giusnaturalismo [Salvato automaticamente]

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Il paradigma giusnaturalistico: dallo stato di
natura all’ordine sociale.
• lo stato di natura: condizione originaria caratterizzata dall’assenza di un
ordine sociale e di ogni vincolo di appartenenza. L’uomo non è parte di una
città, né di altra communitas, ma è immaginato in una condizione prepolitica nella quale si dà come “individuo” irrelato.
• Contratto sociale: il superamento di quest’originaria condizione dell’uomo
e dell’isolamento che la contraddistingue non sono il frutto di un processo
naturale, ma il prodotto di una precisa scelta, di un atto di volontà.
• Dallo stato di natura si esce con una decisione con la quale si decide di
porvi fine e di creare la polis e le sue leggi: la civitas, e l’ordine delle
relazioni che in essa si costruiscono, non è la condizione naturale dell’uomo
ma l’esito di una precisa scelta con la quale si dà vita ad un ordine
artificiale.
Grozio ed il modello giusnaturalistico
• Legge naturale: immutabile legge della ragione alla quale l’intelletto umano può
accedere e che può comprendere perché trasparente e accessibile come un
teorema matematico.
• Antropologia e diritti:
• 1. nello stato di natura l’uomo è pensato come isolato , ma sospinto dall’appetitus
societatis verso il rapporto con l’altro.
• L’ordine sociale, la polis, sono il prodotto del comportamento razionale
dell’uomo, che dalla natura è spinto alla creazione di una comunità ordinata e
pacifica.
• L’individuo irrelato è dunque il principio di un processo che condurrà alla
formazione della comunità. Questa rappresentazione dell’uomo capovolge la
concezione medioevale, secondo la quale, invece, la polis, la comunità, precedeva
l’uomo, concepito e pensato a partire dalle relazioni sociali, al di fuori delle quali
perdeva ogni visibilità.
• La socialitas come fondamento dell’ordine sociale e delle regole che lo
disciplinano: l’appetitus societatis che spinge l’uomo verso la relazione determina
anche i contenuti delle regole di iustitia alle quali l’ordine deve conformarsi.
• La prima regola di Iustitia è il principio della alieni abstinentia: divieto di togliere
all’altro ciò che gli appartiene e di invadere la sua sfera. Ogni comportamento
contrario a questo principio entrerebbe in contrasto con l’istinto naturale
dell’uomo e con la sua tendenza a cercare l’altro e sarebbe perciò iniustum.
• Riflesso di questa regola negativa è la posizione positiva/attiva (lo ius, come
diritto soggettivo) di cui ogni soggetto è dotato ed inteso come legittima pretesa
al rispetto della sfera individuale del soggetto, del suo proprium.
• Questa posizione soggettiva attribuisce al singolo una facultas, o ius, indicato
come potere dispositivo che a seconda dell’oggetto sul quale si esercita è indicato
come libertas (se stesso) o dominium (verso cose o persone)
• Delimitazione dello spazio individuale protetto dallo ius: il proprium è indicato in
tutto ciò che è funzionale all’autoconsevazione del soggetto e dunque la sua vita
(nella quale sono inclusi anche stima, onore, sicurezza e tranquillità), le sue
membra e la sua stessa libertà-
• Il naturale istinto all’autoconservazione fonda e definisce la sfera del proprium ed incontra
nel divieto di invadere la sfera altrui il solo limite
• Proprium, ius e dominium: la proprietà non rientra nella sfera del proprium, che non si
identifica con le cose esterne al soggetto stesso ma solo con ciò che è riconducibile alla sua
autoconservazione
• Come si costruisce il nesso fra soggetto e dominium: il passaggio dal dominium comune sulla
natura, concesso da dio agli uomini, al dominium individuale ha a suo fondamento il
consenso dei consociati (come divisione concorde dei beni o consenso alla sua occupazione).
• Il consenso posto a fondamento del processo di individuazione della proprietà è garantito
dalla legge di natura che sanziona l’intangibilità dei patti ed impedisce la violazione della
proprietà.
• Nella sfera del proprium protetta dallo ius rientrano tutte le relazioni che fanno capo al
soggetto, incluse le relazioni con i beni che sono stati riconosciuti di sua proprietà.
• Ragione, socialità, bisogno, diritto e sfera del proprium danno spontaneamente luogo ad un
ordine voluto da dio come intrinsecamente razionale e pacifico, che amplifica e rispecchia la
natura razionale e sociale dell’uomo
Nodi della nuova costruzione dell’ordine
• 1. la socialità naturale dell’uomo lo porta alla creazione di un ordine che appare retto essenzialmente da una
regola negativa: la alieni abstinentia, l’intangibilità della sfera altrui.
