STORIA DELLA CHIESA MEDIEVALE – appunti 2013

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STORIA DELLA CHIESA MEDIEVALE
AR 1 - Cristianizzazione dell’impero romano (AZZARA-RAPETTI)
Nel III sec l’impero romano affronta una grave crisi per lotte intestine e tensioni alla periferia
(rapporti col centro, minacce esterne). L’insicurezza spinge i più a nuove credenze e culti. Il Xsimo
fa fatica a causa delle persecuzioni di Decio (249-251) e Diocleziano (284-305) a causa del rifiuto
di riconoscere il carattere divino dell’imperatore. Il Xsimo fa presa nelle città, tra i ceti elevati,
mentre le campagne restano pagane (pagus = villaggio rurale).
Nel 313 l’editto di Costantino rende ai cristiani la libertà di culto, riconoscendo alla chiesa diritti
di natura patrimoniale. Con Teodosio, nel 380 il Xsimo diventa unica religio licita. Il patrimonio
cresce, il clero collabora coi funzionari pubblici. Solo Giuliano l’Apostata (361-363) tenta un
ritorno al paganesimo, gli altri accolgono il xsimo, ma il paganesimo sopravvive. Almeno fino a
Teodosio, dopo di che ci sono scontri aperti tra xani e pagani. Restano comunque sempre diffuse
pratiche e credenze legate al ciclo della natura e alla fertilità in campagna. Altre ostilità e
separazioni tra xani ed ebrei.
Fino a tutto il IV secolo il vescovo di Roma ha una primazia onorifica ma il dogma non è
centralizzato. Prestigio reale acquista invece Leone Magno (+461) contro Attila, fermato alle
porte di Roma. Dal II secolo hanno inizio i primi sinodi almeno locali per definire i contenuti della
dottrina e della disciplina, solo in seguito saranno universali (ecumenici). È l’imperatore a
presiederli. Il principale è NICEA 325, con Costantino, in cui si condanna l’arianesimo (Gesù non è
Dio ma la più alta delle creature). In seguito ci si confronta con monofisismo (Xo solo divino) e
nestorianesimo (2 nature in Xo, ma separate), condannati da CALCEDONIA 451 che ribadisce
l’unione senza confusione delle due nature in Cristo. La sorte dell’impero e della cristianità si
identificano.
Il clero va separandosi dai laici (culto e beni ecclesiali). Il vescovo presiede la singola comunità. I
presbiteri si curano delle anime ma i fedeli sono superflui (si celebra l’eucaristia anche senza di
loro). L’ordo clericorum è gruppo separato. Diocesi all’inizio designa i fedeli, poi un certo territorio
secondo il modello amministrativo romano. Più diocesi sottostanno a un metropolita. 5 sedi
principali: Roma, Gerusalemme, Antiochia, Alessandria, Costantinopoli. Pievi-parrocchie minori
sono una rete nelle campagne.
I vescovi vengono dall’aristocrazia amministrativa (Ambrogio a Milano) e nella crisi dell’impero
spesso assolvono anzitutto funzioni civili.
Accanto al clero secolare si diffonde il monachesimo, nato nel III sec nel deserto dell’Egitto (Vita di
Antonio, di Atanasio). Monachesimo eremitico (solitudine, in oriente) o cenobitico (piccole
comunità, in occidente). Nel V sec si diffondono nelle isole e nella penisola iberica. Ludovico il Pio
nell’816 cerca di imporre la regola di San Benedetto a tutti i monasteri carolingi. Alternano lavoro
intellettuale e manuale. Conservano e trasmettono la scrittura, sia classici, sia testi ecclesiastici, sia
documenti (donazioni, compravendite, contratti, inventari). Figura simbolo del papa monaco sarà
Gregorio Magno (590-604). In Irlanda mancano episcopati urbani e si diffonde una rete monastica
(Colombano, +615) capillare.
Si sviluppa la venerazione dei santi (martiri, vescovi, monaci) che mediano i miracoli. La presenza
del santo tra i fedeli è assicurata dalle reliquie, delle quali si svilupperà commercio e furto (nel IX
sec Venezia trafuga il corpo di San Marco ad Alessandria). Si sviluppano i pellegrinaggi.
La nascita del Medioevo
Ripartizione convenzionale della storia
ANTICA
dall’antichità greco-latina
MEDIEVALE
dal 410 dC
MODERNA
dal 1492 dC
CONTEMPORANEA
dal 1789 dC
MEDIOEVO
alto Medioevo
basso Medioevo
al 410 dC (sacco di Roma dei Visigoti di Alarico)
al 1492 dC (scoperta dell’America)
al 1789 dC (rivoluzione francese)
a oggi
dal 410 dC al 1.000 dC (invasioni barbariche / ruralizzazione / Carlo Magno)
dal 1.000 dC al 1492 dC (crociate, commercio, città, stati-nazione)
LA SOCIETA’ TRIPARTITA medievale (oratores, laboratores, bellatores) si differenzia nel XII
secolo, frammentandosi in stati diversi (si differenziano le prediche per i tre stati + mercanti, donne,
predicatori, studenti, monache…).
L’IDEA DI MEDIOEVO (G. Sergi, Roma 2005)
La fama negativa del ME è dovuta agli umanisti che proiettarono lungo 1000 anni elementi di crisi
tipici del solo Trecento (come se feudalesimo intendesse una realtà statica e non invece dinamica e
ben diversa nei secoli). Non è corretto usare le negatività più recenti per condannare come secoli
bui quelli che invece furono tempi positivi. Ormai il luogo comune ME = povertà, pestilenze,
disordine politico, ignoranza e superstizione religiosa. Mentre il ME è più complesso e vario del suo
negativo) finale.
Media aetas / medium aevum: lo storico d’arte Vasari nel 1550 parla di età di mezzo per indicare
un lungo intervallo tra antichità classica e rinascita moderna.
L’inizio è buio (crollo impero romano d’occidente) ma 1000 anni non sono uguali tra loro. Altri
limiti temporali: dal 476, deposto Romolo Augustolo, al 1453, caduta Costantinopoli.
L’idea negativa nasce per confronto con due miti: Roma antica e la Polis greca. Dopo alterne
fortune, l’Illuminismo ha un giudizio negativo (ragione vs superstizione), mentre il Romanticismo
esalta la magia e il sentimento nazionale del ME. I tedeschi esaltano lo spirito germanico del ME e
il comunismo primitivo insito in esso che sarebbe andato in crisi con il mondo romano (poi
sconfitto) e l’idea di proprietà (Marx ed Engels). Positivo di questa rilettura è però la
Kulturgeschichte che anticipa lo spirito degli Annali francesi (storia regionale, culturale,
antropologica). Negativo: l’Europa si forma nel ME, il ME è germanico, quindi l’Europa è
costruzione germanica. Nell’Ottocento si alternano due modelli: chi cerca ovunque elementi di
germanicità e chi cerca invece le radici romane fino a una lettura armonica e paritetica nel
Novecento.
Nell’Europa del V sec la storiografia cerca le tracce della provvidenza. Agostino, La città di Dio:
nei secoli si mostra lo svolgersi del disegno di salvezza di Dio. Questa prospettiva domina i primi
secoli del ME.
Isidoro di Siviglia (Spagna, VII sec), scrive le Etimologie (enciclopedia dell’epoca) e la
CHRONICA in 6 parti, quanti gli imperi che si succedono nella storia, nell’ultimo dei quali – quello
romano – si attende il ritorno di Cristo che proprio sotto i romani si era incarnato.
Gregorio di Tours: HISTORIA FRANCORUM – 6 ere, ma il popolo dei Franchi è il particolare
protagonista della storia universale; Clodoveo, re dei Franchi, si converte nel 496.
Beda (Venerabile / Anglico): HISTORIA ECCLESIATICA GENTIS ANGLORUM – storia del
popolo anglosassone e loro conversione.
Paolo Diacono (VIII sec, monaco longobardo): storia dei LONGOBARDI, convertiti all’arianesimo
e poi al cattolicesimo, per la prima volta si contano gli anni aC/dC invece che ab Urbe condita.
ANNALES – cronache di un anno, dai calendari liturgici.
GESTA – liber pontificalis NECROLOGI- i morti di monasteri e comunità
Il disegno provvidenzialistico universale si specifica in momenti e luoghi sempre più precisi.
Nell’era delle crociate e dei comuni si sviluppano le CRONACHE che testimoniano non solo la
storia politica o militare ma anche usi e costumi di popoli e culture diverse. Dall’XI sec in poi. La
più significativa è la cronaca di MONTECASSINO, all’epoca proprietaria di quasi metà dell’Italia
centrale. L’autore è noto: Leone, monaco, raccoglie notizie dalle origini (San Benedetto, V sec) fino
ai suoi giorni. Ampio sguardo alle vicende del tempo e ai Longobardi.
Ancora: GESTA dei vescovi di Milano.
Infine: Ottone di Frisinga riprende il tema provvidenzialistico di Agostino.
FINE CRISTIANITA’ ANTICA nel V sec: 3 fatti centrali per il ns corso: (1) arrivo e conversione
dei barbari; (2) emergere del papato; (3) allontanamento progressivo di occ/oriente.
Migrazioni barbariche: passare il Danubio ----- verso sud, o il Reno, verso ovest, oltrepassando i
confini dell’impero romano, confini da sempre “permeabili”. Nel IV sec si muovono gli UNNI,
ultimi sono i LONGOBARDI. Il movimento è dunque verso sud/ovest. L’impero romano d’oriente
non ha a che fare con queste migrazioni di popoli che faranno crollare il mondo antico.
410 – sacco di Roma coi Goti di Alarico (per Agostino è la fine del mondo)
455 – Attila giunge a Roma
476 – Odoacre (Ostrogoti) depone Romolo Augustolo (le migrazioni divengono veri stanziamenti)
Sulle rovine dell’impero romano occid. nascono o REGNI ROMANO-BARBARICI: re barbaro +
amministrazione romana.
Punto debole: il REGNO è inteso come PROPRIETA’ PRIVATA: alla morte del re i figli si
spartiscono il territorio, indebolendo il regno. E dunque i re sfruttano la fede come elemento di
coesione interno e di pace limitrofa (instrumentum regni).
480 ss – Teodorico succede a Odoacre e per 30 anni fa di RAVENNA la corte imperiale
d’Occidente. I re dei regni ROM-BAR non concepiscono più alcun potere dell’Impero Orientale
con le loro terre e cominciano a interloquire col papato unico referente sovranazionale cui i
diversi popoli possono rivolgersi. Il papato inizia a occuparsi di evangelizzare questi popoli e in
questo si vede un segno della provvidenza.
I FRANCHI erano pagani. Tutti gli altri erano ariani. Quando Clodoveo si converte (496) alla fede
ortodossa (della Chiesa) viene battezzato da San Remigio vescovo di Reims. Il popolo si converte a
cascata. Sono passati meno di 200 anni da Costantino e Clodoveo si presenta alla Chiesa come
protettore divino, arrivando a convocare i sinodi della Chiesa come due secoli prima faceva
Costantino. I Franchi diventano interlocutori privilegiati del papato.
Già papa Leone Magno (vs Attila) si percepisce come interlocutore dei barbari. Clodoveo si
converte sinceramente, temendo che il popolo pagano non abbandoni le usanze pagane e le
cronache del tempo lo presentano come inviato da Dio (fonti diverse e controverse, che presentano
il re che promette di convertirsi se vincerà il nemico, cosa che puntualmente avviene).
Il monachesimo benedettino costruirà una fitta rete di monasteri che in stretta collaborazione col
papato convertirà i popoli germanici (cfr cartina invasioni).
L’evangelizzazione dei barbari fu negativa per la teologia poiché popoli culturalmente poveri per
cui la predicazione dovette subire una necessaria semplificazione: Cristo diventa il generale cui
rendere omaggio per ricevere aiuto in battaglia e i vescovi sono i suoi luogotenenti in terra. Tutto
questo comporta un impoverimento dogmatico, accanto a cui ancora persistono culti e superstizioni
magico-naturalistiche.
Il culto dei santi è fortemente materiala: lotte per il possesso delle reliquie.
Usanza della FAIDA (vendetta per offesa privata) e dell’ORDALIA (sottoporre a una prova e al
giudizio di Dio una controversia, ad es. buttandosi nel fuoco); permangono inoltre violenze,
omicidi, poligamia; e prevale il diritto privato poiché ogni regno è proprietà privata del sovrano.
In positivo: la chiesa può fare opera di evangelizzazione ed educazione: sono popoli semplici, che
presto si adattano alla fede loro proposta (a differenza dei popoli ellenistici, non sollevano obiezioni
filosofiche); le fonti sono ecclesiastiche e di parte, per cui presentano sempre la facilità con cui la
fede cristiana si diffonde e favorisce l’unità di popoli altrimenti divisi.
Il debole pensiero dei barbari fa sì che praticamente non vi siano eresie.
Con angli e sassoni nasce la nuova penitenza (1) privata e (2) tariffata.
Nasce una forte venerazione per il Papa, luogotenente di Cristo in terra. Il latino diviene nuova
lingua (Eusebio di Cesarea nel IV sec scrive ancora in greco). Si sviluppano i pellegrinaggi a Roma
sulle tombe dei papi e dei martiri.
AR 2 - EVANGELIZZAZIONE DELL’OCCIDENTE BARBARICO
Il messaggio xano si diffonde nell’impero e giunge fino ai limes. I primi barbari aderiscono
all’arianesimo a causa della Bibbia tradotta dal vescovo goto e ariano Ulfila. L’arianesimo evita
poi l’assimilazione piena coi romani e preserva l’identità. Dopo il crollo dell’impero però i barbari
diventano cattolici. In pochi casi (Goti) si mantiene una rigida separazione. Dopo il sacco di Roma
del 410 si teme la fine del mondo (Agostino).
Crollato l’impero, i vescovi assumono nuovi ruoli nei regni romano-barbarici.
I primi a convertirsi furono i franchi di Clodoveo (496) per motivi anche politici: la conquista della
Gallia andava legittimata agli occhi delle aristocrazie gallo-romane. I Longobardi, ariani, si
convertono grazie a Teodolinda, moglie di Agilulfo, fino al ripudio ufficiale dell’arianesimo a metà
del VII sec. Gregorio Magno invia a fine VI secolo 40 monaci in GB ma la penetrazione è difficile
e spesso si deve integrare coi radicati culti pagani. Spesso si converte il re, poi il popolo segue,
con conversioni che sono anzitutto strumento di coesione sociale e conquista del sostegno delle élite
romane. Ruolo speciale delle regine: Elena, madre di Costantino; Teodolinda, moglie di Agilulfo. I
monaci missionari devono ridefinire le credenze pagane in chiave cristiana, gradualmente, puntando
sui segni (reliquie) e inculturazione (Gesù generale).
I re barbari devono ben presto avvalersi della organizzazione ecclesiastica per meglio inquadrare
la società. In GB le sedi indipendenti di York e Londra nominavano vescovi nel sistema monastico
ma incontravano resistenze pagane almeno fino al VII secolo. Per i visigoti (cacciati dagli Arabi
dalla penisola iberica nel 711) i concili sono momenti di potere congiunto con i vescovi locali, a
fronte però di una certa ingerenza del potere nella vita della chiesa. La simbiosi re/vescovi allenta i
rapporti di questi ultimi col papa.
Il vescovo di Roma inizia a esser visto come garante di comunione dottrinale. Il primato era
petrino, in quanto cioè successori di Pietro capo degli apostoli (Mt 16). Con Gelasio I (+496) il
titolo di papa (padre) viene riservato al solo vescovo di Roma. Cristo era re e sacerdote, ma il papa
doveva collaborare col sovrano, integrando ecclesia e respublica.
Mentre gli episcopati locali si integravano con le diverse chiese nazionali, per il Papa la situazione
peggiorava con l’arrivo dei Longobardi con cui dovette negoziare Gregorio Magno. Il papa sente di
dover tutelare la città di Roma al posto del potere imperiale bizantino ormai latitante. I papi
promuovono attività edilizia a Roma (monasteri, cimiteri, chiese, acquedotti) sviluppando una
capace burocrazia. Questo rafforzò di fatto il primato di Roma tra le diverse chiese.
Nei secoli i regni ROM-BAR si riunificheranno (soprattutto franchi e germani) e faranno emergere
le identità nazionali caratteristiche poi della modernità. Frattanto la chiesa deve evangelizzare i
popoli pagani (franchi) e ariani (Gesù è la prima creatura, non è Dio; sono resi tali tramite la Bibbia
del goto Ulfila).
Dopo la conversione di Clodoveo (496), anche Sigismondo re dei Burgundi abbraccia la fede
cristiana (500). Nei primi anni i vescovi hanno un ruolo di primo piano finché con Gregorio Magno
(590-604) si cerca di affidare al papato il coordinamento della evangelizzazione. Monaco egli
stesso, userà i monaci per evangelizzare i barbari. Manda 40 monaci con Agostino (poi primo
vescovo di Canterbury) che convertono gli anglosassoni (è la prima volta che si usano metodi
nuovi).
Prima tutti i templi romani venivano distrutti. Gregorio M chiede che si distruggano solo gli idoli,
mentre i templi vanno riconsacrati, sapendo che i fedeli tornano più volentieri dove già andavano.
Teodolinda influenza Agilulfo e ne ottiene la conversione e con lui i Longobardi.
Tra i diversi missionari, ricordiamo San Colombano e San Gallo (Svizzera e Germania) che
useranno reti di monasteri per evangelizzare. Willibrord (VIII sec) è anglosassone e diviene
apostolo della Frisia (Olanda): moto di evangelizzaz di ritorno. MANDATO PAPALE: i missionari
chiedono al papa il mandato e questo lega ancor più i convertiti al papato. Insieme al mandato
ricevono un baule con reliquie dei martiri in segno della fede della chiesa di Roma.
San Bonifacio, compagno di Willibrord, è il + grande missionario. Anglosassone, evangelizzato,
diventa monaco benedettino e a 40 anni missionario in Francia. Si reca a Roma e chiede a papa
Gregorio II il mandato per evangelizzare chi è ancora pagano (è il primo tra i franchi) e per la
implantatio ecclesiae (con monasteri, pievi, etc.). Per tre volte torna a Roma per farsi confermare il
mandato. Monaco, vescovo, arcivescovo, muore martire in seguito a scontri nati dalla sua
evangelizzazione e viene sepolto a Fulda.
Gli Scandinavi vengono evangelizzati dai monaci franchi.
Cirillo e Metodo evangelizzano gli slavi meridionali (verso la Grecia: Sloveni, Croati, Serbi). Sono
2 fratelli, i > missionari bizantini (greci) e vengono mandati dall’imperatore di Bisanzio (poiché si
crede che anche la vita della chiesa dipenda dall’imperatore Michele III). Partono dalla lingua
inventando il paleoslavo, ancora oggi lingua liturgica di quasi tutta la chiesa ortodossa. Nell’860
vanno da Papa Adriano II per avere il mandato e lì muore Cirillo. Metodio prosegue e diverrà
vescovo, potendo così ordinare vescovi e sacerdoti (impl. Eccl.), così si consolida la chiesa slava
sotto pieno mandato del papa, con opera dei due fratelli che è faro di luce tra occ e oriente.
Irlanda: non erano arrivati i romani, ci arrivò Cristo (Tertulliano). Nel V sec opera san Patrizio che
scrive due opere autobiografiche. Appartiene ai franchi e dal continente va sull’isola (I generaz di
evangelizzaz). Deportato in Irlanda, dopo anni di prigionia torna in Francia, si fa monaco e vuol
tornare in Irlanda per annunciare Cristo.
1-Il monachesimo è la forma che la chiesa assume in Irlanda (non le diocesi), con presenza di
sacerdoti e di monaci creati vescovi (per ordinare altri sacerdoti) che però restavano sotto l’abate (e
di cui non restano notizie, mentre si parla degli abati dell’epoca). Grande considerazione per
l’abate, chiamando il Papa “abate di Roma”.
2-La pietà cristiana è riflesso del monachesimo: molti inni latini nascono in Irlanda. Grande amore
per la Bibbia; nasce la nuova penitenza: prima era pubblica (si dichiarava il peccato al vescovo e si
espiava in pubblico omicidio, apostasia, adulterio, per esser poi riammessi dal vescovo), adesso
diventa privata: i peccati sono vari e di diversa gravità, con intenzioni e circostanze diverse; al
singolo sacerdote si confessa il peccato e si riceve una penitenza privata. Prima ci si confessava una
volta nella vita, adesso si può ripetere (reiterabile). Nascono i libri penitenziali per calcolare la
penitenza tariffata cioè corrispondente ai peccati confessati. Col moto di ritorno si diffonde in tutta
Europa.
