LA FILOSOFIA MEDIEVALE – CRISTIANA: dalla Patristica a Ockham
Per FILOSOFIA MEDIEVALE si intende la filosofia che si diffonde nel medioevo (periodo storico intermedio tra età antica
ed età moderna che fa dal V al XV secolo circa).
Il Medioevo è caratterizzato dalla diffusione del cristianesimo, pertanto tutta la filosofia medievale risente della
diffusione del cristianesimo e dei principi cristiani. Essa si costituisce essenzialmente come filosofia religiosa e
segnatamente cristiana: è in Dio che il mistero dell'esistenza trova la sua soluzione. Nel medioevo il mondo è visto come
luogo di espiazione dei peccati e Dio come unica via di salvezza.
Alla base del cristianesimo c'è la Bibbia (dal greco BIBLIA = LIBRI; sono 73 libri divisi in Vecchio -46- e Nuovo -27- TESTAMENTO =
DIATHÉKE = PATTO = ALLEANZA Dio/Israele). Il messaggio biblico è ispirato non dalla ragione, ma dalla fede; esso ha avuto:
→ un forte impatto storico;
→ un’influenza profonda sulla concezione del mondo e sulla natura dell'uomo.
È importante conoscere il messaggio biblico per capire:
→ come cambia la filosofia,
→ come e perché essa è diversa da quella antica,
→ come il cristianesimo arricchisce di nuovi contenuti il pensiero.
Scopo della filosofia diventa il tentativo di formulare razionalmente il dogma della nuova religione esiste pertanto una
strettissima connessione tra filosofia e teologia.
L’analisi del rapporto RAGIONE/FEDE sarà la tematica principale di tutta la filosofia medievale.
RAGIONE e FEDE sono unite o separate? PROBLEMA: se la VERITÀ è RIVELATA perché occorre filosofare ?
Perché anche i cristiani hanno la RAGIONE (oltre alla fede) → è la RAGIONE, non la FEDE l’elemento che accomuna tutti
→ è quindi necessario DIALOGARE CON GLI ALTRI → POSSIAMO DIRE CHE CON IL PASSAGGIO DALLA FILOSOFIA
ANTICA A QUELLA MEDIEVALE CAMBIA LA PROSPETTIVA , CAMBIA IL PUNTO di RIFERIMENTO
A. FILOS. ANTICA: sforzo umano di rapportarsi al principio, percorso verso la VERITÀ, verità portata
da una persona POSSIBILI SOLUZIONI

IO CREDO SOLO A CIÒ CHE VEDO

NON SI PUÒ PARLARE DI CIÒ CHE NON SI CONOSCE FEDE/RAGIONE sono COMPLEMENTARI
B. FILOS. CRISTIANA: TENTATIVO DI SANARE IL RAPPORTO FEDE/RAGIONE
1.
AGOSTINO: CREDO PER CAPIRE (fede su ragione)
2.
TOMMASO: CAPISCO PER CREDERE (ragione su fede: predomina la ragione, ma dove non arriva c’è la fede) → 1 e 2
non si escludono a vicenda
Le fonti, le AUCTORITATES DOTTRINARIE, alle quali si rifà la filosofia medioevale sono:
 le Sacre Scritture;

gli Atti dei Concili;

i Padri della Chiesa

voci “ufficiali” per le scienze saranno: Galeno per la medicina, Tolomeo per astronomia e Aristotele per la
metafisica.
1
NUCLEI/CONCETTI RIVOLUZIONARI (rispetto al mondo greco)
1. PRINCIPIO DA CUI HA ORIGINE LA REALTÀ - CREAZIONISMO
MONDO GRECO
PLATONE
ARISTOTELE
CRISTIANESIMO
STOICI
PLOTINO
Definizione Idea del Bene
di Dio e
della
divinità
Atto puro, pura
Lógos, principio
forma, causa
attivo materiale,
prima, motore
forza generatrice
immobile, pensiero
di pensiero
L'Uno
trascendente
coincide con il
Bene
Dio onnipotente e
trascendente
Caratteri stiche
È intelligenza
È legge e ragione
del tutto è imma nente al tutto cui
da' forma.
panteismo
Non è né
intelligibile né
intelligenza
Si è rivelato agli uomini
tramite Cristo
Imprime il
movimento al
mondo, che non ha
creato e sul quale
non interviene
Il principio divino
materiale genera le
cose grazie alle
ragioni seminali
(principi vitali e
razionali).
