La fenomenologia: Husserl
La fenomenologia: Husserl ............................................................................................................................................................. 1
1. vita e opere ............................................................................................................................................................................................ 1
2. l’ intenzionalità della coscienza ............................................................................................................................................................ 1
3. la riduzione fenomenologica ................................................................................................................................................................. 1
4. la svolta trascendentale ......................................................................................................................................................................... 3
5. il ‘mondo della vita’ ...................................................................................................................................................................... 3
ESERCIZI SUL TESTO ........................................................................................................................................................................... 4
1. vita e opere
Edmund Husserl (1859-1938) studiò matematica con Karl Weirstrass a Berlino e psicologia a
Vienna con il filosofo e psicologo Franz Brentano. Nel 1891 pubblicò Filosofia dell’aritmetica.
Dopo le critiche rivoltegli da Frege abbandonò la posizione psicologistica. Tale distacco è
esplicito nell’opera in due volumi, Ricerche logiche (1900-01), di impostazione antipsicologistica
ed antipositivistica, cioè fortemente critica nei confronti di ogni tentativo, incluso il proprio, di
fondazione empirico-psicologica delle leggi logiche.
Le opere del periodo di Gottinga, nelle quali delinea il significato della filosofia fenomenologica,
sono: Filosofia come scienza rigorosa (1911), Idee per una fenomenologia pura (1913).
Tra le opere del periodo di Friburgo ricordiamo: Logica formale e trascendentale (1929),
Meditazioni cartesiane (1931).
Nel 1936 escono le prime due parti dell’opera La crisi delle scienze europee e la fenomenologia
trascendentale. Il testo integrale sarà pubblicato solo nel 1954. Altre opere importanti, inedite,
sono state pubblicate dopo la morte di Husserl.
2. l’ intenzionalità della coscienza
La formazione di Husserl fu profondamente influenzata da Franz Brentano. Una delle idee
fondamentali della fenomenologia – quella di "intenzionalità" – è assunta appunto da
Brentano.
L’"intenzione", da cui il termine di "intenzionalità" (lat. Intentio, ted. Intentionalität), è un antico
concetto scolastico. Il termine latino intentio significa originariamente lo stesso che "concetto"
nel senso di "mentalmente" o "concettualmente".
Il concetto come intentio esprime un in alium tendere, cioè un riferimento ad alcunché di
oggettivo.
Il concetto di intenzionalità fu ripreso nell’Ottocento da Brentano che ne fece la caratteristica
distintiva di tutti i fenomeni psichici, contrapposti a quelli fisici. Intenzionalità, cioè il carattere di
essere intenzione, significa per Brentano relazione al contenuto o direzione verso l’oggetto: ogni
fenomeno psichico è contraddistinto dall’essere una "coscienza di qualcosa". Brentano sottolinea
che tutti i fenomeni psichici sono intenzionali; che l’intenzionalità è la reale e oggettiva
differenza specifica tra fenomeni psichici e fisici; che l’oggetto intenzionale è immanente all’atto
psichico. L’intenzionalità possiede poi una datità attuale. Ogni atto psichico, in quanto
intenzionale, è percepito interamente in piena ed evidente autocoscienza.
La concezione husserliana dell’intenzionalità è differente:
- In primo luogo Husserl non assegna un significato intenzionale a tutti i fenomeni psichici e non
considera l’intenzionalità la reale distinzione dello psichico dal fisico. L’intenzionalità è piuttosto,
secondo Husserl, il carattere a priori della coscienza, la tipica e invariante struttura del vissuto.
Se noi ci eleviamo mediante l’epoché e la riduzione fenomenologica alla considerazione
dell’intenzionalità del vissuto, notiamo, in primo luogo, che nel vissuto stesso vi sono delle
componenti evidenti e immediate ma non intenzionali: Husserl le definisce "dati iletici", cioè le
impressioni sensibili che fungono da materia all’intenzionalità ma che non sono a loro volta
intenzionali.
- In secondo luogo, notiamo che l’oggetto non è immanente all’intenzionalità. Husserl critica la
tesi brentaniana secondo cui l’intenzionalità contiene immanentemente un oggetto come
rappresentazione psichica dell’oggetto reale. L’oggetto è invece trascendente l’intenzionalità, e
nell’intenzionalità stessa è manifesto solo come componente non-reale: cioè come significato,
senso. Nell’intenzionalità, dunque, Husserl distingue una componente reale: la noesi; e una nonreale: il noema. Non-reale significa ideale.
