Sei personaggi in cerca d`autore (1921) è una commedia teatrale la

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Sei personaggi in cerca d’autore (1921) è una commedia teatrale la cui struttura non è divisa in atti e
scene, ma si snoda linearmente in modo continuo, segmentata solo da due interruzioni
apparentemente casuali. Una compagnia teatrale drammatica sta provando Il gioco delle parti,
opera sempre di Pirandello, quando a un tratto compaiono sulla scena sei personaggi estranei ai
fatti: il Padre, la Madre, la Figliastra, il Figlio e due bambini. Il Padre spiega agli attori in scena
d’essere, insieme agli altri personaggi, il frutto della fantasia di un autore che li ha descritti ma non li
ha poi inseriti in una vera e propria opera teatrale; la smania di far vivere comunque la storia del
loro dramma li induce a chiedere agli attori presenti di portarlo in scena. Essi, quindi, sono in cerca
di un autore che possa rappresentare sulla scena il loro dramma. Tra lo sbigottimento generale degli
attori, in un susseguirsi continuo di interruzioni e riprese caotiche, inizia il racconto del dramma
familiare. Dalle nozze tra il padre e la madre era nato il figlio. Il padre, però, aveva notato una
silenziosa intesa tra la moglie ed il suo segretario. Dopo essersi convinto di questa situazione, aveva
incoraggiato la nuova unione, da cui nacquero la figliastra, il giovinetto e la bambina. Il padre era
interessato particolarmente alla nascita di questa famigliola, seguendo con amore la crescita dei tre
figli della coppia. Finché si trasferirono in un nuovo paese e perse le loro tracce. Alla morte del
compagno, la madre era tornata al paese di origine e, per provvedere al sostentamento dei tre figli,
faceva lavori di cucito per madama Pace, che copriva una casa d'appuntamenti. Madama Pace si
approfitta della figliastra, a cui era affidato il compito di consegnare i lavori completati, e la
costringe a concedersi ai clienti con la minaccia di non pagare il lavoro della madre. Un giorno il
padre capita nell'atelier di madama Pace e non riconosce la figliastra nella ragazza che ha di fronte.
Quando sta per compiersi l'incesto, nella camera irrompe la madre con un grido. Dopo questo
avvenimento, la famiglia si ricompone nella casa del padre, in un'atmosfera di forte tensione, perché
il figlio vede negli altri solo degli intrusi. Dopo aver raccontato la loro vicenda, i sei personaggi
convincono il capocomico a rappresentarla, rifiutando però l'assegnazione delle parti ai vari attori:
essi vogliono rappresentare di persona il loro dramma. Subito viene sollevato un problema dal
capocomico: l'assenza di madama Pace, fondamentale per la scena nell'atelier. Il padre offre subito
una soluzione: ricreare l'atelier in modo che madama Pace sia attratta sulla scena. Infatti appare
subito dopo la madama, con grande spavento da parte di tutti gli attori, che scappano urlando.
Iniziano subito la scena in cui, con una parlata mezzo italiana e mezzo spagnola, la madama
annuncia alla figliastra l'arrivo di un cliente (il padre), fino all'arrivo del padre. Il capocomico,
convinto dell'effetto della scena, fa subito provare agli attori. A causa dell'eccessiva artificiosità della
rappresentazione, però, la figliastra scoppia in fragorose risate, convincendo il capocomico a
permettere che i personaggi stessi rappresentino se stessi sulla scena. La rappresentazione continua
fino all'arrivo della madre e all'arrivo di questa nella casa del padre con i tre figli. Nell'ultima scena,
per cui è allestito un giardino, la madre scopre la bambina affogata nella vasca e, presa da orrore,
scorge dietro un albero la figura del giovinetto che, con occhi da pazzo, vede la sorella morta con
una rivoltella nascosta nella tasca. All'improvviso parte un colpo di rivoltella e il grido di
disperazione della madre. Allo sconcerto degli attori, che non sanno se il ragazzo sia morto o meno,
il padre grida la verità di quegli avvenimenti. Il capocomico, indispettito dagli ultimi avvenimenti e
per la giornata di prove perduta, ordina all'elettricista di spegnere tutto e licenzia tutti. Ma dietro il
fondo, in cui erano i personaggi per soccorrere il giovinetto e la bambina, si accende come per
errore una luce verde che proietta le loro ombre sul capocomico, il quale scappa terrorizzato.
