SINTESI DELL’INTERVENTO DEL DOTT. MAURICE PETITOU Nel 1978, Jean Choay, proprietario dei "Laboratori Choay" decise di lanciare un programma di ricerca sull’eparina. Il “Laboratorio Choay” era leader nel mercato delle eparine, grazie al successo di Calciparina, la prima eparina a basse dosi venduta in siringhe monouso. Jean Choay mi chiamò allora per completare in qualità di chimico l’“Heparin Choay Team", l'équipe di ricerca da lui diretta, che contava anche sulla presenza del biochimico Jean-Claude Lormeau. Jean Choay aveva in mente di ottenere, a partire da complessi eterogenei di polisaccaridi eparinici, delle specie più pure che avrebbero potuto costituire il principio attivo di nuovi farmaci più efficaci e/o meglio tollerati. Aveva persino anticipato che i composti ultimi avrebbero potuto essere ottenuti interamente tramite sintesi chimica, permettendo così di affrancarsi dall’origine animale del prodotto. Quest’ultimo aspetto rappresentava la principale ragione della mia assunzione. Molto rapidamente iniziai a lavorare sulla caratterizzazione chimica di frazioni di eparina a basso peso molecolare già ottenute da Jean-Claude Lormeau e Jean Choay, tramite estrazione a partire dall’eparina. Successivamente abbiamo messo a punto un metodo chimico che permettesse di ottenere tali prodotti in grandi quantità. Questo segnò la nascita delle eparine a basso peso molecolare, per noi la Fraxiparina. Parallelamente, stavamo conducendo altri esperimenti che ci permisero di mostrare che una sequenza pentasaccaridica particolare giocava un ruolo critico nell’espressione dell’attività anticoagulante dell’eparina. Questa sequenza è stata caratterizzata in parte dal nostro gruppo, in parte grazie all’aiuto essenziale dell’équipe del Professor Casu, della sua NMR e, in parte, anche da altre équipe in Svezia e negli Stati Uniti. Qualche anno prima era stato dimostrato che l’effetto anticoagulante dell'eparina veniva mediato da una proteina plasmatica, l'antitrombina che, attivata dall’eparina, inibiva diversi fattori della coagulazione. Avevamo allora scoperto che la sequenza pentassaccaridica evocata in precedenza era capace di attivare l’antitrombina verso l’inibizione selettiva di un unico fattore della coagulazione, il fattore Xa. La tappa successiva fu la riproduzione tramite sintesi chimica della sequenza pentasaccaridica. La prima sintesi fu realizzata nel 1983, presso l’Istituto Choay, con la collaborazione del Professor Sinaÿ, chiamato come consulente da Jean Choay. Abbiamo così ottenuto qualche milligrammo di prodotto, sufficiente per verificare nei modelli animali che possedesse le attese proprietà antitrombotiche. Il nostro compito è consistito poi nell’ottimizzarne la struttura, in modo da farne un principio attivo da farmaco. 3 Infine, le nostre équipe di sviluppo, in collaborazione con quelle di Organon, hanno effettuato un enorme lavoro per mettere a punto la produzione di uno dei principi attivi più sofisticati nell’industria farmaceutica. Tuttavia, c’era un altro ostacolo da superare, bisognava dimostrare la validità dell’ipotesi farmacologica di partenza, in altri termini, dimostrare che un inibitore selettivo del fattore Xa era un efficace agente antitrombotico anche nell’uomo. Le nostre équipe di sviluppo clinico hanno realizzato questo progetto attraverso studi clinici che hanno reclutato circa 10.000 pazienti in chirurgia ortopedica, una chirurgia ad alto rischio di trombosi. In questi studi, fondaparinux sodico (Arixtra) ha dimostrato una notevole efficacia: l'iniezione quotidiana in un’unica dose di 2,5 milligrammi produceva un effetto antitrombotico superiore a quello del prodotto di riferimento, l'enoxaparina, iniettato con una dose di 40 milligrammi una volta al giorno o con una dose di 30 milligrammi due volte al giorno. Diversi altri studi hanno ora dimostrato che fondaparinux è superiore, o almeno altrettanto efficace, a qualsiasi altro trattamento antitrombotico utilizzato oggi in diverse situazioni cliniche. Disponiamo quindi ora di un nuovo potente antitrombotico, ben tollerato e di facile utilizzo (un unico dosaggio per la prevenzione della trombosi, una sola iniezione quotidiana indipendentemente dall'indicazione). L'origine sintetica di questo prodotto e il fatto che si leghi esclusivamente ad una proteina del plasma bene definita, l'antitrombina, ne fanno un prodotto più sicuro, che non dovrebbe presentare gli effetti secondari tipici dell’eparinoterapia come l’osteoporosi e le trombosi associate alle trombocitopenie. Jean Choay non è più tra noi per contemplare il frutto delle sue anticipazioni. Questo frutto è potuto maturare grazie allo sforzo di tutte le persone – e sono numerose – che un giorno sono state legate a questo progetto. In questa sede, voglio ringraziare sinceramente tutti i presenti che vi hanno contribuito. IL DOTT. PETITOU E’ RESPONSABILE DELL’UNITA’ DI EMIOBIOLOGIA DEL CENTRO RICERCHE SANOFI-SYNTHELABO DI TOLOSA 4 SINTESI DELL’INTERVENTO DEL PROF. BENITO CASU Collaborazione italiana alla progettazione ed allo studio delle basi molecolari dell’attività antitrombotica del pentasaccaride fondaparinux Il gruppo di ricerca “Carbohydrate Sciences” dell’Istituto Ronzoni ha collaborato strettamente con il gruppo francese sin dalla fase di progettazione del pentasaccaride che avrebbe dovuto riprodurre la struttura del sito attivo dell’eparina per l’antitrombina. Il confronto degli spettri di risonanza magnetica di frazioni e frammenti di eparina con alta affinità per l’antitrombina ha permesso di evidenziare segnali NMR correlabili al sito attivo, ed in seguito di confermare la struttura del pentasaccaride naturale e di sue varianti. La collaborazione è continuata per diversi anni con la caratterizzazione strutturale di intermedi e del prodotto finale di sintesi. Con l’apporto di calcoli teorici di ricercatori del Laboratorio di Chimica delle Macromolecole del Consiglio Nazionale delle Ricerche, lo studio NMR di numerosi frammenti sintetici contenenti diverse varianti della sequenza del pentasaccaride ha permesso di determinare la struttura tridimensionale di detti frammenti e di evidenziare una caratteristica unica delle unità componenti di acido iduronico. Essendo in grado di assumere diverse forme indipendentemente dal loro dintorno molecolare, queste unità conferiscono alle sequenze che li contengono una grande versatilità di interazione, che facilita la formazione di complessi con proteine, in particolare con l’antitrombina. I suddetti studi in collaborazione sono stati recentemente ripresi, portando per la prima volta alla determinazione della