3. la riduzione fenomenologica
Husserl, quindi, riserva alla fenomenologia l’indagine dei vissuti psichici non come fenomeni
particolari (’questa idea’, ‘quell’ oggetto’), ma come "modi di presentazione" dei loro oggetti
intenzionali. Ad esempio, il vissuto della percezione visiva è uno fra i modi di presentazione
caratteristici degli oggetti che chiamiamo "materiali". Ciò che appare (il fenomeno) e viene
esperito in determinati modi (percettivo, immaginativo, emotivo, ecc.) è appunto l’oggetto della
fenomenologia, definibile come l ’indagine delle regolarità costitutive dell’esperienza, in ciascuno
dei suoi modi e "stili", alla ricerca delle struttura delle operazioni del soggetto conoscitivo. Tale
indagine ci riporta alle kantiane ‘forme a priori’, ma secondo Husserl queste strutture originarie
si pongono interamente dentro la coscienza, anzi in un certo senso esse costituiscono la
coscienza in quanto tale.
Nelle Ricerche logiche sostiene due tesi fondamentali:
1. Per cogliere il fluire concreto della coscienza dobbiamo limitarci a descrivere ciò che si
presenta nel vissuto, senza lasciarci condizionare dalle teorizzazioni formulate su di esso;
2. Tale descrizione ci mostra che nel fluire della coscienza si presentano, oltre al vissuto
concreto, anche delle essenze ideali "intenzionalmente presenti" nel "vissuto
intenzionale".
Il contenuto della prima tesi ha dato luogo a sviluppi di estremo interesse: intendiamo riferirci al
tema dell’ epoché (termine che Husserl ricava dagli scritti degli scettici greci), elaborato nelle
Idee per una fenomenologia pura ed una filosofia fenomenologica. Non potremo mai cogliere il
flusso del vissuto (Erlebnis) se non operiamo anzitutto una sospensione del giudizio sui problemi
tradizionalmente sollevati intorno ad esso dalla scienza e dalla filosofia; se cioè non collochiamo
tra parentesi le classiche domande: il mondo è reale o irreale? È soggettivo od oggettivo? Sono
reali le qualità primarie o anche le secondarie?
Questa sospensione di giudizio ha nella fenomenologia un ruolo analogo a quello che Cartesio
attribuiva al dubbio metodico: deve precedere ogni indagine, garantirci da tutte le assunzioni
dogmatiche, senza però interrompere il proseguimento della ricerca.
Husserl affida all’epoché il compito di radicalizzare la nostra ricerca fino a giungere a ciò che vi è
di più essenziale, originario, nella coscienza; egli usa il termine di "riduzione fenomenologica"
per indicare l’ operazione che consiste nell’applicazione dell’epoché: l’ operazione cioè di andare
ai dati originari della coscienza pura. Una volta liberata da tutte le sovrastrutture, la descrizione
della coscienza conduce ad alcuni dati incontrovertibili, ad alcune "evidenze" che si impongono
da sé all’intuizione.
L’appello ai dati intuitivi come fonte di conoscenza suggerisce un confronto con gli empiristi o
positivisti, i seguaci del ‘fatto’. Nel primo libro delle Idee, Husserl affronta il problema chiarendo
che gli empiristi commettono l’ errore di restringere al mondo fisico la sfera delle cose
conoscibili, di identificare cioè la nozione di "cose" con quella di "cose della natura". In altri
termini, egli ammette con gli empiristi che il fondamento ultimo della conoscenza è costituito da
dati intuitivi, ma non ammette che solo l’esperienza naturalisticamente intesa sia in grado di
fornirci dati siffatti.
Proprio a tale proposito si inseriscono gli sviluppi della seconda delle due tesi menzionate
all’inizio: il flusso del vissuto ci presenta molti dati intuitivi incontrovertibili; alcuni di essi sono i
dati sensoriali, altri però sono qualcosa di molto diverso: le essenze ideali. Ci troviamo così di
fronte ad un duplice concetto di intuizione: l’ intuizione empirica, rivolta agli oggetti
individuali, e l’ intuizione eidetica, che coglie, a partire dall’oggetto empirico, l’oggetto
universale, o essenza ideale. La fenomenologia si rivolge proprio a queste forme universali per
descrivere le strutture costanti dell’esperienza, oggetto del sapere scientifico.
