La filosofia medievale La filosofia medievale

La filosofia medievale (prof.A. Caputo)
La filosofia medievale costituisce un imponente
ripensamento dell'intera tradizione classica sotto la
spinta delle tre grandi religioni monoteiste
(cristianesimo, ebraismo, islamismo)
In Europa la diffusione del Cristianesimo
all'interno dell'impero romano segnò la fine
della filosofia ellenistica e l'inizio della
Patristica, dalla quale si svilupperà la
filosofia medievale.
La Patristica, cioè il pensiero degli antichi
padri della Chiesa, rappresentò il primo
tentativo di fusione fra la tradizione
ebraica-cristiana e la filosofia greca, di cui
costoro
cercarono
di
assimilare
profondamente il senso del logos, concetto
chiave della filosofia greca.
logos
significava la ragione e il fondamento
universale del mondo, in virtù del quale la
realtà terrena veniva ricondotta ad un
principio unico, in cui risiederebbe la vera
dimensione dell'essere (che cos’è).
Soprattutto in Plotino, l'ultimo dei grandi
filosofi greci, si avvertiva il tema della
trascendenza (esistenza non riducibile all’esperienza)
dell'Idea platonica, da lui concepita come la
forza spirituale che plasma gli organismi
viventi secondo un progetto prestabilito.
Mentre in Europa si diffondeva il
platonismo, durante tutto il Medioevo gli
arabi avevano mantenuto viva la tradizione
filosofica facente capo ad Aristotele, con
commenti e traduzioni del filosofo greco, e
sviluppando interessi per le scienze naturali.
La scolastica
A partire dall'anno Mille è particolarmente
significativa la nascita della filosofia
scolastica, così chiamata dall'istituzione
delle scholae, ossia di un sistema scolasticoeducativo diffuso in tutta Europa, e che
garantiva una sostanziale uniformità di
insegnamento.
Le origini della scolastica si possono
rintracciare già in Carlo Magno, il quale, dando
avvio alla "rinascita carolingia" aveva fondato
ad Aquisgrana intorno al 794 la Schola
palatina, per favorire l'istruzione delle genti e
la diffusione del sapere servendosi dei monaci
benedettini. Gli insegnamenti erano divisi in
due rami:
• l'arte del trivio (il complesso delle materie
letterarie);
• l'arte del quadrivio (il complesso delle materie
scientifiche).
Con l'Admonitio Generalis Carlo Magno aveva
quindi cercato di formare un metodo di studio che
fosse praticato in tutto il Sacro Romano Impero.
Gradatamente si sviluppò così un tipo di
insegnamento detto scolastico, che prenderà
sempre più a distinguersi dall'ambiente monastico
in cui era nato, sviluppando una forma di sapere
più autonoma.
Anselmo d’Aosta (10331109)
Padre della Scolastica è comunque
considerato l'abate benedettino Anselmo
d'Aosta, poi divenuto arcivescovo di
Canterbury, che cercò una convergenza tra
fede e ragione.
Credo ut intelligam
• Credo per capire
• Nulla si può intendere senza la fede
• Fede = fiducia (es. figlio/padre) – tutto deriva
dall’illuminazione divina, sia la fede che la
ragione
• Quindi dire «Credo» non significa credere agli
«asini che volano» ma sapere che è Dio che ha
irradiato la nostra ragione necessaria per
comprendere la stessa verità Divina
• Affermare il contrasto eventuale tra le verità
di ragione e le verità di fede significherebbe
ammettere una contraddizione in Dio stesso
che è autore tanto delle prime (v.d.r.) quanto
delle seconde (v.d.f.)
Prova a posteriori
(dalle cose
al principio)
• Monologion – «argomento per gradi» per
spiegare l’esistenza di Dio attraverso la
ragione
• Vi sono molte cose buone nel mondo, ma
tutte sono più o meno buone, quindi non
ASSOLUTAMENTE BUONE, e dunque ciò
presuppone l’esistenza di un BENE SUPREMO
– ASSOLUTAMENTE BUONO che sia misura
di tutte le cose più o meno buone del mondoquesto bene assoluto è DIO.
Prova a priori
(ontologica)
• Proslogion - invece Anselmo espone la prova a priori,
in base alla quale Dio è l'Ente massimo di cui non si
può pensare nulla di più grande; chi nega che a
questo concetto dell'intelletto corrisponda una
realtà, necessariamente si contraddice, perché allora
si potrebbe pensare che l'Ente massimo sia minore
di qualcosa ancora più grande che abbia anche
l'esistenza.