Il mondo si
origina per
emanazione
dall'Uno
Crea dal nulla liberamente
tutte le cose
È intelligibile ed è la
causa delle idee
Origine del Demiurgo (divino
mondo
artigiano, ha costruito la
realtà sensibile
prendendo a modello il
mondo delle idee)
NESSUNO PARLA DI UN DIO CREATORE IN MONDO È ETERNO, È L'ESSERE
DIO SOTTOPOSTO AL FATO
IL MONDO È CONTINGENTE,
HA L'ESSERE
2. MONOTEISMO
MONDO GRECO
CRISTIANESIMO
Non si pone il problema tra dio e divino →
MONOTEISMO non è un problema perché non hanno
concetto d’infinito (l’ essere è solo essere)
Esiste un UNICO DIO
3. CONCEZIONE UOMO/ETICA
MONDO GRECO
CRISTIANESIMO
L’UOMO è NATURALMENTE BUONO
 MALE = ERRORE DI GIUDIZIO
Filos.: compito EDUCATIVO:
L’UOMO NASCE SEGNATO DA UN MALE (peccato originale)
→
CORRUZIONE
ORIGINARIA
L’uomo è creato buono, ma per un atto di libertà (RIBELLIONE) è corrotto → INCAPACE
di fatto di SALVARSI (realizzare il proprio compimento di uomo)
L’uomo è buono, ma debole (IMPOTENZA RADICALE)
Agostino: senza la GRAZIA è impossibile la SALVEZZA → la grazia riabilita l’uomo e gli
permette di fare felice Dio → FINE DELLA VITA LA SANTITÀ
+ siamo filos. + siamo buoni (non
come libera scelta)
UOMO VIRTUOSO è FINE della VITA
(anche felicità)
RAPPORTO GRAZIA/LIBERTÀ : “Agisci come se tutto dipendesse da te; prega come se tutto
dipendesse da Dio”
4. UNITÀ UOMO
MONDO GRECO
CRISTIANESIMO
2
DUALISMO INEVITABILE: spirito/materia
INSCINDIBILE UNITÀ dell’UOMO → ANIMA/CORPO uniti
ANIMA: forma sostanziale di un corpo in potenza
→ CONOSCENZA: sensibile/razionale → STESSO UOMO
CORPO: non è qualcosa di materiale, negativo perché il corpo è la sede dello spirito
5. IMMORTALITÀ DELL’ANIMA
MONDO GRECO
CRISTIANESIMO
Anima generalmente immortale, anche se con caratteristiche diverse.
Prima di Socrate: "soffio" che abbandona il corpo nel momento della morte;
ombra, capace di sopravvivere nell'Ade ma senza energia vivificatrice.
Da Socrate: il termine psyché (anima) designa il mondo interiore dell'uomo,
a cui viene ora assegnata piena dignità.
Platone: prove razionali immortalità dell'anima
Aristotele: anima non distinta dal corpo, quindi mortale, ma tre funzioni:
vegetativa, sensitiva, intellettiva e anima intellettiva è eterna in quanto
fonte del pensiero razionale, governa la conoscenza, la volontà e la scelta.
Plotino: terza ipostasi, la cui essenza è immortale, intellettiva e divina
Non servono prove perché corpo e anima sono
inscindibili
Agostino: immagina l’anima come una specie di
nocchiere del corpo
Tommaso: insiste sull’unità inscindibile dell’uomo.
Anima muore col corpo → entrambi risorgeranno
per sedere alla destra del padre
6. AMORE
MONDO GRECO
CRISTIANESIMO
EROS = DIVINITÀ INTERMEDIA:
AGAPE /CARITAS: amore fraterno, amicizia
colpisce gli uomini e li trascina dal mondo sensibile e quello ORIGINE AMORE è DIO
delle idee → PERCORSO ASCENDENTE
 Amore umano partecipa dell’amore divino
 Gli uomini quando amano sono più grandi
 Amore è un dono
7. EROE
MONDO GRECO
CRISTIANESIMO
Eroe = forte e invincibile
Eroe = povero e umile
8. STORIA
MONDO GRECO
CRISTIANESIMO
Storia = movimento circolare senza né inizio né fine
Storia = progresso, salvezza; percorso rettilineo che ha Dio
come fine
9. VERA CONOSCENZA
MONDO GRECO
Scienza
CRISTIANESIMO
Fede
Per meglio comprendere lo sviluppo della filos cristiana dei primi secoli è bene tener presente anche le principali tappe
storiche che determinarono la diffusione della nuova religione:
313: Editto di Costantino (editto di tolleranza): libertà di culto, la fede cristiana può essere
manifestata pubblicamente. Cessano le persecuzioni.