Spento il riflettore escono dal fondo il padre, la madre e il figlio, che si fermano in mezzo alla
scena. Ultima ad uscire è la figliastra che, ripetendo la sua perdizione, corre verso le scalette e con
una stridula risata rivolta agli altri scompare dalla scena.
Nel teatro di Pirandello, raccolto sotto il titolo emblematico di Maschere nude, si rappresenta la perdita
dell’univocità del reale (Così è se vi pare), la dissoluzione dell’identità (Come tu mi vuoi), la pazzia come
unica manifestazione della consapevolezza e del rifiuto di ruoli e convenzioni (Enrico IV), il dramma
dell’incomunicabilità (Sei personaggi in cerca d’autore).
Pirandello mette in scena il teatro stesso: i Sei personaggi chiedono a una compagnia di attori di
rappresentare la loro tragedia, che l’autore ha immaginato, ma non ha avuto il coraggio di portare a
compimento. Ma gli attori nella realizzazione scenica tradiscono i personaggi, non sono in grado di
comprendere e interpretare fedelmente ciò che essi hanno vissuto: le parole hanno un significato diverso
per chi le dice e per chi le ascolta
Il dramma Sei personaggi in cerca d’autore è uno dei vertici del teatro pirandelliano; si tratta di un’opera in
cui non si rappresenta semplicemente una vicenda sul palcoscenico: al centro dell’interesse dell’autore è
l’evento teatrale stesso nel suo farsi, il processo attraverso il quale gli attori danno vita e consistenza ai
personaggi immaginati dall’autore del testo. La scena è animata da due gruppi di personaggi: una
compagnia teatrale e un nucleo familiare, in cui si intrecciano rapporti di odio-amore. Costoro irrompono in
teatro mentre si svolgono le prove affermando di essere stati creati dalla fantasia di un autore che però non
ha dato loro compiuta realtà artistica. Essi chiedono che la compagnia e il capocomico mettano in scena la
loro tragica storia.
L’incomunicabilità
Il tema centrale del dramma è l’incomunicabilità, il conflitto tra l’aspirazione a comunicare dei personaggi e
l’impossibilità che gli attori, che devono dar corpo alla loro storia sul palcoscenico, li comprendano.
L’arrivo sul palcoscenico dei sei personaggi, efficacissimo colpo di scena, rompe i confini abituali tra arte e
vita: scatenando l’incredulità e l’ironia della compagnia teatrale i sei personaggi di fantasia rivendicano il
diritto alla vita, che per loro coincide con la rappresentazione della loro vicenda da parte degli attori.
Ma quando gli attori iniziano a recitare la parte dei personaggi, questi si lamentano di non essere stati
compresi, si offendono per gli scherni e l’incredulità degli attori («Non sono forse abituati lor signori a
veder balzare vivi quassù, uno di fronte all’altro, i personaggi creati da un autore?»), che reagiscono in
modo infastidito e permaloso.
Tale incomunicabilità si approfondisce nel seguito dell’opera, dividendo anche i sei personaggi tra loro, e
facendo fallire il tentativo di mettere in scena la storia della lacerazione familiare.