struttura tridimensionale assunta dal pentasaccaride combinandosi all’antitrombina (conformazione “attiva”). Detti studi hanno anche permesso di razionalizzare il ruolo di altri gruppi del pentasaccaride non direttamente coinvolti nell’interazione con l’antitrombina, ma importanti nel determinare l’attività antitrombotica del complesso. IL PROF. BENITO CASU È COORDINATORE SCIENTIFICO ALL’ISTITUTO DI RICERCHE CHIMICHE E BIOCHIMICHE “G. RONZONI” DI MILANO 5 SINTESI DELL’INTERVENTO DEL PROF. FRANCO PIOVELLA Il premio Galeno viene quest’anno meritatamente assegnato al fondaparinux per gli importanti risultati ottenuti sia nella prevenzione che nella terapia della malattia Tromboembolica venosa (Tev). La molecola è stata studiata chimicamente in Francia, ma è l’Italia in particolare ad aver svolto un ruolo rilevante dal punto di vista della ricerca clinica. A partire dagli anni ’90 i contributi italiani nel settore della prevenzione e della terapia della trombosi venosa sono numerosi e determinanti: nel ’96 il New England Journal of Medicine (NEJM) pubblica i risultati dello studio Tasman che ha confrontato una molecola ‘progenitrice’ del fondaparinux cioè l’eparina a basso peso molecolare (nadroparina) con l’eparina non frazionata nella terapia della Trombosi venosa profonda (Tvp). Lo studio è rilevante, almeno per due motivi: dimostra per la prima volta che i pazienti con trombosi venosa profonda possono essere trattati a casa, evitando così lunghi ricoveri e che si possono ridurre notevolmente i costi ospedalieri dovuti alla Tev. L’Italia contribuisce in modo sostanziale a questo studio: più di un terzo dei pazienti sono arruolati nei centri di Padova e Pavia, i rimanenti in Australia, Nuova Zelanda e altri Paesi europei. Nel ’97 viene pubblicato un secondo studio (Columbus, sempre su NEJM), con un’altra eparina a basso peso molecolare, che dimostra che non solo la trombosi venosa profonda ma anche l’embolia polmonare - malattia considerata in genere di gravità superiore - può essere trattata con le stesse dosi di eparina utilizzate per la Tev. Anche in questo studio i due centri che hanno arruolato più pazienti sono risultati Padova e Pavia. Questi importanti risultati hanno portato i ricercatori italiani ad essere cooptati nel disegno di studi multicentrici internazionali o invitati a partecipare al comitato di gestione di tali ricerche. Gli studi sulla prevenzione della trombosi con fondaparinux sono l’espressione di uno sforzo notevole con pochi precedenti confrontabili: più di 7mila pazienti arruolati in 4 studi dall’identico disegno per valutare l’efficacia del fondaparinux nel prevenire le Tev e l’embolia polmonare nelle tre circostanze più importanti della chirurgia ortopedica: chirurgia del ginocchio, dell’anca e nella frattura di femore. In questi 4 studi - che hanno confrontato l’eparina a basso peso molecolare più impiegata al mondo (enoxaparina) col fondaparinux - è stato dimostrato che il fondaparinux ha ridotto l’incidenza di trombosi venosa profonda del 55%. Si tratta di un risultato straordinario che ha pochi confronti in medicina. Con l’enoxaparina le persone sottoposte a protesi di ginocchio hanno il 27% di rischio di trombosi, mentre con il fondaparinux il rischio scende al 12%; per la protesi d’anca il rischio con l’eparina è attorno al 10% e con il nuovo farmaco è meno del 5%. Inoltre, lo studio Penthifra Plus ha confermato come la 6 profilassi prolungata, cioè proseguita dopo la dimissione ospedaliera in seguito ad intervento di chirurgia maggiore, per un periodo di circa 20 giorni, riduce del 94% il rischio di trombosi. Infine è giusto ricordare che è attualmente in corso uno studio (Expert) - di cui sono il coordinatore assieme ai colleghi Fanelli e Cherubino - che mira a valutare il fondaparinux in chirurgia ortopedica nei pazienti sottoposti ad anestesia epidurale, in genere considerata una controindicazione all’uso di farmaci anticoagulanti. Passando poi dalla prevenzione - in cui il nuovo farmaco si è dimostrato così efficace – alla terapia di Tev ed embolia polmonare, va anche in questo caso ricordato che l’Italia ha partecipato fin dall’inizio agli studi dello sviluppo del farmaco: lo studio Rembrandt, pubblicato nel 2000 su Circulation, di fase II, è servito a trovare il dosaggio ideale, mentre gli ultimi due in ordine di tempo, Matisse PE e Matisse DVT, ne hanno dimostrato l’efficacia clinica. Il primo, pubblicato il 30 ottobre 2003 su NEJM, ha dimostrato che il fondaparinux è altrettanto efficace (sfiorando la superiorità) rispetto all’eparina a basso peso molecolare nel trattamento dell’embolia polmonare. Il secondo, che ha dimostrato la stessa efficacia del fondaparinux rispetto alla enoxaparina nel trattamento della trombosi venosa profonda, verrà pubblicato nelle prossime settimane. A dimostrazione ulteriore dell’importanza che ormai i ricercatori italiani hanno assunto in questo settore, 7 Paesi asiatici (Cina, Taiwan, Malesia, Indonesia, Filippine, Corea del Sud e Thailandia) hanno chiesto al Policlinico S. Matteo di Pavia di condurre uno studio che valutasse l’incidenza della trombosi in chirurgia ortopedica nei rispettivi Paesi. Dopo un periodo di “training”, i centri coinvolti hanno inviato a Pavia le flebografie post-operatorie da sottoporre al giudizio del comitato responsabile della registrazione del numero di eventi. Questo studio ha dimostrato che in questi Paesi, dove la profilassi non viene attuata per la scarsa comprensione del rischio trombotico, la Tev ha un’incidenza superiore al 40%, confermando quindi, se ci fossero dubbi residui, che nonostante le procedure chirurgiche più avanzate, i tempi ridotti, la mobilizzazione precoce, la trombosi venosa profonda è un serio problema e la profilassi va non solo applicata ma migliorata, possibilmente con nuovi farmaci. IL PROF. PIOVELLA E’ DIRETTORE DEL SERVIZIO TROMBOEMBOLICHE DEL POLICLINICO S. MATTEO DI PAVIA MALATTIE 7 IL PREMIO GALENO Il ‘Prix Galien’ è nato in Francia nel 1970, per iniziativa del farmacista Roland Mehl, per promuovere lo sviluppo e la ricerca nel campo farmaceutico, premiando ogni anno le molecole più innovative cioè quelle di recente introduzione che hanno rappresentato una decisa innovazione nel campo terapeutico per il quale sono state approvate. LE EDIZIONI NAZIONALI Dopo le prime edizioni limitate alla Francia, si sono aggiunti i riconoscimenti nazionali assegnati ogni anno da apposite giurie di esperti in Germania, Spagna, Olanda, Portogallo, Regno Unito, Belgio, Svizzera, Italia, Irlanda, Stati Uniti, Canada, Messico e Argentina. GALENO IN ITALIA In Italia la prima