325: Concilio di Nicea: viene fissato il credo.
380: Editto di Teodosio: il cristianesimo diventa religione di Stato.
Il porsi in relazione col messaggio biblico suscita diversi problemi tra cui DEFINIRE L'IDENTITÀ DEL VERO CRISTIANO
3
La riflessione filosofica dei primi secoli è suddivisa in due aree culturali successive: greca e latina e nei seguenti tre
momenti:
1. I sec. - PADRI APOSTOLICI: elaborazione del messaggio biblico; sono i discepoli degli apostoli,
trattano prevalentemente questioni di teologia e filosofiche
2. II sec. – APOLOGISTI: sono i “difensori” del cristianesimo, loro obiettivo è la difesa della verità di
religione.
3. III/VI sec. – PATRISTICA (Padri della Chiesa ossia scrittori cristiani dei primi secoli): usano la
filosofia, soprattutto la filosofia platonica, per dare uno SFONDO TEORICO ALLA RIVELAZIONE; per conciliare la filosofia
greca con la filos cristiana. Il principale esponente sarà S. Agostino. La filosofia PATRISTICA si caratterizza per un
accoglimento dell'annuncio cristiano, giustamente ritenuto il centro della cultura, ma in un contesto
prevalentemente platonico. Se il cristianesimo è al centro, in altri termini, ciò avviene grazie ad una certa
SVALUTAZIONE DEL LIVELLO MATERIALE. Molte espressioni dei pensatori di questo periodo ricalcano temi platonici, ma
senza averli adeguatamente vagliati in prospettiva cristiana → livello corporeo sottovalutato.
Dal VI sec. cambia l’ambito d’analisi della filos medievale e da argomenti prevalentemente morali e pastorali si avvia un
discorso che pone accanto alla rivelazione religiosa l’AMBITO SCIENTIFICO; cade la divisione agostiniana tra sapere
(teologia) e scienza della natura. Il metodo aristotelico: deduttivo, scientifico e razionale viene applicato anche allo
studio della rivelazione, assimilando, in questo modo la teologia ad una scienza.
Tutta la produzione filosofica, teologica e scientifica tra il VI e il XIV secolo è detta SCOLASTICA.
La SCOLASTICA (perché avveniva nelle scuole monastiche, nelle cattedrali e successivamente nelle università) è suddivisa
in PRIMA, APOGEO e TARDA. Rappresentante della prima scolastica Sant’Anselmo d’Aosta; dell'apogeo San Tommaso
d’Aquino e della tarda scolastica Guglielmo di Ockham che segnerà la fine del pensiero medievale.
Durante la scolastica verrà SISTEMATIZZATO IL RAPPORTO RAGIONE-FEDE. La scolastica rimedia allo squilibrio di valutazione
del livello corporeo della Patristica con un'accentuazione, di segno opposto, della consistenza di tale livello. È
soprattutto San Tommaso che, utilizzando la filosofia di Aristotele, compie tale rivalutazione cristiana del corporeo. Ma
a sua volta questa nuova impostazioni rischia di essere sbilanciata, poiché alla valorizzazione del mondo sensibile fa da
contrappeso una perdita del senso della centralità della fede e del soprannaturale. Inoltre essa tende a minimizzare
l’importanza centrale del soggetto.
Per tutto il medioevo la filosofia diventa “ANCILLA THEOLOGIAE”: serva del cristianesimo.
PRINCIPALI TEMATICHE ANALIZZATE DALLA FILOSOFIA MEDIEVALE
1. RAPPORTO FEDE RAGIONE: TENTATIVO DI SANARE IL RAPPORTO.
2. DIMOSTRARE L'ESISTENZA DI DIO IN TERMINI RAZIONALI.
3. DISPUTA SUGLI UNIVERSALI.
1. RAPPORTO FEDE E RAGIONE
A. PATRISTICA: EQUILIBRIO: NON C’È CONTRASTO FEDE-RAGIONE
→
esse sono complementari e non si escludono a
vicenda. Sono due aspetti di quella stessa realtà esistenziale che è il rapporto uomo-Dio. Fede e ragione sono in
equilibrio.