• L’ordine costituito a partire dall’individuo è un ordine “insocievole”: la relazione sul quale si basa è retta da
una regola negativa di condotta, dal principio del non invadere la sfera altrui, e sembra perciò incapace di
fondare un vero vincolo associativo.
• Potenziale conflittualità della dinamica intersoggettiva: l’ordine pensato a partire dall’individuo è un
insieme coesistenze irrelate, che entrano in contatto solo nella patologica intrusione nella sfera altrui.
• Diritti individuali e potere sovrano: il passaggio alla civitas vede affiancarsi al diritto naturale la legge
positiva voluta dal sovrano
• Perché obbedire?
• Il fondamento del potere del sovrano e la sua assolutezza originano da un atto di alienazione originario:
l’uomo libero può alienare la propria libertà al sovrano ed assoggettarsi al dominio altrui.
• Una volta costituito l’ordine politico e le sue leggi bisogna prestarvi obbedienza perché vincolati dal principio
naturale dello stare ai patti. Si collega così l’ordine politico, contingente e mutevole, all’ordine naturale.
Hobbes e l’originaria conflittualità dello stato
di natura
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Antropologia:
1. le azioni umane sono motivate dalla naturale tendenza al soddisfacimento dei bisogni individuali.
2. Il potere garantisce all’uomo il soddisfacimento dei propri bisogni.
3. Il continuo riproporsi del bisogno, come bisogno non ancora appagato, innesca una sorta di processo
infinito, nel quale nuovi bisogni richiedono la disponibilità di nuovo e maggiore potere per garantirne il
soddisfacimento.
• Il processo innescato dalla innata tensione umana al soddisfacimento dei bisogni ha due fondamentali esiti:
a. un inesauribile desiderio di potere b. la necessaria conflittualità della dimensione intersoggettiva.
• Nella antropologia hobbesiana l’altro si dà come potenziale ostacolo al soddisfacimento individuale dei
bisogni, dal momento che anche l’altro è sospinto nelle sue azioni da un eguale desiderio e bisogno.
• La naturale eguaglianza come eguale capacità distruttiva degli uomini: la condizione umana è dunque
contrassegnata da un’eguale tensione al soddisfacimento dei bisogni e desideri individuali e da una
conseguente eguale ricerca ed accumulazione del potere. In tale ricerca l’altro rappresenta un potenziale
ostacolo ed un potenziale nemico, la condizione dell’uomo nello stato di natura è perciò segnata dal bellum
omnium
Bisogno, potere e diritto
• Bisogno, potere, conflittualità e ragione: la ragione guida l’uomo nella ricerca del
potere e nel successivo soddisfacimento dei bisogni. Il comportamento umano
che ha come fine l’autoconservazione del soggetto ed il soddisfacimento dei suoi
bisogni è perciò definito razionale.
• È diritto, ius naturale, ogni comportamento che possa definirsi razionale: lo ius
individuale conferisce al soggetto una potestà attiva (ius inteso non più come
inviolabile sfera del proprium ma come potestas) che gli consente di agire per
garantirsi la vita ed il soddisfacimento dei bisogni.
• Come viene connotato il diritto del soggetto nell’antropologia hobbesiana:
• A. il comportamento autosatisfattivo del soggetto è razionale e perciò stesso è un
suo diritto.
• B. a questa potestas attiva definita diritto non corrisponde alcun obbligo
• C. il diritto, così legato al potere del soggetto ed ai suoi bisogni, non è riflesso
soggettivo di un ordine dato, ma funzione di un conflitto
Dal diritto assoluto alla neutralizzazione del
bellum omnium
• Dalla configurazione assoluta del diritto al bellum omnium: Il diritto assunto come funzione del
soggetto e come eguale condizione di ogni uomo determina una inevitabile e totale conflittualità.
Tutti hanno diritto a tutto, il diritto di ciascuno è destinato a scontrarsi con l’eguale diritto
dell’altro.
• Irrazionalità dello stato di natura: questa condizione determina l’irrazionalità di ogni
comportamento satisfattivo “assoluto”. Nello stato di natura la vita stessa dell’individuo è esposta
al rischio di una guerra permanente.
• Uscire dallo stato di natura è comportarsi in modo razionale perché risponde al bisogno di
garantire la conservazione della vita stessa.