edizione del Galeno è stata indetta nel 1992. In quell’occasione il premio fu assegnato alla CICLOSPORINA prodotta da Novartis (allora Sandoz). Ecco i vincitori di tutte le edizioni successive da allora ad oggi: 1993, alla LACIDIPINA, calcioantagonista di terza generazione di Glaxo Wellcome; nel 1994, alla RIFABUTINA di Pharmacia, antimicotico specifico per il M. tuberculosis, ma attivo anche sui micobatteri atipici; nel 1995 e nel 1996 non è stato attribuito nel 1997, alla FOLLITROPINA BETA, preparato ricombinante di origine biotecnologica della Organon per il trattamento ormonale della sterilità femminile; nel 1998, al LOSARTAN, capostipite dei sartani, nuova classe di antipertensivi della Merck, Sharp & Dohme; nel 1999, al BASILIXIMAB, anticorpo monoclonale della Novartis che ha fatto registrare significativi passi avanti nel controllo del rigetto post-trapianto; nel 2000, al ROFECOXIB, farmaco antinfiammatorio non steroideo inibitore selettivo della COX 2, dalla ricerca Merck Sharp&Dohme nel 2001, a MOXIFLOXACINA, antibiotico di III generazione della classe dei fluorochinoloni, specifico per le infezioni gravi dell’apparato respiratorio, polmoniti in primis, sviluppato da Bayer nel 2002, a IMATINIB (Glivec), frutto della ricerca Novartis e capostipite di una nuova classe di agenti antiproliferativi per il trattamento della leucemia mieloide cronica (LMC) e dei tumori GIST (Gastrointestinal Stromal Tumors) nel 2003 a FONDAPARINUX di Sanofi-Synthélabo, primo anticoagulante completamente di sintesi per la trombosi venosa profonda. Oltre al riconoscimento al farmaco e all’azienda che ha sviluppato la molecola vincitrice (quest’anno Sanofi-Synthélabo), vengono assegnati anche: 8 premio al giovane ricercatore nell’università (in denaro) premio al giovane ricercatore nell’industria (in denaro) premio alla carriera nell’università (medaglia e diploma) premio alla carriera nell’industria (medaglia e diploma) Sanofi-Synthélabo è tra le aziende che hanno ricevuto più premi Galeno. Tra tutti ricordiamo i riconoscimenti: alle molecole: 1988,1994: fraxiparina 2000: clopidogrel 2003: fondaparinux alla ricerca: 1986: premio Galeno a 3 ricercatori per la definizione del meccanismo molecolare dell’eparina nella prevenzione della malattia tromboembolitica 1987: premio Galeno ad altri 3 ricercatori per la scoperta e lo sviluppo della ticlopidina 1996: premio Galeno a 2 ricercatori per i lavori sui recettori dei neuropeptidi 2001: premio Galeno a Luciano Manara, direttore del centro Ricerche Sanofi-Midy di Milano. LA GIURIA ITALIANA A conferire il premio italiano è una giuria altamente qualificata, presieduta da Rodolfo Paoletti, direttore dell’Istituto di Scienze Farmacologiche dell’Università di Milano e preside della facoltà di Farmacia composta da 12 autorevoli personalità, prestigiosi esponenti della ricerca e della clinica italiana. LE EDIZIONI INTERNAZIONALI Nel 1990 il Prix Galien è diventato internazionale: ogni due anni la giuria assegna un ulteriore riconoscimento, il Galien International, ad un farmaco selezionato tra i vincitori dei vari Paesi. Il premio può anche essere assegnato ex-aequo. E’ tuttavia solo dal 1996 che al Galeno viene riconosciuta ufficialmente la valenza internazionale. 9 Le ultime due edizioni del Galeno International sono state conferite: nel 2000, all’INFLIXIMAB di Schering Plough, primo anticorpo monoclonale anti – Tnf alfa per la malattia di Crohn nel 2002, a IMATINIB (Glivec) L’edizione del 2004 sarà assegnata a Lisbona nell’ottobre di quest’anno. Uno dei maggiori candidati è il fondaparinux vincitore dell’edizione italiana. PERCHE’ GALENO Claudio Galeno è stato, insieme ad Ippocrate, il più celebre medico del mondo antico. Nato nel 129 d.C. a Pergamo (Asia Minore), studiò ad Alessandria, per poi far ritorno nella città d'origine, dove cominciò ad esercitare la professione. Successivamente si trasferì a Roma, come medico alla corte di Marco Aurelio e dei suoi successori. Fondatore della fisiologia sperimentale e della medicina sistematica, sino al Rinascimento ebbe considerazione pari a quella di Aristotele in filosofia. Nelle malattie, a differenza di Ippocrate, valorizzò la perturbazione locale, cioè quella dei singoli organi. A Galeno vengono attribuiti oltre quattrocento scritti suddivisibili in sette gruppi: anatomia, patologia, terapia, diagnostica e prognostica, commentari agli scritti ippocratici, filosofia e grammatica. A noi ne sono pervenuti 108. Il più noto è il Methodus medendi, che riassume il metodo galenico e per lungo tempo costituì il testo fondamentale dell'insegnamento medico. Morì a Roma nel 199. Claudio Galeno ha legato il proprio nome a una categoria di preparati farmaceutici – i galenici, appunto - e viene correttamente considerato il padre della farmacologia moderna. Come detto è stato il primo a impostare il ragionamento clinico, suggerendo di formulare la diagnosi soltanto dopo un’attenta e sistematica osservazione del paziente. Nell’enorme mole di lavori che ha lasciato ai posteri, Galeno ha sottolineato l’importanza della posologia, affermando: «Il metodo terapeutico si basa sulla qualità delle droghe, il modo e il tempo della somministrazione, che sono specifici per ogni malato. E’ importante anche determinare la quantità esatta rispetto alla robustezza del paziente». L’opera più specifica di Galeno si intitola “De simplicium medicamentorum temperamentis et facultatibus”; per la prima volta si elencano 473 rimedi di origine vegetale, minerale e animale, alcuni dei quali sono medicamenti sorprendentemente articolati e composti, come per esempio la triaca, che contiene ben 73 principi attivi. Una figura insomma in grande anticipo sui tempi, che coincide perfettamente con gli intenti del premio che le è stato intitolato. 