Cosa hanno a che fare le emozioni con il cibo

VIVO EMOZIONI, DUNQUE MANGIO
Cos’ è l’ alimentazione emotiva
(prima parte)
Rosa Lagravinese *
Cosa hanno a che fare le emozioni con il cibo?
Partiamo col dire che nessuno è emotivamente distaccato dal cibo; è difficile che il cibo sia
considerato solamente mezzo di nutrimento: assume sempre più spesso significati
conviviali, sociali, culturali ed è legato a emozioni, azioni, pensieri.
Basti pensare che la zona del cervello in cui si elaborano le emozioni è la stessa deputata
al controllo della fame/sazietà: questo già da sé suggerisce un possibile legame tra il
comportamento alimentare e lo stato emotivo.
L’alimentazione emotiva è la gestione delle emozioni attraverso il cibo, è la confusione
tra emozioni e alimentazione, è un comportamento disfunzionale messo in atto perché le
emozioni sono poco o per nulla tollerate. Le emozioni cui più facilmente si risponde con il
cibo sono: ansia, tristezza, noia, rabbia e solitudine.
In tal modo il cibo diventa una risposta che a breve termine blocca o placa le emozioni, ma
a lungo termine alimenta problemi interpersonali, incrementa bassa autostima e crea
ulteriori stati emotivi negativi (senso di colpa e tristezza).
Questo non vuol dire che sicuramente c’è un legame tra emozioni e psicopatologia: legare
il mangiare a un’emozione non crea in automatico un problema o un ostacolo. Infatti,
l’alimentazione emotiva può riguardare svariati casi:
- individui con abitudini alimentari regolari che talvolta usano il cibo per sentirsi meglio;
- persone con sovrappeso o obesità: in tal caso può costituire un vero e proprio
ostacolo alla perdita di peso, perché non consente di seguire una dieta;
- persone che soffrono di un Disturbo Alimentare: è il caso della psicopatologia.
La fame emotiva può essere scatenata da una sola o da diverse emozioni, oppure può
essere provocata da una confusione emotiva; si può classificare in base a:
- durata: un’emozione può mettere in moto comportamenti alimentari che durano ore o
qualche minuto;
- specificità/non specificità: un’emozione fa desiderare uno specifico alimento o la
categoria del dolce / salato, oppure il desiderio di mangiare è indefinito, va bene qualsiasi
cosa.
Prima di ridurre la fame emotiva, bisogna conoscerla meglio e capire che tipi di mangiatori
emotivi si è. I principali tipi sono:
spuntino furtivo, che si verifica nella seconda parte del pomeriggio, di sera o a tarda
notte;
pascolo: è la fame intermittente e accade in diversi luoghi durante tutta la giornata;
spesso queste persone riferiscono di essere annoiate, in realtà c’è incertezza sulle
emozioni che provano e ci sono sentimenti di rabbia sottostante;
abbuffata: è la forma più estrema di fame emotiva, con effetti psicologici importanti,
comporta la perdita di controllo su ciò che si mangia, l’impossibilità a fermarsi e senso di
disgusto successivo.
In ogni caso i mangiatori emotivi non sono impotenti: è possibile avere il controllo
sull’alimentazione emotiva attraverso il monitoraggio e l’acquisizione di tecniche
comportamentali apprese in un percorso terapeutico.
(fine prima parte)
* Psicologa Psicoterapeuta ([email protected]), presso studio professionale di
Francesca Tommasi, Biologa Nutrizionista, Adelfia (BA)