Emanuele Severino: la ontologia di Schopenhauer

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Emanuele Severino: la ontologia di Schopenhauer
Affermando che la Volontà, in tutti i gradi della sua manifestazione, è tendenza infinita e mai
soddisfatta, SP definisce il carattere che il divenire deve possedere quando sia inteso come l'essenza
stessa, l’ intimo essere del Tutto. Ma se il divenire è il Tutto, se non esiste nient'altro che il divenire,
allora l'essenza (kantianamente: la cosa in sé) del Tutto viene inevitabilmente concepita come
mancanza, bisogno, insoddisfazione: tendenza del Relativo a colmare la mancanza che lo separa
dall’ Assoluto. Tendenza strutturalmente infinita perché il suo appagamento porterebbe ad una
realtà statica ed immutabile, contraddicendo la natura stessa dell’ Assoluto divenire.
1. perché se la Volontà è il Tutto essa dev’ essere anche ‘mancanza’?
Quindi la coincidenza finale tra Relativo ed Assoluto è preclusa a SP, dato che il suo Tutto è
appunto il divenire universale. Dietro la tenace opposizione schopenhaueriana all’ idealismo si
ripropone l’ antico dissidio tra chi –da Parmenide all’ Idealismo- concepisce la realtà come
perfezione, e chi –da Anassimandro al pensiero negativo- ne valorizza l’ aspetto irrimediabilmente
dinamico, provvisorio ed imperscrutabile.
2. qual è la vera ragione dell’ opposizione tra SP e l’ Idealismo?
La Volontà quindi, è sofferenza perché è tendenza mai soddisfatta, ma continuamente ostacolata:
ogni sua soddisfazione è precaria, non duratura, perché un nuovo oggetto si pone alla Volontà dopo
quello che era stato superato. E la tendenza, lo sforzo infinito della Volontà, può essere ostacolata
solo in quanto la Volontà si oggettiva e produce la molteplicità fenomenica, ossia produce i termini
in cui si incarnano sia la tendenza sia l'ostacolo alla tendenza: nell'esperienza ogni tendenza è un
ostacolo per chi la subisce e ogni ostacolo è una tendenza contrastante. La Volontà è sofferenza
perenne e senza scopo.
3. descrivi le ragioni metafisiche per cui la Volontà genera una sofferenza universale
4. tra i termini presenti nel testo, abbina quelli opportuni ai termini “soggetto” ed
“oggetto”, preferibilmente in forma di tabella a due colonne
E’ chiaro il sapore ‘fichtiano’ di queste concezioni, se non altro perché anche la Volontà, come
l’Io Assoluto, vive di un ‘cattivo infinito’, in una eterna pulsione al movimento. Che ciò sia causa di
dolore cosmico o piuttosto dell’ ‘ordine morale’ del cosmo stesso, non deve offuscare la affinità –
nel comune solco kantiano- tra SP ed il primo idealismo.
5. esponi le affinità tra le concezioni di SP e Fichte, e le ragioni di queste affinità
Appare da questi sviluppi che il legame tra Volontà e sofferenza è complementare al legame tra
divenire e dolore, quale emerge all'inizio del pensiero filosofico greco. Il dolore scaturisce
dall'imprevedibilità del divenire, cioè dalla minaccia imprevedibile che per il già esistente è
costituita da ciò che esce dal Nulla. Ora, l'intero mondo della rappresentazione è prodotto dalla
Volontà, ma non può preesistere nella Volontà stessa: non vale né il passaggio aristotelico dalla
potenza all’atto, né quello hegeliano dall’ in-sé al per sé. Infatti la Volontà, come cosa in sé, non
possiede alcuna determinazione fenomenica, ovvero non è in alcun modo in rapporto con null’ altro
che con se stessa. Essa quindi è –in un paradosso solo apparente - concepibile come il Nulla,
secondo la definizione del Sofista platonico. La Volontà quindi produce il mondo in ogni suo
aspetto dal Nulla in cui essa consiste e quindi non può essere in nessun modo pensata come un
progetto che tenga a realizzarsi nel mondo. E’ questo l’ estremo tentativo, almeno fino a Heidegger,
di de-antropoformizzare l’immagine filosofica dell’ Assoluto per consegnarla ad una autentica
trascendenza.
6. che rapporto c’è tra sofferenza e divenire? E tra sofferenza e Nulla? E tra
fenomeno e Nulla?
7. Perché la stessa Volontà può essere concepita come il Nulla?
8. in che modo si esclude che il mondo fenomenico sia già contenuto dall’ inizio –
come suo senso- nel Nulla originario?
9. perché in tal modo l’ Assoluto viene ‘deantropomorfizzato’?
