IL NAZISMO HITLER ALLA CONQUISTA DEL POTERE Nei primi anni Venti, Adolf Hitler, austriaco, ex caporale dell’esercito tedesco nella Grande Guerra, pittore di acquarelli, fondò un piccolo partito di estrema destra, la Nsdap (Partito nazionalsocialista operaio tedesco), che si caratterizzava per la struttura paramilitare delle SA (reparti di assalto), cui si aggiungeranno nel 1926 le SS (squadre di difesa). Nel 1923, dopo il fallimento del colpo di Stato (putsch) in Baviera, Hitler trascorse alcuni mesi in prigione dove scrive Mein Kampf (La mia battaglia), in cui racchiude la sua ideologia. Nazionalismo: la Germania doveva tornare ad essere una grande potenza europea annettendo i territori necessari per il suo «spazio vitale» Razzismo: i riscatto della Germania sarebbe avvenuto grazie alla superiorità della «razza ariana». Tutte le razze “inferiori” erano considerate nemiche, ma i nemici peggiori erano gli ebrei perché erano ricchi e potenti Anticomunismo: la lotta contro il “ pericolo rosso” fatta dal nazismo attirava le simpatie delle grandi industrie Lotta al sistema parlamentare: era necessaria una nuova forma di Stato che eliminasse il regime parlamentare per ritrovare l’unità La crisi del 1929 portò ad un aumento del numero dei disoccupati il malcontento si diffuse tra la popolazione. Ne approfittò Hitler che accusò il governo di aver adottato politiche rovinose per l’economia. Il nazionalsocialismo diventa così il protagonista della vita politica tedesca. Dopo la crisi del 1929 gruppi sociali sempre più ampi cominciarono ad appoggiare i nazisti: il ceto medio, colpito dalle crisi economiche e fortemente nazionalista; l’aristocrazia e l’alta borghesia, pur disprezzando Hitler per le sue modeste origini, lo appoggiavano in nome della potenza tedesca; molti disoccupati, economicamente disperati, aderirono al nazismo perché prometteva loro benessere e attribuiva agli ebrei la responsabilità della crisi della Germania. Nella primavera del 1930 il presidente Hindenburg sostituisce il cancelliere socialdemocratico con il leader del Zentrum Heinrich Brüning il quale, per porre rimedio alle difficoltà economiche, taglia gli stipendi nel settore pubblico e attua una politica di sacrifici. Nel settembre 1930 Brüning indice le elezioni: i risultati non sono favorevoli alle forze governative, mentre i nazionalsocialisti diventano il secondo partito. Nel 1932, alla scadenza del mandato presidenziale di Hindenburg, Hitler presenta la propria candidatura, ma viene sconfitto dallo stesso Hindenburg. In quello stesso anno vengono indette due tornate elettorali, ma non emerge alcuna maggioranza stabile. Il 30 gennaio 1933 Hindenburg nomina Hitler cancelliere. «Rivoluzione legale» è la formula con cui il nazismo definisce il suo processo di presa del potere: liquida nell’arco di pochi mesi la democrazia e trasforma la Germania in una dittatura. A differenza che in Italia, fin dall’inizio l’ideologia nazista si dichiara esplicitamente razzista: solo la “razza ariana” poteva imporsi e aveva il dovere di annientare alcune razze inferiori, tra le quali gli ebrei. Per Hitler la Germania aveva diritto a uno “spazio vitale”, cioè a un’espansione del suo territorio (verso est). Gli slavi dell’Europa Orientale, considerati una razza inferiore, avrebbero dovuto essere schiavizzati. HITLER E GLI EBREI Nel 1933 tutti gli ebrei tedeschi vennero esclusi dagli impieghi pubblici e dall’insegnamento. Nel 1935 vennero approvate le “leggi di Norimberga”, che privavano gli ebrei della cittadinanza tedesca e impedivano il matrimonio tra ariani e ebrei. La notte del 9 novembre 1938 («notte dei cristalli») i nazisti compirono una serie di violenze ai danni della popolazione ebraica: un centinaio di cittadini ebrei venne ucciso e circa 35 000 furono deportati. I RAPPORTI CON LE CHIESE CHIESA CATTOLICA CHIESA PROTESTANTE Hitler assicurò ai vescovi che le scuole e i diritti di culto dei cattolici in Baviera non sarebbero stati toccati. 