Riassunto Prima Guerra Mondiale

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Mappa sulla Prima Guerra Mondiale:
autore: [email protected]
MATERIALE UTILIZZATO:
1. Il libro di testo “La conoscenza storica”;
2. Appunti presi durante la spiegazione del prof.;
3. Internet (in minima parte).
Sommario, con riferimenti ( generali) in termini di pagine al testo di Bernardi-Guarracino “La conoscenza storica” :
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Cause principali (da pag. 5 a pag. 13)
I principali eventi della guerra (fino al caso italiano escluso): (pagg. 14-15)
I principali eventi della guerra (il caso italiano): (da pag. 17 a pag. 19)
Gli anni 1915-16 (dalla guerra lampo a quella di trincea): (pagg. 25-26)
Gli anni 1915-16 (conseguenze politico-economiche della guerra): (pagg. 27-28)
La svolta del 1917 e l’entrata in guerra degli USA (pagg. 29-30-31)
L’episodio di Caporetto (pag. 32)
La fine della guerra (pag. 35)
La conferenza di Versailles e le sue conseguenze (pag 36)
CAUSE PRINCIPALI:
1. La questione balcanica:
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1912 (prima guerra balcanica): la Serbia (insieme alla Grecia, alla Bulgaria e al Montenegro) dichiarò guerra
alla Turchia. La pace di Londra del 1913 sancì la vittoria della lega balcanica e l’impero Ottomano (turco)
dovette cedere la Macedonia alla lega.
1913 (seconda guerra balcanica): La Bulgaria, facente parte della lega, attaccò la Serbia per garantirsi il
controllo delle regioni macedoni. La Serbia uscì comunque vincitrice e rafforzata, divenendo un pericolo per
l’impero asburgico.
2. Clima politico-sociale mutato:
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Politica tedesca spiccatamente aggressiva ed espansionistica: passaggio da Bismarck a Guglielmo II.
Il governo tedesco decise di dotarsi di un’enorme flotta da guerra.
Estensione possedimenti tedeschi dell’Africa (Camerun, Togo, Tanganica), che condusse ad aumentare le
tensioni con l’Inghilterra.
Politica tedesca volta ad accontentare i gruppi nazionalisti che auspicavano al pangermanesimo, ideologia
che aveva come obiettivo quello di creare un unico stato che comprendeva tutti i territori abitati da
tedeschi.
La guerra venne vista come valvola di sfogo dei conflitti sociali, come le rivendicazioni popolari per quanto
riguarda le lotte dei lavoratori.
3. Declino della leadership inglese:
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Agli inizi del Novecento l’egemonia inglese cominciò a declinare, lasciando un vuoto di potere.
Tra il 1906-7 si era concluso il ciclo espansivo risalente alla fine dell’Ottocento: ora, gli stati potevano
acquisire territori solamente sottraendoli agli altri.
Le guerra diventava una possibilità per ristabilire l’ordine europeo e mondiale.
4. La cultura del nazionalismo e della violenza:
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5.
Nascita di movimenti reazionari, nazionalisti ed autoritari.
Le idee di patria e nazione si distanziarono da quelle ottocentesche divenendo sinonimi di pulsioni
antidemocratiche, aggressività espansionistica, razzismo, e desiderio di imporsi.
La cultura del nazionalismo, da prima solo abbracciata da una minoranza, si diffuse fra i ceti medi urbani.
Si venne a stabilire, per comunanza d’intenti, un’alleanza tra nazionalisti e liberali conservatori, arrivando,
da entrambe le parti, a volere:
un’aristocrazia dominatrice anziché la democrazia e lo spirito d’uguaglianza, la guerra anziché la pace e la
selezione dei migliori anziché la massificazione.
Anche gli intellettuali si espressero sul loro ruolo , di fronte all’ormai dilagante cultura della “guerra”.