Ma nella vita dell'uomo il mondo, uscendo dal Nulla, può essere terrificante solo in quanto l’uomo
è Volontà di vita. L'ostacolo alla Volontà umana è il mondo che la Volontà, come cosa in sé, fa
uscire dal Nulla; ma questo ostacolo può essere terrore e dolore solo in quanto si scontra con la
Volontà di esistere. Il rimedio autentico contro il dolore della vita non può dunque essere altro, per
SP, che la negazione della Volontà di vivere. Per chi era ancora pieno della Volontà di vivere quel
che rimane dopo la soppressione completa della Volontà è il Nulla ma viceversa per gli altri, per
quelli cioè nei quali la Volontà si è rovesciata e si è rinnegata, il Nulla è proprio questo nostro
universo tanto reale, con tutti i suoi soli e le sue galassie.
10. qual è l’ unica via d’ uscita dalla sofferenza universale?
11. spiega il capovolgimento del significato del Nulla in seguito alla liberazione dalla
Volontà
Oltreché dell'antica saggezza indiana dei Veda, lo stesso SP rinvia, su questo punto decisivo del suo
pensiero, all'estasi di Plotino che conduce al di là dell’ essere ed indica una via d' uscita dalla stessa
filosofia. Anche per lui, ogni cosa emerge dal Nulla e ritorna nel Nulla e infine la vita stessa viene
annientata. La Volontà è il processo in cui si compie l'annientamento delle cose ed anche per SP il
Nulla delle cose della vita ( il Nulla da cui esse emergono e in cui ritornano) è assoluto, non è
relativo. E in tal modo, anche all'interno del pensiero irrazionale di Schopenhauer, si ripropone quel
circolo dell'essere che fin dall'inizio è stato il modello per eccellenza della cosmologia greca.
perché il Nulla è ‘assoluto’?
12. Disegna uno schema con il circolo dell’ essere schopenhaueriano
Fedele a Kant, SP esclude che la filosofia possa divenire Teologia e considerare il Nulla come la
assoluta, divina positività. Ma anche in SP, come già in Plotino e come e accadrà nella ontologia di
Heidegger, rimane l'ambiguità del modo in cui viene inteso l'essere: se l'essere è la stoffa, la
materia, per così dire, del Tutto e se la Volontà è " limpido essere del Tutto ", ora al di fuori della
Volontà solo il niente è assoluto, e la liberazione dell’uomo-che libera dal terrore per il niente in cui
consiste l'esistenza-sarebbe un radicale sprofondarsi nel niente assoluto e non avrebbe più senso
parlare di una salvezza dal niente della Volontà.
13. l’ ambiguità di cui parla Severino deriva dal doppio significato che si può
attribuire a ciascuno dei due termini ‘essere’ e ‘nulla’, rispettivamente come
‘relativi’ e poi come ‘assoluti’: prova a definire questi 4 significati due alla volta in
forma di tabella:
Significato relativo
Significato assoluto
Essere
Nulla
14. a quale paradosso può portare questa ambiguità?
Il rimedio proposto da SP mantiene un significato solo se l'essere, e quindi il Tutto, di cui la
Volontà è l'intima essenza, è reso a sua volta relativo e al di là di esso si può avere una dimensione,
essa stessa positiva, che possa essere qualificata come “il Nulla” rispetto alla Volontà, e rispetto alla
quale la Volontà possa essere a sua volta qualificata come il Nulla. Ma in tal caso verrebbe a
smarrirsi la dimensione assoluta, priva di relazioni con altro da sé, che è appunto il ‘marchio
metafisico’ della stessa Volontà e che permette a SP –seguace di Platone- di assimilare quest’
ultima al Nulla.
15. quale operazione concettuale potrebbe rimediare al problema segnalato nell’
esercizio precedente?
16. quale nuovo problema –più grave- si aprirebbe così nel pensiero di SP?
Ma si può trovare un'altra chiave del Nulla, inteso come la salvezza: la Teologia negativa (che si
rapporta al Divino liberandolo da tutte le qualificazioni, inevitabilmente finite, con cui lo si
vorrebbe definire). Non è un caso che nel pensiero di Nietzsche (così radicato in quello di SP) la
critica radicale di ogni Teologia e di ogni Metafisica si unisca all'espulsione di due concetti tipici di
SP: il concetto dell'orrore per la Volontà di vita ed il concetto del Nulla come termine della
liberazione da questo orrore: quasi a significare la sotterranea persistenza, nel pensiero di SP, di una
concezione teologica, anche se ‘negativa’. A questo elemento d’ altronde si può ricondurre la –
seppur tardiva- accusa di Nietzsche al maestro di ‘nichilismo’.
17. in cosa consiste la Teologia Negativa?
18. in che termini ed entro quali limiti la si può attribuire a SP?
19. cosa ne pensava Nietzsche?
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