10 FONDAPARINUX, MOLECOLA CAPOSTIPITE DI UNA NUOVA CLASSE TERAPEUTICA La nuova classe di antitrombotici inaugurata da fondaparinux è quella degli inibitori selettivi del fattore Xa. Differenze con i farmaci tradizionali I farmaci antitrombotici tradizionali (eparina, eparina a basso peso molecolare e antagonisti della vitamina K) agiscono contemporaneamente a differenti livelli della cosiddetta ‘cascata coagulativa’, l’insieme dei complessi meccanismi che grazie all’intervento in successione di diversi fattori (noti come “fattori della coagulazione”) portano alla formazione di un coagulo piastrinico e fibrinico in risposta a stimoli quali: la lesione della parete di un vaso sanguigno, infezioni, infiammazioni e aterosclerosi. Ciò significa che in pratica i farmaci tradizionali non hanno un effetto mirato, ma influenzano numerosi fattori della coagulazione. Meccanismo d’azione altamente selettivo Il fondaparinux invece è il primo farmaco in grado di bloccare selettivamente (legandosi con l’antitrombina III, il più potente inibitore naturale della coagulazione) un unico fattore della coagulazione, il fattore Xa situato nella fase centrale e cruciale della ‘cascata coagulativa’ e che costituisce pertanto un target chiave della terapia antitrombotica e antiembolica. Perché è più efficace L’inibizione di una sola molecola di fattore Xa impedisce la formazione di ben 50 molecole di trombina, il precursore della coagulazione. Il fondaparinux potenzia di 300 volte l’effetto inibitorio naturale dell’antitrombina III nei confronti del fattore Xa. Questa inibizione selettiva del fattore Xa consente un’efficace interruzione della cascata coagulativa, evitando così la formazione e l’estendersi dei trombi. L’efficacia antitrombotica del fondaparinux, dimostrata in 4 studi clinici condotti sugli interventi di chirurgia ortopedica dell’anca e del ginocchio, supera di oltre il 50% quella dell’ultima generazione di farmaci costituiti da eparina. Una sostanza interamente di sintesi Fondaparinux è una molecola di piccole dimensioni, pura ed originale, formata da cinque unità di saccaridi (zucchero), ottenuta interamente per sintesi chimica. Essendo sintetica, offre molti vantaggi rispetto alle eparine tradizionali (non frazionate e a basso peso molecolare) di origine animale. Con il fondaparinux non esiste infatti la possibilità di contagio da eventuali agenti patogeni di origine animale, come i prioni. 11 Come agisce Grazie alla sua rapida insorgenza d’azione, fondaparinux va somministrato per via sottocutanea dopo almeno 6 ore dall’intervento chirurgico. Ciò costituisce un enorme vantaggio rispetto all’eparina che, in Europa, viene somministrata prima dell’intervento, fattore che può creare problemi di sanguinamenti intraoperatori al chirurgo, soprattutto in caso di pazienti che devono essere operati d’urgenza (ad esempio per frattura dell’anca) o che hanno maggiore tendenza alle emorragie a seguito di terapie anticoagulanti. La somministrazione postoperatoria di una dose di 2,5 mg di fondaparinux una volta al giorno, invece, indipendentemente dalle caratteristiche del paziente (età, sesso, peso, tipo di anestesia, durata dell’intervento chirurgico), consente di standardizzare e pertanto di semplificare la profilassi a livello globale, per ogni tipo di paziente. La sua prolungata emivita assicura una protezione antitrombotica di 24 ore, per cui è necessaria una sola iniezione al giorno, in qualsiasi situazione clinica. La siringa di sicurezza del fondaparinux Gli operatori sanitari sono spesso soggetti a punture accidentali da aghi. Secondo dati recenti, 1 infermiere su 5 riferisce una lesione all’anno da puntura accidentale d’ago, circa il 20% delle quali dovute ad aghi utilizzati per somministrazioni sottocutanee. I potenziali rischi di contaminazione sono oggi evidenti e tanto preoccupanti che i governi di tutto il mondo hanno attuato misure legislative per la limitazione delle punture accidentali da aghi. Grazie alla dose unica da 2,5 mg per tutti i pazienti, fondaparinux può essere messo a disposizione in siringhe monouso, pre-riempite e dotate di un esclusivo sistema di protezione dell’ago specificamente progettato per ridurre il rischio di puntura accidentale dopo l’uso: una volta iniettato il liquido sottocute l’ago si ritrae automaticamente all’interno della siringa grazie ad una capsula sotto pressione. Queste caratteristiche, unite alla maggiore efficacia dimostrata nei 4 studi clinici che hanno portato alla sua approvazione in chirurgia ortopedica maggiore, rappresentano vantaggi importanti e significativi rispetto agli altri antitrombotici attualmente disponibili. Fondaparinux sodico è stato scoperto dal dottor Maurice Petitou, responsabile dell’Unità di Emobiologia del Centro Ricerche Sanofi-Synthélabo di Tolosa, ed è stato sviluppato congiuntamente da Sanofi-Synthélabo e Organon. 12 I PUNTI DI FORZA DI FONDAPARINUX 1. E’ la prima molecola di una nuova classe terapeutica: gli inibitori selettivi del fattore della coagulazione Xa 2. Offre un miglioramento significativo dell’efficacia rispetto alle eparine a basso peso molecolare 3. Analogamente alle eparine, è ben tollerato 4. Viene somministrato una volta al giorno con iniezione sottocutanea, a partire da 6-8 ore dall’intervento chirurgico di ortopedia maggiore 5. E’ totalmente di sintesi 6. Non ha interazioni con le piastrine 7. E’ somministrato con una siringa monouso dotata di un sistema automatico di protezione dell’ago 8. E’ economicamente conveniente 13 LE TAPPE SIGNIFICATIVE DELLA RICERCA SULL’INIBIZIONE DEL FATTORE XA 1990 Inizio dello sviluppo preclinico Luglio 1994 Risultati di Fase IIa: l’inibitore specifico del fattore Xattivato (Xa) è un efficace agente antitrombotico Settembre 2000 Presentazione dei risultati preliminari degli studi di Fase III Dicembre 2000 Presentazione dei risultati degli studi di Fase III nella prevenzione del tromboembolismo venoso dopo chirurgia ortopedica maggiore, in occasione della sessione plenaria del congresso dell’American Society of Hematology (ASH) a San Francisco Febbraio 2001 Presentazione del dossier per la registrazione di fondaparinux in Europa e negli Stati Uniti Aprile 2001 Ottenimento di una «Procedura Prioritaria» di 6 mesi per fondaparinux da parte della Food and Drug Administration (FDA) negli Stati Uniti Agosto 2001 Ottenimento di una « Approvable Letter » per fondaparinux da parte della Food and Drug Administration (FDA) negli Stati Uniti Dicembre 2001 Approvazione della Food and Drug Administration (FDA) negli Stati Uniti Parere favorevole del Committee for Proprietary Medicinal Products (CPMP) in Europa Marzo 2002 Fondaparinux ottiene l’Autorizzazione Commercio nell’Unione Europea Aprile 2003 Fondaparinux è disponibile anche in Italia all’Immissione in 14 GLI 8 MAGGIORI STUDI CLINICI SUL FONDAPARINUX L’efficacia di fondaparinux (disponibile dal 2002 sia negli Stati Uniti che in Europa) è stata dimostrata da ben 8 studi clinici internazionali multicentrici. I 4 studi di Fase III per lo sviluppo di fondaparinux in chirurgia ortopedica maggiore (sostituzione protesica d’anca e ginocchio) costituiscono il più ampio programma di sviluppo, mai messo in atto fino ad oggi, per un farmaco antitrombotico nella profilassi del TEV in chirurgia ortopedica. Inoltre, fondaparinux è l’unico farmaco antitrombotico sviluppato per la profilassi del TEV nella chirurgia per frattura d’anca, una condizione a rischio