Esponente principale Agostino:
CREDO PER CAPIRE → FEDE SU RAGIONE
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“Credi per capire e capisci per credere” Per trovare la verità è necessaria la fede, ma perché la fede sia consapevole è
necessario l'uso dell'intelletto. Non c'è contrasto, ma stesso ambito ragione e fede sono in un rapporto di stretta e
diretta connessione.
S. Anselmo dirà che ragione e fede hanno la stessa natura divina (prima Scolastica).
B. SCOLASTICA: EQUILIBRIO, ma DIVISIONE DEGLI AMBITI: fede e ragione non possono trovarsi in contraddizione: la ragione
ha una sua verità, dei principi intrinseci che sono verissimi ed è impossibile pensare che siano falsi dal momento che Dio
stesso è l’autore della natura umana
→
la VERITÀ DI RAGIONE e la VERITÀ RIVELATA (di fede) non sono in
contraddizione perché la verità NON può contraddire la verità; MA la ragione può indurre all’errore e in quel caso la fede
deve essere la regola del corretto procedere della ragione.
Principale esponente Tommaso:
CAPISCO PER CREDERE → RAGIONE SU FEDE
La ragione predomina, ma dove essa non arriva c'è la fede; la ragione può servire alla fede in tre diversi modi:
1. → ci sono VERITÀ CHE NON HANNO NIENTE A CHE VEDERE CON LA FEDE (es. teorema di Pitagora) in questo ambito la
ragione si muove da sola.
2. → ci sono VERITÀ CHE POSSONO ESSERE SPIEGATE SIA CON LA FEDE SIA CON LA RAGIONE, sono i cosiddetti
“PREAMBULA FIDEI” cioè delle verità la cui dimostrazione è necessaria alla fede (es. l’esistenza di Dio)
3. → ci sono VERITÀ CHE VANNO ACCETTATE PER FEDE E CHIARITE DALLA FILOSOFIA (es. il mistero della trinità)
Per Tommaso niente è del tutto inaccessibile alla ragione.
C. TARDA SCOLASTICA: ROTTURA DI EQUILIBRIO: TRA FEDE E RAGIONE NON C'È ALCUN RAPPORTO →
DIVISIONE DEGLI AMBITI: fede e ragione procedono ciascuna per la sua strada.
Esponente Guglielmo di Ockham, primo pensatore moderno:
- la fede non ha bisogno di prove razionali.
- la ragione senza fede è pura
RASOIO di OCKHAM: PRINCIPIO METODOLOGICO per cui occorre evitare ipotesi complesse e inutili nella spiegazione della
realtà, in particolare quelle non suffragate dall’esperienza. Ockham applica il tradizionale principio medievale di
semplicità della natura per spiegare la realtà (principio economico dell’eliminazione dei concetti superflui).
D. FILOSOFIA ARABA: DOTTRINA DELLA DOPPIA VERITÀ (RAGIONE E FEDE).
Esponente Averroè: la vera verità è quella della ragione, della filosofia aristotelica, ma pochi colti vi possono accedere,
esiste quindi una seconda verità: la verità della fede. Essa è secondaria, è per gli stolti per gli ignoranti che si affidano
alla religione.
In realtà la verità è una sola, MA:
-
il filosofo la cerca attraverso la ragione
- il credente la riceve dalla fede in una forma semplice e narrativa adatta a tutti.
RICAPITOLANDO: RAGIONE E FEDE DA AGOSTINO A OCKHAM
(Abbagnano, Fornero, Percorsi di filosofia 1, pag. 572, Paravia)
Agostino
 fede e ragione si richiamano e si integrano in modo armonico (credo ut intelligam, intelligo ut
credam);
Anselmo
 la fede ha un primato sulla ragione e tra esse esiste un accordo intrinseco (credo ut intelligam);
Abelardo
 non si può credere se non a ciò che si intende (intelligo ut credam);
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Averroè
 fede e ragione, pur essendo diverse per quanto concerne la forma (l'una rimanda alle leggi del
Corano, l'altra alla dimostrazione), non sono in contrasto;
Bonaventura
 la ragione deve essere aiutata e completata dalla fede;
Alberto Magno  fede e ragione sono distinte e in armonia;
Tommaso
 fede e ragione sono autonome e in armonia;
Duns Scoto
 fede e ragione sono separate: la teologia appartiene all'ambito pratico, la filosofia a quello teorico;
Ockham
 fede e ragione sono domini eterogenei: la teologia non è scienza (credo et intelligo).