20 luglio 1933: la Chiesa rinunciò al suo apparato politico ma mantenne le sue organizzazioni sociali e religiose. Tuttavia il 14 marzo 1937 il papa Pio XI condannò con un’enciclica l’attività antireligiosa di Hitler. Il pastore protestante Martin Niemöller aveva accolto con favore la conquista del potere da parte del nazionalsocialismo. Poi, però, Hitler volle imporre come primo vescovo protestante del Reich un suo sostenitore ed amico e vi riuscì servendosi di intimidazioni e violenze. Una minoranza protestante rimase delusa da questo atteggiamento e Niemöller si pose alla guida della resistenza al nazionalsocialismo: nel luglio 1937 venne arrestato e confinato in un campo di concentramento dove rimase per sette anni. IL TERZO REICH E IL CONSENSO DELLE MASSE Così come in Italia, anche in Germania vennero messi fuori legge i sindacati e dichiarati illegali tutti i partiti, eccetto quello nazista. Anche la dittatura nazista ebbe un carattere totalitario. Vennero create organizzazioni che avevano il compito di mobilitare la popolazione a favore di Hitler e del nazismo e si fece ampio uso dei mezzi di comunicazione di massa come strumenti di propaganda. Il nuovo Ministero della propaganda di Goebbels puntava al monopolio culturale. Nelle liste nere furono inseriti Freud, Einstein, Hermann Hesse, Thomas Mann che lasciarono il Paese. Nella notte del 30 giugno 1934, «la notte dei lunghi coltelli», venne eliminato il gruppo dirigente delle insubordinate SA. Nell’agosto dello stesso anno, morto Hindenburg, Hitler unificò nelle sue mani i poteri presidenziali e quelli del cancellierato nella nuova carica di Führer. È nato il TERZO REICH (dopo il Sacro Romano Impero medievale e quello di Guglielmo nato nel 1871). Nell’agosto 1936 si tenne a Berlino l’XI Olimpiade. A distanza di soli tre anni dall’instaurazione della dittatura, Hitler era riuscito a raccogliere in Germania i rappresentanti sportivi di tutti i popoli del mondo. Su invito del Comitato olimpico internazionale fu momentaneamente abbandonata la propaganda antisemita e furono rimosse dalle strade tutte le scritte antiebraiche. Goebbels riuscì a dare agli ospiti l’immagine di una Germania pacifica e gioiosa. La Germania non era più il Paese uscito sconfitto dalla Grande guerra. POLITICA ECONOMICA E POLITICA ESTERA In campo economico Hitler ottenne una rapida ripresa del Paese avviando imponenti opere pubbliche e investendo nel riarmo. Il nazismo si opponeva infatti ai trattati di pace e rivendicava per la Germania il diritto ad ampliare il proprio “spazio vitale”: così, nel 1938, vennero annesse Austria e parte della Cecoslovacchia. I nazisti introdussero il Führerprinzip (“principio del capo”) anche nelle aziende: come nella Germania il Führer era il capo di tutto il popolo, anche nei luoghi di lavoro tutti dovevano obbedire a capi e imprenditori. Hitler si preoccupò anche di favorire la ripresa economica e a questo fine il promosse lavori pubblici di grandi dimensioni, come autostrade e canali; inoltre investì enormi capitali nella produzione di armi e mezzi per l’esercito, azzerando la disoccupazione. La guerra per Hitler rappresentava il mezzo per vendicare la sconfitta del 1918 e per garantire alla Germania lo “spazio vitale”. Fin dalla sua ascesa al potere Hitler dichiarò di non voler più rispettare i trattati di pace: occupò la Renania e la Saar, due regioni della Germania occidentale e ristabilì l’obbligo per tutti i cittadini maschi di svolgere il servizio militare. Francia e Gran Bretagna condannarono le scelte di Hitler, ma non fecero nulla di concreto per ostacolarle. L’ANNESSIONE DI AUSTRIA E SUDETI Per i nazisti tutti i membri della stirpe tedesca dovevano vivere in uno stesso Stato. Il primo Stato da inserire nel Reich era dunque l’Austria, in quanto era abitata da tedeschi: ciò avvenne nel 1938. Anche i Sudeti, una regione della Cecoslovacchia abitata in prevalenza da tedeschi, divennero parte del Reich nello stesso anno. Pochi mesi dopo l’esercito tedesco occupò anche Boemia e Moravia, nonostante Hitler avesse promesso alle potenze europee che non l’avrebbe fatto. IL PATTO MOLOTOV-RIBBENTROP Il 23 agosto 1939 l’Unione Sovietica comunista e la Germania nazista firmarono un patto di non aggressione della durata di dieci anni. Per Hitler la Russia era il principale nemico, ma dal momento che temeva di entrare in guerra anche contro Francia e Gran Bretagna, col patto poteva evitare una guerra con Stalin. Stalin temeva che Hitler si alleasse con Francia e Gran Bretagna per potere attaccare l’Urss; inoltre, secondo alcuni articoli segreti del patto, l’Unione Sovietica avrebbe ottenuto i territori della Polonia orientale e degli Stati baltici.