6. Disuguaglianza • I l modello di successo individualista americano è un modello culturale che combina l'individualismo con l'ottimismo e la fede nell'autodisciplina e nel duro lavoro (l'”etica del lavoro”). La pubblicità della Nike che esorta gli Americani a farcela (Just do it) mostra bene questo credo secondo cui ogni individuo può raggiungere qualunque obiettivo se è intelligente e ben motivato. Coloro che non sono riusciti a realizzare il “sogno americano” a volte raccontano la loro storia in modo tale da suggerire di essere privi del tipo di intelligenza giusto o di non aver lavorato abbastanza per potercela fare (come mostra uno studio di Wendy Luttrel nel 1997). • Stratificazione sociale ◦ Sebbene siamo tutti simili in quanto umani, vi sono una ricca varietà di differenze tra di noi, alcune basate su attributi fisici, altre su caratteristiche sociali e culturali. La società non premia gli attori sociali nello stesso modo: si guadagna in misura diversa; c’è chi ha più e chi meno potere; c’è chi è più e chi è meno famoso. Questa differenza crea la disuguaglianza sociale. Le differenze sociali divengono stratificazioni sociali quando si stabilisce tra le persone una gerarchia che segue una certa dimensione della diseguaglianza, come ricchezza, reddito, prestigio, potere, genere, sesso, religione. Le persone disposte in ognuno dei livelli gerarchici della stratificazione tendono ad avere possibilità di vita in comune – quindi possibilità simili di accedere ai beni culturali e materiali –, stili di vita simili, percezione di un'identità condivisa con la “gente come noi”. Quando al potere viene conferito un riconoscimento istituzionale, esso diventa “autorità”, concetto che indica una posizione formale o uno status ufficiale, come nel caso dei funzionari organizzati. Altre volte il potere diventa molto più ampio di una particolare organizzazione si accumula in uno strato sociale, un'elite. Quando il potere ottiene l'accettazione da tutti coloro che vi sono sottoposti, si può dire che ha ottenuto una “legittimazione”. La consapevolezza delle persone è un fattore significativo per la creazione e il mantenimento della stratificazione sociale, e quest'ultima potrebbe comportare la mera accettazione delle necessità di routine o altrimenti può essere dovuta a una mancanza di conoscenze di alternative possibili. Può anche essere il risultato di un'ideaologia, una serie di assunti e credenze che giustificano l'ordine sociale esistente. La forma più rigida di stratificazione è il sistema delle caste, e storicamente l'India ha fornito la spiegazione migliore per comprenderlo. La società indiana conserva ancora le tracce del sistema delle caste, secondo il quale lo stile della vita e la possibile occupazione di chiunque sono determinati dalla nascita sulla base delle condizioni sociali della famiglia. Il sistema delle caste era propugnato dalle Sacre Scritture induiste, che tracciavano una gerarchia di caste separate da norme di purezza spirituale: ogni casta era più pura di quella immediatamente sottostante e i membri di una certa casta non potevano sposare quelli di una casta inferiore. ◦ Status Lo status è l’insieme delle retribuzioni che la società fornisce ad un individuo in virtù di un ruolo “ben svolto”; svolto, cioè, rispettando e soddisfacendo le aspettative sociali (status acquisito), oppure in virtù del fatto di avere un certo ruolo ascritto (status ascritto). Le retribuzioni possono essere di tre tipi (Weber): potere, prestigio sociale, ricchezza Il concetto di status comporta delle contraddizioni: non sempre potere, prestigio e ricchezza sono coordinati: ricchi ma non famosi; famosi ma non potenti (commesso della camera, il calciatore, il giocatore di basket di pelle nera – élite senza potere). Il concetto di status viene in genere presentato come sinonimo di posizione sociale: in realtà, la posizione sociale dipende dallo status (ascritto o acquisito), che determina la collocazione dell’attore sociale in un certo livello della stratificazione sociale. ◦ Classe, razza, genere Le tre gerarchie di stratificazione che hanno maggiormente suscitato attenzione e controversie sono la classe, la razza, in genere. ▪ La struttura di classe è composta da posizioni nel sistema di produzione economica; ▪ Nella struttura di razza, le persone si distinguono secondo il colore della pelle. La razza è diversa dall'etnia, che si riferisce a un'identità culturale condivisa che spesso comprende la lingua, la religione ed altri fattori che inducono le persone