Il cibo nell`arte - EDO ERGO SUM

Il Cibo Nell’Arte
Da sempre, il cibo ha ricoperto un ruolo molto speciale nelle
opere d’arte di tutte le epoche.
PITTURA RUPESTRE CON SCENA DI CACCIA (SUDAFRICA)
Partendo dalle scene di caccia dei graffiti preistorici,
passando dai mosaici pompeiani e bizantini, fino alle tavole
più famose del rinascimento come “L’ultima Cena” (forse la
scena più rappresentata nella storia dell’arte), il cibo ha
sempre occupato un posto di rilievo, destinato a comunicare
all’osservatore la natura del quadro (religiosa, profana,
ecc..), lo status sociale dei suoi protagonisti (pane e legumi
per i poveri, dolci e selvaggina per le classi elevate), nonché
l’epoca di ambientazione della scena.
Tutto questo si rifà alla tecnica del simbolismo, grazie alla
quale molte informazioni potevano essere trasmesse con le
semplici immagini anziché con frasi scritte, non sempre alla
portata di chi osservava a causa dell’analfabetismo
dilagante in molte fasi della storia dell’uomo.
LEONARDO DA VINCI “L’ULTIMA CENA”
Mosaico romano da Pompei Casa del Fauno, II sec. a.C.
Nei dipinti e mosaici più antichi, il cibo era rappresentato
nella sua fondamentale funzione “nutrizionale”, in un
tentativo di attirare la benevolenza della Natura e di
esorcizzare lo spettro della carestia, un tempo realtà
tristemente frequente nelle epoche più diverse.
Spostandoci al medioevo, il cibo assume una precisa
valenza simbolica e vari significati allegorici, andando a
rappresentare non solo il divario tra le classi sociali, ma
anche la ciclicità della vita, l’avvicendarsi delle stagioni, i
vizi e le virtù dell’uomo e le differenze culturali tra i popoli.
Un banchetto dato a Parigi nel 1378 da Carlo V di Francia (al centro in blu) in onore di Carlo IV
Ogni commensale ha due coltelli, un contenitore per il sale, un tovagliolo, pane e un piatto.
DIPINTO DI JEAN FOUQUET, 1455-1460
Tuttavia, fino al XVII secolo, il cibo fu solo un
coprotagonista nelle opere dei maggiori artisti conosciuti,
utilizzato sia per illustrare scene di vita quotidiana, sia per
imprimere un’enfasi maggiore nei dipinti “in posa”.
Si dovrà aspettare il 1596 perché Caravaggio dipinga la
celeberrima “Canestra di Frutta”, prima opera conosciuta
nella quale il cibo non è accessorio, ma protagonista
assoluto della tela.
Agli inizi del seicento compare nell’arte il termine “Still
Leben”, letteralmente “vita ferma”, poi tradotto in “natura
morta”, con il quale si indicano quelle opere che
rappresentano elementi statici come libri, strumenti
musicali, e naturalmente cibo.
CARAVAGGIO,CANESTRA DI FRUTTA
Anche in questo caso, gli alimenti vengono spesso utilizzati
per indicare epoche e situazioni socio economiche di vario
genere (le aringhe, ad esempio, indicano povertà, mentre
l’uva ricchezza), ma assumono sempre più il ruolo di
protagonisti assoluti dell’opera nelle loro forme più diverse,
dalle pietanze disposte in maniera più o meno casuale su
una tovaglia, ad elementi distribuiti in modo strategico sulla
scena, fino a costruzioni strutturate dove gli alimenti
formano uno schema preciso.
Pittura fiamminga del XVII secolo :Pieter Claesz, Natura morta con aringa
Particolarmente interessanti sono infatti le opere di
Giuseppe Arcimboldo, che nei suoi quadri dà alla frutta e
alla verdura sembianze antropomorfe, come nel famoso
“Ortolano”, il quadro reversibile dove un semplice cesto di
frutta diventa il viso paffuto di un uomo.
ARCIMBOLDO, ORTAGGI IN UNA CIOTOLA (ORTOLANO, VERSO 1)
ARCIMBOLDO, ORTAGGI IN UNA CIOTOLA (ORTOLANO, VERSO 2)
Procedendo lungo il percorso dei secoli, tra il 1500 e il 1700
si nota come l’arte torni a rappresentare l’andamento della
storia dell’uomo, ritraendo periodi di abbondanza e carestia
in una sorta di documentazione fotografica che ci illustra
forse più dei documenti scritti il susseguirsi degli
avvenimenti storici.
CARACCI, MANGIATORE DI FAGIOLI 1584
Tra il 1700 e il 1900, i cibi rappresentati hanno lo scopo di
comunicare un messaggio ben preciso allo spettatore, ad
esempio Van Gogh cerca con la sua arte di ridare dignità
agli esponenti di ogni classe sociale, mentre De Chirico
vuole trasmettere il legame che unisce la natura e l’uomo,
basandosi sul concetto che se una cosa non si muove non è
detto che non sia viva, e ampliando così il messaggio
trasmesso dalla “natura morta”, un tempo considerata solo
come la semplice fotografia immobile di un insieme di
oggetti inanimati.
