Psicofarmaci ai bambini «Cosìmuore la creatività» Contro l’abuso di prescrizioni il ministro Rocco Buttiglione chiede nuovi piani pedagogici «L’uso degli psicofarmaci elimina il disagio degli adulti di fronte a un comportamento difficile di un bambino, ma non cancella certo il disturbo che perseguita quel bambino». Il ministro per i Beni culturali, Rocco Buttiglione, si schiera a fianco dell’associazione «Giù le mani dai bambini» nella battaglia sull’abuso di farmaci contro i disturbi mentali. Ieri, al convegno realizzato alle Molinette in collaborazione con La Stampa, il ministro ha aperto i lavori con una dichiarazione che non lascia spazio all’interpretazione: «L’uso degli psicofarmaci – dice - deve essere l’ultima linea di difesa contro una situazione che non si riesce più a padroneggiare». Altrimenti è abuso. «E anche laddove s’interviene con il farmaco non dobbiamo dimenticarci che il bambino è una persona e come tale va aiutata a livello personale». Si calcola che un preadolescente su dieci, in Italia, soffra di malattie che potrebbero essere curate con psicofarmaci. Il timore dell’associazione che rappresenta sei milioni di italiani è che accada quanto successo altrove negli Stati Uniti, ad esempio, già 11 milioni di minori utilizzano pastiglie, mentre in Francia è sottoposto a queste terapie il 12 per cento degli alunni di prima elementare. Luca Poma, portavoce nazionale dell’associazione: «La nostra - precisa - non è una crociata contro lo psicofarmaco o le case farmaceutiche, ma contro un certo modo di utilizzarlo». «Dobbiamo aiutare i bambini a diventare adulti senza spegnersi - interviene ilministro Buttiglione -, abbiamo bisogno di non reprimere la loro iperattività e creatività. Piuttosto, dobbiamo imparare a canalizzarla: per questo motivo è indispensabile che la scuola sappia collaborare di più con la famiglia». Lontano da estremismi che non lasciano spazio al dialogo, un primo obiettivo «Giù le mani dai bambini» l’ha in verità già ottenuto: rispondendo alla polemica sul bugiardino del Ritalin che nel nostro Paese – contrariamente a quanto accade negli Usa - non riporta l’elenco completo degli effetti indesiderati, Pietro Panei, responsabile del progetto sulla Sindrome di disattenzione e iperattività (Adhd) all’Istituto Superiore di Sanità, annuncia: «Abbiamo provveduto alle correzioni e alle integrazioni, e sarà data una settimana di tempo alle famiglie per leggere, comprendere e firmare il “consenso informato”, prima di iniziare una terapia in un ambiente protetto». Vittoria importante, ma vittoria a metà, sostengono i rappresentanti di «Giù le mani dai bambini»: «Per decreto – incalza infatti Luca Poma - sono già stati istituiti venti centri per la somministrazione degli psicofarmaci ai bambini». Venti come le regioni d’Italia. «Ma la situazione sta sfuggendo di mano, visto che nel solo Veneto questi centri sono dodici». Più piani pedagogici e meno pasticche, concorda Annamaria Dominici, direttore piemontese dell'Istruzione: «Le scuole sappiano accogliere e accompagnare i giovani in difficoltà», dice dal palco. Un appello al nostro governo a mettere un freno all’«uso esagerato » dei farmaci arriva anche da William B. Carey, professore di Clinica pediatrica negli Usa, esperto di disordini dell’età evolutiva. «Quella di “schedare” bambini irrequieti e indisciplinati come “malati mentali” – aggiunge e conclude Poma - è una vera e propria tendenza: sono ribelli, “creano problemi”, e il farmaco diventa apparentemente il modo migliore per tenerli a bada». Tratto dalla rassegna stampa di www.giulemanidaibambini.org Campagna sociale nazionale contro gli abusi nella prescrizione di psicofarmaci a bambini ed adolescenti LETTERAACIAMPI «Nostro figlio ucciso a 26 anni da una medicina» Francesco Manzi aveva 26 anni, era un ragazzo autistico in cura con uno psicofaramaco, il Risperdal. E’ morto il 24 luglio scorso, dopo tredici giorni di febbre alta. I genitori – presenti ieri al convegno alle Molinette - hanno scritto al presidente della Repubblica, Carlo Azeglio Ciampi, per raccontare la loro disperazione e chiedere che ciò che hanno vissuto non capiti ad altri: «Francesco era un ragazzo fisicamente in ottima salute, che è stato assalito da una febbre di circa 38 gradi durante una vacanza al mare». Nessuno dei cinque medici che lo hanno visitato ha collegato quella febbre con la sindrome maligna da neurolettici, segnalata come effetto collaterale del farmaco che prendeva, di cui però non c'è traccia nelle avvertenze delle confezioni commercializzate in Italia. Di: Marco Accossato Da: La Stampa Tratto dalla rassegna stampa di www.giulemanidaibambini.org Campagna sociale nazionale contro gli abusi nella prescrizione di psicofarmaci a bambini ed adolescenti