la parola del f i losofo Umberto Curi RICERCA Non si può cercare qualcosa se non si conosce già, almeno in una certa misura, ciò di cui si è alla ricerca. Ma, per converso, non avrebbe senso ricercare qualcosa che già si conosca, perché la ricerca risulterebbe pleonastica. In questi termini, Platone enuncia un paradosso che resta alla base del concetto stesso di ricerca. Infatti, se cercare vuol dire “circa-ire”, vale a dire avanzare o procedere “intorno”, come fa appunto colui che sta tentando di trovare qualcosa, descrivendo un semicerchio, o un cerchio completo, è evidente che in una certa misura devo sapere cosa cerco. Ma soprattutto quando la ricerca si svolge sul piano intellettuale, e non coincide quindi con il tentativo di rintracciare un oggetto specifico, è altrettanto evidente che io posso cercare soltanto ciò che ancora non appartiene al bagaglio delle mie conoscenze. Platone assimilava questa singolare condizione a quella che si verifica nell’amore. Come figlio di Penuria e di Risorsa, l’amore non è compiutamente né ricco né povero, e perciò è tensione verso ciò che ci manca, esigenza di completamento mediante l’unione con la nostra altra “metà”. Ma qui occorre introdurre subito una precisazione fondamentale. L’incertezza e l’aleatorietà della ricerca sono ammissibili, e anzi del tutto giustificabili, nel campo della filosofia, o anche – e a maggior ragione – nell’ambito delle scienze, dove cioè, in entrambi i casi, non è dato raggiungere una verità completa, sicché è inevitabile che la ricerca prosegua in maniera sostanzialmente indefinita. Difatti, anche le acquisizioni raggiunte sul piano delle conoscenze scientifiche, per quanto importanti, non saranno mai definitive, e dunque non estingueranno mai una ricerca che, almeno in linea di principio, deve considerarsi pressoché inconcludibile. Ciò vale, a maggior ragione, per quanto riguarda la filosofia, la quale non può mai pretendere di aver pronunciato la parola che 135 La fede nel cinema oggi INT.indd 135 11/03/13 16.01 renderebbe vano continuare nella ricerca, visto che – al contrario – la filosofia non “progredisce” affatto, ma, come ha osservato Martin Heidegger, segna anzi il passo sempre nello stesso punto, riproponendo incessantemente gli interrogativi di fondo attinenti alla condizione umana. Tutt’altro ragionamento sembrerebbe necessario fare relativamente all’ambito della fede. Qui – come qualcuno ha detto – sembra che non vi sia proprio più nulla da cercare. La parola di Dio, consegnataci dai testi della Rivelazione, offrirebbe una risposta certa e non ulteriormente perfezionabile a tutte le domande fondamentali della nostra esistenza, in modo da rendere del tutto inutile proseguire nella ricerca. Il cristiano – così molti pensano – non deve più cercare, perché ha già trovato. L’argomento, come ben si comprende, è controverso e delicatissimo. Fra l’altro, ove si condivida l’impostazione ora ricordata, potrebbero derivarne a cascata numerose importanti conseguenze, assai rilevanti anche dal punto di vista sociale e politico. Se come credente ritengo di possedere la verità, e dunque di non avere più alcun bisogno di ricercare alcunché, è evidente che sarò anche legittimato a considerarmi superiore, rispetto a tutti coloro i quali siano, invece, ancora alla ricerca della verità. E che potrò anche decidere di imporre la verità che penso di possedere ad altri, usando la persuasione, ma eventualmente ricorrendo anche alla violenza. Si apre qui un terreno di riflessione particolarmente impegnativo. Come confermano i testi di un intero filone di pensiero – da San Paolo a Bonhoeffer, attraverso Sant’Agostino, Pascal, Kierkegaard – la veritas a cui il credente accede tramite la fede conserva il carattere fondamentale di essere veritas indaganda. Non dunque un complesso di conoscenze sigillate e definitive, tali da eliminare la necessità della ricerca, ma piuttosto un percorso di investigazione aperto e costantemente esposto al dubbio. Un quadro generale, dunque, in cui il cristiano deve considerarsi perpetuamente in cammino, e dunque solidale con altri – credenti o meno – i quali con lui condividano questa condizione. 136 La fede nel cinema oggi INT.indd 136 11/03/13 16.01