Possiamo raggruppare il loro pensiero in due posizioni:
a) La posizione A, rappresentata da Rolland e Croce secondo cui gli intellettuali avrebbero dovuto servire
la patria continuando a fare il loro ruolo, quello di intellettuale, stando però << sopra la mischia >>;
b) La posizione B, rappresentata da Thomas Mann (scrittore tedesco) secondo cui la guerra era una
missione, secondo cui la guerra era l’occasione che si aspettava per far scontrare i valori tedeschi, di
forza, eroismo e civiltà con quelli volgari, utilitaristici e barbari di Francia e Inghilterra.
Il casus belli:
Il 28 giugno 1914, le tensioni arrivarono ad un punto critico quando uno studente serbo, Gavrilo Princip, assassinò
Francesco Ferdinando, l’arciduca erede al trono asburgico a Sarajevo.
I PRINCIPALI EVENTI DELLA GUERRA:
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Conseguenze immediate dell’attentato di Sarajevo:
L’occasione dell’attentato permise all’impero Asburgico e alla Germania di dare inizio alle ostilità, mentre
l’impero Asburgico volere annientare il pericolo Balcanico, la Germania, sperando in un atteggiamento neutrale
della Gran Bretagna sperava di annientare la Francia ancora prima che la Russia fosse pronta a schierare tutte
le sue truppa.
Il 23 luglio l’impero Asburgico lanciò un ultimatum alla Serbia:
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L’ultimatum prevedeva la dichiarazione di guerra da parte dell’Impero Asburgico verso la Serbia se
quest’ultima non avesse accettato tutte le condizioni che l’Austria desiderava imporle.
La Serbia decise di accettare tutte le condizioni tranne una, che prevedeva che dei funzionari austriaci
partecipassero alle indagini sull’attentato. Si mostrò comunque disposta al dialogo.
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L’impero Asburgico decise allora di iniziare le ostilità: il 28 luglio 1914 dichiarò guerra alla Serbia, iniziando
immediatamente il bombardamento sulla sua capitale, Belgrado.
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L’allargamento del conflitto:
In breve il conflitto assunse una dimensione europea:
La RUSSIA: si schierò dalla parte dello stato serbo.
La GERMANIA: dichiarò guerra alla Russia e alla Francia.
La GRAN BRETAGNA: si schierò dalla parte dei francesi e dei russi.
Il GIAPPONE: si schierò a favore della Triplice intesa (Francia, Russia, Gran Bretagna).
L’ITALIA: decise, almeno all’inizio, di rimanere neutrale.
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Strategie di guerra:
a) Strategia tedesca, basata sul piano SCHLIEFFEN:
Si pensava di attaccare la Francia passando per il Belgio ed arrivare all’invasione di Parigi in brevissimo
tempo, per poi spostare immediatamente le truppe sul fronte russo (dal momento che l’idea era quella
che i russi ci avrebbero messo più tempo per spostare le loro truppe che la Germania ad arrivare a
Parigi per poi disporsi sul fronte russo).
b) Strategia anglo-francese:
Era mirata ad aggravare la situazione tedesca facendo leva sulle risorse.
Si sapeva che se la guerra non fosse stata “lampo” la Germania, avrebbe potuto perdere per scarsità di
risorse.
Si predispose il BLOCCO NAVALE INGLESE che doveva isolare la Germania dal punto di vista
dell’approvigionamento delle risorse.
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La prima fase della guerra:
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I belgi esercitarono inaspettatamente una resistenza, sebbene strenua. Questo permise al governo
Francese di organizzare una difesa adeguata che consentì all’esercizio tedesco solo di arrivare ad alcune
decine di chilometri da Parigi.
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L’esercizio francese, agevolato da un corpo inglese, riuscì a sconfiggere, nel settembre 1914 l’esercito
tedesco a Marna. I tedeschi furono costretti ad arretrare ma si dovettero scontrare con l’esercizio francoinglese altre due volte nei pressi dei fiumi Aisne e Somme.
La strategia tedesca della “guerra lampo” aveva ormai iniziato a diventare una ipotesi lontana.