elevatissimo di TEV. I risultati di questo programma hanno dimostrato che fondaparinux è inequivocabilmente più efficace dell’eparina a basso peso molecolare (enoxaparina) nella profilassi del TEV in pazienti sottoposti a chirurgia ortopedica maggiore, con una riduzione globale del rischio altamente significativa del 55.2% in favore di fondaparinux (p=10-17), dal 13.7% al 6.8%. La maggior efficacia di questo farmaco non ha comportato un aumento del rischio di emorragie clinicamente significative. Di fatto, in tutti gli studi l’incidenza di sanguinamenti fatali, in organi critici o che richiedevano un reintervento, è risultata sovrapponibile nei due gruppi. I 4 studi - pubblicati su Lancet e New England Journal of Medicine, le due principali riviste mediche internazionali, condotti in 24 Paesi e in 300 centri di tutto il mondo hanno reclutato complessivamente 7.344 pazienti, di cui la metà circa negli Stati Uniti e in Canada, i rimanenti in Europa, America Latina, Sudafrica e Australia, con una rappresentanza di ogni gruppo etnico, di tutti i tipi di tecnica chirurgica anche su pazienti anziani con moderata insufficienza renale. La dose somministrata è stata per tutti i pazienti di 2,5 mg di fondaparinux una volta al giorno per via sottocutanea. I 4 studi sono stati svolti su tre gruppi complementari di pazienti: sottoposti a interventi chirurgici per protesi totale dell’anca (studio PENTATHLON 2000 ed EPHESUS), a interventi di chirurgia maggiore al ginocchio (studio PENTAMAKS) e operati per frattura dell’anca (studio PENTHIFRA). Il parametro primario di efficacia era rappresentato dal TEV (definito come trombosi venosa profonda o embolia polmonare, o entrambe) valutato mediante flebografia ascendente bilaterale delle gambe con mezzo di contrasto, l’esame raccomandato dalle linee guida internazionali per la valutazione di nuovi farmaci antitrombotici nei pazienti sottoposti a chirurgia ortopedica maggiore. I criteri per la valutazione della tollerabilità sono stati le emorragie e i decessi. I pazienti sono stati seguiti fino al 49° giorno. 15 Il PENTHIFRA PLUS, un trial clinico pubblicato recentemente, ha evidenziato come fondaparinux, nella profilassi prolungata dopo frattura d’anca ha mostrato una significativa riduzione (p<0.001) degli eventi tromboembolici clinici (sintomatici) e l’incidenza di tali eventi registrata dopo 4 settimane di profilassi con fondaparinux è stata dello 0.3%, la più bassa mai vista in trials clinici. Lo studio PEGASUS (concluso nel 2003) ha dimostrato che fondaparinux somministrato post-operatoriamente (a 6 ore dall’intervento) è efficace almeno quanto l’eparina a basso peso molecolare (dalteparina) somministrata pre-operatoriamente (2 ore) nella prevenzione del tromboembolismo venoso (TEV) in pazienti sottoposti a chirurgia addominale ad alto rischio (percentuale di TEV registrate: 4.6% vs 6.1% rispettivamente, p=0.1). Nel sottogruppo di pazienti a più alto rischio di TEV, quali quelli oncologici (circa il 70% dei pazienti arruolati), fondaparinux ha significativamente ridotto tale rischio (dal 7.7% al 4.7%, p=0.02). La tollerabilità dei due farmaci è stata sovrapponibile. L’anestesia loco-regionale con cateteri peridurali a permanenza per l’analgesia postoperatoria è stata utilizzata nel 32% dei pazienti: nessun caso di ematoma spinale è stato riportato. Lo studio MATISSE è la più importante ricerca mai realizzata sul trattamento dell’embolia polmonare che ha coinvolto 2.213 pazienti in 214 centri in tutto il mondo. I risultati, pubblicati sul New England Journal of Medicine nel 2003, dimostrano che il fondaparinux è efficace e ben tollerato almeno quanto l’eparina somministrata per via endovenosa nel trattamento iniziale dei pazienti affetti da embolia polmonare (EP) sintomatica. In base ai risultati di questo studio, dunque, con fondaparinux è possibile trattare l’embolia polmonare con un farmaco somministrabile per via sottocutanea non appena viene diagnosticata la malattia, senza bisogno di monitoraggi o aggiustamenti della dose. Lo studio ARTEMIS, ricerca multicentrica internazionale su 849 pazienti, ha messo a confronto il fondaparinux con il placebo. Concluso nel 2003, ha dimostrato che in pazienti con patologie mediche in fase acuta (insufficienza cardiaca, patologie respiratorie, patologie infettive/infiammatorie), il fondaparinux riduce in maniera significativa gli eventi tromboembolici del 49.5% (p=0.029) e, soprattutto, l’incidenza delle embolie polmonari fatali (0% vs 1.5%, p=0.029). 16 FONDAPARINUX: INDICAZIONI ATTUALI, LINEE GUIDA ITALIANE E SVILUPPI FUTURI Indicazioni attuali Nell’Unione Europea fondaparinux è indicato nella “Prevenzione degli eventi tromboembolici venosi in pazienti sottoposti a interventi di chirurgia ortopedica maggiore degli arti inferiori, come frattura dell’anca, protesi totale dell'anca o chirurgia maggiore del ginocchio”. Nel novembre del 2003 fondaparinux ha ottenuto dalla Commissione Europea l’autorizzazione all’“estensione per ulteriori 24 giorni della durata del trattamento nella profilassi degli eventi tromboembolici venosi (TEV) in pazienti sottoposti a interventi di chirurgia ortopedica per frattura dell’anca”. Alla luce della nuova autorizzazione, in tutte queste indicazioni il trattamento deve essere proseguito finché il rischio di eventi tromboembolici venosi non diminuisce, normalmente finché il paziente non viene dimesso dall’ospedale, vale a dire almeno 5-9 giorni dopo l’intervento chirurgico. Quest’estensione della durata della profilassi con fondaparinux permetterà ai medici di prescrivere questa terapia fino a quattro settimane, schema terapeutico che è risultato essere il più efficace nella prevenzione degli eventi tromboembolici venosi in pazienti sottoposti ad interventi chirurgici per frattura dell’anca, pazienti che risultano essere a più altro rischio di TEV. Questo fatto è stato riconosciuto dalle recenti raccomandazioni emesse dalle principali società scientifiche di numerosi paesi europei. Linee guida italiane La Siset (Società Italiana per lo Studio dell’Emostasi e della Trombosi) ha appena pubblicato (dicembre 2003 – sulla rivista Haematologica) l’aggiornamento delle linee guida in seguito ai risultati degli ultimi studi clinici su fondaparinux. Il documento è consultabile al sito www.siset.org. Sviluppo clinico e nuove indicazioni Fondaparinux è attualmente al centro dell’attenzione e in corso di studio per ulteriori, nuove indicazioni: Tromboembolismo Venoso (terapia della trombosi venosa profonda e dell’embolia polmonare). A seguito dei risultati dello studio MATISSE con fondaparinux è possibile trattare l’embolia polmonare con un farmaco somministrabile per via sottocutanea non appena viene diagnosticata la malattia, senza bisogno di monitoraggi o aggiustamenti della dose. trombosi arteriosa (terapia della sindrome coronarica acuta). Attualmente sono in corso altri studi clinici per estendere l’uso di fondaparinux nel trattamento dei pazienti a più elevato rischio di infarto (senza sovraslivellamento) e angina instabile. 