LA PENITENZA NEL MEDIOEVO
Prima la penitenza era sotto controllo del vescovo e vi si poteva accedere una sola volta nella vita.
Il perdono si acquisisce appena fatte le penitenza tariffate. La professione monastica valeva come
penitenza per tutta la vita precedente. Con i carolingi si afferma il dualismo: per i peccati gravi,
(antica) penitenza pubblica - per i peccati lievi, (moderna) penitenza privata. Essenziale diventa
l’accusa dei peccati e la vergogna è già parte della penitenza.
Dal XII secolo – sistema tripartito: (1) Penitenza pubblica solenne – col vescovo, in Quaresima,
(2) pubblica non solenne – col parroco, un pellegrinaggio, etc… (3) privata sacramentale.
Col diffondersi della penitenza e della confessione privata, nascono le predicazioni per il popolo,
mentre prima erano solo rivolte ai chierici. La predicazione popolare si afferma nel XIII-XV sec.
Autorità, ragionamenti, esempi.
Si sviluppa la predicazione sull’Aldilà con i 5 luoghi: inferno e paridiso, purgatorio, limbo dei
patriarchi e dei bambini.
VII-VIII secc.
Per tre secoli il regno dei franchi assume una importanza straordinaria (da Clodoveo, 496) e si
sviluppa una chiesa in armonia col regno, anticipo della chiesa gallicana moderna.
Concili (generali/ecumenici) e sinodi (provinciali o locali): questi ultimi calano assai perché prevale
il controllo centrale del re che si riserva il diritto di convocare/concedere il sinodo.
Altro elemento: il controllo delle nomine dei vescovi, poiché il regno è proprietà privata e dunque
il sovrano può influenzare/scegliere i vescovi i quali a loro volta divengono uomini di fiducia,
assumendo funzioni amministrative. Solitamente clero+popolo sceglievano il vescovo, adesso il re
lo nomina/indica. La FR è luogo tipico di tale ingerenza che non è abuso ma addirittura normata per
legge. La chiesa di Roma è lontana, deve vedersela coi longobardi e non riesce a controllare la
chiesa nazionale francese.
Investitura: sei ordinato vescovo e investito di potere di giurisdizione su una parte di regno. Spesso
la scelta del sovrano è illuminata (buoni amministratori) ma sovente la nomina di parenti poco
interessati alla chiesa e più alla corte (Trento fisserà la residenza in diocesi) fanno sì che siano
fedeli al re ma lontani dalla chiesa.
Fino al VI/VII sec la diocesi è realtà monolitica: una entità con diverse chiese, tutte cittadine, per
cui il vescovo è responsabile della città. Col VII sec aumentano i cristiani nelle campagne e
nascono le pievi (Spagna, Gallia, Italia del nord) cioè chiese battesimali che in campagna sono le
antesignane delle moderne parrocchie e portano a richiedere clero anche in campagna e non solo in
città. Il prete diventa riferimento (arciprete) del territorio circostante, aiutato da preti e arcidiacono
(il prete che gestisce l’amministrazione). Per vivere il prete ha bisogno di una rendita o beneficio:
terre, campi, mulini, frantoi che garantiscono il sostentamento dell’arciprete. Quindi ogni chiesa
battesimale/pieve è legata al beneficio (fino all’8xmille del 1984!). Anche nel XX sec si era ricchi
se si avevano proprietà, poveri se con poca terra o in città (dove però famiglie ricche potevano
aiutare…).
Decima: tassa da versare alla parrocchia da parte di ogni famiglia (1/10 del raccolto).
Istituzione della CHIESA PROPRIA: il territorio è del sovrano, che nomina il vescovo e la
giurisdizione su cose e persone. La Chiesa propria è chiesa, casa, terra acquistata/eretta dal
signore/sovrano che ne diventa possessore privato; non solo può costruire o ampliare, ma altresì
scegliere il parroco a lui fedele e anche cambiarlo. La vita di quella chiesa era insomma condotta
su delega del signore. Quasi tutto il territorio franco è organizzato con tali chiese. Tutte le chiese
proprie sono così sottratte al controllo del vescovo (che a sua volta avanza pretese in nome del re)
che si oppone al parroco del signorotto locale. Indebolimento del vescovo e del re. Il parroco della
chiesa propria viene da altre diocesi, oppure clerici vagantes, o studiosi, cmq preti che non
rispondevano al vescovo locale (ed erano fedeli al signorotto locale per amor di beneficio): lla base
giuridica è germanica: il regno è proprietà privata.
LA VITA DEL TEMPO – Al tempo non c’erano comunità cristiane. I popoli slavi e germanici si
convertono e trasmettono anche del loro. Si parla di vita entro parrocchie autonome, un “bene”
che è centro di amministrazione e di potere. Non è una comunità di riferimento per i fedeli ma un
beneficio. Certo, il battesimo rende xani e partecipi della dimensione celeste della xa, non di quella
sociale (prevale il diritto privato). Religiosità semplice, con povera teologia e riti legati a oggetti
sacri (benedizioni). La mediazione sacerdotale si esprime anzitutto nell’eucaristia: si accentua la
visibilità e la presenza fisica di Cristo (Trento: transustanziazione). Nasce dunque la messa
frequente come istituzione monastica, soprattutto (CLUNY) per ricordo dei defunti. Si conserva
l’ostia (presenza reale di Xo), già fin dall’antichità per i malati cui era portata subito, ora nascono i
tabernacoli sull’altare. È il tempo delle controversie eucaristiche che durano fino al 1000 ca.
Il sacerdote si separa dai laici e la sua figura acquista prestigio, allontanandosi però dalla comunità
che è gestita dal sovrano. Il sacerdote è relegato a uomo del sacro. La chiesa riflette su questo.
Ascesa del prete, influenza del movimento monastico. CLERO separato. DONATISMO (IV sec,
Africa): la validità dei sacramenti dipende dalla purezza del sacerdote. Tale rigorismo viene
condannato ma tornerà nel ME.
La PARROCCHIA come centro amministrativo/spirituale isolato. Nelle chiese proprie si sviluppa
la nuova prassi penitenziale (privata, reiterabile, tariffata, immediata), soprattutto nei monasteri (XI
sec). Le indulgenze nel ME si legano alla penitenza tariffata: atti di pietà, preghiere, digiuni che
rimettono la parte materiale del peccato (PENA), mentre il confessore ha già rimesso la parte
spirituale (COLPA). Atto di pietà per eccellenza è il pellegrinaggio e la crociata, oltre alle
elemosine. Le indulgenze per i defunti seguono la evoluzione delle messe per i morti (Gregorio XIII
parla delle 30 messe gregoriane): attenzione agli automatismi!
I VESCOVI, uomini di corte, delegano sempre più la sfera pastorale/spirituale e svolgono funzioni
+ di governo (soprattutto coi franchi): nascono i vescovi del regno che assumono anche
formalmente giurisdizione politica: sono i vescovi-conti che si affermano lentamente sotto i
carolingi. Questa è una conseguenza della scomparsa dell’impero romano e dell’emergere del
papato e della chiesa come interlocutori dei sovrani.
Le GESTA o biografie dei vescovi magnificano le gesta pro civitate dei vescovi amministratori e
governanti. Franchi e germani affermano sempre più queste figure di vescovi-feudatari: divenuti
signori, anche i vescovi hanno chiese proprie (come i signorotti del tempo) con diritto di nomina
del parroco e di amministrazione del beneficio: non c’è gran diversità nell’esercizio di tali diritti tra
signori e vescovi-conti.
Con Carlo Magno le cose in parte cambiano: attribuisce sempre più funzioni di governo e
amministrazione ai vescovi per evitare il diritto di ereditarietà poiché i vescovi non avevano figli
(almeno legittimi).
Nascono due istituti giuridici tipici della chiesa franca: le IMMUNITA’ ecclesiali (privilegio di
vescovi/abati sottratti all’amministrazione dei funzionari del re, per cui non pagano le tasse locali
ma rispondono direttamente al sovrano); le REGALIE sovrane (il diritto del re su alcuni beni
direttamente soggetti a lui. Ad es. il re/imperatore può riscuotere direttamente le tasse se il
vescovado è vacante; diritto di battere moneta, sulle foreste, …). Il re ha dunque interesse a lasciare
vacanti le diocesi a lungo (tanto è il re che nomina il vescovo) per riscuotere tasse al posto del
vescovo stesso. A lungo Carlo magno si avvarrà delle regalie lasciando sedi scoperte (mentre il
figlio Ludovico il Pio era sollecito nel nominare il successore del vescovo defunto). Immunità e
regalie condizionano a lungo le nomine dei vescovi e i rapporti col re.
LE INVESTITURE: se diventi vescovo/abate-conte devi essere investito dal sovrano del potere
amministrativo e politico in quel beneficio/feudo. Ai vescovi sono dati compiti secolari, mentre il re
all’opposto si sente di attendere alla cura pastorale del regno: Carlo M e Ludovico il Pio penseranno
di avere il diritto DIVINO di curare la chiesa e la fede del regno. Mentre i vescovi sono investiti di
poteri politici (oltre al potere spirituale), i sovrani si arrogano poteri spirituali: nasce il sacerdozio
regale consacrato con unzione e ritenuto in epoca medievale come un sacramento. Nello specifico,
quella franca è la chiesa del re.
Anche monasteri e abbazie seguono il percorso delle parrocchie e nascono monasteri/abbazie
proprie: è il sovrano che nomina il priore/abate, mentre lo stesso abate/priore può diventare signore
di un territorio o chiesa propria.
I monasteri hanno dei fondatori: signori che destinano fortune ingenti per fondare (con terre…)
monasteri, per investimento ma anzitutto per l’intercessione: i monaci pregano per il fondatore e la
sua famiglia (vivi e defunti) che restano nel mondo e devono assicurarsi la remissione dei peccati.
La preoccupazione della salvezza fa sì che tanti signori erigano monasteri dove ci siano opere di
penitenza e preghiere sostitutive. La riv. Francese si scaglierà contro questo uso spirituale di beni
opere, etc. I monasteri diventano centri di coltura (campi) e cultura (testi).
REGOLE MONASTICHE: a fine ME si unificano nella regola improntata al modello benedettino.
Gli abati diventano sempre + simili a vescovi: provengono dalla nobiltà e dalle classi più elevate
(figli cadetti), dalla corte. I monasteri del tempo non sono così diversi dalle corti: si vive l’ascesi e
la preghiera, ma non in povertà bensì secondo stile nobiliare.
3AR-LA CHIESA TRA OCCIDENTE E ORIENTE
Dopo la rovina dei Goti si ha una effimera restaurazione imperiale in Italia (Prammatica sanzione di
Giustiniano, 554) riconoscendo il ruolo guida di Roma. Con l’arrivo dei Longobardi, la chiesa
italiana si trova divisa tra questi e l’autorità imperiale bizantina. Si riaccendono le tensioni tra Roma
e Costantinopoli. Dopo Gregorio Magno, si succedono 20 papi nell’arco di un secolo.
Scontri dottrinali: Roma condanna il monotelismo sostenuto dal patriarca Sergio, sotto Eraclio, nel
638, ma in risposta il successore Costante II deporta papa Martino I in Crimea. E quando papa
Sergio I (+701) rigetta il concilio “quinisesto”, Giustiniano secondo tenta invano di catturare il
pontefice. A questo si aggiunge la lotta per l’iconoclastia con Leone III Isaurico dal 727 fino a
Nicea II (787) che riconobbe l’iconodulia.
Le tensioni restarono alte. Anche per la questione di Fozio: Michele III depone Ignazio in favore di
Fozio, e papa Nicolò I richiede il reintegro di Ignazio. Fozio convoca nell’867 un concilio a
Costantinopoli che scomunica il papa! Lo scisma si ricompone con un altro concilio dell’870, ma
nuove polemiche e dissidi portano a un nuovo concilio dell’880 in cui Fozio attacca il primato
petrino. Di tensione in tensione si giunge alle reciproche scomuniche tra occidente e oriente nel
1054 tra Leone IX e Michele Cerulario. Si crea così lo scisma definitivo tra chiesa greca
ortodossa e chiesa latina cattolica.
NASCITA DELLO STATO PONTIFICIO (cfr cartina)
3 sono le cause: (1) crisi dell’impero romano e presenza dei bizantini con autorità in declino in
Italia; (2) timore per saccheggi e invasioni barbariche; (3) accresciuta autorità morale del
papato.
1-Declino dell’autorità bizantina: Giustiniano tentò di riprendersi i territori occupati dai barbari,
sconfitti i Goti, suddivide l’Italia centro-sud in ducati. Roma ha un governatore bizantino. Ma
Costantinopoli è sempre + lontana e meno influente perché Roma si sottrae al controllo, sentendosi
considerata una provincia da sfruttare per mantenere la corte bizantina (come la stessa Roma faceva
prima…), e inizia a dialogare col papato.
2-Timore dei barbari: il popolo teme saccheggi e invasioni e questo spinge il papa a difendere
sempre + e meglio i suoi fedeli con città, fortificazioni, etc. diventando un signore che governa il
proprio territorio. Lo STATO PONTIFICIO nasce nei fatti prima che nelle leggi per l’esigenza reale
del papa di difendere un certo territorio.
I Longobardi sono gli ultimi a giungere in Italia nel VI sec e occupano l’Italia centrale che prima
era dei bizantini (dalla Lombardia a Benevento, in Campania). Più a sud restano i bizantini che
hanno cacciato i Goti ma si arrestano davanti ai Longobardi che, come sovrani, trattano la chiesa
come proprietà privata. Il vescovo di Roma non vuol ridursi a fare il vescovo-conte longobardo
secondo la mentalità germanica. Il PAPA deve restare autonomo, conservando un territorio
(secondo il diritto germanico) che gli garantisca indipendenza.
3-Crescita del prestigio del papato: si succedono diversi papi (Leone Magno, Gregorio Magno) di
forte personalità e acquistano autorevolezza al punto che è naturale per l’Italia centrale guardare a
loro come punto di riferimento non solo spirituale ma anzitutto politico/temporale. Da SUTRI,
attraverso le donazioni di Pipino il breve (756) e Carlo Magno (774), il papato si radica sul
territorio ottenendo notevole autonomia. È chiaro che tali donazioni erano interessate poiché Carlo
M si preparava il cammino per diventare imperatore. Su questi territori la Santa Sede ha diritto di
nomina dei vescovi, anche se ci sarà sempre una forte pressione carolingia e quindi un governo
ecclesiale limitato.
DONAZIONE DI COSTANTINO – cfr dispensa
Il primo nucleo dello stato pontificio si fa risalire alla DONAZIONE DI SUTRI del 728 con cui il
re longobardo Liutprando invece di restituirlo all’imperatore bizantino concede (“restituì e donò”: la
fonte è il Liber Pontificalis, quindi di parte) a papa Gregorio II il castrum conquistato a nord di
Roma.
Il CONSTITUM CONSTANTINI è uno dei documenti più controversi del ME. Risale all’VIII sec
(ambiente romano o francese) ma porta la data del 313. Costantino esprime la propria fede e dona a
papa Silvestro l’Urbe e tutti i possedimenti imperiali in Occidente. Lorenzo Valla nel 1440 ne
smaschera la falsità con attento esame filologico. Costantino vuol dare possedimenti al papa
affinché sia intercessore per lui; che Roma sia onorata più dell’impero e più di Alessandria,
Antiochia, Gerusalemme e Costantinopoli; che il pontefice abbia un primato d’onore su tutti i
sacerdoti del mondo; che possieda Roma, l’Italia, l’Occidente; per questo fonda una città in oriente
dove trasferire la sua sede (in realtà Costantinopoli verrà fondata solo nel 330) per non oscurare la
autorità papale in occidente; queste norme varranno fino alla fine del mondo
Le immagini che ornano la cappella di S. Silvestro nella basilica romana dei SS. Quattro Coronati
mostrano un imperatore Costantino che rende omaggio al papa portando il suo cavallo per le briglie,
a piedi.
Con Pipino il Breve il papa ottiene l’esarcato (con centro Ravenna) nel 756; quindi CMagno
assegna nel 774 terre in Lazio e Toscana.
NICEA II (787)
Nicea II è in una crisi che va dal 727 all’843: la lotta iconoclasta.
In origine i cristiani sono reticenti verso le immagini, poi dal III sec compaiono le prime a carattere
didattico e catechetico. Nel IV sec si moltiplicano gli edifici di culto cristiano e di conseguenza le
immagini ornamentali, che però suscitano anche reazioni negative:
Messa in guardia di Epifanio: “Come si può rappresentare l’inafferrabile?”
Propaganda di Costantino V: “come si può raffigurare nostro Signore che ha due nature, una
materiale e una immateriale?”
Dal V al VII sec si sviluppa il culto delle immagini anche in relazione ai martiri.
Nel 727 l’imperatore Leone III fa distruggere l’immagine di Cristo su una delle porte del palazzo
imperiale e depone il patriarca Germano che recrimina. Una buona risposta viene da Giovanni
Damasceno: “Se Cristo è icona del Padre invisibile, perché non si dovrebbe rappresentarlo?”.
Il figlio dell’imperatore, Costantino V, convoca il concilio di HIERIA nel 754 e dichiara che il culto
delle immagini è idolatria: “Dio non è assolutamente rappresentabile, neppure dopo
l’incarnazione… fissare le effigi dei santi è una astuzia diabolica”. Molte immagini vengono così
distrutte o bruciate e molti monaci espulsi o uccisi.
Questo, insieme all’orientamento filo-franco della Chiesa romana, provoca la distanza tra Occ e
Oriente.
Il successore Leone IV (775-780) e Costantino VI portano distensione o meglio la madre di
quest’ultimo, Irene, che convoca il concilio di NICEA nel 787. Si afferma come ecumenico (circa
300 vescovi, tutti bizantini, e due legati del papa) e si oppone a Hieria. Papa Adriano scrive (si
legge nel concilio) una lettera in difesa delle immagini “affinché attraverso il volto visibile la nostra
mente sia rapita verso l’invisibile divinità”, cui fa eco il patriarca di Gerusalemme, Teodoro: “Noi
adoriamo l’immagine del Cristo, cioè della persona vista dagli uomini… ha avuto fame, ha avuto
sete”. Roma difende il valore pedagogico delle immagini, l’Oriente quello cultuale-sacramentale.
Così si esprime il concilio: “Queste preziose e sante immagini noi le onoriamo”. La Scrittura e la
tradizione giustificano la iconodulia e solo alcune circostanze hanno portato in passato a certe
proibizioni. Hieria rappresenta solo una parte della chiesa di Oriente e si è fatto influenzare
dall’Islam. Le rappresentazioni umane di Cristo confermano poi la sua incarnazione reale, quindi
hanno valore educativo e rammemorativo e l’onore tributato tramite esse raggiunge Gesù, Maria, gli
angeli, i santi. Chi pensa diversamente, sia escluso dalla comunione. Anche se quasi tutti gli idoli
sono immagini, non tutte le immagini sono idoli: l’idolo rimanda a sé, l’immagine rimanda ad altro.
Un conto è la venerazione (proskynesis), altro l’adorazione (latreia) dovuta a Dio solo. Tuttavia il
Capitolare sulle immagini diretto da Carlo Magno critica l’adorazione delle immagini, senza curarsi
delle distinzioni già operate da Nicea II, la cui recezione ancora nei tempi a seguire causerà diatribe
e scontri, fino alla solenne restaurazione del culto delle immagini con l’imperatrice Teodora nel 843
riconoscendo (1) l’ecumenicità di Nicea II e che (2) le immagini visibili guidano all’invisibile.
CARLO MAGNO – i franchi diventano protettori della Chiesa dinanzi agli emergenti Longobardi
e vista l’assenza dei bizantini. Primo passo è il rapporto di Pipino il breve con papa Zaccaria. Il re
dei franchi viene infatti incoronato dal papa. Il successore Stefano II chiede aiuto contro i
longobardi e Pipino difende la chiesa su sua richiesta.