a pensare dia vere un'origine comune; ▪ Nella struttura di genere le persone si distinguono in quanto possiedono certe caratteristiche che le rendono classificali come maschi e femmine e ci si aspetta che si comportino in amniera appropriata al loro genere. La stratificazione sociale ha un carattere storico, perché dipende dai valori dominanti nella collettività. ◦ Ogni collettività conosce la sua stratificazione sociale (Platone: chi governa, chi combatte, chi lavora; Feudalesimo: chi prega, chi combatte, chi lavora). ◦ Nel XIX secolo, mentre si ponevano le basi del sistema industriale, un ampio numero di ex lavoratori agricoli si trasferì nelle città per lavorare alle fabbriche. Le loro condizioni di vita e di lavoro erano spesso dure ed erano sottoposti a una brutale disciplina di lavoro. Spesso scoppiavano violenti conflitti tra i proprietari (capitalisti) e i loro operai, perchè i primi tendevano ad aumentare la produzione riducendone i costi e i secondi di resistere allo sfruttamento. Karl Marx sviluppò un'analisi della società moderna che considerava le classi sociali e i conflitti tra esse come la maggiori caratteristiche determinanti della stratificazione. Lo studioso definiva sfruttamento una situazione in cui i salari erano considerevolmente più bassi rispetto al valore del contributo dato dai lavoratori al prodotto finito, e in cui i capitalisti si mettevano in tasca parte del denaro che spettava ai lavoratori (il plusvalore) in forma di profitto. Anche se nella società capitalistica c'erano più di due classi, per Marx la divisione principale era quella che contrapponeva la classe sfruttatrice dei capitalisti e quella sfruttata degli operai. Per Marx, dunque, la divisione in classi derivante dal possesso o dalla mancanza dei mezzi di produzione era la fonte principale di stratificazione sociale. I sociologi che seguono la linea marxista si interessano di verificare come i mutamenti in corso all'interno del sistema economico capitalistico stiano influenza i rapporti di classe e se la previsione di Marx di una crescente polarizzazione delle due classi principlai di capitalisti e proletari si stia verificado. Tre possibili sviluppi potrebbero favorire questa condizione: ▪ una crescente concentrazione di ricchezza nelle mani dei ricchi e delle grandi imprese (e si sta verificando); ▪ perdita di competenze dell'operaio come risultato delle nuove tecnologie (ancora in discussione); ▪ indebolimento delle posizione del lavoro a causa dei cambiamenti in atto nel mercato, come il crescente impiego di manodopera straniera o lavoratori non sindacalizzati (si sta verificando). ◦ Per Max Weber altre sorgenti di stratificazione oltre la divisione in classi possono essere ugualmente importanti. La stratificazione, per Weber, deriva da: ▪ proprietà ; ▪ ceto ; ▪ potere ; Dunque, la proprietà o la sua mancanza erano per Weber categorie di base in tutte le situazioni di classe. Tuttavia egli sosteneva che la situazione di classe poteva variare all'interno di raggruppamenti così vasti, secondo ciò che gli individui in questione potevano offrire al mercato (abilità, lavoro, proprietà). Secondo questo approccio quindi si è sviluppata una lista di classi che a sua volta consiste in varie liste di occupazioni aventi un livello di reddito simile. I sociologi di tradizione weberiana si occupano di analizzare il cambiamento delle posizioni sul mercato (per esempio i livelli di qualificazione e di capacità) dei vari gruppi di professioni che costituiscono le classi e di studiare come questo influisca sulle “possibilità di vita”, ovvero la salute e il reddito (derivante soprattutto dalle opportunità di istruzione). • Mobilità sociale La maggior parte degli americani accetta un certo grado di disuguaglianza e la ritiene funzionale alla società. Si pensa che le disuguaglianze stimolino la motivazione a lavorare duro e a farsi strada. Questa opinione è coerente con la visione struttural-funzionale (o tesi di Davis-Moore) della stratificazione sociale, secondo la quale i vari ruoli professionali sono remumerati in funzione della loro importanza percepita, in linea con i valori della società. La critica delle disuguaglianze si verifica quando si pensa che le opportunità di mobilità sociale siano negate, a causa della discriminazione contro certi gruppi o della mancanza di servizi. Il primo studio sulla mobilità sociale fu pubblicato nel 1927 da Pitirim Sorokin, che analizzò la mobilità sociale dall'antica Roma alla fine dell'Ottocento. P er mobilità sociale si intende