e la silvicoltura.
Signore e signori,
se davvero vogliamo trovare soluzioni sostenibili a queste due crisi, sarà necessario un impegno
globale che miri a una nuova governance mondiale. Per dirla in parole semplici, i problemi globali
richiedono soluzioni globali. Sappiamo che i responsabili delle emissioni di gas a effetto serra e dei
cambiamenti climatici sono i paesi sviluppati, ma quelli che soffriranno e continueranno a soffrire di
più sono invece i paesi più poveri e le popolazioni più vulnerabili. La ricerca delle possibili soluzioni
deve quindi essere condotta proprio dai paesi sviluppati. L'attuazione delle soluzioni proposte, però,
deve essere concordata a livello globale, e applicata rapidamente alle popolazioni in maggiore
difficoltà, soprattutto nei paesi in via di sviluppo.
Con il nostro lavoro di oggi vogliamo contribuire a una globalizzazione più equa, concentrata su
un'economia sostenibile e rispettosa dell'ambiente, e sulla promozione della coesione sociale in tutto il
mondo. Una globalizzazione basata su una maggiore coerenza e interdipendenza nell'azione delle
istituzioni mondiali, che tenga in maggiore considerazione le necessità dei paesi in via di sviluppo e
che presti attenzione ai punti di vista e ai bisogni della società civile organizzata.
Come comprenderete, questo ultimo punto è una priorità per il nostro Comitato e - ne sono certo anche per tutti voi. Lo sviluppo sostenibile non sarà possibile senza la consultazione delle parti sociali
e senza la partecipazione della società civile organizzata ai processi di definizione delle politiche.
Sono convinto che questa Tavola rotonda sia già un piccolo ma importante passo nella giusta direzione.
Grazie dell'attenzione e buon lavoro.
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