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Come risposta alla strategia inglese di ostacolare i rifornimenti degli Imperi centrali, i tedeschi adottarono
scatenando una terribile guerra sottomarina:
Gli U-Boat tedeschi iniziarono ad affondare ogni nave transitante nelle acque da loro presidiate in modo da
cercare sia di isolare la Gran Bretagna (specie dai rifornimenti americani) e sia per cercare di rompere il loro
isolamento.
Un imprevisto obbligò i tedeschi ad interrompere questa strategia: fra le tante navi affondante, ve ne fu
una, il piroscafo Lusitania su cui viaggiavano 198 americani.
La risposta americana fu durissima: il presidente Wilson minacciò l’entrata in guerra dell’America contro la
Germania se si fossero ripetuti incidenti di questo tipo.
La Germania fu costretta a ridurre drasticamente la sua aggressività sul fronte sottomarino.
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Il caso Italiano:
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L’Italia, sebbene in un primo periodo decise di rimanere neutrale, era schierata dalla parte della TRIPLICE
ALLEANZA (Austria, Germania, Italia).
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I motivi principali della neutralità italiana dei primi anni di guerra furono:
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a) La Triplice alleanza aveva un carattere esclusivamente difensivo;
b) L’Italia non era stata consultata riguardo all’ultimatum austriaco alla Serbia;
c) L’impero austriaco si rifiutava di accettare di dare compensi territoriali all’Italia nel caso fosse uscita
rafforzata nell’area balcanica (nel caso fosse stato sconfitto il nemico balcanico);
d) In Italia serpeggiavano sentimenti antiaustriaci.
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All’interno dell’Italia si erano formati due gruppi contrapposti riguardo all’idea dell’entrata in guerra: quelli
favorevoli (interventisti) e quelli non favorevoli (neutralisti).
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Il movimento neutralista era composto da
a) Socialisti “moderati”, che ritenevano che la guerra fosse estranea agli interessi italiani
b) Cattolici, che non desideravano partecipare sia per motivi morali e sia per non schierarsi contro un’altra
potenza cattolica, l’Austria.
c) Giolittiani, che ritenevano il sistema italiano essere troppo gracile per sostenere una guerra e dicevano
che anzi, l’Italia avrebbe potuto trarre dei vantaggi con delle operazioni diplomatiche più che con
l’entrata in guerra.
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Quello interventista, invece, era composto da
a) Socialisti rivoluzionari (staccati da quelli neutralisti, che erano moderati), come Benito Mussolini,
secondo cui la guerra avrebbe reso il terreno fertile per la rivoluzione socialista.
b) Irredentisti, animati dall’annessione all’Italia di alcuni territori limitrofi, come il Trentino.
c) Nazionalisti, come D’Annunzio, che portavano avanti un’ideologia antidemocratica, antiparlamentare e
animata da mire espansionistiche.
d) Liberali conservatori (di destra) come Sonnino e Salandra, che ritenevano la guerra come via per
soffocare le crescenti tensioni sociali e per dare allo stato un carattere più autoritario.
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La svolta interventista si ebbe nel 1915, con il patto di Londra.
 Sonnino, d’accordo con Salandra, ministero degli Esteri, stipulò con Londra un patto segreto con cui l’Italia
si impegnava ad entrare in guerra schierata dalla parte della TRIPLICE INTESA, avendo in compenso, in caso
di vittoria, alcuni territori, tra cui il Trentino.
 Vista la posizione contraria di Giolitti, Salandra rassegnò le sue dimissioni.
 Il re, Vittorio Emanuele III, non accettò le sue dimissioni accettando così di fatto la stipulazione del patto di
Londra.
 Inoltre, sempre il re, diede a Salandra poteri eccezionali, in modo che avesse la facoltà di amministrare la
guerra.
 Il 20 maggio 1915, con la sola eccezione dei socialisti, anche il parlamento, per evitare ulteriori conflitti
interni, spinto anche dalle numerose manifestazioni sociali interventiste (<< le radiosa giornate di
maggio>>), accettò di dare il suo sostegno al governo.