17 COS’E’ LA MALATTIA TROMBOEMBOLICA VENOSA (TEV) La malattia tromboembolica venosa o tromboembolismo venoso (TEV) è una delle patologie più comuni del sistema circolatorio. Nei paesi occidentali si calcola sia la terza malattia cardiovascolare più comune, dopo la cardiopatia ischemica e l’ictus, con un caso ogni 1.000 abitanti. Spesso è clinicamente silente e la morte improvvisa per embolia polmonare è la prima ed unica manifestazione. È una malattia legata anche all’età: l’invecchiamento della popolazione è perciò destinato a incrementare nei prossimi anni il numero di casi di tromboembolismo venoso. Le manifestazioni di questa malattia sono la trombosi venosa profonda e l’embolia polmonare. LA TROMBOSI VENOSA PROFONDA (TVP) Si ha trombosi venosa profonda (TVP) quando all’interno di una vena profonda, generalmente del polpaccio, si forma un trombo, cioè un coagulo di sangue. Questa condizione è molto pericolosa perché può frequentemente portare all’embolia polmonare (EP) causata dal distacco del trombo che raggiunge i polmoni, ostacola la circolazione e può causare la morte. Nella stragrande maggioranza dei casi (90%) l’embolia polmonare è causata dalla trombosi venosa profonda. La diffusione E' difficile avere dati precisi sull'incidenza della TVP nella popolazione, poiché, come detto, nella maggior parte dei casi non dà sintomi e rimane silente per anni. Secondo alcuni recenti studi europei il 2-3% della popolazione va incontro, nel corso della vita, ad un episodio di TVP. Dati più precisi sono disponibili sull’incidenza della TVP in alcune condizioni cliniche ad alto rischio, come gli interventi di chirurgia ortopedica maggiore: protesi d’anca, frattura d’anca, protesi del ginocchio. Terapia Non trattati Antagonisti vitamina k Eparine a basso peso molecolare fondaparinux Percentuale di casi di TVP nei pazienti sottoposti a: Chirurgia d’anca Frattura d’anca Protesi ginocchio 54% 48% 64% 22% 24% 47% 16% 27% 31% 4% 8,3% 12,5% Il trattamento preventivo tradizionale con antagonisti della vitamina k ed eparine a basso peso molecolare (EBPM) abbassano sensibilmente l’incidenza di TVP, ma il rischio rimane elevato, soprattutto per una patologia che potrebbe essere prevenuta. Per 18 questo i ricercatori hanno messo a punto un nuovo antitrombotico, fondaparinux, completamente di sintesi, più efficace di oltre il 50% rispetto alle EBPM e con la stessa tollerabilità, da somministrare 6 ore dopo l’intervento chirurgico. In questo modo si può ridurre sensibilmente il rischio di emorragie e addirittura dimezzare il rischio di trombosi venosa nei pazienti sottoposti a chirurgia ortopedica maggiore. Altre conseguenze della TVP Oltre a rappresentare di gran lunga la maggiore minaccia di embolia polmonare, la TVP determina altre manifestazioni rilevanti. Il trombo responsabile della TVP, restringendo il flusso sanguigno all’interno della vena, causa infatti un accumulo di sangue al di sotto del coagulo. Questo accumulo, se non curato, danneggia le valvole venose, deputate a pompare il sangue venoso ai polmoni per la riossigenazione; in oltre il 25% dei casi può provocare altri seri disturbi, come ulcerazioni alle gambe e sindrome post-trombotica, una persistenza dei sintomi dovuta ai danni provocati dal coagulo alla struttura del vaso sanguigno. Fattori di rischio per la TVP Sovrappeso Familiarità Età avanzata Ricoveri ospedalieri Immobilità prolungata: apparecchi gessati, ‘sindrome da classe turistica’ o da computer (trombosi legate a lunghi viaggi aerei, o dovute alla permanenza in spazi ridotti senza effettuare alcun movimento) Per le donne sono importanti fattori di rischio l’assunzione della pillola anticoncezionale e la gravidanza (in particolar modo il secondo trimestre e il puerperio) Interventi chirurgici - pazienti di oltre 40 anni che subiscono un intervento di chirurgia addominale - pazienti sottoposti ad intervento di protesi all'anca - politraumatizzati (incidenti stradali) - pazienti con fratture agli arti inferiori - pazienti sottoposti a interventi chirurgici di ortopedia Malattie - chi soffre (o è a rischio) di altri eventi cardiovascolari gravi quali ictus cerebrale e infarto - chi ha problemi di stasi del sangue, che tende a non scorrere normalmente - ipercoagulabilità (anomalie dei fattori di coagulazione) - neoplasie maligne 19 COS’E’ L’EMBOLIA POLMONARE (EP) L'embolia polmonare è causata dal distacco di un trombo (coagulo di sangue) a livello venoso che raggiunge, insediandosi, i polmoni dove interrompe parzialmente l’afflusso di sangue. Si tratta di un evento potenzialmente fatale e nel migliore dei casi estremamente debilitante. Dopo un’embolia polmonare, oltre il 15% dei pazienti muore entro 3 mesi. Fino al 90% dei casi di embolia polmonare è conseguenza di una trombosi venosa profonda (TVP) e l’82% dei pazienti con EP presenta al momento della diagnosi anche una TVP. Incidenza Sebbene secondo l’ISTAT non figuri attualmente fra le prime 10 cause di morte, recenti studi internazionali pongono l’embolia polmonare al terzo posto fra le cause di morte fra la popolazione generale, al primo nei pazienti ospedalizzati. E’ la terza causa più comune di complicanze cardiovascolari, dopo la sindrome ischemica e l'ictus cerebrale. In Italia si stima che l'incidenza di embolia polmonare sia di circa 69 nuovi casi per anno su 100.000 abitanti e il tasso di mortalità precoce (entro 30 giorni dall'episodio) è di circa 11,4% e raggiunge il 25,2% nei pazienti non trattati. Chi è più a rischio La frequenza di comparsa di embolia polmonare varia in relazione al trauma subìto, all'immobilizzazione e all'età del paziente, risultando molto più alta nei pazienti anziani con frattura dell'anca, costretti al letto per lunghi periodi di tempo e con trombosi venosa profonda (TVP). In questi pazienti il rischio di embolia polmonare fatale risulta pari al 25%, vale a dire che una TVP su 4 va incontro alla grave complicanza rappresentata dall’embolia. Per quanto riguarda la relazione tra embolia polmonare, sesso ed età, si osserva un incremento dell'incidenza di malattia dalla seconda alla settima decade di vita con una lieve prevalenza del sesso maschile particolarmente