Avanguardie e Neoavanguardie Teatrali 1 INTRODUZIONE Avanguardia teatrale Nel teatro occidentale moderno, denominazione che indica l’insieme di movimenti e artisti innovatori rispetto ai canoni tradizionali dell’attività teatrale. Spesso essa coincide con altre espressioni quali “teatro sperimentale” o “teatro di ricerca”. 2 LE AVANGUARDIE STORICHE E IL TEATRO I primi movimenti di avanguardia teatrale nacquero tra la fine dell'Ottocento e i primi decenni del Novecento, negli stessi anni in cui si sviluppavano e si affermavano le avanguardie artistiche e letterarie cosiddette storiche: simbolismo, espressionismo, futurismo, dada, surrealismo. La reazione al naturalismo ottocentesco, che in campo teatrale ebbe nel lavoro del regista André Antoine la sua massima espressione, trovò innanzitutto spazio, a partire dal 1890, nell'ambito del teatro simbolista, di cui furono principali esponenti il drammaturgo e poeta belga Maurice Maeterlinck e l'attore e regista francese Aurélien Lugné-Poe. L'espressionismo in teatro ebbe come temi principali, trattati con un linguaggio esasperato e talvolta in chiave grottesca, l'isolamento dell'individuo e il rifiuto espresso nei suoi confronti dalla società borghese e ipocrita. Precursori dell'espressionismo, per stile e tematiche, possono essere considerati Georg Büchner, isolata quanto eccezionale figura di drammaturgo della prima metà dell'Ottocento, e Frank Wedekind. La stagione del teatro espressionista culminò, nei primi decenni del Novecento, nella rappresentazione delle opere dei drammaturghi tedeschi Georg Kaiser, autore di Dalla mattina fino a mezzanotte (1916), e Ernst Toller, il cui dramma Oplà, noi viviamo! fu messo in scena nel 1927 dal regista Erwin Piscator. L'esperienza teatrale futurista italiana si concretizzò nella pubblicazione di alcuni scritti teorici di Filippo Tommaso Marinetti e di Enrico Prampolini, tra cui Manifesto dei drammaturghi futuristi (1911), Manifesto del teatro futurista (1915) e Manifesto della scenografia e coreografia futurista (1915), nei quali vennero affermati i principi base della concezione teatrale futurista: sintesi, dinamicità, simultaneità. Dal punto di vista drammaturgico e della pratica scenica il teatro futurista assunse la forma di brevi scene, talvolta prive di dialoghi, denominate "sintesi" che, ottenendo il desiderato effetto provocatorio e di rottura, suscitarono numerose polemiche. Rappresentativamente poco significativo, se non dal punto di vista delle originali ed efficaci soluzioni scenografiche, il teatro futurista, che in Russia fu rappresentato da Vladimir Majakovskij, ebbe una certa eco sulla pratica teatrale successiva. Il dadaismo, nato a Zurigo nel 1916, espresse il rifiuto di ogni logica e razionalità, puntando all'annientamento delle convenzioni teatrali nell'intento di abbattere il confine fra arte e vita. Nelle rappresentazioni "dada" le parole fluivano liberamente, senza alcuna coerenza o vincolo sintattico, e frequentemente gli interpreti non interagivano verbalmente fra loro dando luogo a una sorta di "monologo multiplo". Ricco di componenti puramente ludiche, all'insegna dell'improvvisazione, della casualità e della totale libertà del processo creativo, il teatro dada ebbe un forte impatto sul pubblico, direttamente coinvolto nelle messinscene e oggetto di forti provocazioni, aprendo la strada alle sperimentazioni teatrali più estreme e originali del Novecento. Le dimensioni inconscia, onirica e fantastica furono al centro della pratica teatrale surrealista, che non produsse peraltro risultati significativi dal punto di vista drammaturgico. Dall'esperienza surrealista prese però avvio la teorizzazione teatrale di Antonin Artaud, che dopo aver aderito al movimento nel 1925 presto se ne distaccò, per arrivare nei primi anni Trenta all'elaborazione del cosiddetto “Teatro della crudeltà”, che tanto peso ebbe sulla nascita di una nuova idea di teatro. 