2) 26/04/2007 Corriere Medico N. 12 - 19 APRILE 2007: "Adhd , l'Agenzia italiana Farmaci apre ai farmaci" Approvati metilfenidato e atomoxetina ma con le giuste precauzioni per evitare abusi FABIO FIORAVANTI MILANO - Via libera al metilfenidato ma, con l'istituzione da parte dell'Alfa del Registro nazionale Adhd, il suo impiego in Italia sarà vincolato all'esecuzione di una diagnosi differenziale e a un piano terapeutico definito nei centri di riferimento di neuropsichiatria infantile individuati dalle Regioni. Nonostante le critiche avanzate da alcune associazioni, la differenza rispetto agli Stati Uniti, dove l'abuso del farmaco è una realtà, non è di poco conto. «In Usa - ricorda Dante Besana, direttore della Struttura di neuropsichiatria infantile di Alessandria e membro del comitato tecnico- scientifico delPAifa - il metilfenidato è prescrivibile in assenza di diagnosi di Adhd anche dal medico generalista. Rispetto agli americani, inoltre, non basta la diagnosi clinica, basata sull'osservazione in più contesti, perché noi riteniamo indispensabile la definizione del grado di compromissione funzionale del bambino, attraverso specifici test». «La diagnosi viene fatta in prima battuta dai servizi di neuropsichiatria infantile (Sni)», spiega Antonella Costantino, direttore della UO di Neuropsichiatria dell'infanzia e adolescenza, Ospedale Maggiore policlinico, Mangiagalli e Regina Elena di Milano. «In Lombardia ce ne sono circa un centinaio ma, nel caso in cui lo specialista prenda in considerazione l'impiego dei farmaci per i casi più gravi, il paziente viene inviato al Centro di riferimento, una ventina nella nostra regione, dove la diagnosi deve essere confermata e la terapia farmacologica testata con una prima dose standard anche per verificarne la tollerabilità». «Seguiranno, sempre presso il Centro di riferimento, un controllo clinico alla prima e quarta settimana per confermare la prescrizione », continua Besana. «In seguito le prescrizioni potranno essere effettuate dagli Sni sul territorio o dal pediatra ma il bambino sarà nuovamente ricontrollato dal Centro di riferimento 6, 12, 18 e 24 mesi. Ogni anno inoltre, deve essere verificata l'opportunità di una interruzione temporanea, ad esempio nei mesi estivi, o definitiva della terapia». Gli specialisti si dichiarano quindi ottimisti sulla correttezza d'impiego del farmaco nel nostro paese. E specificano: il primo intervento sul bambino è di tipo psicoterapeutico (cognitivo e comportamentale) insieme a un lavoro psicosociale e psicoeducativo con genitori, insegnanti ed educatori. Nell'80 per cento dei casi si ottengono in questo modo buoni risultati. Nel restante 20 per cento di bambini Adhd si valuta la somministrazione di un farmaco sintomatico, ovvero il metilfenidato (psicostimolante) oppure l'atomoxetina (non psicostimolante). «La diagnosi precoce è auspicabile per evitare lo sviluppo di altre psicopatologie conseguenti all'isolamento del bambino», osserva Besana. «Tuttavia, la somministrazione del farmaco va attentamente valutata perché il metilfenidato non è privo di effetti collaterali. Interferisce sulla crescita con un ritardo stimato attorno ai 0,2 cm l'anno, recuperabili però alla sospensione della terapia, e può causare inappetenza e insonnia. Per quanto riguarda invece l'atomoxetina gli effetti collaterali sono minori ma l'effetto sui sintomi richiede un'attesa più lunga, di alcune settimane».