Vaccinazione contro il Papilloma virus

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Vaccinazione contro il Papilloma virus
L’Italia è il primo Paese europeo a pianificare una strategia di vaccinazione pubblica contro il Papilloma
virus (HPV), l’agente virale responsabile del cancro della cervice uterina, malattia che causa ogni anno
circa mille morti.
Secondo le informazioni scientifiche oggi disponibili, la vaccinazione contro l'HPV è sicura, ben
tollerata e in grado di prevenire nella quasi totalità dei casi l’insorgenza di un’infezione persistente dei
due ceppi virali responsabili attualmente del 70% dei casi di tumore alla cervice uterina.
L’utilizzo del vaccino comunque affianca, ma non sostituisce, lo screening periodico attraverso il PAP
test, attualmente raccomandato per le donne di età compresa tra i 25 e i 64 anni, che ha già portato
negli anni a una drastica riduzione delle morti, attraverso la diagnosi precoce delle lesioni precancerose
e del tumore.
A partire dal mese di marzo, la campagna di offerta del vaccino attiva e gratuita sarà rivolta alle ragazze
dagli 11 ai 12 in modo uniforme in tutto il territorio italiano, e negli anni produrrà una progressiva
immunizzazione della popolazione giovane adulta esposta al rischio di infezione.
Per favorire la diffusione in tutto il Paese della vaccinazione pubblica contro il carcinoma della cervice
uterina, nella Finanziaria 2008 sono stati stanziati 30 milioni di euro come contributo aggiuntivo alle
risorse già previste nell’ambito dei fondi per l’assistenza farmaceutica. Altri 40 milioni di euro sono stati
reperiti dai capitoli di bilancio del Ministero della Salute.
Perchè fare il vaccino
Il vaccino contro l’HPV costituisce un importante strumento di prevenzione primaria del carcinoma
della cervice uterina. Secondo le informazioni scientifiche oggi disponibili è sicuro, ben tollerato e in
grado di prevenire nella quasi totalità dei casi l’insorgenza di un’infezione persistente dei due ceppi virali
responsabili attualmente del 70% dei casi di questo tumore. Questo vaccino, al pari di tutti i nuovi
presidi di prevenzione considerati efficaci in Sanità Pubblica, è utilizzato all’interno di una strategia di
offerta attiva ispirata ai principi dell’efficienza, dell’equità di accesso e dell’uso controllato per
sorvegliare
attivamente
gli
effetti
sulla
popolazione
esposta
al
vaccino.
Dovrà essere osservata una particolare cautela alla somministrazione del vaccino in donne in età fertile,
poiché, sebbene nelle gravidanze insorte durante gli studi clinici dei due vaccini non sia stato rilevato
alcun impatto negativo sulla fertilità in termini di incidenza di aborti spontanei, morti intrauterine e
anomalie congenite, i dati attualmente disponibili non sono sufficienti per raccomandarne l’uso in
gravidanza.
A
chi
è
rivolta
l’offerta
pubblica
gratuita
del
vaccino
In Italia l’offerta pubblica gratuita della vaccinazione è rivolta alle bambine tra gli undici e i dodici anni
di età, perché in questa fascia è massimo il profilo beneficio-rischio. La somministrazione del vaccino
prima dell’inizio dei rapporti sessuali è, infatti, particolarmente vantaggiosa perché induce un’efficace
protezione prima di un eventuale contagio con il virus HPV, che si acquisisce di norma subito dopo
l’inizio dell’attività sessuale, e perché la risposta immunitaria in questa fascia di età è maggiore di quella
osservata
nelle
donne
in
altre
fasce
di
età.
E’ allo studio, inoltre, un ulteriore sviluppo della strategia vaccinale per valutare l’allargamento, in
futuro, dell’offerta attiva anche ad altre coorti di donne (tra i 25 e i 26 anni), preferibilmente in
concomitanza con il primo invito all’esecuzione dello screening attraverso il pap test.
Quali
tipi
e
come
vaccinarsi
I vaccini contro il virus Hpv attualmente disponibili sono due: Gardasil, vaccino tetravalente, che
protegge contro i genotipi 16-18 dell’HPV, responsabili di circa il 70% dei casi di carcinoma uterino, e i
genotipi 6 e 11, responsabili del 90% dei condilomi, autorizzato all’immissione in commercio dall’Aifa
con delibera del 28 febbraio 2007 (costo al pubblico 171,64 euro), e il Cervarix, vaccino bivalente, attivo
contro i genotipi 16 e 18, responsabili di circa il 70% dei casi di carcinoma uterino, autorizzato dall’Aifa
con
delibera
del
29/10/2007
(costo
al
pubblico
156,79
euro).