2. DIMOSTRAZIONE DELL'ESISTENZA DI DIO (IN TERMINI RAZIONALI)
SCOLASTICA: tentativo di difendere il cristianesimo servendosi della filosofia antica di Platone ed Aristotele: nel ricercare
le prove dell'esistenza di Dio e nell’analizzare tematiche quali l’immortalità dell'anima e la creazione del mondo, alcuni
preferiscono riferirsi al pensiero di Platone (Francescani, Bonaventura) altri al pensiero di Aristotele (Domenicani, San
Tommaso).
A. ANSELMO D’AOSTA: prima dimostrazione ontologica dell’esistenza di Dio
1°: per negare l’esistenza di Dio si deve sapere cos’è Dio, altrimenti non è possibile negarlo. DIO È CIÒ DI CUI NULLA SI PUÒ
PENSARE DI MAGGIORE: Dio non è solo essenza, ma anche esistenza perché
2° Dio è “ens perfectum”: ente che accoglie in sé tutte le perfezioni inclusa l’esistenza (che è una perfezione) quindi
3° DIO ESISTE
La dimostrazione ontologica di Anselmo è criticata da GAUNILONE (CRITICA di GAUNILONE) con le seguenti motivazioni:
1) la dimostrazione data può valere per ogni forma di perfezione
→ ANSELMO obietta sostenendo che solo Dio ha in
sé tutte le perfezioni
2) la dimostrazione deve partire da un concetto corretto di Dio che ha solo chi ha già la fede → ANSELMO riconosce
che Gaunilone ha ragione: il suo ragionamento serve solo a chiarire al credente i fondamenti della sua fede: Dio è
“causa sui”, non è creato, ma crea e Lui e solo in Lui l’ESSENZA implica l’ESISTENZA.
B. TOMMASO
Dimostra l’esistenza di Dio attraverso CINQUE VIE, ma nessuna delle cinque è totalmente originale; infatti non fa che
riprendere teorie platoniche e aristoteliche e servirsene in termini cristiani.
Le vie “platoniche” sono due:
1. “EX GRADU” cioè dal grado: le cose hanno diversi gradi di perfezione e di uguaglianza, ma solo un grado massimo di
perfezione (Dio) rende possibili gli stadi intermedi.
2. “EX FINE”: l’ordine che c’è nel mondo non può essere casuale, ma ha uno scopo, implica l’esistenza di un ordinatore
divino Demiurgo/Dio che le ordina.
Le vie “aristoteliche” sono tre:
3. “EX MOTU”: tutto ciò che si muove esige una causa prima perché, come dice Aristotele, “non si può andare all’infinito
alla ricerca delle cause”, ma deve esistere un motore immobile che muove senza esse mosso (Dio)
4. “EX CAUSA”: è la stessa del motore, ma vista in chiave di causa: tutto ciò che esiste è causato da qualcosa: ogni effetto
ha una causa quindi dev’esserci una causa prima incausata/Dio
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5. “EX CONTINGENTIA” poiché tutte le cose esistono, ma potrebbero non esistere, non hanno in sé la ragione della loro
esistenza e, quindi, rimandano a un essere necessario (cioè non contingente) Dio, che ha in sé la causa della sua
esistenza.
4. e 5. non sarebbero state accettate da Aristotele perché hanno in sé Idea di Creazione che nella filosofia antica non era
neanche considerata (nessuno parla di un Dio creatore; l’universo c’è sempre stato e Dio è sottoposto al fato).
C. GUGLIELMO DI OCKHAM: NÉ L’ESISTENZA NÉ L’ESSENZA DI DIO SONO ARGOMENTABILI
3.
DISPUTA SUGLI UNIVERSALI
(SCOLASTICA XII SEC)
Il problema era stato lasciato in sospeso dalle “ISAGOGE” di Porfirio (233-305 ca.), poi tradotte in latino da Boezio (476525). L’”Isagoge” è una breve introduzione alle “Categorie” di Aristotele, in cui Porfirio codifica la dottrina dei cinque
predicabili (genere, specie, differenza, proprio e accidente) costruendo una struttura logico-gerarchica (“Albero di
Porfirio”) ponendo il problema degli universali:
- I GENERI E LE SPECIE HANNO UN’ESISTENZA REALE O SOLO MENTALE ?