Nel percorso intellettuale di Husserl si parla di una "svolta trascendentale" della fenomenologia
(che si manifesterebbe nel primo libro delle Idee): una delle tappe più discusse perché alcuni la
interpretano come un avvicinamento all’idealismo, altri invece le attribuiscono un significato del
tutto diverso.
Abbiamo visto l’ epoché; rifiutandosi di accettare un mondo falsato da costruzioni speculative o
pregiudizi abituali (le false ovvietà) il fenomenologo riesce infatti a ridurre tutte le cose (reali o
ideali) al nucleo originario, autenticamente vissuto, dell’ esperienza interiore in cui ci sono
"date". Ma, per quanto radicalizzata, l’epoché non potrà mai farci collocare tra parentesi la
coscienza stessa. "Risulta chiaro che l’essere della coscienza e in generale ogni flusso del
vissuto, verrebbe sì certamente modificato dall’orientamento delle cose, ma non toccato nella
sua specifica esistenza".
4. la svolta trascendentale
Teniamo presente che nessun oggetto reale o ideale risulta autosufficiente poiché è la coscienza
a conferirgli un senso autentico, mentre invece la coscienza è un essere assoluto nel senso che
non ha bisogno di alcuna cosa per esistere, possiamo comprendere perché Husserl la qualifichi
come trascendentale: trascendentale in quanto ogni essere oggettivo si costituisce in essa ed
esclusivamente ad opera di essa.
Facendo perno su questa assolutezza e trascendentalità della coscienza si è parlato di
"idealismo" di Husserl, non in senso soggettivistico perché la coscienza husserliana non è il
mondo interno o privato del singolo, e nemmeno attivistico (come in Fichte) perché l’ Io
fenomenologico non è attività pura, ma coscienza intenzionale rappresentata dalle sue
operazioni costitutive; tale idealismo è stato indicato piuttosto come un "idealismo
trascendentale".
L’ultima fase del pensiero husserliano è rappresentata dall’opera La crisi delle scienze europee,
che costituisce uno dei più seri tentativi di discutere la genesi, lo sviluppo e il destino della
razionalità scientifica.
Secondo Husserl, le scienze positive di oggi attraversano una profonda crisi proprio nel
momento in cui raccolgono i loro più incontestabili successi.
Il compito che Husserl si propone è quello di cogliere la "teleologia storica" (la tendenza
implicita) nascosta nell’evoluzione del pensiero scientifico: alle origini della fondamentale svolta
che ha segnato la nascita del pensiero moderno egli ritrova la figura di Galileo.
Il grande scienziato ha operato la matematizzazione della natura, sovrapponendo al mondo
effettivamente esperito ed esperibile un mondo "infinito e tuttavia in sé concluso, di oggettualità
ideali", ammettendo inoltre come cosa ovvia che questo nuovo mondo costituisca la vera realtà
di quello. Quest’importante operazione ha permesso alla fisica di perseguire "ciò che ci è negato
nella pratica empirica: l’esattezza", enunciando poi in precise formule le relazioni intercorrenti,
non già fra i fenomeni come appaiono nella pratica empirica, ma fra le oggettualità ideali che
starebbero al di sotto di essi.
La nuova concezione del mondo attribuita a Galileo coincide con la concezione della natura
ideata dall’indirizzo meccanicistico, che esercitò nel Seicento un peso determinate sulla nascita
della scienza moderna. Husserl, in realtà, non ha tenuto conto della crisi del meccanicismo
verificatasi entro la scienza negli ultimi decenni dell’Ottocento, ma le sue valutazioni hanno un
preciso intento teorico: quello di giungere a una contrapposizione tra il metodo instaurato da
Galileo entro la fisica moderna, e il metodo che dovrebbe secondo Husserl caratterizzare la
filosofia come “scienza rigorosa”. Quest’ultima dovrebbe aiutarci a ritrovare nell’esperienza
"ingenua" del mondo, tutti i significati pratici e i valori che hanno le cose, il fondamento
permanente delle stesse astrazioni scientifiche, e non una fase arcaica, superata del sapere; in
una frase, andare “verso le cose stesse”.
Nella terza parte dell’opera Husserl delinea "la via di accesso alla filosofia trascendentale
fenomenologica attraverso la riconsiderazione del mondo-della-vita già dato" .