• Il diritto costruito a partire dall’individuo e dai suoi bisogni si rivela assoluto ed impossibile:
incapace di riconoscere l’eguale diritto altrui, e gli obblighi che da esso derivano, determina una
situazione che mette a rischio la vita stessa del soggetto. Nel lungo periodo la razionalità del
comportamento autoconservativo del soggetto si converte nel suo contrario.
• La stessa ragione impone al soggetto di porre fine al conflitto e superare l’assolutezza dello ius
naturale
L’invenzione della sovranità
• Ius naturale e lex naturalis: legge naturale è l’espressione di una ragione chiamata a
compensare l’insostenibile soggettivismo dello ius naturale. La prima legge di natura
impone di superare l’originaria assenza di limiti alle pretese individuali per ricercare la
pace.
• L’efficacia della prima legge di natura e la conseguente rinuncia allo ius absolutus da
parte dei singoli è garantita dalla seconda legge di natura, che impone di stare ai patti e
di mantenere fede alla parola data ed al proprio ius in omnia
• Dall’ordine possibile all’ordine effettivo: l’accordo fra individui eguali non garantisce il
rispetto dell’ordine definito dalle leggi naturali. L’effettività di quest’ordine richiede la
creazione del sovrano, che usi il timore della sanzione per imporre il rispetto della legge
ed ottenere la neutralizzazione del bellum omnium.
• Individuo e sovrano: la necessaria creazione del sovrano procede dalla struttura
antropologica dell’uomo: non si dà salvezza senza ordine e non si dà ordine senza
sovrano. La legittimazione del sovrano e dei suoi poteri si dà in questo legame genetico e
nel fine stesso della sovranità: garantire la sicura sopravvivenza dei sudditi.
Diritti individuali e assolutezza del potere
sovrano
• Il pactum e la fondazione della sovranità: i singoli si impegnano, reciprocamente e verso il sovrano, a
rinunciare ai propri diritti ed a trasferirli al sovrano. Il potere del sovrano è absolutus come lo ius individuale
del singolo nello stato di natura.
• Cosa residua degli originari diritti individuali. La rinunzia ai diritti è totale e irreversibile:
• 1. il suddito rinunzia a giudicare le azioni del sovrano, che diviene solo garante del bene dei governati e che è
così sottratto alla possibile accusa di tirannicidio
• 2. neanche con un nuovo pactum è possibile privare il sovrano dei poteri che gli sono stati conferiti
• 2. non si dà proprietà opponibile al sovrano, che ha il diritto di imporre tributi senza il previo consenso del
suddito.
• 3. l’eventuale contrasto fra comando del sovrano e coscienza del singolo è superato attraverso la distinzione
fra sfera privata e sfera pubblica ed imponendo la doverosa conformità delle azioni (si richiede un’adesione
meramente formale ed esteriore) alla volontà del sovrano.
• 4. il vincolo alla legge sovrana ridefinisce i contenuti della libertà dei singoli: non più una sfera
individuale/proprium che si impone alla volontà sovrana ed alla cui tutela quest’ultima è strumentale. La
libertà è residuale ed affievolita: è ciò che resta dell’originario ius naturale perché non ancora limitato dalle
leggi sovrane.
Costitutiva ambiguità del rapporto fra i diritti
individuali e ordine
• La costitutiva impossibilità di un ordine fondato sui diritti: la strutturale conflittualità del
diritto dei soggetti si risolve nell’impossibilità di pensare un ordine e quindi nella stessa
negazione dei diritti individuali. Gli iura individuali sono strutturalmente antagonisti e
conflittuali: il nemico è l’altro titolare di eguali diritti.
• Se è vero che non si dà salvezza, e dunque diritti, senza sovrano, è anche vero, però, che
la sovranità implica la rinuncia e l’affievolimento dello ius del soggetto: il diritto
individuale sopravvive solo come spazio non ancora regolato dalle leggi sovrane. Il “tutto
è lecito” si risolve nel “è lecito ciò che non è vietato dalla legge”.
• Non si dà un proprium predefinito dalle leggi di natura ed intangibile anche per il
sovrano: lo spazio individuale protetto, il proprium, è funzione non delle immutabili
leggi di natura ma della contingente voluntas regia.
• Fuori dall’ordine sovrano è la vita stessa ad essere in pericolo, dentro l’ordine la
dimensione individuale ed i diritti di cui essa si costituisce sono assorbiti nella voluntas
regia.
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