Osservatorio popolazione anziana
O
SSERVATORIO DELLA POPOLAZIONE ANZIANA NELLA
PROVINCIA DI RIMINI
INTRODUZIONE
IL CONCETTO DI VECCHIAIA
Il miglioramento delle condizioni igienico-sanitarie, abitative, dell’alimentazione, delle
tecniche mediche (vaccini, antibiotici, tecniche operatorie) e delle condizioni di vita in
generale, hanno contribuito a migliorare la qualità della vita, ad innalzare la speranza di
vita media e ad incrementare la quota di anziani nelle popolazioni.
In Italia la frazione anziana costituisce il 18% della popolazione residente e la rende la
nazione con l’indice di vecchiaia più elevato. Oggi il rapporto tra giovani (in età 0-14) e
anziani è di 100 giovani per 130 anziani, mentre negli anni ‘50 si contavano 31 anziani
ogni 100 giovani.
L’invecchiamento nel nostro Paese non è omogeneo, ma presenta, a livello territoriale,
una elevata variabilità, ad esempio in Liguria e in Emilia-Romagna la percentuale di
anziani sale rispettivamente al 25% e al 22,5%, mentre scende a valori più bassi in
Puglia e a Bolzano (rispettivamente (15,4% e 15,5%).
Le stime più recenti della mortalità in Italia indicano che l’84% degli uomini e il 92%
delle donne raggiunge i 65 anni d’età e il 64% degli uomini e l’81% delle donne
raggiunge i 75 anni. La speranza di vita1 a 65 anni è andata progressivamente crescendo:
nel 1952 un uomo di 65 anni poteva aspettarsi di vivere mediamente per altri 12,5 anni e
una donna per altri 13,7, invece i loro coetanei del 2002 possono contare su una
speranza di vita pari a 16,8 se uomini e a 20,8 se donne.
Il concetto di vecchiaia è un concetto molto ampio e difficilmente circoscrivibile che
può essere trattato sia in termini biologici che di riduzione del ruolo sociale ed
economico (pensionamento). La tradizionale definizione di popolazione anziana basata
sul parametro dell’età individua, come persone anziane, coloro che hanno 65 anni,
risulta abbastanza restrittiva perché lo scorrere del tempo non ha lo stesso effetto su
ogni individuo e su questo tema è ancora aperto il dibattito per la ricerca di proposte per
la definizione di “anziano”. Nel frattempo la segmentazione degli oltre 65enni in
ulteriori fasce d’età, quella ultra74enne (o della “quarta età”) e quella ultra80enne
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Fonte: ISTAT
Elaborazione: PROVINCIA DI RIMINI – Ufficio Statistica
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(grandi vecchi) permette di percepire meglio i problemi ma anche le potenzialità che
l’invecchiamento demografico pone alla società moderna, considerato che gli anziani
rappresentano una sottopopolazione complessa ed eterogenea. E’ infatti nel segmento
anziano dove si trovano le maggiori differenze generate, principalmente, dalle
condizioni di salute e dal reddito.
GLI ANZIANI E LA POVERTÀ
Anche nei paesi industrializzati la povertà si fa sempre più strada tra alcuni strati di
popolazione e vede un importante coinvolgimento della frazione della popolazione
anziana, l’ISTAT studia, in Italia, il fenomeno sulla base di due distinte soglie
convenzionali2: una soglia “relativa” determinata annualmente rispetto alla spesa media
mensile procapite per consumi alle famiglie e una soglia “assoluta” basata sul valore
monetario di un paniere di beni e servizi essenziali aggiornato ogni anno tenendo conto
della variazione dei prezzi di consumo.
La linea di povertà
In Italia l’11% (2 milioni 456 mila) delle famiglie residenti vive in condizioni di
povertà relativa3, povertà che maggiormente coinvolge le famiglie numerose (in
particolare quelle con tre o più figli, soprattutto se minori e le famiglie di anziani). Gli
anziani al di sotto della soglia di povertà sono il 13,3%, valore che sale al 15,7% per le
coppie in cui la persona di riferimento della famiglia ha 65 anni o più. In generale
all’aumentare del numero di anziani in famiglia aumenta l’incidenza di povertà: è
povero il 17,4% delle famiglie con 2 o più anziani.
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Fonte:ISTAT
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Viene presa a riferimento la spesa media mensile procapite, nel 2002 tale cifra è pari a 823,45 euro. Tale valore costituisce la
soglia di povertà relativa o linea di povertà standard per una famiglia di 2 componenti. Questa viene considerata povera in senso
relativo se spende mensilmente per consumi un importo inferiore o uguale a tale cifra. Per le famiglie di diversa ampiezza, il valore
della linea di povertà si ottiene applicando una opportuna “scala di equivalenza” che tiene conto delle economie di scala realizzabili
all’aumentare del numero di componenti.
La linea di povertà relativa è calcolata sulla base dei dati rilevati su un campione di oltre 27 mila famiglie, estratte casualmente in
modo da rappresentare il totale delle famiglie italiane
Elaborazione: PROVINCIA DI RIMINI – Ufficio Statistica
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La povertà assoluta
In termini assoluti la povertà viene definita come incapacità all’acquisto di un paniere di
determinati beni e servizi essenziali, indipendentemente dallo standard di vita medio
della popolazione. La linea di povertà assoluta è identificata dal valore monetario del
paniere, rivalutato di anno in anno per tener conto della variazione del livello dei prezzi
ed individua il sottogruppo delle famiglie povere, definito secondo la soglia della
povertà relativa, con condizioni economiche particolarmente disagiate. Nel 2002, in
Italia la linea di povertà assoluta per una famiglia di 2 componenti è risultata pari a
573,63 euro mensili.
Nel complesso il 4,2% (pari a 926 mila) delle famiglie residenti si trova in condizioni di
povertà assoluta, per un totale di 2milioni 916 mila individui (il 5,1% della
popolazione).
Elaborazione: PROVINCIA DI RIMINI – Ufficio Statistica
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