5. il ‘mondo della vita’
Qui Husserl non prende più le mosse dalla soggettività trascendentale, ma si basa su qualcosa di
più fondamentale: il "mondo-della-vita" (Lebenswelt), cioè il mondo la cui esperienza è
presupposta all’applicazione delle categorie del linguaggio e dell’intelletto; il mondo del dato
"precategoriale", ove si radicano le nozioni primordiali di "corpo proprio", di ambiente, di
reciproco inserimento dell’interno e dell’esterno. Secondo Husserl è proprio l’analisi della
struttura del mondo-della-vita, e solo questa, che ci fornisce lo strumento idoneo a superare il
pericolo più antico e più grave della filosofia: quello del solipsismo. Il mondo-della-vita, infatti, si
costituisce in una "inscindibile correlazione delle persone singole e delle comunità", togliendo
ogni fondamento all’illusione che l’individuo possa esistere nella sua assoluta singolarità.
Husserl ritiene che i limiti del pensiero di Kant, di cui pure riconosce i grandi meriti, risiedano
essenzialmente nel suo lasciare inindagato il mondo-della-vita, ossia quel mondo che nessuna
epoché può collocare tra parentesi e che conferisce un senso a tutte le nostre costruzioni
concettuali. Si tratta di un mondo che è sempre "già prima", in quanto "qualsiasi rettifica di
un’opinione, sia essa sperimentale o di qualsiasi altro tipo" lo presuppone sempre come
"orizzonte di ciò che senza dubbio è e vale"; "anche la scienza obiettiva pone i suoi problemi sul
terreno di questo mondo […]che è già a partire dalla vita pre-scientifica".
Indagare il mondo-della-vita significa indagare i presupposti "già presenti alla coscienza" in
qualunque pensiero. La coscienza che è qui in questione, ribadisce Husserl, non è un particolare
stato mentale del soggetto, come quelli studiati dalla psicologia empirica; corrisponde piuttosto
a un insieme di funzioni costitutive della esperienza ("soggettività anonima").
Il mondo-della-vita si configura così come un "regno di evidenze originarie", come "il mondo in
cui noi viviamo intuitivamente". Tutte le nozioni determinate, che l’uomo adopera tanto nella
scienza quanto nella vita prescientifica, trovano qui la propria premessa, onde si può dire che al
mondo-della-vita inerisce la funzione generale di essere il "terreno" della "vita umana nel
mondo".
Lo studio del mondo-della-vita costituisce quindi il compito specifico della fenomenologia. Anche
le altre scienze parlano di evidenze, ma l’evidenza cui fanno appello le "scienze obiettive,
comprese la logica formale e la matematica" è sempre "il titolo di un problema", ossia rinvia
comunque ad assunzioni presupposte e inindagate.
"Bisogna riuscire finalmente a capire che nessuna scienza esatta e obiettiva spiega seriamente,
ne può spiegare qualcosa. Dedurre non equivale a spiegare […] L’unica reale spiegazione è la
comprensione trascendentale"
Compito ultimo della fenomenologia, dunque, è quello di fornirci il vero fondamento di tutte le
scienze. La risoluzione della crisi delle scienze europee non potrà venire che da questo
razionalismo, il quale implica il deciso rifiuto di ammettere "che la scienza decaduta a scienza
specializzata, ad arte, a techne, oppure la filosofia decaduta alle elucubrazioni irrazionalistiche
ora di moda, possano sostituire l’idea perenne di una filosofia come scienza universale e
radicalmente fondata".
ESERCIZI SUL TESTO
1. per ogni paragrafo individua i termini-chiave e fanne un breve lessico
2. psicologismo, Positivismo meccanicistico, Cartesio, Kant, Galileo: descrivi i rapporti della
fenomenologia husserliana con ciascuno di essi, mettendone in chiaro le affinità/le differenze
3. Fai un lessico delle espressioni in grassetto.
4. Cerca di riempire ed ampliare opportunamente una mappa concettuale del tipo di quella
sottostante:
Premessa generale: il quadro di crisi di inizio secolo (nelle scienze, nella cultura etc.)
Primi passi: la
riflessione sulla
matematica
La Fenomenologia e
la scienza moderna
Prime elaborazioni:
l’ intenzionalità nei
suoi aspetti
fenomenologici
Problemi lasciati
insoluti
La fenomenologia e
la filosofia classica
tedesca
Nuove ricerche: la
svolta trascendentale
Richiamo al
‘Mondo della vita’