Le equazioni di grado superiore al secondo. LEZIONE DI MATEMATICA DI EMANUELE PAONE Per iniziare…. Finora abbiamo studiato le equazioni fino al secondo grado… ma il matematico tedesco Gauss nel 1799 enuncia e dimostra il Teorema fondamentale dell’Algebra : Un’ equazione algebrica di grado n a coefficienti reali o complessi ammette esattamente n soluzioni. Il grande matematico Carl Friedrich Gauss (1777-1855) è conosciuto per la sua teoria dei numeri e ha dato grandi contributi all’analisi matematica. Il 22 febbraio 1535 si tiene una sfida tra Tartaglia e Fior: ciascuno propone all'altro trenta problemi da risolvere nel più breve tempo possibile. Tartaglia risolve rapidamente i problemi di Fior, mentre quest'ultimo non riesce a risolverne nessuno. Tutti i problemi si risolvevano per mezzo di equazioni di terzo grado; quelli proposti da Fior potevano essere risolti solo da chi conosceva le equazione di terzo grado. La schiacciante vittoria di Tartaglia dimostrava che questo aveva trovato un metodo per risolvere tutte le equazioni di terzo grado. Il matematico Niccolò Fontana (1499-1557) La notizia giunge a Cardano, medico, scienziato e astrologo dalla fama internazionale. Cardano cerca di convincere Tartaglia a rivelargli la formula: lo lusinga, lo minaccia, gli fa promesse. Dopo numerose insistenze Tartaglia cede richiedendo che la formula restasse segreta. Nel 1545,contravvenendo alla promessa verso Tartaglia, Cardano pubblica nell'Ars magna la formula risolutiva delle equazioni di terzo grado: Dove π2 4 + π3 27 è il discriminante; Se β>0 si hanno una soluzione reale e due complesse; Se β=0 si hanno tre soluzioni reali di cui due coincidenti; Se β<0 si hanno tre soluzioni reali. A Tartaglia si deve anche la scoperta della formula risolutiva delle equazioni di 4°grado. Un grande matematico norvegese Niels Henrik Abel (1802-1829) enuncia e dimostra che le equazioni di 5°grado e di grado superiore non ammettono soluzioni. Il matematico Abel Ok; credo che sia ora di fermarci qui e di andare ad analizzare i metodi per risolvere le equazioni di grado superiore al secondo che si studiano alle superiori. Gli approfondimenti li vedremo avanti all’università. Equazioni Binomie Un equazione si dice binomia se è possibile scriverla nella forma normale o canonica ππ₯ π + π = 0 Possiamo riscontare due casi: • n pari: Se a e b sono concordi non si ammettono soluzioni reali mentre se sono discordi ammette due soluzioni reali e opposte. Es: π₯ 8 = −8 > π₯ 8 = 8 −8 equazione impossibile 6 π₯ 6 − 64 = 0 > π₯ 6 = 64 > π₯ = ± 64 = ±2 • n dispari: ammette sempre una sola soluzione reali. Es: π₯ 3 + 27 = 0 > π₯ 3 = −27 > π₯= 3 −27 = −3 Equazioni Trinomie Un’ equazione si dice trinomia se è possibile scriverla nella forma normale o canonica ππ₯ 2π + ππ₯ π + π = 0. Per risolvere un equazione trinomia introduciamo un’ incognita ausiliare detta π‘ = π₯ π . Risolviamone una: π₯ 4 − 5π₯ 2 + 4 = 0 πππππππ π₯ 2 = π‘ ππ‘π‘πππππ π‘ 2 − 5π‘ + 4 = 0 πππ πππ£ππππ π′ πππ’ππ§ππππ ππ π‘: 5 ± 25 − 16 5±3 π‘= = = π‘1 = 4 π‘2 = 1 2 2 π ππ π‘ππ‘π’ππππ > π₯ 2 = π‘1 π₯ 2 = 4 π₯ = ±2 π₯ 2 = π‘2 π₯ 2 = 1 π₯ = ±1 Abbiamo trovato le quattro soluzioni dell’equazione; se π‘1 π π‘2 erano negativi l’ equazione avrebbe avuto quattro soluzioni complesse mentre se una era positiva e una negativa avremo avuto 2 soluzioni reali e 2 complesse. Le equazioni trinomie con n=2 si dicono biquadratiche Equazioni di grado superiori al secondo con scomposizioni in fattori. Alcune equazioni di grado superiore al secondo possono essere risolte utilizzando le scomposizioni in fattori; vediamo alcuni esempi: 1) π₯ 3 − 2π₯ 2 = 0 ππππππππππππ‘π π‘ππ‘πππ π₯ 2 β π₯ − 2 = 0 πππππ ππ ππππ’πππππππ‘π πππ ππππππ‘π‘π π₯2 = 0 > π₯ = 0 π₯−2=0 >π₯ =2 2) 4π₯ 3 + 8π₯ 2 − π₯ − 2 = 0 ππππππππππππ‘π ππππ§ππππ 4π₯ 2 β π₯ + 2 − π₯ + 2 = 0 → π₯ + 2 β 4π₯ 2 − 1 = 0 πΏππππ ππ πππ. πππ ππππ. > π₯ = −2 π₯=± 1 4 =± 3)π₯ 4 − 16 = 0 πππππππππ§π ππ ππ’πππππ‘π π₯ 2 − 4 β π₯ 2 + 4 = 0 ππππ’πππππππ‘π πππ ππππππ‘π‘π π₯ 2 = 4 > π₯ = ±2 → π₯ 2 = −4 > πππππ π πππππ 1 2 Equazioni risolubili con la regola di Ruffini 4π₯ 3 − 8π₯ 2 − 11π₯ − 3 = 0 Applichiamo la regola di Ruffini Troviamo i divisori del termine noto e troviamo quello che renda zero il polinomio ±1; ±3 π 3 = 108 − 72 − 33 − 3 = 0 3 è il numero che lo rende 0 Eseguiamo la divisione 4 3 4 -8 12 4 -11 12 1 -3 3 0 L’equazione diventa: π₯ − 3 β 4π₯ 2 + 4π₯ + 1 = 0 −4 ± 0 1 π₯=3 π₯= = π₯1 = π₯2 = − 2 2 Abbiamo trovato le tre soluzioni utilizzando la regola di Ruffini. La lezione è finita….. ...alla prossima. EMANUELE PAONE