Il magistero del Carisma1 Di Don Luigi Giussani (scuola di comunità n. 7, marzo 2005) La modalità con cui lo Spirito Santo interviene nella storia: il carisma. È il dono dello Spirito Santo che stabilisce e determina per ciascuno di noi nella Chiesa una dimora concreta, una compagnia umana che rende più attraente il cammino verso Dio. Tale dono della carità divina rende possibile la fede e la coscienza della presenza attuale del Fatto che è cominciato duemila anni fa. L’Avvento si realizza oggi sotto una forma ben identificabile nel tempo e nello spazio, che permette di affrontarlo in maniera concreta, rendendolo più comprensibile, più attraente e più pedagogico. Tale caratteristica dell’intervento dello Spirito Santo che provoca l’Avvento in maniera esistenziale in un tempo e in uno spazio ben determinati si chiama “carisma”. Perché la Chiesa, costituita da tutti gli uomini che il Cristo ha scelto e incorporato a sé nel Battesimo, sia una realtà concretamente efficace nel mondo, è opportuno che gli uomini prendano coscienza di ciò che è successo, dell’incontro che il Cristo ha realizzato con loro e che, in base a tale consapevolezza, diventino operativi. Il cardinale Ratzinger ha osservato che «la fede è un’obbedienza del cuore alla forma d’insegnamento che abbiamo ricevuto». Lo Spirito di Dio può realizzare nella Sua immaginazione infinita, nella Sua libertà e nel suo infinito movimento, mille carismi, mille modi perché l’uomo s’integri nel Cristo (cfr. Giov. 3, 8). Il carisma rappresenta precisamente la modalità di tempo, di spazio, di carattere, di temperamento, la modalità psicologica, affettiva e intellettuale con cui il Signore diventa avvento per me e, nel contempo, anche per gli altri. Tale modalità si comunica attraverso di me agli altri in modo che nascano, tra me e costoro, un’affinità particolare, un legame di fraternità più forte, più specifico. È così che il Cristo resta presente in noi tutti i giorni 1 Il titolo non è di don Luigi Giussani. 1 fino alla fine dei tempi (cfr. Mt, 28, 20), in seno alle circostanze storiche che il mistero del Padre ha stabilito e attraverso le quali ci fa riconoscere e amare la Sua presenza. Il fenomeno dei Movimenti nella Chiesa, di tutti i Movimenti nella Chiesa, è – come ha osservato Giovanni Paolo II – l’autocoscienza che rinasce nella sfera della Chiesa stessa. Come l’umanità risplende in ogni focolare che l’amore anima, imbellisce e rende caloroso, così i movimenti rendono la Chiesa viva, vigorosa, calorosa, piena di luce e di splendore nelle parole e nelle esplicazioni, piena di affettività e di rispondenza. I movimenti sono il frutto dell’unità creata dai carismi, da quei doni che lo Spirito Santo ha fatto a coloro che Egli ha scelto, non per il valore delle persone, ma affinché si compia il Suo disegno, il grande disegno che il Padre ha sul mondo, quel disegno che ha un nome storico: Gesù Cristo. Lo Spirito del Signore sceglie uomini con un temperamento più vivace e pieno d’impegno, di emozione e di comunicazione agli altri della propria esperienza. Il carisma rende così la Chiesa viva ed è orientato verso la totalità della vita ecclesiale. Ogni carisma, per sua propria natura, in virtù della propria identità specifica, è aperto al riconoscimento di tutti gli altri carismi. Ciascuna delle modalità storiche attraverso cui lo Spirito Santo ci mette in relazione con l’Avvento del Cristo è sempre una «cosa a sé», una modalità particolare di tempo e di spazio, di temperamento e di carattere. Eppure, si tratta di uno “specifico” che apre alla totalità. Il carisma esiste in funzione della creazione di un popolo compiuto, cioè totalizzante e cattolico. Come vedremo in seguito, i termini totalizzante