Carlo Magno, figlio di Pipino, inaugura la RINASCITA CAROLINGIA: unifica i diversi popoli
germanici, promuove il rinnovamento politico, culturale, religioso. Attinge alla chiesa per i suoi
funzionari, riconoscendo il grande potere unificante della chiesa stessa: dopo ogni guerra vinta vs
avversari germanici organizza dal pv ecclesiastico il territorio con monasteri, abbazie, centri di
cultura. Nascono le scuole cattedrali e monastiche per istruire chierici e religiosi che sarebbero poi
diventati amministratori. Presso la corte sorge la scuola palatina. Alcuino di York e Paolo
Diacono sono 2 monaci legati alla diffusione delle scuole carolingie che credono nella promozione
della cultura pro regno. Carlo M cura anche la vita religiosa: formazione dei preti, libri liturgici da
Roma per uniformare il culto, rinnovare le penitenze, la carità, la predicazione, l’idea del
sacerdozio regale. Viene detto “novello Davide”, “Costantino”, re e sacerdote” ma in realtà sfrutta
la chiesa per realizzare il suo sogno di un unico impero per diritto/dovere divino.
Quando Nicea II approva il culto delle immagini, Carlo M si oppone, di fatto contrastando la stessa
autorità papale. Il rischio è che la Chiesa sia per lui instrumentum regni. Da re dei franchi diventa
imperatore, raccogliendo i frutti di un lungo protettorato della chiesa. Papa Leone III lo incorona
a San Pietro ungendolo imperatore la notte di Natale dell’800. Nasce così la seconda autorità
internazionale dopo il papato: il papa incorona l’imperatore cui spetta però il diritto di veto nella
elezione del papa. Questo sarà motivo di forti contrasti in seguito.
25 dicembre 800 – incoronazione di CARLO MAGNO IMPERATORE (A. Barbero)
Eginardo, biografo di Carlo M, accenna di sfuggita alla venuta a Roma: “e in quell’epoca prese il
nome di imperatore e augusto” e aggiunge ben poco, poiché racconta a chi già sa tutto del fatto,
pochi anni dopo la morte (814) di CM. Nel 799 papa Leone III - accusato di immoralità dai nipoti
del predecessore, Papa Adriano I, che aspiravano al papato - scappa da Roma (ma non è vero che gli
cavano gli occhi e gli tagliano la lingua) e si rifugia in Sassonia da CM. All’epoca CM ha 57 anni,
forte e vitale, 1m 90cm, 5 mogli, 6 concubine, 20 figli, dedito a guerra e caccia, sottile politico e
intellettuale (però non scrive), sa di teologia. Il papa è fuggito, a Bisanzio è imperatore una donna
(Irene) quindi – dice Alcuino – CM è la > autorità. Una commissione d’indagine appura che c’è
sostanza nelle accuse dunque nell’autunno dell’800 CM viene a Roma (50mila ab., chiese,
ricostruzione, pellegrinaggi e reliquie) dove era stato nel 774 (conquista del regno longobardo vs
Desiderio) accolto da Adriano I a San Pietro, mentre ora papa Leone III gli va incontro 12 miglia
fuori da Roma (nuovi rapporti di forza).
CM convoca un concilio (vescovi + funzionari franchi) e papa Leone III giura la propria innocenza,
recuperando così pieni poteri. La notte di Natale 800 CM va a messa nella basilica costantiniana di
San Pietro e papa Leone III lo incorona imperatore: tocca terra 3 volte con la fronte, sì, ma è il
papa che pone la corona in testa a CM che viene acclamato dal popolo (in realtà: clero e notabili).
Eginardo scrive che se avesse potuto, CM avrebbe evitato: umiltà o seccatura? Napoleone 1000
anni dopo fa venire il papa a Notre Dame e prende la corona dalle sue mani e si autoincorona: “Dio
me l’ha data” (non il papa!).
Le condizioni per l’incoronazione di CM: 476 deposizione di Romolo Augustolo, regni barbarici
sottoposti cmq all’impero d’oriente; Teodorico (Ostrogoti) si comporta però come imperatore
d’occidente. Nel VII sec gli arabi di Maometto dilagano e l’imp orientale si indebolisce. Il papa
cerca protezione dai più vicini re franchi che si ritengono “nuovi romani” per volontà di Dio
(Adriano I chiama CM “nuovo Costantino” nel 774). Colla conquista longobarda di gran parte
d’Italia (568) il papa era emerso come > autorità per Roma e l’Italia: Bisanzio cala e i Franchi
crescono. Inoltre OCC e OR si separano sempre più. Leone III elabora il mosaico che porterà
all’incoronazione di CM (l’imp d’oriente scriverà al successore Ludovico riconoscendolo solo “re
dei franchi”). Il SACRO ROMANO IMPERO di CM diventa di fatto l’Europa occidentale
(l’impero romano occid era assai >) e dura fino al 1806 (Napoleone) e al crollo dell’impero
asburgico di Francesco Giuseppe con Carlo d’Austria nel 1918.
L’imperatore non percepisce come abusivo il suo agire nella chiesa anzi lo considera un dovere.
LUDOVICO IL PIO, figlio di CM, riforma gli ordini monastici. Già CM aveva provato a imporre
la regola benedettina come unica per tutti i monaci ma solo col figlio ciò accade davvero grazie
all’elaborazione del monaco Benedetto di Aniàne (vicino a Montpellier) che tiene il riferimento
benedettino e cerca di unificare tutte le esistenti.
Si cerca di limitare sempre più il peso dei laici nella scelta di abati, etc. Benedetto di Aniane
restringe le scuole monastiche ai soli monaci, escludendo i laici. CANONICI: preti che vivono
insieme nella cattedrale seguendo una regola comune (regolari) senza distinguersi molto dai
monaci. Collaborano col vescovo. Ludovico il Pio ne riforma le regole e rinnova la chiesa in senso
monastico.
I sovrani carolingi impongono l’obbligo di legge per il battesimo per tutti i bambini, alla veglia di
pasqua e alla vigilia di pentecoste. Nasce in questo periodo il ruolo ufficiale del padrino che crea un
legame sociale tra le due famiglie, legame stretto, quasi di sangue, al punto da vietare il matrimonio
tra padrino e figlioccia (per evitare abusi del sacramento quale strumento di politiche familiari).
I figli vengono mandati nelle scuole cattedrali per apprendere almeno il Pater e il Credo. Anche le
ragazze ricevono questa formazione catechistica ma in classi separate. La formazione si svolge
anche tramite l’omelia che il prete fa in lingua volgare, secondo quanto detto dai sinodi: “se
conosce la Scrittura, ne parli; se la ignora, esorti a fare il bene”. Era sufficiente che il prete sapesse
leggere il latino anche senza capirlo purché potesse porre validamente l’atto liturgico.
Santi e reliquie: Gallia e Germania non hanno molti martiri e con l’aiuto anche di ladri si attua un
commercio di reliquie da parte di vescovi/signorotti che volevano così dar lustro alla chiesa (atti di
processi testimoniano furti commissionati da vescovi…). Legati ai luoghi di martirio e dove si
tengono le reliquie, si fanno pellegrinaggi a Gerusalemme, Roma, Santiago de Compostela (basso
ME, dopo la reconquista), a Tours (S. Martino), legandovi le indulgenze. Nascono ospizi per
pellegrini accanto ai monasteri. Si espande anche l’assistenza ai poveri che di fatto (IX-XI sec)
ricade quasi interamente sui monasteri (danno pasti a centinaia di persone ogni giorno).
DAI CAROLINGI AGLI OTTONI – Carlo Magno muore nel 814 e viene meno il grande
protettore della chiesa. La corona passa tra figli e nipoti, tenendo sempre saldo il principio del
legame tra sacerdozio e impero. L’intervento del sovrano è diritto/dovere. Passando dai sovrani
franchi a quelli tedeschi, questi riusciranno a imporre papi tedeschi. La chiesa cerca di sottrarsi
all’ingerenza politica.
Papa Nicolò I è il primo di rilievo del IX sec. Canonizzato dalla chiesa, uomo d’azione, energico,
teologo e giurista, si impegna per la libertas ecclesiae vs ingerenza imperiale: ristabilisce il
prestigio del papato sia per i franchi sia per i bizantini.
Poi abbiamo papa Giovanni VIII: segue a disputa di Fozio sulle immagini sacre, incorona gli
ultimi carolingi (Carlo il Calvo, Carlo il Grosso) che non sono all’altezza degli avi.
Compaiono le decretali pseudoisidoriane, raccolta di leggi canoniche e civili del IX sec. attribuite a
Isidoro di Siviglia, enciclopedista dell’alto ME, nate forse in Francia a sostegno del potere del papa.
4AR-LA CHIESA IN EPOCA CAROLINGIA E POST
La chiesa chiama in aiuto Carlo Magno contro Desiderio re dei Longobardi (774), così l’Italia
del centro-nord si trova di fatto annessa alla Gallia. Incoronato CM nell’800, nasce una chiesa
imperiale con simbiosi tra potere laico ed ecclesiastico, attivamente coinvolto nell’amministrazione.
CM favorisce la romanizzazione delle chiese locali (liturgia romana). CM concede molti poteri ai
vescovi e spesso questi si pongono sotto l’autorità del papa per preservare un po’ di autonomia dal
potere politico, diritto riconosciuto dalle Decretali pseudoisidoriane del IX sec.
Nel IX secolo il papato è sostenuto dai carolingi vs influenza nobiltà romana. Vescovi e abati con
CM sono coinvolti nelle assemblee periodiche di re e aristocrazia. CM concede benefici e colloca
uomini di fiducia nelle sedi episcopali maggiori. Nasce la scuola palatina.
Nell’VIII sec l’Europa è attraversata da un movimento monastico di ritorno dalle isole: Wynfrid
(Bonifacio) e Willibrod. Sconfitti i Sassoni, i franchi impongono anche in Germania la fede xana.
Ma si sviluppa la germanizzazione dell’alto clero (incarichi civili ed eccleiastici).
Nelle campagne nascono le chiese proprie, controllate da famiglie facoltose o da sacerdoti
benestanti. Le pievi diventano territorialità prima che comunità. Dal IX sec si parla di parrocchie.
Complessa rete di nomine: dal vescovo locale, dal vescovo esterno, con ingerenza di famiglie e
fondatori della pieve…
Anche i monasteri nel IX secolo si sviluppano. Bobbio diventa un centro economico e sociale.
Fondazioni da parte di aristocratici e nobili, sia per sfruttamento sia per controllo del territorio. Con
i carolingi i monarchi, i monasteri e le élite locali sono tra loro legati.
Finito il periodo carolingio, il papato torna a esser sotto pressione della nobiltà romana (processo
al cadavere di papa Formoso nell’897), scandali e corruzione fino a Ottone I di Sassonia (962).
Dopo un iniziale intesa, tornano tensioni, deposizioni, uccisioni, fino all’imperatore Enrico III che
nel 1046 depone tre papi/antipapi ed elegge Clemente II, il primo di una serie di papi tedeschi.
Necessità di un rinnovamento della chiesa.
IL SECOLO DI FERRO – E’ il X secolo, epoca di scontri e di violenze dovute alla debolezza
dell’imperatore. Papa FORMOSO (815-890) incorona di versi sovrani in lotta per l’impero,
favorendo scontri in cui lui stesso resta coinvolto. Morto, il suo successore è costretto a riesumarlo,
farlo sedere su un seggio, processarlo e gettarlo nel Tevere. Stanti grandi limiti del papa, è però
percepito come oltraggio al papato. Solo nei pontificati successivi i sinodi che avevano sconfessato
papa Formoso vengono sconfessati.
Epoca di decadenza per FR e IT. Sempre + frequenti le invasioni barbariche. Immoralità tra clero
e chierici. Perso CM come riferimento, il papato è in mano alla nobiltà, anzitutto romana. Si
parla di pornocrazia romana: il governo passa di padre in figlio, legati a Teodora e Marozia che di
fatto per circa 20 anni governano il pontificato con il figlio papa Giovanni, i parenti, gli intrighi. È
l’epoca più bassa del papato, in cui abbiamo 15 papi tra il 900 e il 950, imposti, deposti o uccisi.
Teofilatto e la lotta tra le famiglie romane. Quindi ROMA che nominalmente è un ducato bizantino,
difatto è in mano alle famiglie nobili che governano tramite il papa da loro imposto. Da Ottaviano il
papa sceglie di cambiare nome e diventare GIOVANNI XI (per evitare un nome pagano) e da qui
entra in vigore la scelta di un nuovo nome per il papa.
OTTONE I (910-970) diventa nuovo protettore della chiesa. Appartiene ai duchi di Sassonia ed
energicamente riprende in mano l’impero. Incoronato imperatore nel 962 da papa Giovanni XII,
chiede la fedeltà del papa e nasce il Sacro Roma Impero Germanico che per tre secoli proteggerà
la chiesa e l’Europa. Promulga delle leggi (Privilegium Ottonis) che confermano le donazioni al
papa fatte a suo tempo da Pipino e CMagno, ma ribadiscono altresì la sottomissione del papa
all’imperatore.
Diploma di Ottone I (962) – per consolidare il proprio potere sottraendone all’aristocrazia, Ottone
I investì di poteri politico-amministrativi vescovi e abati che alla loro morte garantivano il ritorno
all’imperatore dei domini concessi. “Dotassimo delle prerogative spettanti al potere regio…
considerando il vantaggio e la dignità dell’impero… concediamo generosamente il suo pieno diritto
e dominio e gli affidiamo le mura della città e il potere sul territorio”
OTTONE III, imperatore a 16 anni, fa papa il suo cappellano 24enne che prende il nome di
Gregorio V, primo papa tedesco. Segue Silvestro II (il papa dell’anno Mille), uomo colto, che
incorona nel 989 (santo) Stefano re d’Ungheria. Morto Ottone III, Roma ricade sotto il potere delle
nobili famiglie romane.
Viene eletto Teofilatto come Benedetto VIII: serie di papi simoniaci e concubine. L’imperatore
Enrico III interviene e depone tutti i papi che, eletti dalla propria famiglia, si oppongono. Sinodo
di SUTRI: emerge l’esigenza di disciplina per rendere coesa una chiesa che è strumento di governo.
Nomina di papi tedeschi, tra cui Leone IX (1050-1055), nominato dall’imperatore e confermato dal
clero e dal popolo di Roma. Suo segretario è Ildebrando di Soana che diventerà il grande
Gregorio VII. Epoca cesaropapista: controllo feudale del papato. Esigenza di riforma da parte di
circoli monastici che chiedono che la chiesa stessa provveda alla riforma, non l’imperatore.
I CONCILI DELL’ALTO MEDIOEVO
Dal 962 (Ottone il Grande) fino al 1055 ci sono 23 concili con papa e imperatore d’Occidente, ma
sono detti “generali” e non ecumenici poiché trattano di questioni occidentali. Sono concili in cui
c’è intesa papa/impero e si prepara il terreno per la riferma gregoriana.
Nel 1053 papa Leone IX afferma che “non c’è concilio universale senza il papa”. Papa Gregorio IX
farà dei “sinodi quaresimali” dal 1074 importanti strumenti di governo della chiesa, dal respiro
internazionale quanto più celebrati vicino a Roma (vescovi, abati). Da strumento di riforma della
chiesa, i concili diventano ecumenici con i 4 lateranensi.
I primi tre lateranensi emanano canoni giuridici ma non definizioni dottrinali:
LATERANO I (1123) ribadisce la fine della lotta per le investiture con soluzione di compromesso
LATERANO II (1139) pone fine allo scisma tra Innocenzo II e Anacleto II (rivalità delle famiglie
della nobiltà romana)
LATERANO III (1179) pone fine allo scisma tra Alessandro III e l’antipapa Vittore IV sostenuto da
Federico Barbarossa e l’impero. Si decide l’elezione del papa con maggioranza di 2/3, rimasta in
vigore fino al 1996.
LATERANO IV (1215) – da questo concilio (e anche a Lione, 1245 e 1274, e a Vienne, 1312)
domina chiaramente il papa e si trovano non solo i vescovi ma tutti gli ordini della cristianità
(abati, rappresentanti dei principi…). Si affrontano i temi della pace, della crociate, della riforma
della chiesa. E delle eresie: crociata vs albigesi nel 1209, con Innocenzo III.
Ben preparato, dura appena 3 settimane, con 1200 partecipanti, di cui 400 vescovi. Si sostiene la
crociata. Si conferma Federico II di Svevia per il trono imperiale. Si decide di non creare altre
regole religiose ma di attenersi a quella di Benedetto o di Agostino. Vs dualismo dei catari: anche
gli sposati possono salvarsi. Ci si confessi una volta all’anno e comunichi a Pasqua. Ghettizzazione
degli ebrei.
LIONE I (1245) – Federico II ha occupato parti dello stato pontificio per centralizzare
l’amministrazione dell’Italia. Innocenzo IV convoca un concilio in territorio neutro. Pericolo dei
Mongoli di Gengis Khan (+1227), perdita definitiva di Gerusalemme (1244), deposizione e
scomunica dell’imperatore (secondo il Dictatus Papae di G VII)
LIONE II (1274) – convocato da Gregorio X, per provare a riunire Occ e Or in vista della ripresa di
Gerusalemme. Tema dominante è dunque la crociata. Crollato il regno latino a Costantinopoli nel
1261, vi era tornato l’impero bizantino, ma era minacciato da Carlo d’Angiò, re di Napoli, vero
padrone d’Italia, per cui l’imperatore Michele VIII desiderava riavvicinarsi al papa. Viene siglata
una intesa d’unione che dura però appena fino al 1281. Non vi fu però alcuna discussione teologica.
Si introdusse la norma di isolare i cardinali dal mondo per eleggere il breve il papa (conclave). Nel
1291 San Giovanni d’Acri cade in mano ai Turchi e si chiude definitivamente l’era delle crociate.
VIENNE (1311-1312) – durante il papato avignonese (1309-1376). Domina la questione dei
Templari, ordine arricchitosi a dismisura e oggetto di diverse invidie e brame di spogliazione.
Sciolto nel 1312 da Clemente V con atto amministrativo per “comportamenti riprovevoli”. Prima di
riformare la chiesa, il papato deve riformare se stesso, ma non si concretizzò nulla. Infine la
costituzione dogmatica Fidei catholicae afferma che l’anima è forma del corpo.
Due movimenti segnano il X secolo: CLUNY e quello GREGORIANO.
CLUNY (di cui oggi restano solo le fondamenta) è centrale per la riforma della chiesa che poi verrà
realizzata da Gregorio VII. Molti monasteri erano bruciati, distrutti, in mano ad “abati” laici (cioè
non consacrati come tali) con donne e figli. Il duca Guglielmo d’Aquitania è fondatore (costruisce
e finanzia) del monastero di Cluny nella Borgogna con l’intento che esso sia libero da ogni
ingerenza dei laici e nella vita spirituale (autonomia anche dal papato). Sotto l’abate Oddone ottiene
molti privilegi da papi e imperatori per controllare una rete di monasteri dipendenti da Cluny che
giungono a esser 2000. L’autonomia non esclude rapporti coi nobili che anzi lega a sé con grandi
donazioni (i monaci non lavorano, pregano, ma hanno così grandi ricchezze). Autonomia spirituale
che neppure esclude rapporti con la gerarchia ecclesiastica: dai suoi monaci infatti derivano molti
vescovi (sec XI). Resta però autonoma la designazione dell’abate che viene di fatto scelto dal
predecessore in punto di morte. Qualcuno parla di ecclesia cluniacensis per dire quanto influente
fosse il movimento di Cluny.
GREGORIO VII, INNOCENZO III, BONIFACIO VIII: il papato prevale sull’impero.
La riforma di GREGORIO VII è favorita dal movimento di Cluny, ma anche da Camaldoli e
Vallombrosa che aiutano la riforma del clero opponendosi a SIMONIA (Simon Mago, negli Atti,
vuol comprare il potere apostoli: vendere/comprare cariche, beni, sacramenti, favorendo una
ingerenza totale nella vita della chiesa) e NICOLAISMO (Nicolaiti = eresia vs celibato dei preti; è
il concubinato: aver figli, donne, lasciare eredità a discendenti…).
Con Gregorio VII i rapporti tra impero e papato si capovolgono in favore di quest’ultimo.
I papi concedono grande fiducia al movimento di Cluny i cui monaci pongono le basi per la
successiva riforma gregoriana. Vs simonia e concubinato si indicono i sinodi con Leone IX (10501055) che spende il grosso del pontificato in giro per l’Europa per riformare la chiesa (in tutto sta
solo 2/3 mesi a Roma). Gli succede Stefano IX che si avvale dell’aiuto di Pier Damiani.