3 LA SECONDA METÀ DEL NOVECENTO: NEOAVANGUARDIA Nel secondo dopoguerra, l'esperienza del teatro dell'assurdo rimise fortemente in discussione il teatro ufficiale; solo negli anni Sessanta, però, si tornò a parlare di avanguardia, o seconda avanguardia o neoavanguardia, con riferimento alla sperimentazione di nuove vie espressive, in opposizione a quanto avveniva sulle scene dei teatri stabili. Le iniziative teatrali di personalità come Peter Brook, Eugenio Barba, Luca Ronconi, Jerzy Grotowski e il Living Theatre aprirono la strada a un'innovativa concezione della regia e a un nuovo modo di intendere la drammaturgia. 3.1 La sperimentazione in Italia In Italia, attori e registi come Carmelo Bene, Leo De Berardinis, Carlo Quartucci e Mario Ricci, percorsero con tenacia la via della sperimentazione, realizzando talvolta spettacoli senza attrezzature né mezzi adeguati, di fronte a un pubblico ristretto e in locali di fortuna. Nel giro di alcuni anni crebbe l'attenzione verso le esperienze teatrali realizzate all'estero e si moltiplicarono le occasioni di contatto. Il Living Theatre per primo, ma anche Grotowski e l'Odin Teatret di Eugenio Barba, divennero per gli artisti italiani importanti punti di riferimento e di confronto, nella comune esigenza di reinventare il linguaggio teatrale e abbandonare un vocabolario fatto ormai solo di cliché usurati e svuotati di significato, puntando sull'immediatezza della presenza dell'attore. Nel 1967 venne convocato a Ivrea un convegno che riunì tutti i rappresentanti dell'avanguardia italiana, già firmatari di un manifesto pubblicato sulla rivista "Sipario". Oltre a De Berardinis, Bene, Ronconi, Ricci e Quartucci intervennero Emanuele Luzzati, Giuliano Scabia, Aldo Trionfo e alcuni critici teatrali. Dal convegno emerse il netto rifiuto sia degli spazi tradizionalmente destinati alla rappresentazione sia delle forme istituzionali di organizzazione . Negli anni Settanta si fece strada un teatro incentrato sull'immagine scenica e sugli aspetti visuali, già sperimentato da Ricci, che trovò stimoli fecondi nel confronto con la ricerca di Bob Wilson. Ne furono fautori Memè Perlini e soprattutto Giancarlo Nanni, che operava a Roma con Manuela Kustermann, primadonna dell'avanguardia italiana. Contemporaneamente a Firenze furono presentati i primi spettacoli del gruppo del Carrozzone, fondato da Sandro Lombardi, Federico Tiezzi e Marion D'Amburgo e denominato in seguito Magazzini Criminali e infine semplicemente Magazzini. Nel 1976 all'interno del Beat '72, centro romano di sperimentazione e ricerca teatrale attivo dalla metà degli anni Sessanta, esordì la Gaia Scienza, fondata da Alessandra Vanzi, Marco Solari e da Giorgio Barberio Corsetti che, allo scioglimento del gruppo, avrebbe proseguito autonomamente la sua ricerca sperimentando negli anni Ottanta le possibilità espressive dell'inserimento di video nell'ambito della drammaturgia teatrale. In un clima culturale analogo nacque nel 1978 il gruppo napoletano Falso Movimento, guidato da Mario Martone e riunitosi a metà degli anni Ottanta con il Teatro Studio di Caserta di Toni Servillo e il Teatro dei Mutamenti di Antonio Neiwiller per dare vita alla formazione Teatri Uniti. Già a partire dalla seconda metà degli anni Ottanta si assistette, da parte di questi gruppi e di altri nati successivamente, a un recupero del testo e della parola. Da ricordare sono inoltre le esperienze, molto diverse tra loro, della compagnia Katzenmacher di Alfonso Santagata e Claudio Morganti, della Socìetas Raffaello Sanzio e del Teatro dell'Elfo.