ogni passaggio di un individuo da uno strato, un ceto, una classe sociale ad un altro. Mobilità verticale: il passaggio da una classe o da un ceto ad un altro, sia in senso ascendente che discendente: chi fa carriera, una famiglia nobile decaduta; Mobilità orizzontale: il passaggio da un posto di lavoro ad un altro senza che ciò comporti un cambiamento di status (da ragioniere nella società bianchi a ragioniere nella società rossi); Mobilità di breve o lungo raggio: a seconda che gli strati siano contigui o distanti; Mobilità intergenerazionale o intragenerazionale: se va da padre/madre in figlio/a o riguarda l’ individuo nel corso della sua esistenza; Cause non individuali della mobilità: riorganizzazione della struttura sociale, nuovo sistema di stratificazione; Mobilità collettiva: si ha quando in una società prevale lo status ascritto su quello acquisito (il sistema di casta in India); La stratificazione è un processo universale, la mobilità è un processo più visibile nella modernità. Le più forti disuguaglianze di opportunità non si trovano a metà della gerarchia di stratificazione, ma in cima o in fondo. Di certo è poiù difficile riuscire ad accedere alle posizioni massime o a sfuggire a quelle minime piuttosto che spostarsi di alcune posizioni in su o in giù. E' stato dimostrato che esiste un'elite il cui potere è originato dalle gerarchie economiche e politiche e che queste ultime costituiscono un'elite di potere, mentre dall'altro lato in fondo al sistema di stratificazione ci sono gruppi posizionati sotto la classe lavoratrice i cui componenti hanno lo status di beneficiari dell'assistenza sociale: la cosiddetta sottoclasse. ◦ L'élite L'idea che la società sia divisa tra una limitata ma organizzata élite di potere e una massa impotente e non organizzata è stata formulata come spiegazione dell'ascesa delle dittature fasciste e comuniste in Europa durante la prima metàè del XX secolo. Il modelo stratificazione élite-massa è stato anche usato da alcuni studiosi per descrivere la struttura del potere americano nel secondo dopoguerra. Per C. Wright Mills la fusione del potere economico, politico e militare durante gli anni della guerra fredda ha favorite l'ascesa di un'élite di potere che ha raggiunto l'apice delle gerarchie nel complesso statale-militare-industrale e da lì ha governato l'America. Nella contemporaneità, le preoccupazioni rispetto all'élite di potere si sono concentrate sulla probabile eccessiva influenza posseduta dai super-ricchi e dai capi delle grandi aziende. Tuttavia si possono citare casi di divisioni tra le file dei ricchi che suggerisconoche potrebbe non esistere una sola élite di potere. ◦ La sottoclasse Come risposta alla pressione politica esercitata nel XX secolo dai sindacati e da altri gruppi, lo stato ha iniziato a creare una “rete di sicurezza” di assistenza sociale per i disoccupati, i sottoccupati, i disabili fici e mentali, per molte donne capifamiglie e per persone anziane. Quando le persone diventano parte della sottoclasse tendono a rimanervi. In senso stretto la sottoclasse non è una classe perchè non è definita né dal fatto di possedere o meno una proprietà (Marx) né dalla professione (Weber), ma piuttosto dallo status di cittadino dipendente dall'assistenza sociale. Coloro che hanno poco da spendere a parte il sussidio sono giudicati negativamente, e a questo possono aggiungersi anche pregiudizi legati a etnia, situazione familiare o genere ed è causa di esclusione ed ulteriori discriminazioni. Essi possono rimanere bloccati da una “cultura della povertà” dalla quale difficilmente riescono a uscire. ◦ La situazione si aggrava ulteriormente quando un'area è abbandonata dai membri della comunità che sono riusciti a far fortuna e si sono trasferiti nei sobborghi. L'abbandono di una certa area da parte dei membri di successo di una comunità elimina anche il loro potere d'acquisto, le loro abilità di leadership e l'occasione per loro stessi di diventare modelli di comportamento. Il concetto di sottoclasse è controverso perchè può essere usato per etichettare persone che si trovano in circostanze e situazioni di bisogno diverso, ed inoltre ha il difetto di fare un'idea stereotipata delle persone. • Credenze ed atteggiamenti Le persone che occupano differenti posizioni sociali nella gerarchia della disuguaglianza reagiscono diversamente alle disuguaglianze sociali che le coinvolgono direttamente. Anche se certe opinioni di base sono largamente diffuse, l'insieme generale delle credenze e delle idee non