VAN GOGH ” I MANGIATORI DI PATATE”, MUSEO VAN GOGH (AMSTERDAM)
GIORGIO DE CHIRICO “IL SOGNO TRASFORMATO” 1913
Infine, nella seconda metà del XX secolo, terminato il
periodo delle tensioni sociopolitiche, entrano in scena la
“Eat Art”, evoluzione della “natura morta” nella sua forma
più spensierata, e la “Pop Art”, con il suo maggiore
esponente Andy Warhol.
Entrambe le correnti artistiche, molto simili tra loro, si
pongono come obbiettivo l’elogio alla banalità e utilizzano il
cibo come simbolo del consumismo dilagante, sfruttando
l’impatto visivo di immagini statiche ma intensamente
colorate.
ANDY WARHOL TOMATO SOUP
In ultimo, è d’obbligo nella nostra epoca sottolineare il
passaggio dell’arte figurativa dalla pittura alla fotografia,
che vede il suo attuale massimo esponente in Carl Warner,
odierno erede dell’Arcimboldo e fotografo di fama
mondiale, famoso per i suoi “paesaggi di cibo” e per
l’invenzione della corrente artistica del “Foodscapes”, in cui
l’obbiettivo e le luci hanno definitivamente sostituito i
pennelli e la tela, senza per questo far perdere magia
all’opera finita.
CARL WARNER “FOODSCAPES”
CARL WARNER “FOODSCAPES”
Significato Simbolico del cibo
Nel corso dei secoli sono stati rappresentati nelle varie
opere
innumerevoli
alimenti,
ma
alcuni
sono
particolarmente ricorrenti, sia in epoca antica che moderna,
soprattutto nei quadri di ispirazione classica.
Tra di essi ricordiamo:
- L’uovo: è l’emblema universale della natura, è legato
all’immagine di Cristo che risorge, ma anche alla ciclicità
della vita e all’avvicendarsi delle stagioni.
“Sacra Conversazione” o anche detta “Pala di Brera”, di Piero della Francesca (1472 ca. –
tempera e olio su tavola
Diego R. da Sylva y Velazquez “La friggitrice di uova” 1618
Jean Siméon Chardin Paiolo di rame stagnato, macinapepe, porro, tre uova e tegame di terracotta, 1734-35
Olio su tavola
Salvator Dalì “L’aurora”
Uova russe decorate
David Vela "L'oeuf dans l'atelier"
- L’ostia: rappresenta ovviamente il corpo di Gesù, ma
anche la misericordia e lo Spirito Santo.
- L’uva: in opere di ispirazione religiosa rappresenta
assieme all’ostia il corpo e il sangue di Cristo, l’ultima cena
e la redenzione. In opere di ispirazione classica rappresenta
invece l’abbondanza, la ricchezza e la fortuna, ma anche le
aspettative per il futuro.
- Il pane: ovvio simbolo cristiano, nelle opere religiose
indica il corpo di Gesù al posto dell’ostia, mentre nelle
opere laiche è simbolo di lavoro, onestà, perseveranza e
pazienza.
- La mela: è un simbolo altalenante tra sacro e profano.
Nelle opere di ispirazione religiosa rappresenta il giudizio
divino, la perdita del paradiso terrestre e la tentazione,
mentre in quelle d’ispirazione classica è simbolo di bellezza
(rimandando ad Afrodite, dea dell’amore), fecondità e
abbondanza, oltre che del paganesimo inteso come radice
culturale dell’uomo, e non come peccato.
- La melagrana: nelle opere classiche come in quelle
religiose rappresenta la giustizia, ed è spesso ritratta nelle
mani di Gesù, sia bambino che adulto, o tra le mani
dell’allegoria della Giustizia, che nell’altra mano reca una
bilancia. Per i suoi molti chicchi rappresenta anche, con la
mela, la fecondità e l’abbondanza, oltre che il ritorno alla
vita dopo i rigori dell’inverno.
- Il pesce: qui inteso come alimento, rappresenta Gesù e la
resurrezione, ma anche l’acqua, la vita e le sue origini, e la
nostra memoria ancestrale.
Il cibo nell’arte collega tra loro i principali avvenimenti
storici e i simboli di tutte le epoche. Metafora della
sottomissione della natura (gli ingredienti semplici che
diventano piatto finito), ma anche dei bisogni primigeni
dell’uomo, il cibo diventa veicolo di comunicazione
semplice ed immediata agli osservatori, che possono trarre
dalle immagini non solo le informazioni principali
sull’epoca di riferimento, ma anche i messaggi nascosti tra
le immagini stesse, in un continuo interscambio di
significati più o meno profondi tra il passato e il presente,
che si protende verso il futuro grazie all’immortalità delle
opere dei grandi artisti di ieri, di oggi e di domani.
Testo di Layla Benazzi