Nicolò II nel 1059 stabilisce che il papa sia eletto solo dai cardinali. Prima il papa era scelto da
pontefice stesso che indicava il successore (suo segretario o diacono di fiducia), poi acclamato dal
popolo romano nelle esequie del santo Padre. Ma non mancavano ingerenze delle potenti famiglie
romane. CARDINALI in principio erano i vescovi delle diocesi cardinali (principali) più vicine a
Roma o i parroci delle chiese romane più importanti. Oggi si prevede che solo i vescovi possano
diventare cardinali, ma fino a tutto l’Ottocento ance i laici potevano diventarlo. Quindi erano i
principali collaboratori del papa ad avere il diritto di elegger il papa, ma ci andranno diversi anni
per l’entrata in vigore a causa dell’ostilità di nobili romani e imperatore.
Il successore Alessandro II, papa debole, sottopone la sua elezione all’imperatore, facendo così un
passo indietro.
Ildebrando da Soana viene acclamato dal popolo il 22/04/1073 e i cardinali ratificano tale
elezione. Pienamente papa, rende un certo omaggio all’imperatore Enrico IV attendendone almeno
il placet. GREGORIO VII è instancabile, determinato, “un santo indiavolato” secondo Pier
Damiani, in lotta per la libertas eclesiae minacciata dai rapporti ambigui tra potere politico, affari
temporali, vita spirituale. Così scrive a vescovi e sovrani di ogni terra e nazione, ribadendo i suoi
principi.
1075-1122: LOTTA PER LE INVESTITURE – L’ecclesiologia di G VII modella la chiesa
d’Europa. Nella sua idea si trattava di affermare il dominio di Dio tramite il papa, suo
rappresentante. I SINODI erano gli strumenti di potere/governo della chiesa.
1074 – sinodo vs simonia, vs matrimonio dei preti, vs culto dei preti indegni.
1075 – sinodo vs investiture da parte dei laici, pena deposizione per l’ecclesiastico e scomunica
per il laico. Norme approvate e accolte ovunque dai cristiani, ma ricusate dai vescovi che così
avrebbero perso i loro benefici e ovviamente osteggiate dai nobili e dall’imperatore che avrebbe
dovuto rivedere tutta l’organizzazione dell’impero, ritenendosi egli stesso investito da Dio. In
questo ambito matura lo scontro tra G VII e Enrico IV.
L’imperatore è accusato di aver dato vescovadi con simonia (i vescovi lo hanno pagato). Enrico IV
dopo il 1075 continua a investire vescovi. Nel 1076 il papa minaccia la scomunica. Egli rifiuta.
Viene così scomunicato e i suoi sudditi sciolti dal dovere di obbedienza. Si coglie il grande potere
del papato. Nel sinodo di WORM (Germania) si radunano 30 vescovi filo-imperatori che
scomunicano il papa! Ma in poco tempo i principi, gelosi della propria autonomia, tramano con G
VII vs Enrico IV che nel 1077 giunge a Canossa, scalzo e vestito di sacco, e chiede sia rimessa la
scomunica. G VII lo riaccoglie, ma E IV continua a investire nuovi vescovi, fino a nuova
scomunica. Nel 1080 torna in Italia e nomina un antipapa e si fa incoronare nel 1084 a Roma. Il
papa fugge a Castel sant’Angelo, dove verrà liberato dai normanni che gli daranno rifugio a
Salerno, dove morirà in esilio.
“San Pietro, san Paolo, voi sapete che non per mia volontà salii ai sacri ordini (vs accuse di brogli di
Enrico IV), non io voi, ma voi avete scelto me… incominciarono a insorgere contro di me i figli del
diavolo, in special modo Enrico… venne a chiedermi d’esser assolto dalla scomunica, tuttavia non
lo riposi sul trono… i principi elessero allora il duca Rodolfo… frattanto Enrico cominciò a
supplicarmi di aiutarlo contro Rodolfo… proposi di sentire prima entrambi, ma egli disprezzò la
mia proposta; stabilii che si tenesse in Germania una conferenza, Enrico la impedì e incorse nella
scomunica… condanno all’anatema il suddetto Enrico e per la seconda volta gli nego il regno di
Germania e d’Italia da parte di Dio…” (scomunica a Enrico IV di papa Gregorio VII)
Solo nel 1122 il dissidio impero/papato si conclude col concordato di WORMS tra Enrico V e
Callisto II: (1) libera elezione dei vescovi dal clero (e dal popolo) locale; (2) l’imperatore può
conferire un feudo ma solo dopo che un vescovo sia nominato tale (prima viene il potere spirituale);
(3) i vescovi devono giurare nei confronti del sovrano se investiti di un feudo.
“Io Callisto Vescovo concedo a te, Enrico, per grazia di Dio augusto imperatore dei romani, che
abbian luogo alla tua presenza, senza simonia e violenza alcuna, le elezioni degli abati e dei vescovi
di Germania che spettino al regno…”
G VII non si esaurisce nella lotta con E IV ma nei primi anni di pontificato (1074-1075) redige i
DICATATUS PAPAE, 27 articoli che sono il manifesto della sua azione pastorale, duri e lapidari in
difesa della potestà ecclesiale. Ma in quel contesto un papa debole sarebbe stato schiacciato
dall’imperatore. Sono regole pratiche per il governo della società ecclesiastica. Agisce in orizzonte
spirituale ma vuole tutelare la libertà della chiesa guidata dal Dio e dal papa che ne è terreno
rappresentante. Anche se morirà in esilio a Salerno, la sua ecclesiologia si afferma: spezza il
vincolo papa/imperatore su cui si fondavano le chiesa nazionali, ricollegando i vescovi al papa, la
cui supremazia più che a Canossa emerge a Worms (1122) – cfr documento.
1-Che la chiesa romana è stata fondata da Dio solo; 2-Che soltanto il pontefice romano è a buon
diritto chiamato universale; 3-che soltanto egli può deporre o ristabilire vescovi; 8-che lui solo può
usare le insegne imperiali (giurisdiz > dell’imperatore); 9-che tutti i principi devono baciare i piedi
soltanto al papa; 12-che gli è lecito deporre l’imperatore (novità!); 19-che nessuno lo può giudicare
(tranne Dio: cfr art. 1), 22-che la chiesa romana non errò e non errerà mai secondo le Scritture (Mt
16: Roma è baluardo della ortodossia); 23-che il pontefice romano è santificato coi meriti del beato
Pietro (santità d’ufficio!); 25-che può deporre e ristabilire vescovi anche senza riunione sinodale;
26-non è considerato cattolico chi non è d’accordo con la chiesa romana; 27-che il pontefice può
sciogliere i sudditi dalla fedeltà verso gli iniqui (come accade con la scomunica di Enrico IV, 1076).
Solitamente questi 27 artt. sono ridotti al conflitto con E IV, mentre in essi emerge una
ecclesiologia di > respiro. Qualcuno pensa che potrebbero essere un indice di argomenti poi da
sviluppare (ecco perché così lapidari). URBANO II porterà avanti l’opera di G VII: ex monaco di
Cluny, bandisce la I crociata, chiamando i cristiani attorno a sé per difendere la chiesa.
5AR-LA RIFORMA DEI SECOLI XI-XII
Dallo stretto legame col potere imperiale carolingio deriva una degenerazione morale della chiesa.
Simonia e nicolaismo. Corruzione e carrierismo. Protagonisti del rinnovamento sono i monasteri
legati a Cluny (910). Primato della preghiera, ingenti patrimoni, autonomia dal vescovo,
rispondono direttamente al papa. Tra XI e XII sec si fonda a Grenoble la Grande Chartreuse, che
origina i certosini. Altro ordine son i cistercensi, nati a Citeaux. Istanze di rinnovamento ispirate
alla chiesa delle origini. Si vuole l’obbligo del celibato per distinguersi dai laici. Nascono i canonici
regolari (attorno al vescovo, nella cattedrale).
Dopo lo scisma del 1054, il papato diventa protagonista nel rinnovamento della chiesa. Nicolò II
(+1061) decreta che i papi non siano più eletti dal clero e dal popolo romano (con rischio di gravi
intromissioni) ma dai soli cardinali. L’imperatore darà poi il suo consenso, ma come placet formale
e non ostativo. Si rompeva così l’asse papato-impero che aveva indebolito il prestigio morale del
clero.
Nel 1073 diventa papa Ildebrando di Soana come Gregorio VII. Vuol ribadire il primato assoluto
di Roma secondo sistema piramidale e gerarchico guidato dal papa. Rivendica la libertas ecclesiae
vs ingerenze politiche, affermando la supremazia sul potere temporale. Nel 1076 arriva a
scomunicare l’imp. Enrico IV che nomina vescovi nonostante il divieto. Nel 1077 Enrico IV viene
a Canossa dalla contessa Matilde in gesto di penitente e il papa deve rimettere la scomunica. Lo
scontro degenerò fino a nuova scomunica e all’assedio di Roma, col papa costretto a rifugiarsi (o in
esilio) a Salerno fino alla morte nel 1085.
Urbano II cerca una politica di compromesso, puntando più sull’unione della cristianità nell’ideale
della crociata (allocuzione al concilio di Clermont, 1095). Impresa di fede e penitenza collettiva,
prima ancora che di liberazione. Una guerra giusta, come la reconquista iberica. La querelle sulle
investiture si chiude solo con il concordato di Worms del 1122 (compromesso).
SCISMA del 1054 – E’ una tappa del progressivo allontanamento tra a chiesa di Roma e di
Bisanzio come reciproco estraniarsi di due mondi sempre più diversi dal pv politico, culturale,
spirituale. La civiltà latino-germanica è diversa da quella greco-asiatica.
1-nel VII sec l’eresia del monotelismo segna il conflitto teologico tra occ e oriente: in Cristo ci
sono due nature, ma quella divina schiaccia quella umana per cui c’è una sola volontà (l’oriente
esalta la divinità di Gesù, l’occidente la sua umanità). Il patriarca Sergio e l’imperatore orientale
Eraclio sono pro monotelismo e promulgano una legge che impone di credervi. Papa Martino I
ribadisce la posizione cattolica: in Cristo ci sono 2 volontà perché 2 nature. L’imperatore confina il
papa nel Mar Nero, dove muore.
2-Concilio di Costantinopoli, 692 (non riconosciuto dai cattolici), detto “trullano” perché svoltosi
in sala a cupola (trullo) del palazzo imperiale o “quinisesto” (tra il V e il VI), sotto rigido controllo
imperiale: 102 canoni vs Roma. Voleva Costantinopoli come patriarcato più alto, vs celibato dei
preti, vs certi digiuni diffusi in occidente, vs Cristo come Agnello (come un animale: degradante),
cioè un concilio vs occidente.
Papa Sergio ricusa quei decreti ma non scoppia lo scisma, bensì si afferma l’idea che le controversie
non siano componibili e che Roma e Bisanzio vadano ormai per strade diverse.
3-Lotta per le immagini: l’imperatore Leone III Isaurico emana un decreto per togliere da ogni
luogo di culto le immagini (730). Papa Gregorio II gli risponde dicendo che non si rivolgono a esse
“come idoli” bensì perché “ci sono un richiamo e uno stimolo, perché elevano al cielo il nostro
spirito legato alla terra”.
È una attuazione progressiva: vs immagini dei santi, di Maria e infine di Gesù. Si confrontavano
con l’Islam che vietava ogni rappresentazione come idolatrica: forse questo influenza la scelta.
Nasce una violenta opposizione coi monaci decisi a difendere le immagini tra cui san Giovanni
Damasceno. Gli altri patriarcati sono vs iconoclastia, condannata pure dal papa. L’imperatore
orientale di oppone: sud Italia e Illiria (bizantine) vengono sottratte alla giurisdizione della chiesa di
Roma che si vede così sottrarre molti beni in favore del patriarcato di Costantinopoli, di fatto
sottomesso all’imperatore. Un nuovo sinodo convocato dall’imperatore orientale ribadisce
l’iconoclastia. Ma Irene, moglie dell’imp. Costantino V, convoca NICEA II (787) e condanna
l’iconoclastia, affermando che non si venera l’immagine ma quanto in essa rappresentato. Papa e
imperatrice si avvicinano ma l’iconoclastia rimane, strisciante, nella chiesa orientale (anche se il
popolo era legato alle icone).
4-La stretta intesa tra papi e carolingi viene vista dall’oriente come tradimento di Bisanzio.
5-Fozio. Nel IX sec. il patriarca di Costantinopoli FOZIO riesce a far deporre il suo predecessore
Ignazio grazie all’aiuto dell’imperatore. Il papa Nicolò I dichiara invalida questa elezione e
ripristina il predecessore. Fazio convoca un sinodo a Costantinopoli e dichiara decaduto il papa:
SCISMA di fatto. Il nuovo imperatore BASILIO I condanna Fozio e si riavvicina a Roma ma
quando Ignazio muore, l’imperatore rimette Fozio che, in un concilio a Costantinopoli dell’880 (che
annulla quello dell’870), favorevole a Roma, mette nero su bianco che il papa non ha giurisdizione
sulle chiese orientali: i cattolici rifiutano questo concilio che per i bizantini è l’VIII ecumenico.
Cambiato imperatore, Fozio viene nuovamente deposto e morirà in monastero. Vicenda dolorosa:
Fozio per primo dubita del primato di Roma e nei secoli successiva l’idea resta e si sviluppa fino
allo scisma.
Solo al tempo della lotta per le investiture Costantinopoli 870 venne riconosciuto (Costantinopoli
IV, ottavo concilio ecumenico) come ecumenico poiché affermava il principio della non
intromissione del potere nelle vicende spirituali.
Di fatto in questi concili si nota come i patriarcati siano posti sullo stesso piano, mentre Roma
appare come coordinante le diverse realtà. Cosa ribadita dai libri Carolini: sotto Roma, cui spetta il
primato divino, tutte le sedi hanno egual valore.
Visti i motivi del reciproco distacco OCC/OR, trattiamo del primato di Pietro/Roma avverato da
Bisanzio (nuova Roma) i cui patriarchi vogliono (almeno) essere riferimento per tutta la chiesa
orientale. Già in Costantinopoli II (381) il vescovo della città si vede investito di un primato
d’onore (dopo Roma) che ne fonda le aspirazioni di grandezza. Ma la ragione è politica:
Costantinopoli è la capitale d’Oriente, la seconda Roma appunto. Nel 451 Calcedonia conferisce al
vescovo di Costantinopoli dei privilegi = al vescovi di Roma (nomina dei vescovi extradiocesi e
giurisdiz) e i legati del papa protestano. Acquisisce il titolo di patriarca ecumenico, superiore a ogni
altro patriarca. La legittimazione politica del IV-V sec prepara il rifiuto del primato romano da parte
di Fozio.
Solo nel 1054 si consuma la separazione definitiva col patriarca Michele Cerulario (+1058) punto
d riferimento eccles/politico dell’imp. Bizantino. Negli ultimi anni dellla sua vita chiuse le chiese
latine di rito romano di Costantinopoli, accusando la chiesa e il reverendissimo papa di Roma,
imponendo poi il rito greco ai monasteri latini pena la scomunica. Papa Leone IX si oppone con
fermezza, diffondendo la lettera di difesa (1053) cui segue risposta interlocutoria di Matilde di
Canossa. Il papa manda legati tra cui il card. Umberto di Silvacandida, non meno duro e aspro del
patriarca. Così si accende lo scontro e nel 1054 depone sull’altare di Santa Sofia una bolla di
scomunica che aveva sì pieni poteri di redigere, ma che il papa ignorava! Dopo pochi giorni anche
Michele Cerulario lancia la sua scomunica.
“Umberto e i 3 delegati a tutti i figli della chiesa cattolica… inviati come apocrisari (=delegati) per
procurare la pace. La città è cristiana e ortodossa, ma Michele spande zizzania di eresie (poco
diplomatico)”. Se la prende col clero sposato, il pane fermentato dell’ostia e altri errori che però il
patriarca Michele rifiuta di riconoscere; ha inoltre “rifiutato di vedere noi, apocrisari… osando
fregiarsi di fronte alla Santa Sede del titolo di patriarca ecumenico (titolo odierno!)… per l’autorità
di tutta la chiesa cattolica, firmiamo l’anatema contro Michele, anatema già pronunziato (per
lettera) dal reverendissimo papa… e tutti coloro che vanno dietro a essi, cadano tutti sotto
anatema… con il diavolo, a meno che non si ravvedano”
Alcuni papi tenteranno di riunirsi, a seconda della permissività dell’imp bizantino. Concilio di
LIONE (XIII sec) e di FIRENZE (XV sec) detti “di unione” (decreti di riconciliazione coi
greci). Le reciproche scomuniche durano fino al 1965, dopo il CV II. Le due chiese non si
considerano più reciprocamente eretiche pur avendo ormai intrapreso due strade diverse. Lo
SCISMA è atto grave, ma ormai da secoli le chiese erano distanti tra loro. La chiesa cattolica non è
più tale come orizzonte di evangelizzazione poiché gli è precluso l’est. Nel ME la chiesa identifica
il proprio destino con l’Europa occidentale. La chiesa ortodossa si estende fino alla Russia. Sono
confederazione di chiese acefale cioè senza capo comune e con primus inter pares che è il patriarca
di Bisanzio con autorità solo spirituale e ogni chiesa ha il proprio patriarca. Oggi il magistero
spirituale di Costantinopoli si deve confrontare col patriarca russo che governa il > numero di
fedeli. Le chiese ortodosse vorrebbero un sinodo pan-ortodosso nel 2015 per affrontare i problemi
comuni e modernizzarsi ma senza un capo comune è un cammino più lento.
XI SECOLO
Vediamo 4 concili, con sede nel Laterano, che illuminano il rapporto papato/impero. Sono 4 concili
papali (convocati e diretti da) e medievali. Non si occupano solo di vita di chiesa ma anche della
libertà della chiesa (cfr Dictatus Papae di G VII). Il LATERANO è palazzo papale fino ad
Avignone. Al ritorno al curia papale si installa al Laterano, mentre il papa vive tra San Pietro e il
Quirinale. Anche oggi San Giovanni in Laterano è cattedrale di Roma.
Da sempre Roma presiedeva nella carità. Il sinedrio (collegio di sacerdote) presiedeva la comunità
giudaica. A imitazione, sorgono i presbiteri. Poi integrati, secondo il modello paolino, da episcopoi
e diakonoi. Roma (> comunità giudaica fuori dalla Palestina) era gestita da presbiteri fino a papa
Vittore I (II sec) prima del quale c’era una struttura collegiale (e noi diciamo PAPI i presbiteri più
autorevoli). Per gli orientali il rifiuto del primato romano deriva dal fatto che capo era l’imperatore
e dunque i patriarcati sono tutti allo stesso livello. Il brano del primato petrino in oriente si legge
riferito al solo San Pietro, non ai suoi successori.
4 concili papali, dunque, convocati e diretti dal papa, mentre prima era l’imperatore. Sarà così per
tutti i concili del II millennio.
LATERANO I (1123) – convocato per sancire la fine della lotta per le investiture ratificando con
papa Callisto II il concordato di Worms (1122) e ribadendo la lotta vs simonia e nicolaismo.
LATERANO II (1139) – con Innocenzo II, porta avanti la riforma gregoriana e fronteggia
l’antipapa Anacleto, condanna l’eresia di Arnaldo da Brescia, affermando sempre più il ruolo
centrale del papa.
LATERANO III (1179) – con papa Alessandro III che si oppone all’imp Federico Barbarossa a
difesa dell’indipendenza della chiesa. Decide le norme per l’elezione del papa (dopo che nel 1059
Nicolò II aveva stabilito il diritto di voto per i soli cardinali). Vs simonia e concubinato.
LATERANO IV (1215) – convocato da Innocenzo III. Novità: annunciato e preparato con 2 anni
di anticipo. I legati pontifici raccolgono da vescovi e abati idee per il concilio. Vuol dare eco
significativo affinché le decisioni del concilio siano poi accolte da tutta la cristianità. Vuol (1)
liberare la Terra Santa e (2) riformare la chiesa.
Legitur in Veteri Testamento – Si legge nell’AT che Melchisedec fu a un tempo re e sacerdote… e
infatti Abramo gli offrì la decima del bottino… maggiore è colui che benedice di colui che viene
benedetto; maggior dignità e primato anche rispetto al tempo: Aronne, primo sacerdote, precedette
Saul, primo re. Il primo venne istituito da Dio, il secondo concesso dietro pressione degli uomini.
Di alcuni imperatori la memoria è benedetta: Pipino, Carlo, Ludovico e Ottone.