è coerente in se stesso e può includere alcuni elementi contraddittori. Alcune credenze sono basate sull'esperienza individuale o di gruppo, mentre altre possono fungere da meccanismo di difesa per sostenere gli interessi del gruppo o individuali. Affrontare queste contraddizioni e cercare di risolverle può essere psicologicamente troppo impegnativo per un individuo, mentre convivere con esse non comporta particolari costi nella vita di tutti; le diverse visioni del problema vengono richiamate alla mente soltanto in risposta a certi stimoli. L'interpretazione e l'applicazione dell'ideologia sottesa al modello individualistico americano, il concetto di meritrocrazia e la questione del meritarsi gli aiuti variano secondo le circostanze, ovvero dipendono dal contesto e dal gruppo. • La disuguaglianza Possiamo identificare vari tipi di disuguaglianza. ◦ Diseguaglianza economica La diseguaglianza economica deriva da diseguaglianze nella distribuzione del reddito. Il resoconto sullo sviluppo umano delle Nazioni Unite dimostrava che il divario da il quinto della popolazione mondiale più ricco e quello più povero, misurato sulla base del reddito annuale pro capite, è aumentato del 74 a 1 nel 1997. Ovviamente, maggiore è il divario tra i ricchi e i poveri, più le persone sono spinte a emigrare o sono disposte a lavorare per sitpendi più bassi per attirare lavoro o per tenersi quello che hanno. L'Italia è secondo il coefficiente di Gini uno dei paesi sviluppati con una sperequazione nella distribuzione dei redditi più alta. Questo è causato da tre fattori (comparati con Stati Uniti e Germania: ▪ minor tasso di occupazione della popolazione in età lavorativa; ▪ più ampi squilibri territoriali tra le regioni del centronord e quello del sud; ▪ politica pubblica di redistribuzione meno efficace. Possiamo anche indicare due tipo di povertà: ▪ povertà relativa (essere al di sotto della soglia di un livello standard di benessere) ▪ povertà assoluta (mancare dei beni necessari per la sopravvivenza);Le • Diseguaglianza etnica Yinger nel 1976 introduce il concetto di “gruppo etnico” come: segmento di una più ampia collettività in cui i membri ritengono di far parte, o lo ritengono altri, di una cultura comune. Tre caratteri del gruppo etnico: ◦ Il gruppo è ritenuto diverso in base ad un preciso carattere: lingua, religione, nazione o razza; ◦ I membri si considerano diversi e tendono a comportarsi in modo diverso dagli altri membri della società; ◦ I membri partecipano e creano manifestazioni ed eventi che sottolineano e riaffermano la loro diversità (matrimoni, festività, cerimonie); Fino a pochi decenni si tendeva a distinguere tra tre grandi gruppi umani in base alle caratteristiche biologiche: mongoli, negroidi, caucasi. Oggi questa divisione viene ritenuta ascientifica, poiché non esistono distinzioni nette tra le razze in base a tale sistema classificatorio; Tra i comportamenti tipici in presenza di diseguaglianze etniche possiamo annoverare: ◦ Discriminazione: non avere acceso alle medesime opportunità dei membri appartenenti al gruppo dominante (impossibilità di svolgere certi lavori, impossibilità di fare carriera, e così via) ◦ Pregiudizio: essere tipizzati secondo caratteristiche negative (=stereotipi) che non si fondano su una reale conoscenza ma solo su opinioni diffuse; ◦ Razzismo: attuare delle discriminazioni o diffondere pregiudizi nei confronti di soggetti appartenenti a gruppi etnici diversi, in virtù di una posizione etnocentrica. Ci sono alcuni tipi di relazione che si possono instaurare tra maggioranza e minoranza: ◦ Assimilazione: assorbimento completo della minoranza all’interno della cultura dominante (angloconformismo); ◦ Pluralismo: coesistenza, improntata alla tolleranza, tra gruppi etnici diversi (Svizzera dei cantoni con lingue e tradizioni diverse). Pluralismo competitivo; ◦ Protezione legale: una forma di pluralismo “ufficiale” che ricorre a provvedimenti legislativi per sancire i diritti della minoranza (la legislazione a favore dei neri); ◦ Trasferimento: lo spostamento di una popolazione verso un altro territorio (indiani d’ America ed ebrei); ◦ Asservimento: soggiogamento della minoranza ad opera della maggioranza, che impedisce qualsivoglia contatto o legame tra membri dei due gruppi (apartheid). Una forma estrema è il genocidio. Alcune cause delle diseguaglianze etniche: ◦ Fattori personali. Il concetto di personalità autoritaria in Adorno. Secondo questa teoria, alcuni di coloro che sono stati educati in modo autoritario e