e cattolico sono le caratteristiche ultime dell’idea di popolo. Per utilizzare un’immagine, potremmo dire che il carisma è come una finestra da cui vediamo tutta la realtà. La conferma dell’autenticità di un carisma è che esso apra a tutto e non chiuda. Di conseguenza, sarebbe in errore colui che dicesse: «Siamo qui per costruire il nostro movimento e non la Chiesa». Conviene al contrario dire: «Siamo qui per costruire la Chiesa secondo il volto che lo Spirito ci ha donato e che chiamiamo Movimento, secondo l’obbedienza, cioè l’ascolto e l’adesione all’opera dello Spirito del Cristo, che l’autorità della Chiesa rappresenta». 2 La questione del carisma è decisiva poiché esso è il fattore che facilita l’appartenenza esistenziale al Cristo, detto altrimenti, l’evidenza dell’Avvento presente oggi, mentre ci trasforma. In tal senso, il carisma introduce alla totalità del dogma. Se il carisma è la modalità con cui lo Spirito del Cristo ci fa percepire la sua presenza eccezionale, e ci dona il potere di aderirvi con semplicità e amore, è perciò vivendo il carisma che il contenuto oggettivo del dogma s’illumina. Non possiamo capire i dogmi se li studiamo in modo astratto, in quanto essi non avrebbero alcuna incidenza esistenziale sulla vita. I dogmi si apprendono e si vivono nell’incontro e nel seguire la vita della Chiesa, secondo l’accento educativo, persuasivo, esistenziale e affascinante del carisma. Il carisma è dunque la modalità con la quale lo Spirito facilita e rende più consapevole e più produttiva la percezione del dogma, la percezione del contenuto totale dell’Avvento. Nella Chiesa, nata dallo Spirito del Cristo morto e risuscitato, tutto è, ontologicamente, carisma. Il primo carisma è l’Istituzione, perché essa è lo strumento della presenza dello Spirito del Cristo che agisce e si comunica nel Magistero e nei sacramenti. Affinché il Magistero e i sacramenti non siano considerati come aspetti isolati dell’unità e della totalità dell’esperienza cristiana, cioè ridotti alla misura individualista del singolo, è opportuno che siano vissuti secondo la logica e la dinamica della comunione, che è la natura stessa della Chiesa. Allora, tali carismi sostanziali e istituzionali sono percepiti come tali attraverso l’esistenza del singolo carisma, donato dallo Spirito in funzione della totalità dell’esperienza ecclesiale. Inoltre, tale dinamica è la risposta ad una tentazione particolarmente diffusa nella Chiesa di oggi, secondo cui l’impegno del popolo di Dio e, specificamente, dei laici, nella missione della Chiesa è vista come una partecipazione democratica ad un «potere» progettato secondo criteri riduttivi e mondani. La questione del rapporto tra carisma e istituzione sembra allora decisiva, in quanto evidenzia che i due termini non sono estrinseci l’uno all’altro. Ogni carisma rigenera la 3 Chiesa e l’istituzione ovunque esso si trovi, obbedendo infine a colui che è proprio il garante del carisma specifico: la Grazia, il Sacramento, il Magistero. Se il singolo carisma è la ramificazione mediante cui lo Spirito del Cristo è veicolato e rende possibile oggi il riconoscimento del suo Avvento, il carisma dell’istituzione è tale in quanto è la cornice del singolo carisma.negare la novità del singolo carisma significa spegnere la vitalità dell’istituzione. D’altronde, la ragion d’essere del singolo carisma non si giustifica se non con il suo legame alla totalità. Giovanni Paolo II esprime la natura del rapporto tra carisma e istituzione in termini di coessenzialità: «Nella Chiesa, i profili istituzionali e carismatici […] sono coessenziali e concorrono alla vita, al rinnovamento, alla santità, sebbene con modalità diverse, per una comunione reciproca». 4