Venerabilem fratrem - i principi devono riconoscere che il diritto e l’autorità di giudicare la
persona eletta come re – e che deve essere innalzata alla dignità di imperatore – spetta a noi (il
papa) che lo ungiamo, lo consacriamo, lo incoroniamo
Sicut universitatis conditor – Dio ha creato due grandi luci nel firmamento, la grande per il giorno e
la piccola per la notte, per dire due dignità: la maggiore presiede alle anime e la minore ai corpi,
l’autorità pontificia e il potere regio, il sole e la luna che dal sole riceve la sua luce. Entrambi questi
poteri hanno avuto sede in Italia.
Nessun concilio aveva messo al centro la liberazione della terra santa come iniziativa della chiesa. Il
papa emerge come massimo rappresentante della chiesa. G VII aveva posto il papa sopra tutti ma
solo nei concili la parola del papa era legge: dunque i concili sono papali in quanto strumento di
legislazione pontificio. E nei canoni la forma “noi” pare semplice plurale majestatis.
È la prima volta che un papa presiede il concilio. Nel ME i concili non sono dogmatici (come
invece nell’antichità) perché mancano le eresie poiché i popoli germanici non hanno teologia
sviluppata. I primi 3 Lateranensi sono disciplinari, mentre nel IV LAT si introduce un pensiero
dogmatico con la formula “firmiter credimus”. Si parla di sacramenti e di risvolti pastorali, non vere
dispute teologiche.
Troviamo canoni dal forte valore civile (proprietà, tasse…): LAT I definisce i territori del
Patrimonium Petri, condanna chi conia monete false; LAT II parla di istruzione religiosa e dovere
di assistenza ai poveri, condanna il commercio coi Saraceni; LAT IV offre regola di condotta per i
medici. Il papa dirige in prima persona il dibattito. Partecipano vescovi, abati, legati del papa o il
papa, nobiltà romana.
Il LATERANENSE IV è immagine, con Innocenzo III, del trionfo del papato sull’impero e di un
continuo intreccio spirituale e temporale. Il papa guida la chiesa ma per la potestà ricevuta da Dio si
prende cura anche del popolo di Dio. I due papi di questo tempo sono Alessandro III e Innocenzo
III. Tenendosi a Roma, i 4 lateranensi danno idea del peso del papa.
LATERANO IV raduna 400 vescovi e 800 prelati. L’oriente non è rappresentato, poiché
Costantinopoli è stata presa dai crociati nel 1204. Gerusalemme era caduta nel 1187 e la voglia di
rivincita (e di guadagno) aveva portato nella IV crociata al saccheggio di Bisanzio che Innocenzo
III aveva condannato, riconoscendo però subito l’impero latino d’Occidente, separando così ancor
più latini e greci.
Si afferma l’unità di giurisdizione, con preminenza a Roma, seguita da Costantinopoli. La
Costituzione Ad Liberandam ribadisce la necessità di liberare la terra Santa e chiede a tutto il clero
di versare 1/10 delle rendite, chiamando l’intera cristianità alla crociata, scomunicando chiunque
favorisca le navi dei pirati saraceni.
Dopo la crociata albigese (1209) il pericolo dell’eresia porta ad allargare alla chiesa universale
l’inquisizione episcopale: crociata vs eresia, con pene severe e confische dei beni per chi protegge
un eretico. Si stabilisce che Saraceni e Giudei siano riconoscibili per gli abiti (antigiudaismo, non
antisemitismo razziale).
Ha una costituzione dogmatica, ribadisce la fede nella Trinità, nell’incarnazione, nella chiesa.
Rifiuta il manicheismo dei catari, ribadendo che fuori dalla Chiesa non ci si salva. Si condanna
Gioachino da Fiore (+1202) e il triteismo. Riconosce l’autorevolezza di Pietro Lombardo e delle sue
Sentenze. Si condannano immoralità e simonia del clero, esortando a vestire in modo consono,
senza portare armi. I vescovi scelgano dei predicatori per annunciare il vangelo vs eresia. Proibisce
di fondare nuovi ordini. Riconosce l’OP, con regola agostiniana, come ausilio nella predicazione.
Meglio avere “pochi ministri buoni che molti cattivi”. Obbligo della confessione dal parroco
(strumento di controllo sociale), penitenza privata e segreto confessionale (chi lo viola è ddepoto e
mandato in monastero a vita). Per la prima volta si parla della “transustanziazione”. Solo il
sacerdote ordinato può consacrare pane e vino. Si evitino festini dei prelati. Ci si comunichi a
Pasqua.
6AR-RIFORMA MONASTICA DELL’XI E XII SECOLO
Tra 1000 e 1100 i monasteri si moltiplicano, come pure le forme di vita eremitiche e cenobitiche.
Tanti modelli, tante regole. Tutte accomunate dal desiderio di un ritorno alle origini sul modello
benedettino. L’eremitismo in particolare si collega al monachesimo d’Egitto del III secolo e
promuove il rinnovamento della chiesa.
Romualdo di nobile famiglia ravennate si ritira a Camaldoli, diocesi di Arezzo, e nel 1012 fonda
un piccolo eremo e una rete di nuovi nuclei per assicurare continuità. Gli eremiti sono isolati e
protetti, i cenobiti svolgono funzioni amministrative. Tra i monasteri più famosi dei camaldolesi
ricordiamo Fonte Avellana, di cui fu priore Pier Damiani: vasta cultura retorica, divenne cardinale,
cercando di riformare la chiesa sul modello dei padri del deserto.
Presso Grenoble si fonda la Grande Certosa, a opera di Bruno di Colonia nel 1084, intellettuale
di fama internazionale, fautore di un eremitismo fortemente elitario causa la durezza della vita.
Ogni monaco vive in singole cellette e solo la domenica si pranza nel refettorio comune max 12
eremiti. L’amministrazione è affidata ai conversi. Lenta diffusione dei certosini.
Nel 1098 sorge invece Citeaux e da lì l’ordine cistercense che si espanderà assai più dei certosini
che mantennero il rigore eremitico anche quando conobbero un certo sviluppo (nel ‘300 sono oltre
100 certose, tra cui Pavia).
Il monachesimo offre un modello anche al clero: nascono infatti i canonici regolari, ispirati alla
regola di Agostino, per reagire alla decadenza morale del clero. Ascetismo e vita comune, con
castità e obbedienza, rimedio ai vizi, simonia e concubinato.
Giovanni Gualberto, di nobile famiglia fiorentina, si ritira a Camaldoli, poi a Vallombrosa
(1035), dove fonda una comunità eremitica rigorosamente benedettina ma non come fuga dal
mondo bensì come impegno nella riforma della chiesa e a sostegno dell’episcopato.
Citeaux è il caso di maggior successo. Fondata nel 1098 dall’abate Roberto di Molesme che
voleva ricreare il deserto dei primi monaci, nella foresta, con povertà e lavoro agricolo. Col
successore Stefano Harding si consolida e nascono le prime 4 abbazie figlie, tutte però alla pari, a
differenza delle rigide gerarchie cluniacensi. A differenza di Cluny, rifiutano le proprietà.
Riconosciuti dal papa nel 1119, i cistercensi arrivano ad avere a metà XII sec oltre 300 case
affiliate, attirando laici, poveri e ricchi. Quando arrivò a Citeaux Bernardo, poi fondatore di
Chiaravalle, lo stile cistercense subì una rapida diffusione al servizio della chiesa. Accolsero moti
laici, con voti perpetui, per amministrare le grange (aziende fondiarie). Ora et labora: ma il lavoro
manuale era assai limitato, dedicandosi soprattutto i monaci al lavoro intellettuale e lasciando nei
campi braccianti e laici. Principio di stabilità: il possesso della terra (compattamento e
conduzione diretta). Anche a costo di accorpare a dismisura, scardinando gli equilibri locali. Però
rifiutano le rendite, a differenza di Cluny. Ben diverso l’approccio dei mendicanti, il cui chiostro
sarà il mondo intero.
Altre fondazioni furono gli ordini cavallereschi, a tutela dei pellegrini diretti nei luoghi santi: si
giustificava così l’uso della guerra (Bernardo e la Lode della nuova milizia). I Templari sono
monaci cenobiti guidati da un Gran Maestro, secondo la regola di Bernardo. Ricevono grandi
donazioni e beni fondiari, collaborando coi sovrani europei, soprattutto Filippo Augusto di Francia
(+1223), custodendo fino al 1307 il tesoro della corona francese. Con la fine degli stati latini
d’oriente nel 1291 cessano di esser indispensabili e Filippo IV il Bello porta sul rogo Jacques de
Molay, ultimo Gran Maestro templare, nel 1314.
A imitazione dei templari, erano nati altri ordini: dell’Ospedale di san Giovanni a Gerusalemme
(ritornato assistenziale dopo il 1291); di Santa Maria dei Cavalieri Teutonici (che avevano creato un
vero e proprio stato teocratico a est del regno di Germania alla fine del XIII sec)
LE CROCIATE
Con Carlo Magno i rapporti tra cristiani e arabi musulmani in terra Santa sono amichevoli ma
nell’XI sec subentrano i Turchi, da poco islamizzati. Dopo il concilio di Troyes (1128), Bernardo
di Chiaravalle compone De laude novae militiae:
“Disciplina, obbedienza, indossano ciò che viene dato loro, si accontentano del necessario nel cibo,
povertà personale e beni in comune, mai nell’ozio, aborriscono vanità e canzoni oscene, mai leziosi
e di rado lavati… Quando scocca l’ora della battaglia si armano interiormente con la fede e
all’esterno non di oro ma di ferro, affrontano tranquilli il combattimento, sperando nella potenza del
Signore degli eserciti perché la forza non sta nel numero dei soldati ma nella forza che discende dal
cielo. Più miti degli agnelli, più feroci dei leoni, sono i custodi del Santo Sepolcro.
Si vive il clima del Dictatus Papae di G VII: lotta per la libertas ecclesiae vs ingerenze laiche, vs
eresie, vs vizi. Lo sfondo che origina il movimento crociato è quello dei pellegrinaggi ai luoghi
santi, quindi la ragione di fondo è religiosa. Le crociate sono azioni militari per rendere possibili e
accompagnare i pellegrinaggi dei cristiani. Dopo gli arabi, nell’XI sec arrivano i Turchi: occorre
una scorta armata x contrastare le vessazioni turche. In occidente giungono le testimonianze dei
cristiani perseguitati e si accende grande fervore per la difesa dei pellegrini. Siamo nell’era
gregoriana: l’opposizione imp/papato porta il papa a farsi carico della liberazione della terra santa.
URBANO II al concilio (locale) di Clermont (1095) esorta a difendere pellegrini e cristiani di
Terra Santa e dice “ciascuno si carichi la sua croce”, da cui il termine di CROCIATA e il simbolo
della croce rossa sul mantello. Il papa si sente legittimato a guidare una spedizione militare come
unica forza che sull’onda lunga della riforma gregoriana possa guidare/proteggere la chiesa e
l’intera cristianità.
Nascono gli ORDINI CAVALLERESCHI. Veri ordini religiosi che uniscono monaci e cavalieri
con regola, voti, vita comune. Il più antico è quello del SANTO SEPOLCRO, fondato da
Baldovino, fratello di Goffredo di Buglione, eroe della I crociata; poi i TEMPLARI, detti così
perché vivono a Gerusalemme presso il tempio di Salomone, e in molte case del su della Francia,
loro zona di origine; poi i GIOVANNITI, progenitori dell’Ordine Sovrano di Malta, che si
occupano dei malati e dei poveri (detti perciò anche Ospedalieri). Poi ancora i TEUTONICI che
nascono dai tedeschi che partecipano alla III crociata.
Dopo la spiritualità monastica, nasce quella del laico che si impegna per la chiesa come uomo
d’azione (anche se non sempre si fa crociato), soprattutto grazie a san Bernardo che predica la II
crociata. La fede dà grande slancio all’ideale dei crociati, grazie a validi predicatori che risvegliano
nei laici il desiderio di servire attivamente la chiesa. Anche san Francesco farà sua la spiritualità
crociata (per servire il Signore dei signori!).
È anche opera spirituale di penitenza per sé, i propri cari, i defunti.
La crociata unisce l’intera cristianità più di quanto non avesse fatto la spiritualità monastica. La
crociata non viene subita ma volontariamente assunta da una cristianità profondamente unita. Già
G VII aveva sognato la crociata, ma solo Urbano II lancia un appello concreto nel 1095 che viene
poi riecheggiato da zelanti predicatori in tutta l’Europa.
L’appello di Urbano II coglie ogni ceto sociale.
<<Popolo dei Franchi, eletto e amato da Dio. Giunge la dolorosa notizia: i Persiani hanno invaso le
terre dei cristiani… sangue, frecce, violenza alle donne. Vi muovano le gesta degli antenati e la
grandezza del re Carlo Magno… per il Santo Sepolcro del Signore e i luoghi santi… non trattenga il
pensiero di proprietà o cose domestiche, cessino gli odi intestini… Gerusalemme è l’ombelico del
mondo. Andrete all’assalto, soldati di Dio, col grido “Dio lo vuole!”. Chiunque voglia compiere
questo santo pellegrinaggio porti sul petto il segno della croce del Signore>>
I Crociata (1097-1099): l’esercito si raccoglie a Lione e poi a Costantinopoli. Goffredo di
Buglione è l’unico principe tedesco che risponde e viaggia coi suoi. L’esercito conta 60/300mila
crociati. Nel 1097 confluiscono a Costantinopoli e occupano territori conquistati dai Turchi. 15
mesi di assedio ad Antiochia, che va poi difesa dal ritorno dei Turchi. Molti muoiono, molti si
fermano costituendo i regni latini e solo circa 10.000 arrivano a conquistare Gerusalemme il
15/07/1099 ma G di Buglione per umiltà rinuncia al titolo di re (che invece avranno i suoi
successori). Se si fosse coordinata la crociata con Bisanzio, magari si sarebbe ricomposto lo scisma
del 1054… invece nella IV crociata ci sarà il terribile saccheggio della ortodossa Costantinopoli.
II crociata – 1150: protagonista è San Bernardo che convince il re di Francia e l’imperatore a
partecipare, ma visto l’esito fallimentare delle prime spedizioni, i sovrani abbandonano l’impresa.
Lo smacco subito ebbe rilievo in tutto l’Occidente: non era detto che le gloriose imprese delle
crociate andassero a buon fine, anzi, poiché appena 50 anni dopo la conquista di Gerusalemme si
vedono le difficoltà della conquista dei luoghi santi. Gerusalemme resta isolata e priva di aiuto.
III crociata (1189-1192). Saladino nel 1187 riconquista Gerusalemme che cade in mano turca
dopo neppure un secolo dalla conquista cristiana del 1099. L’imperatore Federico Barbarossa,
Filippo Augusto di Francia e Riccardo I “Cuor di Leone” di Inghilterra partono alla volta della
Terra Santa. Il Barbarossa muore affogato nel fango di un fiume a causa della pesante armatura
mentre è in viaggio verso Gerusalemme. I due sovrani inglese e francese non trovano una intesa tra
loro e faticano. Recuperano San Giovanni d’Acri e Cipro, ma non Gerusalemme.
IV crociata (1202-1204) - Nel 1192 muore Saladino, grande condottiero saraceno, e questo ridà
sicurezza ai crociati che nel 1202-1204 si muovono per una IV crociata promossa da papa
Innocenzo III. È quella del saccheggio di Costantinopoli: qui convergevano i diversi eserciti che,
divisi tra loro, depredano la città, compiendo orrendi misfatti, violando le chiese ortodosse come se
fossero templi pagani, accecati poi dalla fama di bottino. Soprattutto si tratta di veneziani che,
sprovvisti di beni personali, saccheggiano la città con la scusa di procurarsi i beni necessari
all’impresa… Questo lascerà grande amarezza nella cristianità intera, dividendo ancor più occidente
e oriente.
Nel 1212 avviene una pseudocrociata: quella dei “bambini”. Diversi regni d’Europa inviarono
bambini e fanciulli, per lo più francesi, confidando che potessero giungere in Terra Santa. Le navi
salpate da Marsiglia naufragano oppure giungono in Africa dove i fanciulli sono venduti come
schiavi. Grande fallimento, certo, ma animato da un profondo spirito religioso che mai, neppure
per gli orrori della IV crociata, è del tutto assente dalle crociate.
V crociata: 1217-1221. Dopo fallimenti in Palestina, i crociati piegano in Egitto e conquistano
Damietta (di nessun peso). È la crociata di San Francesco che nel 1219 cerca di convertire il
Sultano.
VI crociata: 1228-1229. È l’unica, dopo la prima, ad avere qualche successo benché effimero.
Guidata da Federico II che col Sultano tratta per ottenere Gerusalemme, Nazareth e Betlemme,
oltre a una tregua di 10 anni lasciando libero l’Egitto. Fino al 1244 Gerusalemme rimane in mano
ai cristiani. L’Europa vede però Federico II come un traditore che aveva patteggiato col demonio.
VII crociata: 1249-1254. Re Luigi IX di Francia nel 1248 si assume il compito di riconquistare
Gerusalemme. Si impatanano in Egitto, ma Luigi IX viene fatto prigioniero e pagare un fortissimo
riscatto, perdendo 4 anni di tempo e ottenendo nulla.
VIII crociata: 1270. I Saraceni hanno avuto campo libero dopo la disfatta francese e riconquistano
gli stati latini. Preso da scrupolo di coscienza per adempiere al voto fatto, Luigi IX riparte con
l’esercito e sbarca a Tunisi, dove vengono decimati dal colera e il 25 agosto 1270 muore lo stesso
Luigi IX. Morto il capo carismatico, i diversi signorotti si osteggiano e la madrepatria rinuncia a
mandare rinforzi.
Nel 1291 viene così occupata San Giovanni d’Acri e i cristiani perdono l’ultimo avamposto
cristiano. Anche se nel ‘300 e ‘400 si parlerà ancora delle crociate, tuttavia è ormai venuto meno lo
spirito religioso di fondo e non si riproporranno poi spedizioni militari di liberazione.
Effetti delle crociate:
1. Unione tra Occidente e Oriente
2. Grande risveglio di fede, con accentuazione della appartenenza alla cristianità universale,
nel momento in cui va affermandosi la civiltà comunale del basso Medioevo, soprattutto in
Italia. La grandezza di Venezia nasce dalle crociate, che aprono le vie di esplorazione e
commercio con l’oriente.
3. A livello culturale si guadagna tramite gli arabi il recupero di Aristotele che favorirà il
culmine della Scolastica, oltre al contatto con matematici, scienziati e filosofi arabi.
Conseguenze negative:
1. Il rischio delle degenerazioni per brama di guadagno e volontà di emanciparsi dalle maglie
del sistema feudale
2. Contrapposizione tra chiesa occidentale e orientale.
Il giudizio degli storici non è concorde sul fenomeno delle crociate. Lo spirito bellico era tipico
dell’epoca, e aldilà di questo le crociate sono un fenomeno significativo per la Chiesa e la società.
Oggi lo spirito violento non ci appartiene più, ma resta da valorizzare la profonda unità religiosa
che animò il fenomeno. Dal pv militare ci sono stati molti insuccessi. E di fatto non hanno
raggiunto la liberazione dei Luoghi Santi né tutelato i pellegrinaggi. Tuttavia per due secoli si
moltiplicano i contatti tra occidente e oriente (cfr cartina stati latini), il commercio si dilata attorno
al Mediterraneo (Venezia edifica un impero commerciale e diplomatico).
GERUSALEMME E LE CROCIATE (di Jean Flori)
Gerusalemme è una citta importante per Ebrei, Xani, Islam. Nel 70 dC i Romani hanno distrutto il
tempio e le fondamenta sono il “Muro del pianto” in cui si attendono i tempi messianici. Per i
cristiani è città di Davide, figura della Gerusalemme celeste, città di Gesù e dei suoi luoghi (tempio,
Giordano, Golgota, sepolcro) meta di pellegrini. Per l’Islam prima ci sono la Mecca e Medina, poi
Gerusalemme.