rigido hanno problemi di autostima. Si rivolgeranno allora con odio verso le minoranze etniche, da un lato perchè queste non hanno dovuto ricevere la stessa educazione dolorosamente autoritaria, dall'altro perchè hanno bisogno di qualcuno con cui prendersela. ◦ Fattori dovuti all’interazione sociale: mancanza di integrazione dovuta alla segregazione (zone urbane solo, professioni, scuole, locali diversi per neri e per bianchi); ◦ Fattori economici: il timore che le minoranze, gli immigrati, “rubino il lavoro” agli autoctoni. • Diseguaglianza di genere Caratteristiche dell'identità sessuale sono: ◦ Sesso biologico; ◦ Identità di genere: sentirsi maschi o femmine; ◦ Ideale di genere: aspettative culturali rispetto all’essere maschi o femmine; ◦ Ruolo sessuale: l’insieme dei comportamenti e degli atti che competono ai maschi e alle femmine. Diseguaglianze biologiche: ◦ Differenze biologiche: 6ª-8ª settimana di gestazione l’embrione produce ovaie o testicoli (caratteri sessuali primari); nella pubertà si sviluppano i caratteri sessuali secondari (seno, peluria e abbassamento della voce); ◦ Differenze fisiche: ▪ Maschi: più pesanti e alti alla nascita, maggiore sviluppo muscolare, cuore e polmoni più grandi; ▪ Femmine: più precoci nel camminare, nel mettere i denti e nello sviluppo osseo. ▪ Ermafroditismo: bambini operati ed educati come maschi o femmine non manifestarono caratteri diversi da soggetti del loro stesso sesso. Identità di genere: ◦ Imitazione: i bambini imparano dagli adulti (Altro significativo) con particolare attenzione ai ruoli di maggiore potere e prestigio; ◦ Rinforzo: ogni comportamento che corrisponde all’ideale di genere dominante in una collettività viene premiato, il contrario accade con i comportamenti devianti (il culto della “vera femminilità” del 1820-1860); ◦ Autosocializzazione: il bambino prova diversi comportamenti osservando le reazioni degli altri; Ruoli di genere (Margaret Mead, 1935, Sesso e temperamento in tre società primitive): ◦ Ipotesi di partenza: uomini e donne sono intrinsecamente diversi e ciò li rende adatti a ruoli diversi; ▪ Arapesh: non esiste una differenza nei ruoli in base al genere. Uomini e donne sono coinvolti corresponsabilmente e amorevolmente nell’educazione e nella cura dei figli. Sembra non esista la figura del leader. ▪ Mundugumur: anche in questo caso non vi sono differenze legate al genere, ma emerge una forte conflittualità e competitività tra i sessi dovuta al baratto coniugale; ▪ Tchambuli: esiste la distinzione tra i ruoli, ma in un senso opposto a quello classico occidentale: le donne governano la società (pescano, tessono) e gli uomini si adornano, si occupano delle cerimonie e si dedicano all’attività artistica. Teorie sulla differenziazione dei generi ◦ Funzionalisti: la differenziazione è funzionale all’equilibrio sociale. Infatti ogni genere socializza ad un ruolo fondamentale: strumentale il maschio ed espressivo la femmina; ◦ Conflittualisti: la differenziazione è frutto dei rapporti di forza – fisica ed economica tra i due sessi e, di conseguenza, del “valore di scambio” della donna; ◦ Neo-marxisti: la differenziazione dipende dai rapporti di forza e dal diverso accesso alle risorse. Le donne sono retribuite meno degli uomini, sono così costrette a sposarsi, ad occuparsi della casa e dei figli, non ottenendo una retribuzione adeguata al valore del loro lavoro. • Diseguaglianza ed età Nel mondo occidentale è in atto un processo di incremento della quota percentuale di anziani rispetto al totale della popolazione; Fattori coinvolti: progresso medico, miglioramento della qualità della vita, riduzione della natalità. Questo fenomeno incide su altri fenomeni: crescono gli indici di carico sociale degli anziani, compare il surplus esistenziale. Anche per i giovani si è assistito ad un fenomeno nuovo nel corso del XX° secolo: nasce l’ adolescenza. Ad ogni età corrispondono delle aspettative normative: ◦ formali: patente, voto, responsabilità penale; ◦ informali: andare a scuola, sposarsi, avere figli, lavorare (orologio sociale); Le differenze erano segnalate da “riti di passaggio” che l’industrializzazione ha, però eliminato: apprendistato, il servizio domestico. Essi permangono in alcune culture meno sofisticate; Nel passato la stratificazione sociale vedeva l’anziano ai vertici: capo della famiglia, depositario della conoscenza. Oggi questo non si dà quasi più: l’anziano è “improduttivo”, “lento”, “inutile”. Si assiste ad un lento cambiamento: partiti politici, consumi, attività.