Scienza e Fede in P. Secchi Grottaferrata ott. 2009 31 Di P.Sabino Maffeo, s.j. A dire il vero, il discorso su come p. Angelo Secchi, (e con lui qualunque altro scienziato credente) ha vissuto (o vive) il rapporto scienza-fede potrebbe esaurirsi molto semplicemente dicendo: il fatto stesso che egli era un vero credente e un vero scienziato dimostra da solo la perfetta compatibilità tra scienza e fede. I problemi di incompatibilità nascono solo quando alla scienza o alla fede si attribuiscono ambiti che non appartengono ai loro campi specifici. Nel caso del p. Secchi però, la pacifica coesistenza di scienza e fede è messa in particolare evidenza dalla grande apertura e libertà di spirito che egli mostrò nei riguardi delle nuove idee che al suo tempo si facevano strada sia nel campo della fisica che in quello della biologia, ed è interessante notare come, nel presentare queste nuove idee, egli non trascuri mai di menzionare come, all’origine di tutto, ci sia sempre Dio creatore, causa Prima di tutte le cose. Per quanto riguarda il campo della fisica egli espose con entusiasmo le nuove idee pubblicando “L’Unità delle forze fisiche - Saggio di filosofia naturale”. Il p. Secchi presenta il volume dicendo: In quest’opera io non ho la pretensione di creare una novella filosofia della natura, ma solo di esporre quella che oggidì va prevalendo dietro lo studio dei fenomeni. .... Il risultato fondamentale della nostra analisi si formula in poche righe. Tutte le tendenze astratte, le qualità occulte dei corpi, i numerosi fluidi immaginati fin qui col proposito di spiegare gli agenti fisici, debbono essere banditi dal dominio della fisica, perché tutte le forze della natura dipendono dal moto della materia ponderabile e della materia imponderabile o etere. E a conclusione dell’opera: Ma l’investigare questi principii e il ravvisare queste cause dirette de’ fenomeni non dispensa dalla causa Prima, dalla cui sola volontà dipende la prima limitazione delle azioni in intensità e direzione definita. L’uomo non può far altro che indagare quella prima volontà del Creatore da cui come effetto mediatamente dipende tutto ciò che si presenta al suo sguardo. Se tanto più rifulge l’abilità di un artista quanto più semplice è il suo principio di azione o quanto più si dispensa dall’intervento della mano che lo introdusse, altrettanto sarà da dirsi dell’opera dell’Eterno Artefice. Questa pubblicazione procurò al p. Secchi non pochi dispiaceri e amarezze. Ci fu infatti chi, anche tra i suoi confratelli gesuiti, vide in essa delle tendenze di carattere filosofico ritenute pericolose per l’ortodossia della fede cattolica. Non bastava che il p. Secchi venisse osteggiato, perché prete e gesuita, da laicisti anticlericali e massoni, ma dovette difendersi anche da cattolici ultraconservatori e intransigenti. Le parole che seguono con le quali p. Secchi si difendeva da questi attacchi, dimostrano la sua grande apertura mentale che faceva di lui un precursore dei nostri tempi. Mentre alcuni vedono l’incredulità e l’ateismo nei miei scritti, altri vi vede invece un’esaltata teologia che falsifica la fisica per appoggiare la bibbia [...]. Chi si lamenta di non trovarvi le scoperte che aspettava, chi non vi trova la fisica di S. Tommaso. A questi dirò solo che la fisica dopo S. Tommaso ha camminato un poco, e che se S. Tommaso fosse stato a’ tempi nostri, non avrebbe adottato la fisica che adottò ma avrebbe preso quella adesso in uso nelle scuole ai tempi nostri, come allora prese quella in uso al tempo suo. [...] Coi suoi progressi però la scienza non è arrivata a fare a meno di Dio, né quelli che speravano che la scienza vi arrivi avranno mai, né essi né i loro successori, questo. Leggendo queste parole non possono non venire in mente concetti simili espressi da Giovanni Paolo II nell’importante messaggio sul rapporto tra scienza e fede che egli inviò, nel 1988, al p. George Coyne, S.J., Direttore della Specola Vaticana, alla chiusura del convegno tenutosi a Castelgandolfo in occasione del 300° anniversario dei Philosophiae Naturalis Principia Mathematica di Newton: “Il problema è urgente. Gli sviluppi odierni della scienza provocano la teologia molto più profondamente di quanto fece nel tredicesimo secolo l’introduzione di Aristotele nell’Europa occidentale. Inoltre questi sviluppi offrono alla teologia una risorsa potenziale importante. Proprio come la filosofia aristotelica, per il tramite di eminenti studiosi come s. Tommaso d’Aquino, riuscì finalmente a dar forma ad alcune delle più profonde espressioni della dottrina teologica, perché non potremmo sperare che le scienze di oggi, unitamente a tutte