Fin dalla conversione di Costantino e dalle reliquie della croce portate dalla madre Elena, si
sviluppano i pellegrinaggi in Terra Santa. Più in Occidente (Cristo morto) che in Oriente (Cristo
risorto). Con l’Islam i pellegrini pagano una tassa. Con l’VIII secolo il pellegrinaggio è una delle
penitenze tariffate. Con la conversione di Stefano re d’Ungheria i pellegrinaggi divengono ancor più
facili (passaggio a est). Se militia fa rima con malitia, è vero che la Chiesa sente nell’XI sec il
bisogno di difesa armata per i pellegrini. I Cavalieri possono sperare nel regno di Dio, purché
rispettino gli interdetti della chiesa ed evitino le guerre private. Pellegrinaggio prescritto per adulteri
e omicidi. Cavalieri, principi, ma anche laici e monaci vanno a Gerusalemme. Iniziano quindi i
primi gruppi armati di difesa, spontanei. L’avvio della reconquista spagnola prepara il terreno per
rivendicare i luoghi santi. Si concedono indulgenze a chi combatte gli infedeli. Già G VII pensa a
liberare Gerusalemme ma non riesce a causa della lotta per le investiture.
Urbano II lancia un appello partendo anzitutto dalle persecuzioni anticristiane e poi rivendicando
Gerusalemme e il santo Sepolcro: una guerra sacralizzata, anzi un pellegrinaggio di liberazione. La
croce dice già la destinazione.
Gerusalemme è conquistata nel 1099 come la terra promessa a Israele. Tutte le crociate successive
hanno come obiettivo Gerusalemme (persa definitivamente nel 1244).
L’Italia torna a esser al centro della scena internazionale grazie ai papi e alle nascenti signorie.
Gli eserciti si concentravano a Costantinopoli, dove i cristiani d’occidente entrano in contatto con
la cristianità bizantina.
Dal pv religioso le crociate mettono in contatto la devozione cristiana con i fondamenti biblici
della fede cristiana: i luoghi di Gesù, il culto delle reliquie, la nascita dei sacri monti (fenomeno
piemontese: si riproducono in loco le piccole Gerusalemme e il calvario, soprattutto nel ‘400 e ‘500,
fino alla pratica della Via Crucis).
Accanto a queste, vi erano le crociate personali, di singoli avventurieri con propri eserciti o uomini
avidi di guadagno; o ancora le crociate in Spagna per la reconquista. Si vogliono riprendere i
territori cristiani in terra iberico. In parallelo alle crociate, la stessa motivazione di difesa della
libertas ecclesiae anima la riconquista di città spagnole dalle mani islamiche (Granada verrà
liberata, ultima, solo nel 1492), abbinata all’indulgenza per i “crociati”.
Oltre che contro i Mori, si sviluppano le crociate contro gli Albigesi / Catari (Francia Meridionale)
cioè contro gli eretici. La crociata rischiava di diventare uno strumento di legittimazione del proprio
potere contro il diverso. Anche se si era giustificata come difesa seguente a un attacco. Per cui la
guerra appariva punizione per gli infedeli che avevano attaccato. Ma anche se era giusta, la guerra
comportava una necessaria penitenza (poiché uccidere è male) e questa si assolveva nell’atto stesso
della partecipazione alla crociata. La teologia dell’intenzione risolverà il problema concentrandosi
non sull’atto (l’uccisione) ma sull’intenzione: per difendere i cristiani, uccidere è addirittura un atto
meritorio.
Alle crociate si accompagna la nascita degli ordini cavallereschi: l’ideale monastico si fonde con il
compito di guerra del miles Christi. Questo autorizza il sacerdozio a occuparsi del fare guerre per la
libertà della Chiesa.
Fulcherio di Chartres: “è Cristo che lo vuole… la morte ottiene la immediata remissione dei
peccati, si affrettino alla battaglia di cavalieri di Cristo”
Raimondo d’Aguilers: “(vs Musulmani) cose orribili, testa troncata, crivellati dalle frecce,
bruciavano tra le fiamme, nel tempio e ne portico di Salomone si cavalca col sangue alle ginocchia
e fu per giusto giudizio divino”
Ibn Al-Athìr: “strage dei musulmani nella conquista di Gerusalemme… i franchi ammazzarono più
di 70mila persone, uomini, donne e bambini, depredandone poi gli averi”
7AR-ERESIA. DEVIANZA, DISSENSO, REPRESSIONE.
Tra XI e XIII sec l’Italia ebbe fama di esser culla di tutte le eresie. Le eresie di massa si affermano
solo dopo G VII
PATARIA – laici della Milano dell’XI sec, vs nicolaismo e simonia, inizialmente appoggiati dal
papa, attaccano con violenza la gerarchia corrotta, ma Urbano II ne condanna gli estremismi,
ribadendo la validità dei sacramenti anche se il sacerdote è indegno e esaltando il clero vs laici.
Questo favorisce le riviviscenze di rinnovamento laico sul modello della chiesa primitiva, dando il
via a movimenti pauperistici ereticali. Quella di G VII era stata una riforma ecclesiastica, ma non
religiosa. Già monaci ed eremiti esprimevano il desiderio di tornare alla purezza originaria, secondo
quell’evangelismo che criticava la distanza tra la vita del clero e il modello di Cristo.
Dopo il Dictatus Papae di G VII, eresia = disobbedienza vs Roma, vs autorità prima ancora che vs
verità. Si diffonde la predicazione itinerante di laici vs clero corrotto, con seguiti straordinari in
campagne e città. Pietro di Bruis, francese, inizia a peregrinare e i consensi raccolti preoccupano
Pietro il Venerabile, abate di Cluny, poiché sostiene che la salvezza viene dalla sola fede personale
e dalle buone opere, mentre a nulla serve pregare o fare offerte per i defunti. Radicale spiritualismo.
Avversione alla croce, strumento di morte. Eucaristia senza senso. La chiesa è la sola unione
spirituale dei fedeli. A lui si lega il monaco Enrico che aveva lasciato il monastero e predicava
l’ideale patarino, negando la funzione mediatrice del clero e rifiutando la gerarchia. Bernardo
intervenne e nelle 1145 fu catturato e se ne persero le tracce.
Arnaldo da Brescia (nel tempo dello scisma tra Innocenzo II e Anacleto II, 1130-1139) era un
canonico regolare, espulso dalla città per aver attaccato il clero bresciano, fu discepolo di Pietro
Abelardo e con lui condannato al concilio di Sens (1140), assumendo posizioni sempre più estreme:
a Roma predicò non solo contro il potere temporale del papa, ma contro ogni gerarchia
ecclesiastica, rischiando di minare l’ordine sociale della città, per cui lo espulsero da Roma e,
catturato dal Barbarossa nel 1155, venne bruciato sul rogo come omaggio al papa Adriano IV che lo
avrebbe di lì a poco incoronato imperatore.
I CATARI – fanno la loro comparsa nel 1140 ca., come eredi di una chiesa delle origini e dei temi
dei martiri. Rifiutano la proprietà, ascetismo rigidissimo, solo Battesimo dello Spirito. Sono i
“puri”, i veri cristiani, diffusi nei diversi ceti sociali, rifiutano le gerarchie ecclesiastiche. Manichei:
spirito vs materia, anima vs corpo; penitenza costante. I ceti urbani, avversi al potere ecclesiastico,
li sostengono (mezzogiorno francese e pianura padana). Organizzati in “perfetti” e “credenti”
semplici, hanno diocesi, vescovi, con molte vere e proprie chiese distanti per dottrina. Colpiti dal
decretale Ad abolendam del 1184 (Lucio III) che vieta di predicare in pubblico diversamente da
come la chiesa insegna.
VALDESI – nascono con Pietro Valdo (Valdesio) ricco mercante di Lione che a metà XII sec
sceglie di vivere in povertà, facendosi tradurre la Bibbia in volgare e sostenendo il diritto dei fedeli
alla libera lettura dei testi sacri. Nel 1179 il LATERANO III riconosce la sua scelta di povertà ma
gli si vieta la predicazione. Valdo rifiuta, appellandosi a At 5, 29 (obbedire a Dio). Condannato nel
1184 con Ad abolendam. Dottrina ortodossa, ma in dissenso con la gerarchia. Innocenzo III tenterà
al riconciliazione con gruppi di Valdesi francesi (ortodossi, vs eretici lombardi) e con gli Umiliati.
Nel 1179 il LATERANO III concede l’indulgenza a chi fa la crociata contro gli eretici, così come in
terra santa. Il procedimento inquisitorio (Ad abolendam) è affidato ai vescovi; Innocenzo III rende
ancora più capillare l’inquisizione episcopale, finché il LATERANO IV (1215) coinvolge tutti i
fedeli nella denuncia e repressione dell’eresia.
Dal 1208 al 1229 c fu una vera e propria crociata contro i catari francesi (presso Alby, da cui
Albigesi). Papa Gregorio IX nel 1231 istituì la pena di morte per gli ostinati, creando tribunali
specializzati presieduti non più da vescovi ma da inquisitori permanenti, approvando la tortura.
Millenarismo di Gioachino da Fiore (+1202); simile è fra’ Dolcino che predice l’avvento di un
papa santo che eliminerà Bonifacio VIII e che viene giustiziato nel 1307.
SCOLASTICA
Uno degli effetti della riforma gregoriana. Un nuovo tipo di teologia che si afferma in un tempo in
cui la personalità più influente è San Bernardo di Chiaravalle, rappresentante della cristianità
medievale del XII secolo. Si ritira nel monastero di Citeaux dopo aver ricevuto una solida
formazione classica. Entra in monastero con 30 tra amici e parenti attirati dalla sua scelta. Attirato
dall’ordine cistercense (benedettini riformati). Nel 1115 fonda Chiaravalle, di cui rimane abate per
quasi 40 anni, in cui forma il suo ideale di vita cristiana e monastica. Viaggia per tutta l’Europa
esercitando una indiscussa autorità spirituale e politica, offrendo opinioni autorevoli per tutte le
questioni della vita della Chiesa e della società. Ha rapporti con papi, sovrani, santi, abati,
imperatori, senza rispetto umano ma con grande autorevolezza.
Rilegge in senso rigoroso la regola benedettina. Da papa Eugenio III riceve l’incarico di predicare
in Francia la II crociata, nel 1150 ca. E’ un esponente della teologia tradizionale, al cui centro c’è
la Sacra Scrittura, mentre si scaglia contro Abelardo, padre della Scolastica nel senso della
speculazione teologica applicata ai testi sacri.
Scrive moltissimo: lettere, prediche, trattati… Sermone sul Cantico dei Cantici; i 5 libri del De
consideratione: consigli pratici per il pontefice per onorare gli impegni del papato. Uomo capace di
stare nel mondo, ha un profondo spirito religioso che lo anima sempre oltre ogni calcolo politico.
San Bernardo è la figura più significativa della riforma degli ordini religiosi.
Già Cluny si era presentato come monachesimo riformato. Ma la rete di centinaia di monasteri,
migliaia di monaci, con ricchezze ingenti (monachesimo agiato) sottrae alla ricchezza economiche
beni immensi, con una progressiva mondanizzazione e la rapida scomparsa del lavoro manuale dei
monaci. Questo fa nascere l’ideale di riforma. Su 16 ore di veglia passavano in chiesa 10 ore,
secondo la concezione elitaria per cui la preghiera era “opus Dei” e unica occupazione del monaco.
Liturgie ampie e solenni rendono facili queste lunghe permanenze.
La prima riforma è dei canonici agostiniani, tra i quali i canonici di San Vittore di Parigi
(Vittorini). Le origini della vita canonicale si possono ricondurre a Sant’Agostino: vescovo di
Ippona, viveva con i suoi sacerdoti (secolari, a differenza del clero regolare, cioè sottoposto a una
regola) in una canonica (da cui: “canonici”). Nell’XI sec. molti capitoli canonici adottano le regole
agostiniani, adottando il nome di canonici (vivono insieme) regolari (sotto una regola, quella
agostiniana, quindi con i 3 voti).
Oltre a questi, ricordiamo l’ordine dei Premostratensi (dal luogo francese di fondazione) che
prendono da Cluny l’idea di costituire una rete di monasteri. Prima di allora ogni monastero ero
autonomo, adesso si afferma l’idea di essere anzitutto ordine religioso, dunque realtà di più
monasteri legati tra loro da vincoli di dipendenza sotto una stessa regola.
Infine, i Cistercensi, con San Bernardo che riforma l’ordine benedettino. Nel 1098 Roberto di
Molesme fonda il monastero di Citeaux rivalutando il lavoro manuale. La regola è così austera che
pochissimi ambiscono a entrarvi, ma con san Bernardo la situazione muta radicalmente e dalle
numerose vocazioni nascono diverse abazie, tra cui quella di Chiaravalle, con vari monasteri
legati nell’ordine religioso. Questo è il tipico monastero basso medievale con rete di monasteri e
regola comune.
I cistercensi si pongono in modo critico nei cfr. del monachesimo di Cluny, dove si pregava e si
accumulavano ricchezze, mentre i cistercensi insistono sulla povertà. Si parla di un romanico e un
gotico cistercense: statue molto povere, semplici, senza stucchi né colori, per riflettere una vita
liturgica austera e senza sfarzo, riconducendo la recita dell’ufficio a una vita monastica che prevede
tanto lavoro nei campi. Dissodare terreni, bonificare paludi… i Cistercensi trasformano il terreno e
rilanciano l’economia. Cultura, scienze e arte non sono il primario interesse, mentre prevale il
lavoro e l’ascesi.
Sorgono nell’XI sec. e nel XII sec. soppiantano il monastero di Cluny, con migliaia di monasteri e
di monaci. Un guizzo significativo lo avranno nel ‘700 alla fondazione dei trappisti, ramo di riforma
rigorosa dei cistercensi che esalta la clausura. Alla certosa di Pavia vivono i trappisti, cistercensi
riformati che di fatto vivono nella trappa.
Le abazie non sono enormi, ma hanno al più 80 monaci. Quando il numero cresce, si figlia un altro
monastero.
I Certosini sono l’ultimo ordine religioso con la particolare caratteristica che si vive la vita
eremitica: ogni monaco vive da solo, si consumano insieme solo i pranzi delle grandi feste o della
domenica. Non più monastero cenobitico bensì monastero eremitico. Fondati a San Bruno (di
Colonia) in Calabria, si diffondono in Francia e anche a Pavia, prendono il nome di “Certose”.
Oltre alla spiritualità, benché più lentamente si sviluppa anche la teologia scolastica. Problemi
nuovi a cui dare risposta anche con procedimento scientifico: la ragione e la speculazione. Andando
oltre l’uso della sola Scrittura, criticando il puro principio di autorità. “Scolastica” perché è la
teologia che si sviluppa nelle scuole, antesignane delle università.
Tre sono gli obiettivi della scolastica: (1) dimostrare di muoversi all’interno della tradizione della
chiesa benché si usi la ragione; (2) indagare nel profondo la fede, (3) organizzando in modo
rigoroso e gerarchico il pensiero.
Alcune personalità da citare: il padre della Scolastica, che è Anselmo d’Aosta (pur ancora facente
parte della teologia dei monasteri, ma aperto all’uso della ragione; arcivescovo di Canterbury e
dottore della Chiesa; credo ut intelligam: la fede è la radice di ogni speculazione; Monologion,
Proslogion e l’argomento ontologico, Cur Deus Homo); san Bruno (di Solero, autore della
patristica latina assai fecondo, grande esegeta, vescovo di Segni vicino a Roma, abate di
Montecassino, dunque diversamente indicato; monaco ma perfettamente inserito nella vita della
Chiesa); Pietro Abelardo (allievo di Anselmo, insegna dialettica a Parigi, per primo usa il metodo
dialettico nella teologia; per alcune idee filosofiche sarà molto avversato dalla scuola monastica
tradizionale e in particolare da san Bernardo che lo farà esiliare; oggi è assai rivalutato; storia con
Eloisa). Discepolo di Abelardo è Pietro Lombardo (vescovo di Novara, che avrà come alunno il
futuro papa Innocenzo III, famoso per le sue Sententiae, 4 libri così autorevoli che diventano
manuale di teologia finché nel XV sec. non si afferma la Summa tomista). Infine Graziano,
monaco autore del Decreto che fino al 1917 sarà la raccolta di leggi canoniche di riferimento della
chiesa cattolica.
DECRETUM GRATIANI – monaco, compone una raccolta di norme dal titolo “Concordantia
discordantium canonum” in cui si sforza di conciliare regole e norme di secoli e secoli… Opera
dottrinale e compilatoria a un tempo. Il Corpus Iuris Canonici comprende: Decretum gratiani
(1140); Extravagantes Johannis XXII, Extravagantes communes, Decretales Gregorii IX (1234);
Liber sextus decretalium Bonifacii VIII (1298), Clementinae (1317).
-La legge degli imperatori non è superiore alla legge di Dio ma le è sottoposta. Non ci pare che la
Chiesa di Dio debba seguire le istituzioni dell’imperatore. I vincoli matrimoniali sciolti: la legge
umana lo ha ammesso, la legge divina tuttavia lo ha vietato. Ecco come i diritti della chiesa non
possono essere aboliti dalla legge imperiale.
-All’imperatore non è lecito fare alcunché contro le regole indicate dal Vangelo.
-Sottoporre la volontà del re a quella dei sacerdoti di Cristo, non anteporla
-Cristo vi ha sottoposti alla potestà sacerdotale… o vi sembra giusto che lo spirito ceda alla carne?
-Non può presiedere alle cose divine colui che fosse implicato nelle cure del secolo
Innocenzo III è il papa del Concilio Laterano IV (stiamo esaminando gli elementi per scorgere
l’evoluzione della chiesa dopo la riforma di Gregorio) e con lui il papato tocca l’apogeo e le teorie
gregoriane la massima forza e diffusione. Saprà affrontare tutte le vicende con cui entra a
contatto: gli eretici, i sacramenti… tutto entra nel potere di governo, nell’ottica gregoriana per cui il
papa è dotato di potere supremo, secondo solo a Dio. Straordinaria personalità, con doti di capo
carismatico, tenace, abile nei rapporti umani, di equilibrio e fermezza. Nasce nel 1160 ca. vicino a
Roma, diventa papa a soli 37 anni, assai giovane anche per l’epoca. Nel 1198 diventa papa. Studia
teologia a Parigi e diritto a Bologna e si impegna nel tribunale ecclesiastico di Roma, impegnandosi
nell’attività giuridica.
Quattro obiettivi del suo pontificato: (1) prendere in mano definitivamente e con forza Roma e lo
stato pontificio, restaurando il diritto del pontefice con la pace che gli permettesse di governare
esplicitamente come un sovrano secolare; a capo dell’amministrazione pone un senatore sotto
diretto controllo, un governatore che presta fedeltà al papa come un feudatario per un sovrano; solo
Matilde di Toscana fa un po’ di resistenza. (2) organizzare la IV crociata per la Terra Santa; (3)
lottare contro i movimenti eretici (catari e valdesi); (4) riforma complessiva della chiesa: concilio
Laterano IV.
Gerarchia dei Valdesi – si dividono in 2 classi, sulla base della predicazione o meno del Vangelo
per cui c’erano predicatori itineranti e gli amici, ovvero i seguaci stanziali. Si diffondono in
Provenza, Lombardia, Austria e Germania (perché + lontane e autonome da Roma). In Provenza e
Lombardia c’erano i catari. Innocenzo III vede il pericolo dell’eresia in quelle aree e si opera per
favorire il ritorno nella chiesa dei valdesi, proteggendo quanti rientrano, ma i valdesi prosperano
cmq.
Nel 1214 Innocenzo III li dichiara eretici e scismatici. ERESIA è divergenza di fede e di dottrina (a
causa di equivoci, selezioni, estremismi); SCISMA è divisione materiale di comunione, spesso
conseguente all’eresia. Solitamente dalla E deriva lo S. Ci può esser scisma non eretico? Difficile,
perché anche il primato petrino è di fede e dunque non riconoscerlo (scisma) è già un venire meno
alla ortodossia di fede (eresia). La comunione si fonda su (1) dottrina di fede, (2) sacramenti, (3)
primato petrino. La condanna ai valdesi viene confermata dal LAT IV nel 1215.
I VALDESI erano laici riuniti attorno a Pietro Valdo, nati nella chiesa e poi cresciuti all’esterno.
(1) predicazione libera della Bibbia e (2) rifiuto del clero gerarchico.
Bernardo Guy (1320 ca.), citato nel libro “Il nome della rosa”, domenicano inquisitore e
insegnante di th. “Contro le eresie”: raccoglie tante citazioni dei valdesi che ci fanno conoscere la
loro dottrina.
(1)-rifiutano l’autorità ecclesiale gerarchica e obbediscono al solo Vangelo; rifiutano la
mediazione, dunque i sacramenti, tranne una certa eucaristia e una certa confessione (direzione
spirituale). Anche un laico poteva celebrare, una volta all’anno, la “commemorazione pasquale”.