I vaccini sono somministrati gratuitamente dalle ASL alle bambine tra gli undici e i dodici anni, con la
somministrazione per via intramuscolare di una dose iniziale e due richiami, entro i sei mesi dalla prima.
Il vaccino è inoltre disponibile a pagamento in farmacia, previa indicazione e prescrizione del medico,
ed è destinato alle donne che non hanno ancora contratto l’infezione da HPV.
E’ opportuno ricordare che il vaccino affianca ma non sostituisce lo screening periodico della cervice
uterina, attualmente raccomandato per le donne di età compresa tra i 25 e i 64 anni, perchè protegge
dalle lesioni causate solo da alcuni genotipi di HPV oncogeni; per tutti gli altri genotipi oncogeni l’unica
prevenzione resta il pap-test.
Dal virus al tumore
Il Papilloma virus (HPV) è l'agente virale responsabile del carcinoma della cervice uterina, primo
tumore riconosciuto dall'Organizzazione mondiale della sanità come totalmente riconducibile ad
una
infezione.
Esistono circa 120 genotipi del virus HPV che infettano l'uomo, un terzo dei quali associato a
patologie del tratto anogenitale, sia benigne che maligne. Dei 120 genotipi, il tipo 16 è responsabile
di circa il 50% dei casi di cancro alla cervice uterina, il tipo 18 del 20% e i restanti genotipi di circa
il 30%. I genotipi 6 e 11 sono responsabili del 90% dei condilomi genitali.
L'infezione da HPV è più frequente nella popolazione femminile. Si calcola che il 75% delle donne
sessualmente attive si infetti nel corso della vita con un virus HPV, e fino al 50% con un tipo
oncogeno. Ci vogliono però molti anni perché le lesioni provocate dall'HPV si trasformino, e solo
pochissime delle donne con infezione da papilloma virus sviluppano un tumore del collo dell'utero.
La maggior parte (70-90%) delle infezioni da HPV è, infatti, transitoria e guarisce spontaneamente
senza lasciare esiti.Generalmente il tempo che intercorre tra l'infezione e l'insorgenza delle lesioni
precancerose è di circa cinque anni, mentre la latenza per l'insorgenza del carcinoma cervicale può
essere di decenni. Per questo, la prevenzione del carcinoma è stata basata fino ad ora su programmi
di screening, che consentono di identificare le lesioni precancerose e di intervenire prima che
evolvano in carcinoma.
Il Carcinoma della cervice uterina con 500.000 nuovi casi l'anno e 250.000 decessi nel mondo, è il
secondo più frequente tipo di tumore maligno della donna.In Italia ogni anno vengono diagnosticati
circa 3.500 nuovi casi di carcinoma della cervice uterina e circa 1000 donne muoiono a causa di
questa patologia.
Negli ultimi vent'anni, grazie ai programmi di screening, la mortalità per tumore dell'utero è
diminuita di oltre il 50%, passando da 8,6 casi ogni 100 mila donne nel 1980 a 3,7 casi ogni 100
mila donne nel 2002. La riduzione della mortalità è stata osservata soprattutto nelle donne più
giovani, suggerendo indirettamente che buona parte di essa sia da attribuire alla diminuita mortalità
per tumore della cervice uterina che insorge in età più precoce rispetto a quello del corpo dell'utero.
Perché fare il Pap test
Il vaccino non sostituisce il Pap test che va eseguito regolarmente per poter diagnosticare
precocemente lesioni precancerose e il tumore della cervice uterina. Il Pap test è infatti uno strumento
di prevenzione importante perché consente di identificare non solo le lesioni tumorali molto precoci
della cervice uterina, ma anche quelle precancerose. Si tratta di uno strumento in grado di ridurre sia la
mortalità per carcinoma, favorendone la diagnosi in una fase precoce in cui il trattamento sanitario può
essere efficace, sia l'incidenza della neoplasia stessa intervenendo sulla lesione precancerosa prima che
evolva in tumore.
Dati dell'Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro relativi 2005 stimano che lo screening
mediante pap test ogni 3-5 anni fornisca una protezione dell'80% rispetto all'insorgenza del tumore
della cervice uterina.
In Italia per le donne tra i 25 ed i 64 anni è previsto uno screening triennale che rientra tra i Livelli
essenziali di assistenza. Le Asl di appartenenza con una lettera di invito comunicano alla donna dove
effettuare l'esame, gratis e senza richiesta del medico. Il test viene effettuato da un'ostetrica,
generalmente presso il consultorio di zona.