- I CONCETTI UNIVERSALI ESISTONO IN NATURA COME SOSTANZE O SONO SOLO OGGETTI DELLA MENTE ?
Cosa sono gli Universali ? Esistono ? Come ? Sono le IDEE PLATONICHE: trascendenti, al di fuori delle cose, con esistenza
propria indipendente dalle cose empiriche; o le FORME ARISTOTELICHE: immanenti, esistenti dentro le cose empiriche ?
La disputa si sviluppò nel XII sec. tra
a) i sostenitori della REALTÀ DEGLI UNIVERSALI → REALISMO: Anselmo, Guglielmo di Champeaux, scuola di Chartres e
b) i sostenitori del CARATTERE NOMINALISTICO DEGLI UNIVERSALI → NOMINALISMO: Roscellino e Ockham)
Il problema dibattuto è analizzare il rapporto tra VOCES (linguaggio) e RES (realtà) al centro degli studi grammaticali e
della dialettica. Si tratta di stabilire se esiste un rapporto tra le idee o categorie mentali, espresse con termini linguistici,
e le realtà extra mentali; ossia tra le parole e le cose, tra il pensiero e l’essere.
Il problema diventa quindi stabilire la validità della conoscenza, del sapere umano → gli UNIVERSALI:
-
sono reali, ma esistono prima delle cose, in Dio, prima della Creazione: ANTE REM (Platone) ? o
-
esistono nelle cose come essenza IN RE (Aristotele) ? o
-
assumono realtà solo dopo che la mente li ha formati ? POST REM
Le soluzioni proposte da REALISTI e NOMINALISTI sono diverse:
a) REALISMO: Anselmo: gli Universali esistono realmente nella mente di Dio; il realismo si divide in:
- REALISMO ESTREMO: gli Universali esistono fuori dalla mente come idee (Platone) quindi sono ANTE
REM e di conseguenza sono immutabili;
- REALISMO MODERATO: gli Universali esistono nelle cose, sono incorporati nelle singole cose
(Aristotele) IN RE
b) NOMINALISMO: gli Universali non esistono in natura, sono solo segni verbali SIGNIFICANTI, caratteri comuni ad un
determinato gruppo di singole realtà (umanità/uomini)
Anche il nominalismo si divide in
7
- NOMINALISMO ESTREMO (Roscellino): l’essere esiste solo in forma individuale; gli Universali sono solo nomi, segni
convenzionali, senza alcuna corrispondenza reale, → sono FLATUS VOCIS (emissione di voce senza valore) l’unica realtà
è il movimento d’aria che impiega la voce.
- NOMINALISMO MODERATO (Ockam) gli Universali esistono solo nell’intelletto, in INTELLECTU,
come puro segno mentale: POST REM
Un primo TENTATIVO DI COMPROMESSO è rappresentato dalla SOLUZIONE CONCETTUALISTICA →
CONCETTUALISMO DI ABELARDO
L’errore che accomuna realismo e nominalismo è che entrambi considerano gli Universali una cosa (RES): i REALISTI come
essenza trascendente e i NOMINALISTI come Flatus voci (nome) emissione vocale.
Per Abelardo gli Universali non sono una cosa (IN RE o ANTE REM) non sono nulla di materiale, ma sono un SERMO un
discorso, un significato logico-linguistico prodotto dalla mente che elabora la realtà, ma non coincide con essa; si limita a
darle un senso.
Universale “è ciò che si può predicare di molti” è un discorso che si riferisce sempre a cose particolari.
Il COMPROMESSO DEFINITIVO, tra le tre soluzioni, fu trovato da Alberto Magno e Tommaso. Per Tommaso, in
particolare, gli Universali sono sia ANTE REM, sia IN RE, sia POST REM.
-
ANTE REM (realtà che precede le cose universali): preesistono agli individui creati, nella mente divina, come realtà
che precede le cose individuali;
-
IN RE (nelle cose): costituiscono l’essenza introdotta da Dio nelle cose al momento della creazione → Dio li pone
nelle cose mediante la creazione.
-
POST REM (derivano dalle cose per astrazione): la mente dell’uomo li astrae a posteriori mediante un processo
astrattivo trasformandole in immagini mentali, concetti, parole, segni convenzionali.
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