Rifiutano le preghiere della tradizione che non sono nel vangelo, presentandosi come vera chiesa
che non distingue sacerdoti e laici.
(2)-usano la lingua volgare, commentando solo il NT. Negano il purgatorio, le intercessioni per i
defunti, i suffragi, la venerazione delle immagini. Diffusi in Europa, in Piemonte nella Valli Valdesi
(Pinerolo). Oggi li consideriamo protestanti (soprattutto in Austria e Germania per contatto con la
riforma). Sono una sorta di calvinismo americano (metodisti).
MANUALE DELL’INQUISITORE di Bernard Gui (+1332)
I manichei credono in due dei: uno cattivo, creatore del mondo visibile, uno buono, creatore dello
spirito. Così ci sono due chiese: quella di Gesù (vera) e quella di Roma (gran Babilonia) e di questi
ultimi nessuno si salva. Negano la resurrezione dei corpi umani. Se non vogliono ricredersi, li si
lasci al braccio secolare. Non mangiano animali per timore che in essi si trovino spiriti di uomini.
Non toccano donna.
ERESIE NEL MEDIOEVO
La riforma gregoriana e l’esigenza di accentrare il potere della chiesa porta dopo il Mille al fiorire
di movimenti spirituali non di rado eretici. “E’ necessario obbedire a Dio piuttosto che agli uomini”
(At 5, 29). Richiamo alla coerenza per la chiesa e i fedeli. Esempio del dualismo cataro: come si è
(chiesa di Roma) e come si dovrebbe essere (chiesa di Gesù). Mito della primitiva chiesa apostolica.
CONFESSIONE PATARINA DI BUONACCORSO
Il diavolo ha fatto il male, gli elementi, Eva. Cristo non aveva davvero un corpo umano, ma solo
appariva tale. Non c’è resurrezione della carne. Nessuno si salva senza la propria volontà. Inutile
pregare per i morti. Non c’è purgatorio, ma subito inferno o paradiso.
CREDO DEGLI ERETICI DI MONFORTE
Apprezziamo la verginità e non ci uniamo alle mogli. Ogni bene è in comune.
GIOACHINO DA FIORE – fine XII sec., eremita in Sila, a San Giovanni in Fiore. Inizia il suo
percorso con l’ok della chiesa. Predica vicino alle idee dei francescani spirituali. È quasi ritenuto un
profeta per la sua th. storico-escatologica: tre epoche – età del Padre (antico Israele), del Figlio
(chiesa criastiana), dello Spirito Santo (dal 1260…). Nel 1215 il gioachinismo viene condannato
non tanto per l’opinione teologica ma per la matrice pauperista dei gruppi sorti attorno a lui.
BEGHINE e BEGARDI – erano laici, F e M, riuniti in comunità laicali senza regole e ispirati a
ragioni mistiche. Accusati di quietismo: affidarsi cioè solo a Dio, galleggiando come morti sul mare
della vita. In Danimarca e Germania del Nord. Vivevano in vilette a schiera, lavorando e pregando
insieme.
INQUISIZIONE – è un prodotto medievale (XI sec) che poi si afferma in epoca moderna. Lo
sfondo: il potere civile e religioso collaborano per affermare la dottrina della fede e condannare gli
eretici. L’ordine sociale medievale è all’origine della inquisizione. L’eresia minaccia l’unità di fede
ma poiché la comunità è una, allora minaccia anche il regno. Restano certo delle ombre ma
storicamente si può dare un giudizio fondato, senza giudicare ma cercando di comprendere, tenendo
presente lo sfondo sociale dell’unica cristianità (né germanitas né romanitas).
Papa Lucio III (1184) a Verona promulga la Bolla AD ABOLENDAM che estende quella di
Alessandro III del 1163 e chiede ai vescovi che cerchino gli eretici in modo sistematico e capillare,
con la visita canonica, senza attendere le eventuali denunce. 1199 – bolla di Innocenzo III che
conferma il dovere dei vescovi inasprendo le pene vs eretici e aggiungendo: la chiesa non si
dimentichi mai della misericordia perché la ricerca degli eretici era finalizzata al riammetterli nella
comunione. LATERANO IV (1215): per la prima volta si parla di processo canonico che si fa a
tutti per riguadagnarli alla chiesa. Stabilisce inoltre la confisca dei beni (tramite potere civile)
dell’eretico impenitente e che venga poi consegnato al braccio secolare che provvederà allle giuste
punizioni. Quindi: ricerca – responsabilità del vescovo – processo.
Dopo Innocenzo III, Onorio III che è papa degli ordini mendicanti. Il re di Francia LUIGI VIII
scatena la crociata contro gli ALBIGESI (catari di Alby, nella Francia del Sud) tramite una
ordinanza del 1226 (parallela alle norme ecclesiastiche: la società è una) per cui gli eretici
riconosciuti come tali vanno condotti davanti al tribunale vescovile e puniti, loro e i complici.
Anche Giacomo I in Spagna emana norme vs favoreggiamento sociale degli eretici. Federico II
emana un editto vs eretici stabilendo confisca dei beni, esilio o morte. I funzionari statali
collaborano. La pena del rogo è definita da Federico II una pena adeguata per gli eretici. I papi
tollerano questo inasprimento.
Gregorio IX continua su questa linea: il rogo viene ammesso, ma raccomanda anzitutto
predicazione anti-eretica. Il tribunale vescovile è temporaneo cioè si riunisce solo quando occorre.
Diventa poi permanente soprattutto in Francia dal XIII sec per giudicare l’eresia e si avvicina alla
Inquisizione moderna. Nel 1231: EXCOMUNICAMUS – riconferma il rogo per gli impenitenti, il
divieto di sepoltura religiosa (l’unica possibile); assistenza giuridica per gli eretici; quelli pentiti
avranno il carcere a vita a causa della grave onta che ricade sugli eredi.
Accanto alla inquisizione vescovile sorge nel 1232 l’inquisizione pontificia: tra mendicanti e
predicatori vengono scelti gli inquisitori, la procedura viene centralizzata e sottratta ai singoli
vescovi. Nasce così l’inquisizione moderna.
Innocenzo IV perfezione l’inquisizione. Si diffondono i manuali dell’inq. che spingono la tortura.
Nonostante le pene severe, non mancano però amnistie per i carcerati e i loro familiari.
L’inquisizione ME è diversa da quella romana/spagnola moderna.
UN GIUDIZIO:
1-riduzione dei diritti dell’accusato (uso della tortura per confessione)
2-si nascondevano le accusa precise, i delatori e i testimoni
3-si negava un vero avvocato, il ruolo era “recitato” da uno degli ecclesiastici che poi giudicavano
4-aumento delle accuse false (per regolare conti privati)
5-l’accusato è alla mercé dei giudici e non si ammettono testimoni a favore
Il PROCESSO diventa una liturgia di cui l’aspetto pubblico è l’accusa. Tutto inizia con la
predicazione che invita alla denuncia. Gli atti dei processi sono protocollati. È una pagina difficile
della storia della chiesa che va inserita (1) nel rapporto tra stato e chiesa e (2) nell’intolleranza
dell’epoca poiché a divisione dottrinale indeboliva lo stato.
Il processo è pubblico perché si vuol educare il popolo. Valore positivo: si vuol affermare la fede
vera. Poiché sono stati molto scrupolosi nel redigere gli atti, sappiamo che i condannati erano solo il
5% dei processati. A livello soggettivo chi processava voleva salvare le anime strappandole agli
eretici ma ovviamente i metodi restano da condannare (ma nell’intento anche S. Tommaso
giustificava l’Inquisizione).
ORDINI MENDICANTI – con Innocenzo III sono tempo favorevoli per la nascita di ORDINI:
ospedalieri, mercedari (scambi di prigionieri con l’Islam), pauperistici (per rinnovamento della
chiesa senza scadere nell’eresia). Francesco e Domenico fondano ordini proprio nelle zone ritenute
più a rischio di eresia.
DOMENICANI o Ordine dei Predicatori di San Domenico di Guzman (Spagna). Voleva frati
dediti alla predicazione. A 24 anni entra tra i canonici regolari che seguono la regola agostiniana,
diventa sacerdote e uomo di fiducia del vescovo locale Diego. Quando questi deve andare in
Danimarca, passa nella Francia meridionale e Domenico resta colpito dalla eresia catara. Vanno
dunque a Roma dal papa e chiedono di esser inviati ai non cristiani (Islam) ma Innocenzo III li
manda proprio tra i catari. Per 10 anni Domenico esercita questa azione missionaria finché alcuni
giovani si legano a lui, sono preti dunque fin da subito è un ordine clericale composto da
predicatori. Chiede l’autorizzazione del papa e col vescovo di Tolosa va a Roma. Instancabile
predicatore, viaggia a piedi e in ogni sosta annuncia il Vangelo secondo il metodo ancora oggi
noto: parte da un episodio evangelico, offre un commento morale x invito alla conversione, fa
recitare un Pater e un’Ave.
Nel 1216 Innocenzo III approva la comunità dei predicatori. Nel 1215 il LAT IV aveva ribadito che
non si potevano più fondare nuovi ordini e dunque erano stati approvati con regola agostiniana. Ha
una visione mistica di Pietro e Paolo: “Va’ e annuncia il Vangelo” e riceve vangelo e bastone da
pellegrino. Nel 1217 Onorio III conferma l’ordine dei predicatori. Domenico torna in FR e da lì
espande l’ordine per (1) proseguire l’opera e (2) predicare anche nelle università.
Domenico va quindi a Bologna che diventa il quartier generale degli OP il cui primo capitolo
generale è nel 1220 per discutere vita e apostolato. Redige le Costituzioni: il versante pratico e
organizzativo del carisma espresso dalla regola. Nel 1221 si tiene un secondo capitolo, Domenico +
e papa Gregorio IX lo canonizza nel 1234. Tra i successori: beato Giordano di Sassonia e San
Raimondo di Penafort. Nel 1300 erano 15.000 frati in 600 conventi. Oltre alla predicazione
popolare si dedicano all’insegnamento nelle università. Restano mendicanti e missionari (Scozia,
Siria, terra Santa, Grecia, Africa del nord). Diffondono la devozione mariana. Accanto a loro nasce
presto il II ordine (monache o suore domenicane) che sceglieranno la clausura (diversamente dalle
domenicane di fondazione moderna). Il III ordine è quello in cui entra Caterina da Siena. Oggi i
terziari sono legati agli ordini, all’epoca erano di fatto clericalizzati (vivevano come suore, ma in
casa).
FRANCESCANI o frati minori di San Francesco d’Assisi – L’ampia raccolta di fonti permette
di conoscere bene la vita di Francesco (1181-1226). Educazione borghese e sogni cavallereschi. La
conversione avviene nello scontro Assisi-Perugia. Nel 1202 è fatto prigioniero, medita sulla sua
vita, legge il vangelo tradotto (valdese?) si ammala e si converte. Si preoccupa per la decadenza
della chiesa e si dedica ai poveri e agli ultimi. Appena rientrato ad Assisi si scontra col padre Pietro
di Bernardone che lo cita in giudizio davanti al vescovo di Assisi Guido, uomo retto. Francesco
inizia una vita di preghiera e penitenza. Nel 1209 legge Mt 10 (Gesù invia i discepoli) e acquista la
certezza della vocazione: seguire Cristo nella povertà. Scelta personale: vive povero, dà il buon
esempio, predica. Attira molti compagni e nasce la prima comunità prevalentemente di laici
(diverso dai OP) e la sua esperienza di vita diventa visibile e desta diffidenza in famiglie e clero
perché anche gli eretici vivevano poveri e predicando…
Nel 1209 papa Innocenzo III approva (oralmente?) una prima breve regola (penitenza e
conversione) che è andata perduta, ma è un primo superamento della diffidenza. Non sono sacerdoti
dunque non possono predicare ma solo vivere insieme e invitare alla penitenza.
Da qui: frati penitenti o frati minori (più piccoli): nella Porziuncola, dove nel 1212 viene accolta
Chiara, da cui nascerà il II ordine femminile e contemplative (da Trento) anche se Chiara si
concepiva come frate minore. Eppure mai condurrà una vita come Francesco. Da ricca famiglia
borghese, con casa di fronte alla cattedrale di san Rufino.
A San Damiano c’era il crocifisso che parlò a san Francesco, poi portato nella chiesa di s Chiara.
1219: Francesco parte per la V crociata in Egitto e predica al sultano che resta colpito ma non si
converte. F giunge fino in Palestina.
Frattanto la curia romana spinge per organizzare OFM. Forse diventa diacono per poter predicare
ma le prime fonti non lo dicono. F non era prete né organizzatore. Nel 1221 si tiene un capitolo dei
frati – oltre 3.000 – che promulgano una seconda regola: 24 capitoli di lunghe citazioni bibliche,
detta regola non bollata (non approvata oppure solo oralmente). Solo la III regola del 1223 viene
approvata: regola bollata con Onorio III. Il gruppo originario di laici diventa gradualmente ordine
clericale. F fatica a vivere questo cambio: ordine mendicante al servizio della chiesa come volevano
la curia romana e il contesto, diverso dal carisma originario. In sua assenza a Bologna i OFM
aprono uno studium, F lo chiude e poi deve riaprirlo sotto la guida di s Antonio da Padova. Di fatto
dal 1221 F si ritira e lascia la guida a Frate Elia da Cortona. Conduce vita eremitica sul monte della
Verna dove nel 1224 riceve le stimmate.
Si aggrava il male agli occhi. Nel 1226 torna coi suoi e redige un Testamento indicando due tesori:
obbedienza alla chiesa e povertà. Redige quindi il cantico delle creature e tra il 3 e il 4 ottobre 1226
muore. Canonizzato nel 1228 da Gregorio IX cioè il card Ugolino protettore dell’Ordine.
Senza essere teologo e predicatore infiammò migliaia di persone con la sua vita.
CRISI già nel 1227 col capitolo generale che vede diverse correnti x la povertà (nessuno dubita
dell’obbedienza): (1) osservanti x stretta osservanza della regola di F; (2) conventuali (che vivono
in città, studiano, predicano); (3) Cappuccini (XVI sec). Non si dividono per le mediazioni di f
Elia, s Antonio, s Bonaventura. L’Ordine si diffonde in Europa e nel 1280 si contano 30.000 frati in
1500 conventi. Non c’era stabilitas loci ma si spostavano di casa in casa, di università in università.
Gli ordini mendicanti furono un valido strumento della Chiesa per combattere le eresie e sviluppare
la teologia francescana (Parigi, Oxford).
8AR-ORDINI MENDICANTI
OP e OFM hanno in comune: povertà comunitaria, rifiuto proprietà, organizzazione centralizzata,
predicazione itinerante. Si oppongono così a Valdesi e Umiliati sullo stesso terreno del ritorno alla
povertà primitiva. Per essi il mondo intero è il loro chiostro. Agiscono soprattutto in città.
DOMENICO DI CALERUEGA resta colpito dalla diffusione dell’eresia catara nella Francia
meridionale e dal contrasto tra il clero sfarzoso e corrotto e la povertà degli eretici. Riunisce così dei
chierici attorno a sé e a Tolosa fonda un gruppo di canonici regolari per la predicazione.
Riconosciuti come OP dal IV LATERANO con Innocenzo III. Impone la mendicità conventuale nel
primo capitolo (1220). Muore nel 1234.
FRANCESCO D’ASSISI è conosciuto sulla base della Legenda Maior di Bonaventura (+1274)
dopo che tutte le altre vite sono state distrutte. Dopo la regola non bollata (1209), riceve una
approvazione con Onorio III (1223).
A dispetto della tradizione monastica, operano in città. In crisi il tradizionale assetto tripartito
oratores/bellatores/laboratores. Il Papato cercherà di inquadrare gli OFM sul modello clericale
degli OP, marginalizzando i radicali osservanti del primigenio spirito francescano. Il Frate laico
Elia fu deposto nel 1239 per lasciar spazio alla corrente clericale, compiendo la clericalizzazione
francescana col generalato di Bonaventura (1257-74). Francesco divenne un modello
irraggiungibile e la regola fu mitigata.
Nel 1279 papa Nicolò III definì la povertà francescana come rinuncia a ogni forma giuridica di
proprietà per cui tutti i beni erano del papato. Giovanni XXII bollò come eresia che Gesù e gli
apostoli non avessero posseduto nulla, neppure collettivamente. Ed eliminò la finzione giuridica
della proprietà pontificia per i beni francescani.
Mentre gli ordini maschili non volevano occuparsi (spiritualmente e materialmente) delle parti
femminili, il papato desidera organizzare il mondo delle vergini consacrate. Le Clarisse (Chiara
segue Francesco nel 1212) ricevono nel 1228 il privilegio della povertà (le altre congregazioni non
potevano fare a meno dei beni necessari al mantenimento delle sorelle), poi scrive una regola con
povertà assoluta che Innocenzo IV approva il 10 agosto 1253. Un giorno prima della morte di
Chiara. La povertà assoluta viene però abolita con la nuova regola (pontificia) del 1263.
Gli ordini mendicanti fondano propri studia ed entrano nelle università per insegnare teologia,
filosofia. Il papato sostiene il loro ingresso nelle università per formare il clero. Così i francescani,
nati come illetterati e laici, diventano dotti e sacerdoti… Polemiche coi docenti del clero secolare.
Coi laici hanno buoni rapporti e sviluppano predicazione popolare (in volgare) scrivendo anche
manuali per la predicazione.
Nel 1289 nasce il III ordine OFM e OP.
S. FRANCESCO
La regola non bollata, approvata oralmente nel 1210 da Innocenzo III, con aggiunte successive si è
ampliata fino al 1221. I frati collaborano con Francesco a elaborare le regole per vivere secondo il
vangelo. Si vede un riflesso del Laterano IV (1215) per la frequenza ai sacramenti. Obbedienza,
castità e povertà.
La regola bollata (1223, Onorio III) viene composta perché il testo della prima è andato perduto.
Frate Elia vuol indurre F a mitigarla, ma egli sente la voce di Cristo che gli ribadisce che nulla è suo
nella regola e vuole sia osservata alla lettera. Apporto minore di F, maggiore dei frati e del cardinale
Ugolino (poi Papa Gregorio IX), anche se lo spirito primitivo è salvaguardato.
Testamento per i frati minori (1226): un breve memoriale dettato a Siena quando pare prossimo
alla morte, ribadisce la POVERTA’ e l’OBBEDIENZA alla chiesa. F dice che non è un’altra regola,
ma un ricordo, un’ammonizione e una esortazione, dopo aver ricordato le grazie ricevute.
Obbedienza perfetta a Cristo e alla Chiesa.
REGOLA NON BOLLATA (1221)
Obbedienza a papa Innocenzo III e successori, obbedire a F e successori
Vivere in obbedienza e castità, senza nulla di proprio, sulle orme di Gesù. “Va’, vendi tutto quello
che hai…”. I frati non possono ricevere denaro. Chi entra è in prova un anno. Tuniche con
cappuccio e vesti umili. Recita del divino ufficio e avere solo i libri a ciò necessari. Digiunare il
venerdì. I ministri ricordino che devono “servire, non essere serviti”. Non si deve obbedire “contro
la nostra vita o anima”. Si ammonisca tre volte un fratello prima di notificarlo al ministro. Non ci si
lasci turbare dalle mancanze altrui perché il diavolo con la trasgressione di uno vuol corromperne
molti. Nessuno sia chiamato priore ma tutti “frati minori”. Chi deve lavorare, lo faccia, ma non
ricevano denaro, bensì cose e cibo. Vadano pure per elemosina, con gli altri poveri. Se si trova
denaro per terra, lo si lasci lì. Possono chiedere però elemosina per i lebbrosi. Non si vergognino di
chiedere l’elemosina. Se uno si ammala, lo curino come madre e fratello. Non ci si adiri. Evitino
sguardi cattivi e frequentazione con le donne. Chi cade in fornicazione sia espulso e poi faccia
penitenza dei suoi peccati. Non portino nulla con sé andando nel mondo. Non abbiano animali o
cavalli salvo vere necessità. Come pecore in mezzo ai lupi, vadano tra saraceni e infedeli,
annunciando la parola di Dio. Nessuno predichi contro la chiesa. Rifuggiamo la sapienza e la
prudenza del mondo. Ogni anno il ministro raduni i frati, tutti i ministri a capitolo ogni tre anni. Si
confessino a un sacerdote, se manca anche a un fratello e poi ricorrano al sacerdote che solo può
legare e sciogliere. Amate i vostri nemici, guardatevi dall’astuzia di Satana e dalle preoccupazioni
del mondo. Siamo servi inutili e perseveriamo nella fede e nella penitenza per salvarci. Solo Dio è
buono: nessun altro bene ci separi da Lui. Nessuno tolga o aggiunga nulla a questa regola.