le forme del sapere umano, possano corroborare e dar forma a quelle parti della teologia riguardanti i rapporti tra natura, umanità e Dio? La stessa apertura il p. Secchi dimostra in campo biologico nei confronti di quella che, al suo tempo, era la nuovissima teoria di Darwin sull’evoluzione dei viventi. Secchi, da uomo di scienza, non condivideva l’ipotesi evoluzionista poiché non ne vedeva le prove chiare ed evidenti: tuttavia si mostrava molto aperto per quei tempi in quanto non la escludeva a priori. Ecco che cosa si legge a proposito nelle sue “Lezioni di Fisica Terrestre”: L’idea delle successive trasformazioni prese con debita moderazione non è punto inconciliabile colla ragione. Infatti ove non si voglia tutto eseguito per pure forze innate e proprie della materia bruta, ma si ammette che queste forze non d’altronde derivassero che dalla cagione prima che creò la materia, e ad essa diede la potenza di produrre certi effetti, non vi è nessuna intrinseca repugnanza per credere che, fino a tanto che non interviene nessuna forza nuova, possano svilupparsi certi organismi in un modo piuttosto che un altro, e dar origine così a differenti esseri. Nella vita di p. Secchi fede e scienza non furono semplicemente compatibili, ma 3 l’una fu di stimolo per la crescita dell’altra. Se, in più di un’occasione, egli manifesta la sua ferma convinzione dell’esistenza di vita intelligente anche in altri mondi, ciò è dovuto al modo come egli, contemplando la natura e riflettendo sui risultati della scienza, non poteva fare a meno di considerare, alla luce della fede, il loro significato più profondo. Il p. Secchi manifestò con chiarezza questa sua impostazione di vita fin dall’inizio della sua chiamata a dirigere il nuovo osservatorio del Collegio Romano: ecco infatti come si espresse riguardo alla missione che gli era stata appena affidata: “Religioni et Bonis Artibus” è il motto che volle scolpito in fronte a questo collegio il suo fondatore a provare col fatto che la vera fede non è ostile alla scienza, ma che ambedue sono raggi di uno stesso Sole diretti ad illuminare le nostre cieche e deboli menti alla via della Verità. Senza quest’alto scopo, tali studi sono una mera curiosità, e spesso solamente fruttiferi di pene o almeno di non rimunerate fatiche. Il pensare quanto sia magnifico il manifestare le opere del Creatore è uno stimolo che sprona anche quando vien meno ogni altro eccitamento; questo solleva la mente sopra la materialità delle cifre, e forma di queste fatiche un’opera sublime e divina. A chi contempla il cielo, ..... gl’inonda il cuore un dolce senso di gioia in pensare a que’mondi senza numero, nei quali ogni stella è un sole benefico che, ministro della Divina Bontà, sparge vita e giocondità su altri esseri innumerabili riempiti della benedizione della mano dell’Onnipotente, e al vedersi far parte di quel privilegiato ordine di creature intelligenti che, dalla profondità dei cieli, sciolgono un inno di lode al loro fattore. Possa l’augusto concetto che mercé della moderna scienza il creato c’ispira della Divina Potenza, Immensità, e Bontà, sublimare i nostri affetti e desiderii, e togliendoli dalla piccolezza di questa vita meschina indurli a cercare la loro piena soddisfazione soltanto in Colui che è solo fonte puro e perenne di ogni felicità. Andando avanti negli anni il p. Secchi maturò sempre più la convinzione che la scienza è dono di Dio: un dono che va invocato con la preghiera al fine di comprendere l’opera creatrice di Dio e glorificarne la grandezza: Ricorriamo dunque al Signore di tutte le scienze .... e in special modo alla SS. Persona della SS. Trinità a cui è specialmente per appropriazione attribuito il rischiarare il nostro intelletto, ricorriamo a Lui perché ci illumini giacché noi non vogliamo questa intelligenza per nostra vanità ... Perché da questa cognizione di Lui e delle sue opere noi impariamo ad amarlo e servirlo. Mi piace concludere con le parole di Ileana Chinnici: In un momento storico nel quale la cultura e l’opinione pubblica sperimentavano quel divario tra scienza e fede che avrebbe incontrato anni marcatamente polemici fra fine Ottocento e primo Novecento, Secchi ha la consapevolezza di incarnare una sintesi tra lo scienziato e l’uomo di fede; egli si rende conto dell’importante valore della sua testimonianza, egli che - come scrissero il p. Ferrari e il fr. Marchetti, suoi stretti collaboratori, nel suo elogio funebre - «in tutta la sua vita e carriera scientifica altro non aveva cercato che l’onore e la difesa della Chiesa Cattolica, mostrando ad evidenza come ben si possono congiungere la Scienza e la Cristiana 4 Pietà». 5