CELEBRAZIONE CONCLUSIVA DEL PRIMO CENTENARIO
DELLA CONGREGAZIONE DELLE SUORE ORSOLINE SCM
(Breganze, Duomo, 6 gennaio 2007)
"Alzati, rivestiti di luce, perché viene la tua luce, la gloria del Signore
brilla sopra di te".
La grande gioia del Natale, che nella notte santa ha inondato il cuore
di alcuni semplici e poveri pastori di Betlemme, esplode nella liturgia
dell’Epifania e contagia di sé tutta la terra.
E’ la gioia dei Magi, questi personaggi misteriosi, che partono da
lontano e, seguendo la stella, giungono alla capanna dove adorano il
Bambino divino e lo riconoscono Salvatore, Re e Dio.
La stella, che li ha guidati, è un segno forte e presente nel loro
cammino fino a Gerusalemme, quando debbono chiedere al re Erode, ai
sacerdoti e scribi del Tempio notizie sulla nascita del Messia.
Con questa tappa, il Signore ha voluto far conoscere a tutti la sua
nascita e ha posto i capi del suo popolo di fronte alla possibilità di andare
anche loro ad adorarlo. Ma essi non si muovono e si limitano ad indicare la
città di Betlemme come luogo dove, secondo le profezie, avrebbe dovuto
nascere il Figlio di Davide destinato a regnare su tutta la terra.
Questo basta ai Magi per riprendere il cammino, seguendo quella
stella straordinaria che è riapparsa. Il significato di questo racconto
dell’evangelista Matteo è dunque chiaro: anche i pagani, perché tali erano i
Magi, sono stati chiamati alla fede in Cristo e addirittura sono i primi ad
accorrere a lui, riconoscendolo per quello che egli è veramente, il Figlio di
Dio e Salvatore di tutti gli uomini.
L’apostolo Paolo annuncia, stupito, questo mistero ai suoi cristiani
provenienti dal paganesimo. Questo mistero di grazia, che salva tutti gli
uomini in Cristo, è stato tenuto nascosto alle precedenti generazioni e ora è
stato rivelato ai suoi santi apostoli e profeti per mezzo dello Spirito: che i
gentili cioè sono chiamati in Cristo Gesù a partecipare, come gli ebrei
discendenti di Abramo, alla stessa eredità e a formare lo stesso corpo, ad
essere partecipi della promessa per mezzo del Vangelo.
Oggi vediamo come questa profezia si stia avverando in ogni parte
del mondo dove ci sono discepoli del Signore e la Chiesa riunisce genti e
nazioni le più diverse per cultura, lingua e tradizioni e ne fa un solo popolo,
che proclama le meraviglie di Dio e ne celebra la salvezza.
La festa dell’Epifania è dunque un invito a riconoscere in Gesù il
Salvatore, fonte di gioia e di speranza, che apre orizzonti di unità e di pace
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per tutte le genti. Al di là, infatti, delle molte religioni presenti nel mondo e
degli usi e costumi propri di ogni popolo emerge un forte anelito, che
spinge l’umanità verso la sua unità. E’ un cammino che rispecchia quello
dei Magi, che, senza sapere gli uni degli altri, si mettono in marcia perché è
presente nel loro cuore il desiderio della salvezza.
In questa ricerca dei Magi vedo rispecchiato anche il pellegrinaggio
dell’umanità di oggi, protesa, malgrado tante resistenze e contrasti, a
ricercare una meta comune e condivisa che è suscitata da Dio stesso: l’unità,
fonte prima di pace, di giustizia e di solidarietà.
Mettiamoci tutti in cammino, non stiamo ad aspettare chissà quale
segno dal cielo. Come i Magi alziamo lo sguardo in alto e forse scopriremo
che il segno già c’è ed è evidente e chiaro: basta avere la fede per vederlo e
la volontà di seguirne il tracciato. Quel segno è la luce di Cristo, è lui stesso,
luce del mondo e di ogni uomo che cerca la verità e vuole la vita.
E’ in questo contesto liturgico della festa dell’Epifania che leviamo il
nostro inno di lode e di ringraziamento a Dio per la celebrazione del primo
centenario di fondazione della Congregazione delle Suore Orsoline del S.
Cuore di Maria, avvenuta per opera della Serva di Dio Giovanna Meneghini,
proprio qui a Breganze nel giorno dell’Epifania del 1907. E' iniziato così il
cammino di una nuova famiglia religiosa, che si è via via radicata nel
tessuto ecclesiale della nostra Diocesi, allargando poi il suo servizio alle
missioni della Chiesa universale.
Oggi il vostro cammino, carissime Sorelle, guidato dalla luce di
Cristo e dal carisma della Madre fondatrice, percorre le strade della storia e
del mondo con rinnovata speranza e coraggio apostolico per rispondere alle
nuove ed impellenti sfide che la Chiesa è chiamata ad affrontare qui e nelle
missioni.