Le donne che non rientrano in questa fascia di età, possono effettuare l'esame presso qualsiasi
ambulatorio della Asl con la prescrizione del medico di famiglia o dello specialista.
In particolare, dalla rilevazione svolta dall'Osservatorio Nazionale Screening per conto del
Ministero della Salute sui programmi organizzati di screening cervicale attivi in Italia nel corso del 2005
è emerso che il numero di donne di 25-64 anni residenti in zone con programmi di screening attivi è
salito da cinque milioni nel 1999 a 11 milioni nel 2005 (si tratta di circa due terzi dell'intera popolazione
destinataria dello screening).
Solo nel 2005 sono state invitati dai programmi organizzati oltre 2 milioni e ottocentomila donne.
Tuttavia sono ancora presenti notevoli differenze tra le regioni italiane. Ad esempio oltre 90% delle
donne può fare affidamento sui programmi di screening nelle regioni del centro ma solo il 50% nel sud
e isole. Differenze esistono anche nel comportamento delle donne che aderiscono: la partecipazione
mostra una forte difformità Nord/Sud, si passa infatti dal 46,7 % del Nord al 35,6% del Centro al 27,4
% del Sud e Isole.
News
19-04-2008 Inizierà entro giugno la campagna di vaccinazione contro il papilloma virus
E' stato annunciato nel corso dell'incontro dello scorso 19 aprile organizzato in Provincia per
informare correttamente i cittadini
La campagna di vaccinazione contro il papilloma virus (HPV), promossa dal Ministero per la Salute,
inizierà
a
Lucca
entro
il
prossimo
mese
di
giugno.
E’ stato annunciato nel corso dell’incontro con la cittadinanza che si è svolto sabato scorso (19 aprile
2008) a Palazzo Ducale per informare correttamente i lucchesi sugli scopi e sulle caratteristiche del
vaccino, organizzato dall’Azienda USL 2 con il patrocinio di Comune di Lucca, Provincia di Lucca e
Conferenza dei Sindaci e con l’adesione dell’Associazione Italiana Donne Medico, dell’Associazione
Italiana Leucemie, dell’Associazione Mogli dei Medici Italiani, dell’Associazione Silvana Sciortino, della
Croce
Rossa
Italiana,
della
FIDAPA
e
dell’Ordine
dei
Medici
di
Lucca.
Dopo i saluti del direttore sanitario dell’Azienda USL 2 Roberto Biagini, ha introdotto l’argomento
Raffaele Domenici, responsabile del Dipartimento Materno Infantile dell’Azienda sanitaria lucchese.
E’ poi intervenuto Gian Luca Bracco, nuovo primario dell’unità operativa di Ostetricia e Ginecologia
dell’ospedale di Lucca, arrivato dalla Clinica Ostetrica e Ginecologica dell’Università di Firenze, uno dei
principali centri italiani per il trattamento dei tumori ginecologici. Bracco, alla sua prima uscita pubblica
a Lucca, ha parlato del cancro del collo dell’utero, spiegandone le attuali possibilità diagnostiche e
terapeutiche.
Lucia Vecoli, ginecologa che da anni si occupa di Colposcopia presso l’ospedale lucchese, ha spiegato la
relazione
esistente
tra
l’infezione
da
papilloma
virus
umano
e
il
tumore.
Alberto Tomasi, responsabile del Dipartimento di Prevenzione dell’Azienda USL 2, ha illustrato le
caratteristiche della vaccinazione contro il papilloma virus e le modalità organizzative della campagna di
vaccinazione a Lucca, che inizierà al massimo all’inizio del mese di giugno.
E’ seguita una tavola rotonda a cui hanno partecipato Umberto Quiriconi, presidente dell’Ordine dei
Medici di Lucca; Alessandro Romboli, medico di medicina generale, e Domenico Fortunato, pediatra.
Il vaccino contro questo agente virale, responsabile del tumore della cervice uterina (che per le giovani
donne è ancora la seconda causa di morte, dopo il tumore al seno), verrà effettuato gratuitamente alle
ragazze di 11-12 anni, in 3 dosi, mediante una iniezione nel muscolo deltoide del braccio.
La vaccinazione è stata anche l’occasione per riparlare del pap test e per cercare di sensibilizzare
maggiormente le donne a sottoporsi a questo esame di grande importanza. Si stima infatti che ancora
oggi circa il 30% della popolazione, nonostante l’impegno dello screening di massa, sfugga a qualsiasi
controllo preventivo in questo campo.
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