TESTAMENTO (1226)
Cominciai a fare penitenza tra i lebbrosi, poi uscii dal secolo. Il signore mi diede dei fratelli e
nessuno mi mostrava che fare, finché il Signore mi rivelo di vivere secondo il Vangelo (1209 –
apertura del vangelo). Lavorare con le proprie mani. Lontano dall’ozio. Saluto: “Il Signore ti dia la
pace!”. Questa non è un’altra regola ma un’amonizione. Lo tengano sempre accanto alla regola.
Alla lettera, senza commento.
REGOLA DI VITA NEGLI EREMI
Siano 3/4 frati, due come Marta e due come Maria, poi scambiandosi l’ufficio.
FIORETTI / LA PERFETTA LETIZIA
Se arrivando a notte fonda a Santa Maria degli Angeli fossi rifiutato, benedire e non maledire
CARMELITANI – eremiti del monte Carmelo (Palestina) dopo la crociata di compagni calabresi
vengono approvati dal patriarca di Gerusalemme e da Onorio III. Tornati in Europa, si attenuta il
rigore e diventano come gli altri (riforma di rigore con San Giovanni della Croce e Santa Teresa
d’Avila: carmelitani scalzi)
AGOSTINIANI – o eremiti di S Agostino (XIII sec), dal tentativo di mettere insieme vari canonici
regolari. La regola agostiniana fino al ‘500 è diffusissima.
TRINITARI – incaricati della liberazione dei prigionieri cristiani.
MERCEDARI – trattano la liberazione dei prigionieri cristiani dagli islamici.
SERVI DI MARIA – approvati nel 1250 con vita convenutale, sono 7 uomini del mondo (mercanti)
che si ritirano a vivere nella devozione a Maria, con veste nera e regola agostiniana.
LE UNIVERSITA’
Il XIII è il secolo d’oro per la teologia. San Tommaso muore nel 1274 (prima di Lione) ed è
accusato di razionalismo (aristotelismo) e poi riabilitato. TH SPECULATIVA: sì a Bibbia e Padri
ma speculazione con Aristotele, arabi ed ebrei. Questo prepara la th al confronto col mondo del XIII
secolo: (1) le università (Parigi, Oxford, Bologna); (2) ingresso di Aristotele con traduzioni e
commenti arabi ed ebraici e rilettura cristiana di antropologia ed etica; (3) contributo degli ordini
mendicanti.
Già nel XII sec nascono scuole o centri di cultura legati a monasteri o cattedrali (Parigi, Bologna).
Sono antenate delle università medievali. A PARIGI la scuola cattedrale di Notre Dame vede
nascere una corporazione di studenti e docenti che vogliono autonomia, vengono da nazioni diverse
e vogliono unirsi: universitas. Contrasto col vescovo di Parigi e la curia romana che temono
l’autonomia. Al vertice c’è un cancelliere, ecclesiastico e dipendente dalla autorità ecclesiastica. Le
corporazioni eleggono un rettore che governa le varie nationes (quindi c’è più di un rettore e
valgono come sindacato della corporazione).
SCUOLA + CORPORAZIONI = UNIVERSITA’.
Si sviluppano 4 facoltà: Th / Medicina / Arti Liberali / Diritto.
Francesi / Piccardi (Sud) / Normanni / Inglesi = 4 nationes/corporazioni unite in Universitas.
1217: fanno il loro ingresso i maestri OP, nel 1219 quelli OFM. Scontri tra vescovo e docenti. Le
UNI cercano autonomia e appoggi. I papi concedono a Parigi autonomia legale (Innocenzo IV
concede il sigillo x piena esistenza giuridica alla Sorbona). 1250: il clero secolare viene meno e
trionfano i maestri religiosi.
A OXFORD si sviluppa il secondo centro dopo Parigi. Nasce da scuole monastiche (monachesimo
insulare) preesistenti che si uniscono tra loro. Il vescovo di Lincoln ne è capo riconsciuto e garante
col papa dell’autonomia dal re si diffondono soprattutto maestri OFM.
A BOLOGNA non è la TH a farla da padrona, ma Diritto e Medicina. Sorge la nuova professione
docente e la professione studente (chierici) che poi diventano docenti a loro volta. Nel 1224 il papa
ne ottiene il controllo sottoponendola al vescovo. Ci sono due corporazioni (ultra- e citramontani)
che eleggono il proprio rettore cui prestano giuramento e comanda l’unico cancelliere (un giurista a
BO, un teologo a PA e OX).
La vita delle UNI è ecclesiastica. Tutti gli studenti erano chierici (almeno con ordini minori)e così
pure docenti e cancellieri. Meno chierici a BO, dove si affermano dottori e giuristi (notai).
Diritto e Medicina: si pagava per studiare, Liberali e Teologia in alcuni posti erano gratis. Si
pagavano le dispense per mantenere i docenti, le tasse vere e proprie si affermano più tardi. Anche
perché essendo chierici avevano benefici/rendite che permettevano loro di insegnare gratis. La >
parte dei docenti (anche medici e notai) erano chierici.
ARISTOTELE – lo si scopre perché non era tradotto in latino e il greco era ormai dimenticato. Il
ME si avvicina all’Aristotele dell’etica e della metafisica in funzione della TH grazie al contatto
con arabi ed ebrei favorito dalle crociate. Si traduce anche Platone, che sarà la base per
l’umanesimo. Ricordiamo Avicenna (XI sec) e Averroé (XII sec) traduttori arabi di Aristotele poi
riversato in latino, con opere fino ad allora ignote.
Aristotele entra così nella TH portando spesso all’accusa di razionalismo (sostituire la ragione
all’autorità della Bibbia). Fino ad allora si basavano su Agostino che citava Platone. Fino al ‘600 si
imporrà una TH con matrice aristotelica.
La metafisica illumina la dottrina della creazione. A Parigi si condanna ARIST e poi S
TOMMASO, appena morto. La FILO è ancilla theologiae (Alberto Magno e il suo allievo
Tommaso). Nascono le somme teologiche sulla scia dello stile aristotelico.
SCUOLA FRACESCANA (Oxford) – inizia a Parigi, attorno a pensiero di san Bonaventura. La
generazione successiva si diffonde e la terza di afferma con Duns Scoto a Oxford e, lasciando
Agostino, scelgono ARIST.
SCUOLA DOMENICANA (Parigi) – Alberto Magno (+1280), porta ARIST nella TH. Magno e
Doctor Universalis per l’enciclopedismo del suo sapere. Grande influenza nel mondo accademico,
commenta le sentenze di Pietro Lombardo.
San Tommaso d’Aquino (1225-1274) – allievo di Alberto Magno, lo segue a Parigi e Colonia.
Sintesi di ragione umana e fede cristiana. Esalta la fede insieme alla ragione. Insegna a Parigi,
Roma, Napoli. Vuol provare che la fede xana è pienamente umana cioè razionale: mostra la
razionalità della fede usando la filosofia aristotelica. Non vuol mostrare che la rivelazione sia
razionale bensì che la fede sia ragionevole (metodo a posteriori). Commenta Aristotele, andando
oltre ai commenti di Averroé e Alberto Magno, commenta le Scritture e i Padri, scrive sintesi
teologiche. Il primo lavoro per poi insegnare è il commento alle sentenze di Pietro Lombardo. Poi 2
Summae: CONTRA GENTILES e SUMMA THEOLOGICA (terminata dal discepolo Reginaldo).
Muore il 7 marzo 1274 a Fossanova mentre sta andando a Lione per il concilio. Il 6 dicembre
1273 ha vissuto una esperienza mistica dopo la quale ha smesso si scrivere (tota palea est – è tutta
paglia). È un gigante del pensiero, ancora oggi alla base della TH. Canonizzato nel 1323 come
doctor communis, di ciò che è basilare/comune per la TH, universale e perenne.
Suoi contemporanei sono Ruggiero Bacone e Roberto Grossatesta, della scuola francescana.
9AR-IL RUOLO DEI LAICI
Nel 1280 si contano 280 diocesi in Italia, con chiesa cattedrale e vescovo nel capoluogo.
Organizzazione territoriale in PIEVI e PARROCCHIE.
Dopo la lotta per le investiture, la chiesa si preoccupa di formare i laici in modo adeguato e
uniforme. Anzitutto si cura la formazione e la morale del clero, per replicare alle accuse degli
eretici. Il latino della liturgia è incomprensibile, per cui si predica in volgare. Dagli ordini
mendicanti il laicato prende spunto per confraternite e aggregazioni ispirate dal monachesimo e
dagli ideali di povertà e purezza. La perfezione è propria dei consacrati, ma almeno si rivaluta la
vita attiva nel XII sec e l’impegno per la chiesa con le crociate. Nascono ospedali e comunità di
fratres indipendenti dai monasteri. Assistenza ai poveri e ai malati. Dal laicato provengono i
flagellanti (che durano anche dopo la dead line del 1260 fissata da G da Fiore per la fine del
mondo). Accanto a loro ci sono i Bianchi, che avanzano in lunghe processioni, vestiti di bianco,
seguendo per 9 giorni il crocifisso.
Nascono confraternite di penitenti, con segni comuni nel vestiario, per salvarsi restando nel mondo.
Devozione e vita associativa. Strumento di integrazione nella vita civile ma con divieto assoluto di
predicare.
Diffusione della devozione mariana (san Bernardo) e delle esperienza mistiche femminili
(Ildegarda di Bingen, attiva predicatrice vs catari nel 1160 ca.; Margherita da Cortona, +1297;
Brigida di Svezia; Caterina da Siena; Giovanna d’Arco) con figure spesso complesse se non
controverse, assai attive nel rapporto con la chiesa e il papato.
Si diffondono poi i pellegrinaggi: a Tours (san Martino), Roma, Gerusalemme.
BONIFACIO VIII – dopo Innocenzo III seguono pontificati brevi e periodi di vacatio prolungati.
La sede resta vacante dal 1260 al 1320. A volte erano papi che neppure andavano a Roma. I
conclavi si tenevano dove moriva il papa con tutti i cardinali convergenti. Alcuni neppure
riuscivano a tornare a Roma oppure fissavano là la corte papale (Viterbo, Perugia). Oggi le norme
prevedono che il conclave si faccia nella Cappella Sistina, in Vaticano. La Roma del XIII sec conta
meno di 10mila abitanti, è in decadenza.
CELESTINO V si inserisce in questo contesto di aspettativa di profondo rinnovamento religioso.
Nel 1294, dopo 2 anni e mezzo di vacatio, viene eletto papa l’eremita abruzzese Pietro Morrone,
in fama di santità. Ma dopo soli 6 mesi RINUNCIA, non perché costretto, ma perché non se la
sente: è un eremita e non riesce a governare la chiesa. Chiede ai cardinali che gli diano un
successore. Anche il re di Napoli Carlo II d’Angiò ne avrebbe fatto il suo cappellano di corte…
voleva dunque sottrarsi alle pressioni.
Viene eletto allora nel 1294 BENEDETTO CAETANI come papa BONIFACIO VIII (+1303).
Uomo fermo, teme che il predecessore sia fatto antipapa suo malgrado e lo fa rinchiudere sul monte
Fiumone (presso Anagni) e da qui nasce la leggenda nera – presidiato da una guarnigione pontificia
per evitare rapimenti e scismi. Questo gli suscita le ostilità di quanti avrebbero rinnovato la chiesa.
Il conflitto > è col re di FR FILIPPO IL BELLO: il trono di Scozia è vacante, UK e FR hanno
aspirazioni opposte e si scontrano. Il papa teme la fine della cristianità unita e la fine della
possibilità di nuove crociate, così cerca di ricucire i rapporti, fino alla scomunica dell re di FR con
pene accessorie tra cui il divieto di pagare tasse al re (e gli ecclesiastici le inviavano così a Roma).
Ma Filippo ne ha bisogno per la guerra e si oppone, accusando Bonifacio VIII di volergli sottrarre i
sudditi. Blocca dunque le dogane e sequestra i soldi per Roma. Bonifacio revoca la scomunica e
canonizza il nonno re di FR Luigi IX. Pace di breve durata, poi una seconda bolla vs il re. Il quale la
pubblica ma con toni così violenti che pare che il papa voglia regnare sulla FR. Con la UNAM
SANCTAM Bonifacio VIII replica: quella francese è chiesa nazionale, dice Filippo, mentre la
chiesa ha potestà universale, dunque anche in Francia.
UNAM SANCTAM – Se G VII afferma la superiorità del potere spirituale su quello temporale e
Innocenzo III sostiene che quello temporale è riflesso ed emanazione del potere spirituale, B VIII
afferma che alla chiesa spetta sia il potere spirituale che quello temporale. La bolla del 1302 è il
testamento spirituale della repubblica cristiana che sta per cedere il passo all’Europa moderna.
La Chiesa cattolica è una, come una fu l’arca di Noé e una la veste senza cuciture. “Pasci il mio
gregge” significa tutto il gregge. Nel potere della chiesa ci sono due spade: una spirituale e una
temporale. E chi nega che la spada temporale appartenga a Pietro ha capito male la parola di Gesù
“rimetti la spada nel fodero”. Entrambe le spade appartengono alla chiesa: quella spirituale è
impugnata da lei stessa, quella temporale dai cavalieri per la chiesa e col consenso del clero. Il
potere spirituale è superiore a quello temporale che da esso promana. Il potere spirituale può esser
giudicato solo da Dio e non dagli uomini. A meno che si affermino due principi autonomi e
contrari, come i manichei, il che è falso.
Nel 1303 B VIII prepara la scomunica definitiva di Filippo il Bello con decadimento del sovrano,
ma il re invia 600 uomini armati capitanati da Colonna (famiglia romana avversa ai Caetani),
catturano Bonifacio VIII, lo picchiano. Col guanto dell’armatura avrebbero dato lo schiaffo di
Anagni (dove risiedeva presso possedimenti di famiglia). Il papa viene liberato dal popolo due
giorni dopo e muore dopo un mese, si dice in conseguenza della violenza e dell’oltraggio subito.
Prima di B VIII c’erano eventi giubilari (secoli, anniversari delle chiese), ma non Giubilei veri e
propri. Silvestro II nel 1.000 aveva indetto una perdonanza universale e molti erano andati a Roma
come pellegrini. Nel 1216 c’è il perdono di Assisi che Francesco ottiene da Onorio III (indulgenza
della Porziuncola). Celestino V appena eletto (1294) indice una perdonanza per chi fosse andato
nella chiesa dove era stato incoronato papa (Basilica di Collemaggio) per ogni anniversario.
PRIMO GIUBILEO (1300) con B VIII – l’anno santo non è dunque un fungo nato per caso…
Avranno cadenza ogni 100 anni, poi 50 dal 1350 con Clemente VI (ad Avignone), con Urbano VI
ogni 33 anni e poi ogni 25. Ma ci sono anche Giubilei straordinari (ad esempio il 1983, per 1950
anni dalla redenzione).
Nell’Inferno (XIX) Dante condanna Bonifacio VIII ancora vivente, lui che è ghibellino pro
imperatore.
Dante, DE MONARCHIA – difesa anti-ierocratica dell’impero universale. Datato 1312, in 3 libri.
Analogia del rapporto padre/figlio: maggiore dignità del potere spirituale sì, superiorità sul
temporale no.
Se la chiesa avesse il potere di investire del potere temporale i principi, lo avrebbe da Dio o da se
stessa, ma essa non ne è stata investita in nessuno di questi modi, dunque non lo ha. I due
Testamenti non riportano che Dio le abbia dato questo potere. Il suo modello è Cristo. L’uomo è
termine medio tra le cose incorruttibili e corruttibili dunque partecipa di due fini: la felicità eterna e
quella terrena. Alla prima si arriva con le virtù teologiche, alla seconda con quelle morali e
intellettuali, guidati rispettivamente dal pontefice e dall’imperatore.
Il monarca riceve il suo potere direttamente dalla fonte, senza intermediari. Ma poiché la vita
terrena è in funzione di quella eterna, Cesare usi riverenza nei confronti di Pietro come un figlio
verso il padre.
Marsilio da Padova (1275-1342), DEFENSOR PACIS – papa Giovanni XXII persegue una
marcata centralizzazione del potere e nella lotta per la successione imperiale scomunica
l’imperatore e i suoi fautori e appoggia Carlo IV di Francia. Il DP è la maggior opera di teoria
politica del ME. Concepisce lo stato come un ente autarchico, libero da ogni vincolo, anche
ecclesiastico. È una ispirazione non tanto laica quanto totalitaria. Afferma la superiorità del potere
temporale, anzi ad esso riconduce pure quello spirituale. Non c’è più spazio per impero e chiesa
come enti divini.
Il potere legislativo non può esser di un solo uomo perché farebbe leggi in suo esclusivo favore. E
per lo stesso motivo neppure pochi uomini possono aver un simile potere. Invece può averlo tutto il
corpo dei cittadini o la parte prevalente (> o migliore?) per condurre al vantaggio di tutti.
Il tutto è superiore alla parte, per cui la moltitudine è giustamente sovrana. O pochi potrebbero non
discernere bene il vantaggio dei tutti, anche se fossero pochi sapienti vs la moltitudine. Ai sapienti
si affiderà dunque la ricerca delle leggi e delle regole, che poi verranno però sottoposte al corpo dei
cittadini riuniti.
Quindi: decretali pontifici non possono costringere nessuno alla pena temporale né spirituale; un
vescovo o sacerdote non ha mai potere di governo coattivo verso laico o chierico alcuno. Nessun
vescovo o sacerdote può scomunicare qualcuno senza l’autorizzazione del legislatore. Per divina
autorità, gli altri vescovi possono scomunicare il vescovo romano (potere della maggioranza);
nessun vescovo può nominare pubblici uffici civili né concedere la licenza docendi o di esercizio di
alcuna arte. I beni temporali ecclesiastici che eccedono il bisogno dei sacerdoti devono esser usati
tutti o in parte per il bene comune, mentre quelli messi da parte per scopi religiosi o di carità
possono esser distribuiti solo dal governante. Solo il concilio generale di tutti i fedeli hal’autorità di
designare un vescovo e fare decreti che vietino ai sacerdoti di aver moglie.
Questo trattato si chiama Defensor pacis poiché la pace è mantenuta dall’accordo tra leggi umane e
divine e dal definire chi abbia titolo a legiferare e chi no.
10AR-DALLA MONARCHIA PONTIFICIA ALLE CHIESE NAZIONALI
Gregorio VII aveva affermato la plenitudo potestatis del papa, mentre Innocenzo III aveva sostituito
il titolo “vicario di Pietro” con “vicario di Cristo”. Lione I (1245) afferma che il papa possiede una
delega da Cristo in terra per sciogliere e legare chiunque e qualunque cosa.
Bonifacio VIII con Unam Sanctam ribadisce la superiorità per potere papale su qualsiasi autorità
laica. Solo con l’imperatore Carlo IV e la “Bolla d’oro” tali legami sono sciolti e per sempre.
Il papa avoca a sé il diritto di nomina dei vescovi (obbligo di visita ad limina).
Il periodo avignonese è una conferma dell’alleanza con la Francia (a parte lo scontro tra B VIII e
Filippo IV), dal 1309 al 1377, e termina grazie alle insistenze di Caterina da Siena che risiede a
Roma dal 1378 al 1380 e convince Gregorio XI al rientro a Roma. Il successore Urbano VI è però
un debole e ritorna ad Avignone nel 1379. I collegi cardinalizi romano e francese eleggono ognuno
un proprio papa, fino ai 3 papi (romano, francese e “pisano”) del 1417 che rinunciarono o furono
deposti, lasciando al soglio pontificio Martino V (fino al 1431).
L’indebolimento della gerarchia cattolica permise ai principi di essere sempre più invadenti, fino a
che il filosofo e teologo Wyclif (+1384) teorizzò il diritto del re di sequestrare le proprietà del clero.
Similmente, Jan Hus, rettore della università di Praga, predicò contro la vendita delle indulgenze e
venne condannato al rogo nel 1415.
La progressiva crisi del papato, la distinzione accentuato del clero dai laici, la crisi degli ideali
monastici portarono a due tendenze: da una parte devozioni private e individuali; dall’altre
malcontento e premesse per la Riforma.
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