evidente dopo i 40 anni di età. Dopo i 70 anni l'incidenza di malattia non si riduce realmente ma rispecchia la maggiore difficoltà nel porre diagnosi di malattia in questa fascia di età. 20 COAGULAZIONE E TROMBOSI Quando i vasi sanguigni sono sostanzialmente sani, la complessa interazione dei meccanismi che determinano la coagulazione si verifica solo quando necessario e cioè in risposta a lesioni vascolari. In circostanze anomale, invece, i coaguli possono formarsi anche spontaneamente all’interno dei vasi ostruendoli e determinando una condizione nota come trombosi. Differenza tra trombosi arteriosa e venosa Mentre la trombosi arteriosa è collegata principalmente ad un aumento dell’aggregazione piastrinica, la trombosi venosa deriva prevalentemente da un’alterazione dei meccanismi ‘a cascata’ della coagulazione. Nelle arterie l’ostruzione trombotica può avere conseguenze disastrose, in quanto provoca l’infarto dei tessuti alimentati dall’arteria, come l’infarto cardiaco (occlusione dell’arteria coronarica) o l’ictus (occlusione di arteria cerebrale). La trombosi venosa deriva generalmente da stasi ematica (il sangue non scorre normalmente e ristagna), lesione delle pareti vascolari (intervento chirurgico) o ipercoagulabilità (maggiore tendenza alla coagulazione). Ciò spiega perché i trombi venosi si formano soprattutto in zone di flusso sanguigno lento o alterato come nelle vene profonde delle gambe. Se non trattato, il trombo generalmente si estende lungo la vena. Si tratta della trombosi venosa profonda (TVP). La gamba si presenta arrossata, gonfia e dolente. Dopo la TVP – anche dopo la dissoluzione del trombo – i sintomi possono permanere a causa del danno provocato dal coagulo alla struttura vascolare. Questa patologia è chiamata sindrome post-trombotica ed è caratterizzata da gonfiore, dolore dell’arto, qualche volta iperpigmentazione (la pelle appare più scura) o insorgenza di ulcerazioni alla caviglia. La cura della TVP si fonda su una terapia a base di anticoagulanti. Il rischio principale è che il trombo possa anche parzialmente distaccarsi dal rivestimento vascolare interno, formare un embolo che entrando in circolo venga portato all’interno dell’arteria polmonare, provocando un infarto polmonare. Questa è l’embolia polmonare (EP). Emboli di grossa entità possono provocare una massiccia occlusione della circolazione polmonare e condurre rapidamente a sintomi gravi e al decesso. Una volta che l’embolo si è formato, è di importanza cruciale una terapia immediata a base di anticoagulanti. 21 Il meccanismo della coagulazione Qualsiasi lesione della superficie interna di un vaso comporta la liberazione nel sangue del fattore tissutale e di altre sostanze che facilitano l'adesione delle piastrine alla zona lesionata. Si forma così un primo coagulo che ha il compito di arrestare l'eventuale emorragia. Il fattore tissutale attiva il fattore VII, che a sua volta attiva il fattore X, punto cruciale della ‘cascata coagulativa’ alla fine della quale, si ha la trasformazione del fibrinogeno in fibrina, ad opera del fattore II o protrombina. La fibrina stabilizza e rinforza il coagulo iniziale consolidandolo così in modo definitivo. 22 LA CHIRURGIA ORTOPEDICA GLI INTERVENTI ALL’ANCA E AL GINOCCHIO Negli Stati Uniti e in Europa, quasi due milioni di pazienti l’anno si sottopongono a interventi di chirurgia ortopedica agli arti inferiori (anca e ginocchio). Secondo l’ultima rilevazione negli Usa (1999, fonte AAOS - American Association of Orthopedic Surgeons) i chirurghi hanno eseguito quasi un milione di interventi: 309.000 protesi totale dell’anca, 340.000 protesi totale del ginocchio, 320.000 pazienti ricoverati per frattura dell’anca. In Europa, il numero di interventi è analogo. Questa cifra aumenta ogni anno del 4% in conseguenza dell’invecchiamento della popolazione e del miglioramento della tecnica chirurgica. La durata di una protesi è attualmente tra 10 e 15 anni. In Italia L’anca è l'articolazione più fragile e quella più diffusamente sostituita con una protesi. Nel nostro paese vengono impiantate ogni anno circa 80.000 protesi d’anca, nel 90% dei casi in persone ultrasessantenni. Una grande percentuale del danno articolare è dovuto alla frattura del collo del femore prevalentemente per caduta o per fragilità da osteoporosi. La protesi inoltre è destinata a usurarsi per il continuo movimento: ultimamente sono state realizzate protesi che possono essere sostituite senza danneggiare l'osso una volta esaurito il loro compito. La domanda per questo tipo di intervento è inevitabilmente destinata ad aumentare con l’invecchiamento della popolazione. Le protesi del ginocchio vengono impiantate in Italia dagli inizi degli anni '80. Ogni anno nel nostro Paese si impiantano circa 85.000 protesi al ginocchio. Le cause di usura dell'articolazione del ginocchio sono rappresentate in primo luogo dall'artrosi e dagli esiti traumatici (molto diffusi gli incidenti stradali, in particolare da moto). Mentre per l'anca l'età media delle persone sulle quali si interviene si sta abbassando, per il ginocchio l'età più frequente è tra 65 e 75 anni. I rischi di queste operazioni Nonostante i costanti progressi e miglioramenti della tecnica e delle attrezzature chirurgiche, non esistono operazioni prive di rischi: il principale rischio di questo tipo di interventi chirurgici è il tromboembolismo venoso (TEV) postoperatorio. Senza profilassi, quasi l’80% dei pazienti sottoposti a questi interventi può essere colpito dal TEV, a seconda del tipo di intervento (come diretta conseguenza dell’intervento e della successiva permanenza a letto). Il TEV resta infatti la causa più frequente di riospedalizzazione e di decesso a seguito di intervento chirurgico per l’applicazione di protesi d’anca e ginocchio. Quasi un paziente su quattro dopo un intervento chirurgico per frattura d’anca sviluppa un episodio di TEV, nonostante la profilassi antitrombotica. 