"Batti forte la via oscura, se vuoi trovare la luce" affermava madre
Giovanna, ed è un invito che ritengo come un programma anche oggi
decisivo e profetico da perseguire. Per essere forti nel percorrere la via della
luce, occorre fondare la propria vita sulla roccia, che è Cristo e la sua Parola
di verità e di vita. La fede è dunque in primo piano e niente potrà mai
prenderne il primato assoluto nella nostra vocazione. Bisogna credere in
Cristo e credere che Cristo ha suscitato, mediante il suo Spirito, la vostra
Congregazione, grazie all’utopia evangelica di una donna che se ne è fatta
strumento prezioso per la Chiesa e per il mondo. Bisogna però credere
anche in Cristo Servo per vivere il servizio alla Chiesa nella comunione e
nella fraternità reciproche, presenti nelle vostre comunità religiose e nelle
comunità cristiane dove, come consacrate, agite e amate.
Vi auguro che questa celebrazione del centenario, che ha
caratterizzato questo anno, sia servita a rilanciare forte in tutte voi la
volontà di mantenere vivo e vitale il carisma di madre Giovanna, perché i
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doni dello Spirito, come ben sapete, non invecchiano mai, ma sono sempre
nuovi e moderni, se bene interpretati ed accolti nella perenne fonte di grazia
che offrono.
Certo, resta davanti a voi il grande ed impegnativo compito di vivere
il carisma, non gestendolo solo nel presente, ma guardando avanti, al futuro.
Ed è su questo che mi permetto di chiedervi un particolare e specifico
impegno, che è quello di continuare a testimoniare e a vivere, nella e con la
Diocesi di Vicenza, la ricchezza e l'attualità spirituale e pastorale del
carisma di madre Giovanna.
La vostra presenza nella Chiesa vicentina è significativa e collocata
in ambiti strategici ed importanti della vita ecclesiale locale. Penso a Villa
San Carlo di Costabissara, in cui svolgete un compito apprezzato fin
dall’inizio; penso al campo dell’accoglienza di anziani e minori; penso al
singolare ma prezioso impegno nel Centro Documentazione Studio
“Presenza donna”, che risponde a quei segni dei tempi e della storia così
attentamente indicati dalla Fondatrice quali luoghi concreti in cui
testimoniare e vivere la propria femminilità come dono di Dio, cercando di
scoprirne la bellezza, le possibilità, le profondità e le novità che l’essere
donna, e donna consacrata, può portare oggi al mondo e alla Chiesa.
Vivere dentro la storia rappresenta per voi un forte appello continuo
e ricco di stimoli sempre nuovi, anche se ancorato in un tessuto di
tradizione ecclesiale, che non potrà mia essere disatteso, pena l’infruttuosità
di ogni, pur interessante e valido, tentativo di nuova inculturazione della
fede nel mondo moderno.
La nostra Comunità diocesana ha bisogno di questa spinta, che
unisce profezia e tradizione e favorisce un cammino sereno e positivo,
senza improduttive frenate conservatrici, ma anche senza fughe in avanti,
sempre ancorato al primo e decisivo impegno della comunione su cui si
deve misurare ogni nostro servizio ecclesiale. I semina Verbi, infatti, vanno
scoperti e accolti nell’umiltà di un discernimento comunitario, che
condivide il dialogo tra istituzione e carisma dentro l’esperienza fondante
della communio.
Mantenere e sviluppare questo equilibrio non è facile e necessita di
quella santità di vita, che, sola, può ardere d’amore per Cristo, mai separato
dall’amore alla sua Chiesa, anche quando questa sembra frenare la spinta
verso obiettivi giudicati necessari alla evangelizzazione degli uomini e delle
donne del nostro tempo.
Sono certo che insieme potremo aiutarci a sviluppare una riflessione
ed un orientamento anche in questo ambito, aperto a nuove possibilità di
collaborazione e servizio, sia qui in Diocesi come nei Paesi di missione.
Penso, in particolare, al Brasile e, in prospettiva, anche al Mozambico, due
realtà dove vedo la possibilità di promuovere un più concreto e mutuo aiuto
tra le vostre comunità di suore e i sacerdoti diocesani "fidei donum".
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Affidiamo questi propositi all’intercessione di madre Giovanna,
chiedendole di infondere un po’ del suo spirito profetico, fecondo di
spiritualità e di geniali intuizioni, culturali ed ecclesiali, alle sue Figlie per
il bene della Chiesa e di tante donne e ragazze, in particolare, che trovano
nelle loro case e comunità, accoglienza, promozione umana e cristiana, vie
di santificazione e di speranza per il futuro.
A te, Maria Santissima, dolce Madre e Maestra di fedeltà e di
servizio, si ispiri sempre il cammino di fede e di fraternità ecclesiale di ogni
comunità delle Suore Orsoline del Sacro Cuore di Maria, a lode e gloria di
Dio e per la realizzazione, in questo nostro tempo, del suo Regno.
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