• (l’esistenza ha un valore superiore rispetto
all’esistenza puramente concettuale)
Tommaso d’Aquino 1225-1274
(il filosofo per eccellenza della scolastica)
Anche Tommaso cercò di conciliare la
rivelazione cristiana con la dottrina di
Aristotele, il quale, partendo dallo studio
della natura, dell'intelletto e della logica,
aveva sviluppato delle conoscenze sempre
valide e universali, facilmente assimilabili
dalla teologia cristiana.
Così era ad esempio nelle scienze naturali,
per le quali esisteva un perenne passaggio
dalla potenza all'atto che strutturava
gerarchicamente il mondo secondo una
scala ascendente che va dalle piante agli
animali, e da questi agli uomini, fino agli
angeli e a Dio, che in quanto motore
immobile dell'universo è responsabile di
tutti i processi naturali.
L'opera
fondamentale
di
Tommaso
d'Aquino, la Summa Theologiae, fu da lui
concepita alla stregua del processo di
edificazione delle grandi cattedrali europee:
come la teologia ha lo scopo di rendere
trasparenti alla ragione i fondamenti della
fede, così l'architettura, in particolare
quella delle chiese romaniche del Duecento,
diventò lo strumento collettivo per
l'educazione del popolo e della sua
partecipazione alla Verità rivelata.
Rapporto tra DIO & COSE
• Teoria: gli esseri finiti creati da Dio devono la
loro esistenza per «partecipazione»
• Definiamo bene alcuni termini chiave per
Tommaso: ente & essenza - sono le prime
cose che l’intelletto percepisce. L’Ente può
essere reale o logico (realtà o pensabile ma
cmq esistente); l’essenza corrisponde alla
domanda «quid est»=che cos’è ed è costituita
da materia e forma. HA DUNQUE: quiddità,
cioè materia e forma
Continuando…
• Dall’essenza, T. distingue l’essere (esse) o
l’atto d’essere (actus essendi) – ovvero
l’ESISTENZA
• ES: noi possiamo comprendere cos’è la
Chimera ma non sapere se esiste nella realtà
• Dunque negli esseri finiti (usando paragone
con Aristotele)
essenza:esistenza = potenza:atto
• Dio è l’essere in cui Essenza ed esistenza
coincidono!
ESEMPIO CONCRETO
• Ente: cosa reale o pensabile
• UOMO: sua essenza/quid – «animale
razionale»
materia
forma
actus essendi –esistenza: genitori (altro essere)
*(vedi libro pag 614)
Quindi…
• È grazie a Dio che le creature finite prendono
parte all’essere (actus essendi o esistenza)
• Prendere parte/partecipazione non significa
Identità – tra le cose e Dio c’è analogia cioè
«somiglianza e dissomiglianza alla stesso
tempo».
Fulcro del pensiero filosofico/teologico
di Tommaso: «le cinque vie»
• Prova a-posteriori, a partire cioè dal modo di
conoscere degli uomini che inizia con i «sensi»
• 1. prova cosmologica. movimento – «tutto ciò che si muove deve essere
mosso da altro»
• 2. prova causale – di causa in causa per risalire ad una «causa incausata»
• 3. rapporto «possibile-necessario» - le cose possibili esistono in virtù della
causa della loro necessità che può essere intrinseca o trovarsi in altro da
sé; se tale causa si trova all’in fuori delle cose possibili, bisogna risalire a
qualcosa che sia necessario di per sé e che sia causa della necessità di ciò
che è necessario per le tante cose possibili: appunto Dio
• 4. prova dei gradi di bene, bello, perfezione – Dio come perfezione
somma
• 5. prova del governo delle cose – sebbene le cose naturali siano prive di
intelligenza appaiono dirette da un Fine, da una mente ordinatrice: Dio
Conclusioni
• Con le 5 vie, Tommaso cerca di presentare la
possibilità di «sapere qualcosa su Dio» – SI SA
QUALCOSA DI Dio altrimenti non se ne
parlerebbe neppure e non potrebbe neppure
esser negato
• Ma il nostro sapere è un «non sapere» – cioè
Dio è comunque absconditus: l’uomo di fronte
a Dio è come un animale notturno di fronte alla
luce del Sole. C’è un mistero in Dio che l’uomo
mai potrà conoscere al 100%
La disputa sugli universali
• Grande dibattito suscitò all'interno della scolastica la
cosiddetta disputa sugli universali, questione riguardante la
natura «dell'universale»: "ogni uomo è razionale", utilizziamo
alcuni termini, in questo caso "corpo" e "uomo", non
riferendoci ad alcun specifico corpo o uomo; quindi in simili
proposizioni noi facciamo riferimento ad un "quid" che risulta