23 GLOSSARIO Antagonista Sostanza che tende ad annullare l'azione di un'altra sostanza, come ad esempio un medicinale che si lega ad un recettore cellulare senza provocare alcuna risposta biologica. Antitrombina III (ATIII) Inibitore naturale, lento e progressivo della trombina e di altri enzimi della coagulazione. Circa un terzo delle eparine somministrate si legano all'ATIII, la quale subisce allora una modificazione della propria conformazione e diventa un inibitore più rapido della trombina, del fattore X e di vari altri enzimi della coagulazione (IX, XI e XII). Le molecole di eparina che comprendono più di 18 saccaridi possono inibire la trombina. I frammenti di eparina di dimensioni minori, costituiti da un numero più basso di saccaridi, possono catalizzare l'inibizione del fattore Xa da parte dell'ATIII. Il peso molecolare delle eparine può variare da 3.000 a 30.000 dalton. Le molecole di grosse dimensioni vengono eliminate più rapidamente, mentre quelle di piccole dimensioni presentano un ridotto rapporto di attività antitrombina/anti-fattore X. Coagulazione In fisiologia, è il processo che porta alla formazione di un coagulo di sangue. La formazione del coagulo di sangue impedisce l'emorragia in caso di rottura della continuità della parete vascolare. La coagulazione è un processo sequenziale, che implica l'interazione di numerose componenti del sangue, che vengono chiamate fattori di coagulazione. Tra i fattori meglio conosciuti vi sono il fibrinogeno e la protrombina (fattori I e II) e la globulina anti-emofilica (fattore VIII). Embolia polmonare Ostruzione dell'arteria polmonare o di una delle sue ramificazioni, provocata, il più delle volte, da un embolo proveniente da una trombosi degli arti inferiori. Eparina non frazionata Un farmaco anticoagulante usato per prevenire la costituzione di trombi durante o dopo un intervento chirurgico, in presenza di patologie cardiache, embolia polmonare o malattie circolatorie, che comportano un aumento del rischio di formazione di trombi. L'eparina è un gruppo eterogeneo naturale di mucopolisaccaridi ed è stata scoperta nel 1922 da W.H. Howell. È presente nei tessuti del fegato e dei polmoni dell'organismo umano. L'attività biologica dell'eparina dipende dalla presenza di antitrombina naturale, una 24 sostanza del plasma sanguigno che si lega ai fattori della coagulazione del siero e li disattiva. La maggior parte delle eparine attualmente commercializzate viene ottenuta dall'intestino del maiale. Eparina a basso peso molecolare (EBPM) Le EBPM si legano alle proteine plasmatiche in misura molto minore di quanto non faccia l'eparina non frazionata. Ciò le rende più attive sul piano biologico, anche a dosi meno elevate e conferisce loro un'attività terapeutica maggiormente prevedibile. Possono essere somministrate mediante un'iniezione quotidiana unica e non richiedono alcun monitoraggio biologico. Gli studi clinici dimostrano che in varie situazioni cliniche le eparine a basso peso molecolare sono almeno altrettanto efficaci quanto l'eparina non frazionata, se non addirittura più efficaci. Farmacocinetica Studio del metabolismo e dell'azione di un farmaco, con particolare attenzione prestata al tempo di assorbimento, alla durata dell'effetto, alla distribuzione nell'organismo ed alla via di eliminazione del farmaco medesimo. Fattore II Prototrombina (proteina della cascata della coagulazione). Fattore IIa Fattore II attivato. Trombina (proteina della cascata della coagulazione). Fattore X Proteina della cascata della coagulazione. Fattore Xa Fattore X attivato. Proteina della cascata della coagulazione. Fibrina Prodotto derivante dall'attivazione del sistema di coagulazione. Si forma nello spazio extravascolare per scissione del fibrinogeno. La fibrina è un elemento fondamentale sia del coagulo che del trombo. La fibrina può costituire una parte consistente dell'essudato che interviene quando una permeabilità/lesione vascolare è sufficientemente rilevante da consentire il passaggio nello spazio extravascolare di una molecola di grosse dimensioni, come il fibrinogeno. Il fibrinogeno si scinde nello spazio extravascolare per formare la fibrina. 25 Incidenza Frequenza con la quale un evento o una patologia si verificano nel corso di un determinato periodo, in relazione alla popolazione in seno alla quale è stato/a osservato/a tale evento o tale patologia (per es. incidenza di una malattia). Sindromi coronariche acute Termine che indica una serie di patologie cardiovascolari, tra cui l'infarto acuto del miocardio, l'infarto del miocardio non Q e l'angina instabile, condizioni di cui la trombosi coronarica costituisce la principale caratteristica comune. Studio di fase I Studio nel corso del quale un nuovo farmaco viene somministrato per la prima volta all'uomo, per ottenere informazioni sulla sicurezza e sulla farmacocinetica, e per determinare la dose tollerata. Studio di fase IIa Ha lo scopo di definire l’attività farmacologica del farmaco, di verificare la sua efficacia per la patologia sulla quale dovrebbe agire il prodotto stesso e di determinare la dose massima senza effetti collaterali e la dose attiva minima. Studio di fase IIb Ha lo scopo di determinare la dose ottimale in termini di efficacia e sicurezza. Studio di fase III Studio per valutare un nuovo trattamento su una vasta popolazione di pazienti, la sua efficacia ed i suoi effetti secondari, di solito in comparazione con un altro farmaco. Questo studio è finalizzato all’ottenimento dell’autorizzazione di commercializzazione. Studio preclinico Studio destinato a valutare un prodotto, un metodo o una qualsiasi altra terapia medica in vitro o in vivo prima dei test sull’uomo. Lo scopo di uno studio preclinico consiste nel raccogliere dati che consentano di valutare la tollerabilità del prodotto stesso. Gli studi preclinici costituiscono una fase preliminare della realizzazione dei test clinici. Trombina Enzima che si forma nel sangue a partire dalla protrombina, reagisce con il fibrinogeno solubile, trasformandolo in fibrina, che costituisce l'elemento base del coagulo. Trombo Formazione di un grumo di sangue nel lume vascolare, con ostruzione parziale o totale della circolazione sanguigna. 26 Tromboembolismo venoso (TEV) Patologia che consiste nella formazione di un coagulo a livello venoso, con conseguente sopraggiungere di trombosi venosa profonda (TVP) e/o di embolia polmonare (EP). È uno dei disturbi circolatori più frequenti, la cui incidenza nei paesi sviluppati è di un caso su 1.000. È inoltre una causa rilevante di morbidità e di mortalità. Trombosi arteriosa Formazione di trombi a livello delle arterie, si verifica di solito nei vasi sanguigni lesionati. Trombosi venosa profonda La trombosi venosa profonda (TVP) si verifica quando si formano dei trombi nelle vene profonde degli arti inferiori e dell'inguine (parte inferiore dell'addome, lato interno delle cosce). I grumi possono bloccare il flusso sanguigno diretto dagli arti inferiori verso il cuore; è inoltre possibile che un frammento del grumo si stacchi e crei un embolo nella circolazione sanguigna, fino ad obliterare il lume di un vaso sanguigno, bloccandone così il flusso. I grumi di sangue che migrano fino ai polmoni (chiamati emboli polmonari) possono risultare fatali. 27