 Il 23 maggio 1915 l’Italia entrò ufficialmente in guerra contro l’Austria.
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Dalla guerra lampo alla guerra di trincea
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Negli anni 1915-1916 vi fu un periodo di “stallo”: nessun esercito riusciva ad imporsi definitivamente
sull’altro.
L’idea di guerra lampo lascio il posto alla logorante guerra di posizione (trincea)
Gli imperi centrali, circondati pressoché da tutti i fronti, erano quelli a soffrire di più di questa situazione.
Gli effetti del blocco commerciale stavano riducendo la Germania in una situazione drammatica, che la
avrebbe condotta inesorabilmente a perdere.
La Germania, sentendosi fortemente in pericolo, cercò di rompere l’isolamento dando luogo a due
battaglie: quella di Verdun e quella dello Jutland.
Come strategia per la battaglia di Verdun si adotto quella di concentrare gran parte delle armate su un
unico punto, tuttavia, questa strategia non si rivelò vincente. Gli anglo-francesi non solo non persero le
posizioni ma anzi, lanciarono un contro-attacco che fece arretrare notevolmente i tedeschi.
Quanto alla battaglia dello Jutland, fu invece il tentativo tedesco della battaglia navale. L’esito non fu
troppo differente dal tentativo terrestre.
I tedeschi adottarono nuovamente la strategia della <<guerra sottomarina totale>>, l’unica che aveva dato
dei risultati. Questa strategia si rivelò ancora una volta vincente, ma, se da una parte metteva a durissima
prova l’economica nemica, dall’altra faceva correre il rischio dell’entrata in guerra dell’America contro la
Germania.
I tedeschi ritennero che comunque fossero in grado di concludere la guerra prima che le forze americane
iniziassero l’offensiva.
Sul fronte Italiano, invece, tra maggio e giugno del 1916 vi fu la Battaglia degli Altipiani (facente parte della
Strafexpedition); una missione punitiva con cui gli austriaci dovevano “vendicarsi” dell’alleato traditore,
l’Italia.
La condizione d’impreparazione dell’esercito italiano costrinse Antonio Salandra a dare le dimissioni, nel
giugno dello stesso anno.
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Conseguenze socio-politico-economiche della guerra:
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Governi d’emergenza: Francia (Briand), Italia (Boselli), Gran Bretagna (George), Austria (Carlo I).
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Lo stato militarizza le aziende e impronta maggior parte della produzione allo sforzo bellico:
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Si sviluppa enormemente l’economia;
Sviluppo economico improduttivo (si distrugge ciò che si crea);
Lo stato è divenuto il perno dell’economia;
Diffusione a scopo bellico di “strumenti civili”, come il motore a scoppio, il telegrafo, ecc.;
Limitazione libertà d’impresa;
Disfattismo.
Lo stato dovette, per far ciò, chiedere prestiti (ai cittadini e ad altri stati, come l’America), stampare valuta senza
corrispondenza aurea ed aumentare le tasse. Vi fu quindi un aumento del debito pubblico e dell’ inflazione.
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La svolta dell’anno 1917:
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Rivoluzione russa (iniziata nel febbraio 1917):
a) Manifestazioni contro la guerra, che aveva provocato tantissime perdite umane ed una situazione di
miseria;
b) Nel febbraio 1917 vi fu una manifestazione a Pietrogrado che provocò l’abdicazione dello zar Nicola II;
c) Aleksandr Kerenskij, presidente del governo provvisorio, decise di continuare la guerra, e scatenò
un’offensiva a Galizia, che fu un fallimento. I soldati russi manifestavano un totale disinteresse nella
guerra e disertavano in massa.
d) Nell’ottobre 1917 vi fu un ulteriore cambio di governo;
e) Pace di Brest-Litovsk: il 3 marzo 1918 la Russia esce dalla guerra.
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Entrata in guerra degli Stati Uniti (6 aprile/7 dicembre 1917):
Motivi
A causa della ripresa da parte dei tedeschi della guerra sottomarina;
Per tutelare i loro capitali prestati ai paesi dell’Intesa;
Ideologicamente gli USA erano più vicini a nazioni come la Francia e la Gran Bretagna rispetto che a quelli
dell’Alleanza.