essere predicabile di tutti i corpi e di tutti gli uomini. Gli
"universali" sono proprio questi oggetti di pensiero che
possono essere applicabili a più individui, o, come dicevano
gli scolastici, "id quod aptum est praedicari de pluribus". La
"questione degli universali" non consiste se non nel chiedersi
quale sia la natura di tali oggetti di pensiero, se essi siano solo
parole o anche realtà, e, in quest'ultimo caso, quale tipo di
realtà. Qual è allora la natura di questo quid? Le risposte
variarono nel tempo dando luogo a una disputa che iniziò con
Porfirio nel 300 circa fino a Guglielmo d'Ockham (1300)
Tommaso d'Aquino era sostenitore del realismo moderato,
secondo cui gli universalia sono:
• ante rem, cioè esistono prima della realtà, nella mente di Dio;
• in re, nel senso che gli universali entrano anche all'interno
della realtà stessa, come sua essenza reale;
• post rem, quando gli universali diventano un prodotto poi
coglibile alla fine dalla nostra mente, la quale dunque
rielabora l’universale esistente in concetto
Ai realisti, che affermavano l'esistenza oggettiva e
indipendente dell'universale, si contrapposero i nominalisti, i
quali invece negavano qualsiasi realtà all'universale che per
essi è dunque un semplice nome, flatus vocis, essendo
solamente post rem cioè solo nell’intelletto.
Gli ultimi sviluppi della
scolastica
Filosoficamente, il Medioevo si caratterizza
per una grande fiducia nella ragione umana,
ossia nella capacità di poter indagare i
misteri della fede, in virtù del fatto che Dio
nei Vangeli si presenta come Logos (cioè
Principio Logico).
Guglielmo di Ockham 1290-1348
«il dottore invincibile»
Guglielmo di Ockham è l’ultima grande figura
della scolastica e nello stesso tempo PRIMA
GRANDE FIGURA DELL’ETA’ MODERNA;
esponente della corrente nominalista, egli
giunse a negare alla Chiesa il ruolo di
mediazione tra Dio e gli uomini. Basandosi su
una concezione riduzionista del sapere
(all'origine del suo famoso rasoio), Ochkam
criticò i concetti di causa e di sostanza, da lui
giudicati metafisici, in favore di un approccio
empirico alla conoscenza.
Universali
Gli universali sono semplicemente SEGNI che si
formano nella mente, con cui indichiamo una
classe di cose simili. Sono termini che, non indicano
un’essenza comune a tutte le cose, ma stanno al
posto di un gruppo di cose e si formano nella
mente attraverso la reiterazione di atti di
conoscenza che riguardano appunto oggetti tra
loro simili.
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Il nominalismo di Ockham
Dunque gli UNIVERSALI non hanno alcuna realtà
fuori dalla mente umana e non riguardano
qualcosa di reale, ma sono solo SEGNI.
Tutto ciò che viceversa è REALE, è singolare, è
individuo: nella realtà non esistono altro che
individui.
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I termini derivano dalle cose
Ciò che rende possibile la funzione segnica del
termine sono le cose. Le cose producono nella
mente umana i segni che le RAPPRESENTANO.
Essi sono innanzitutto mentali, cioè sono pensieri
che dicono mentalmente la cosa. Dai pensieri
derivano a loro volta i termini orali – le parole – e
quelli scritti – i segni grafici. Se i termini mentali
sono NATURALI, quelli orali o scritti sono
CONVENZIONALI (es. lettere alfabeto etc….)
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Esempio…
Il termine mentale è il riflesso della cosa, così come il
fumo significa il fuoco e il gemito dell’infermo significa
il dolore.
A sua volta questo termine - conceptus, concepito
mentalmente, cioè il concetto – ha la funzione di
significare cioè di indicare qualcosa di altro da sé.
Il concetto di tavolo indica il tavolo, che è appunto
un tavolo e non un concetto.
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FEDE E RAGIONE:
Per Ockham non c’è nessun rapporto tra i contenuti
di fede e quanto la ragione dimostra essere vero,
anzi gli articoli di fede appaiono a volte falsi e
irrazionali agli occhi della sola ragione.
Dunque la teologia NON è una scienza, ma solo
l’insieme delle verità necessarie all’uomo viandante
per conseguire la vita eterna.
To be continued….