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Brano : Della divinazione, I, 112
Autore : Cicerone
Originale
112 Animadverterat fortasse quadam scientia olearum ubertatem fore. Et quidem idem primus defectionem
solis, quae Astyage regnante facta est, praedixisse fertur. Multa medici multa gubernatores, agricolae etiam
multa praesentiunt, sed nullam eorum divinationem voco, ne illam quidem, qua ab Anaximandro physico
moniti Lacedaemonii sunt, ut urbem et tecta linquerent armatique in agro excubarent, quod terrae motus
instaret, tum cum et urbs tota corruit et e monte Taygeto extrema [montis] quasi puppis avolsa est. Ne
Pherecydes quidem, ille Pythagorae magister, potius divinus habebitur quam physicus, quod, cum vidisset
haustam aquam de iugi puteo, terrae motus dixit instare.
Traduzione
112 Si era forse accorto, per certe sue osservazioni scientifiche, che gli olivi avrebbero dato un ottimo
raccolto. Fu anche Talete che, a quanto si dice, previde per primo un'eclissi di sole, che in effetti avvenne
sotto il regno di Astiage.Molte previsioni giuste le fanno i medici, molte i naviganti, molte anche i contadini,
ma nessuna di esse io chiamo divinazione: nemmeno quella famosa previsione con cui il filosofo della
natura Anassimandro avvert? gli spartani di lasciare la citt? e le case e vegliare armati nei campi, poich? era
imminente un terremoto: e in realt? tutta la citt? fu rasa al suolo e il contrafforte estremo del monte Taigeto fu
divelto come la poppa di una nave. Nemmeno Fer?cide, il famoso maestro di Pitagora, dovr? essere
considerato come un profeta anzich? come un filosofo della natura, per aver detto che erano imminenti dei
terremoti dopo che ebbe esaminato dell'acqua attinta da un pozzo perenne.