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L’episodio di Caporetto:
Le Germani e l’Austria concentrarono parte dei loro esercizi per attaccare l’Italia, ritirando quelli sul fronte
russo.
L’esercito italiano era sfiancato, stanco e demoralizzato dagli incessanti sforzi che gli erano derivati
dall’essere sotto il comando di Luigi Cadorna.
Errori strategici si aggiunsero alla stanchezza, tanto che il 24 ottobre 1917 il nemico prese Caporetto,
costringendo l’esercito italiano a ritirarsi. Numerose furono le perdite, sia umane sia di mezzi militari.
L’esercito passò sotto il comando del generale Armando Diaz, che, per ottenere nuova fiducia fece la
promessa delle <<terre ai contadini>>.
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La fine della guerra:
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Gli imperi centrali sapevano che con l’arrivo delle forze americane la vittoria sarebbe stata più difficile,
volevano quindi chiudere a loro favore la guerra prima dello sbarco delle truppe nemiche d’oltreoceano.
Nel marzo 191, gli stati centrali attaccarono sul fronte occidentale, nella regione di San Quintino. Nei pressi
di Marna le linee dell’Intesa furono sfondate.
Sotto il comando di Ferdinand Foch, le truppe anglo-francesi si riorganizzarono per cercare di evitare che i
nemici potessero arrivare oltre.
La svolta si ebbe il 18 luglio, quando arrivarono le truppe americane: vi furono la battaglia di Amiens e di
Vittorio Veneto in cui si assistette alla disfatta degli imperi centrali.
In queste battaglie vi fu l’uso di nuove tecnologie militari, come il cannone Bertha ed i carri armati Tanks.
La guerra si era conclusa e iniziarono le rese (Bulgaria, Turchia) ed in particolare è importante l’armistizio
tra Austria ed Italia, firmato a Villa Giusti (presso Padova) il 4 novembre 1918.
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La conferenza di Versailles e le sue conseguenze:
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Nel gennaio 1919 si aprì a Versailles (in Francia), la conferenza di pace:
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Presero parte attiva solamente i paesi vincitori (Francia, Gran Bretagna, Stati Uniti, Italia), mentre i vinti
vennero solo convocati a firmare i trattati di pace
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Quanto alla diplomazia, possiamo identificare due linee di pensiero, quella del presidente statunitense
Wilson e quella del ministro francese Clemenceau.
 Wilson sosteneva il principio di autodeterminazione dei popoli;
 Clemenceau sosteneva l’usuale pratica delle annessioni territoriali per risolvere il disfacimento dei grandi
imperi passati (austriaco, tedesco, ottomano e russo), voleva, inoltre, dar vita ad un nuovo equilibrio
europeo incentrato sull’egemonia della Francia e della Gran Bretagna.
- Prevalse la linea di Clemenceau ed uno dei primi effetti fu proprio la paralizzazione della Germania: venne
infatti costretta a restituire alla Francia l’Alsazia e la Lorena e a pagare un’enorme somma di denaro.
- Vi furono altri cambiamenti geo-politici, ad esempio la nascita di nuovi stati, come l’Austria, l’Ungheria, la
Cecoslovacchia, il regno di Jugoslavia (che a sua volta inglobava Croazia, Bosnia-Eezegovina, Montenegro e
una parte della Macedonia), la ricostruzione della Polonia con l’annessione ai suoi territori di regioni prima
appartenenti alla Russia e la spartizione dei territori dell’ex impero ottomano tra Francia e Gran Bretagna:
alla prima andò la Siria ed il Libano mentre alla seconda l’Iran, l’Iraq e la Palestina.
- Infine, per merito di Wilson, nacque anche la “Società delle nazioni” (fondata il 28 aprile 1919) con lo scopo
di dirimere le eventuali controversie internazioni per mantenere la pace ed evitare nuove guerre.
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