Come in questo brano è dimostrato dal Figlio, ciascuno vive la stessa vicenda da un punto di vista
soggettivo, diverso da quello degli altri: ciò che è vero per uno non lo è per l'altro, i confini fra illusione e
realtà si confondono, ciascuno ha la sua drammatica verità interiore che non può essere comunicata agli
altri ed espressa in un dramma collettivo. «Quello che io provo - dice il Figlio - non posso e non voglio
esprimerlo. Non può dunque dar luogo a nessuna azione da parte mia. » II brano che segue fa parte della
prima parte del dramma, in cui i Personaggi raccontane la loro triste storia al Capocomico, che ancora
pensa di poterla,far rappresentare agli attori. Ma ciascuno l'ha vissuta in modo diverso e presenta una
realtà diversa che alla fine sarà impossibile rappresentare.
Il relativismo, ovvero La mancanza di un significato universale,
“Sei personaggi in cerca d'autore” costituiscono il dramma più rappresentativo delle complesse tematiche
di Pirandello. Per la prima volta nella storia del teatro moderno, esso distrugge la finzione teatrale,
l'elemento cioè su cui si basava il dramma tradizionale, che rappresentava sulla scena un'azione con
l'intento di riprodurre fedelmente la realtà. In questo dramma, invece, Pirandello smaschera questa
finzione, mostrandola chiaramente, attraverso lo strumento del cosiddetto teatro nel teatro.
Il dramma, come si può arguire dal riassunto, ha infatti una struttura complessa. In esso vi sono due piani
differenti: uno è quello della vicenda dei sei personaggi, raccontata da loro stessi come già avvenuta nel
passato ma ogni volta rinnovantesi, l'altro è quello della situazione presente, rappresentata dalla
compagnia teatrale e dal palcoscenico. Gli attori dovrebbero rappresentare il dramma dei sei personaggi, in
realtà fanno da pubblico agli spezzoni della loro rappresentazione. L'argomento del dramma non è quindi la
vicenda dei Personaggi, ma la sua incompiuta e impossibile messa in scena: è cioè un'opera teatrale sul
problema del fare teatro. Ma perché il dramma nella sua forma tradizionale è qui impossibile? La risposta
sta in uno degli interventi che il Padre fa nel brano che segue.
“Ciascuno di noi - egli afferma rivolgendosi al Capocomico - si crede 'uno' ma non è vero: è 'tanti', signore,
'tanti' secondo tutte le possibilità d'essere che sono in noi”.
È questa una delle tante affermazioni del relativismo che troviamo in Pirandello. Se ciascuno di noi ha tante
diverse personalità, se la vita è varia e molteplice, i nostri atti non possono che essere diversi e a volte
contraddittori fra loro. Ma nessuno di essi è più vero degli altri e nessuno ci rappresenta pienamente.
Questo mette in discussione la possibilità stessa del dramma tradizionale, fondato su un'azione nella quale i
personaggi si riconoscono fino in fondo.
La centralità dell’autore drammatico
Altro teme è la centralità dell’autore drammatico. Nessuno ltre l’autore può dare vita compiuta ad un
personaggio e al suo dramma. Non può farlo il regista, né tantomeno gli attori. A quest ultimi resta solo il
compito di rappresentare quanto più fedelmente possibile i personaggi seguendo alla lettera il testo e le
indicazioni (didascalie) dell’autore che ha creato il dramma. Dunque il ruolo di creatore spetta solo
all’autore mentre registi e attori sono solo dei esecutori meccanici dei prestatori d’opera che mettono in
scena sul palcoscenico l’opera teatrale, senza interpretara, perché sarebbe un travisamento una
deformazione de personaggi.
L’abbattimento della quarta parete.
I veri protagonisti di questo dramma non escono dalle quinte sul palco, già occupato dalla compagnia che
deve provare Il gioco delle parti; entrano semplicemente dall’ingresso, attraversano la sala come fanno gli
spettatori che cercano il loro posto, facendo così cadere la cosiddetta “quarta parete”, cioè quel muro
invisibile che separa, secondo le convenzioni acquisite, la scena dal pubblico.
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