COMUNICATO STAMPA Cancro all’ovaio: nuovo protocollo terapeutico in Chirurgia Oncologica Potenzialità e caratteristiche della Chemioipertermia Nuovo protocollo terapeutico per il trattamento del cancro all’ovaio al policlinico Santa Maria alle Scotte di Siena. L’équipe dell’U.O.C. Chirurgia Oncologica, diretta dal professor Enrico Pinto, ha messo a punto un percorso innovativo con utilizzo della chemioipertermia che, grazie agli ottimi risultati ottenuti in 5 anni di sperimentazione, sta per essere applicato anche in altri centri italiani e rende Siena centro di eccellenza nazionale nella cura di questa particolare patologia. “Abbiamo selezionato quelle pazienti che risultano sensibili alla chemioterapia – spiega Pinto Dopo aver valutato una diminuzione del marker tumorale a seguito di assunzione di farmaci chemioterapici, a queste pazienti è stata somministrata una terapia chemioterapica per 6 mesi, con controllo TAC a 3 mesi. Trascorsi i 6 mesi, viene sospesa la terapia per un mese e successivamente vengono sottoposte a intervento chirurgico con chemioipertermia”. La chemioipertermia è una particolare tecnica disponibile a Siena, primo ospedale italiano in cui è stata sperimentata, grazie all’utilizzo di una macchina, arrivata alle Scotte nel 2001 e acquistata e aggiornata grazie al contributo della Fondazione Monte dei Paschi. “E’ una terapia integrata che combina chirurgia, chemioterapia e calore insieme - aggiunge Pinto – Viene effettuata oggi in pochi centri italiani e da noi, grazie anche al sostegno della Regione Toscana, è completamente a carico del Servizio Sanitario Nazionale”. Può essere utilizzata solo in determinate tipologie di cancro e sui pazienti sensibili alla chemioterapia, quando la malattia si presenta con metastasi a livello del peritoneo cioè con un quadro clinico definito carcinosi peritoneale, che fino a poco tempo fa non era operabile. “Risulta di fondamentale importanza – aggiunge il professor Franco Roviello, coordinatore scientifico del progetto – selezionare i pazienti per ottenere buoni risultati. Abbiamo iniziato questo trattamento sperimentale nel 2001 e, sino ad ora, su circa 50 casi, abbiamo ottenuto ottimi risultati, con l’84% di sopravvivenza nei tumori all’ovaio trattati primariamente e il 30% nelle recidive, a 5 anni dall’intervento”. Come si effettua il trattamento? “Durante l’intervento chirurgico addominale – prosegue Roviello – dopo l’asportazione del peritoneo e della malattia tumorale residua si applica un sistema di drenaggi nella cavità addominale, sede dell’intervento, immettendo in perfusione farmaci chemioterapici ad alta temperature, circa 45 gradi; in questo modo l’azione combinata di calore e farmaco offre maggiori possibilità di distruggere eventuali cellule tumorali residue, garantendo così un migliore controllo della malattia”. Il farmaco riscaldato infatti, anziché penetrare nel tessuto per 2 mm, come avviene di solito, grazie al calore scende in profondità a 3mm. “L’infusione dei farmaci – conclude Pinto - che deve avvenire a temperatura e a velocità costante grazie ai diversi strumenti di cui è dotata la macchina, dura circa un’ora ma un intervento del genere, piuttosto complesso, ha una durata media di 8 ore”.