la depressione femminile - Uni

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Studio: Via De Gasperi 60-Crema
Cell. 3382710840
La depressione ondeggia tra normalità e patologia può
essere infatti lutto (normale reazione alla perdita di
una persona cara oppure una grave frustrazione) o
malattia (si differenzia dal lutto soprattutto per durata,
per quantità e per sproporzione rispetto alla causa
scatenante).
Non vi è individuo che non abbia sperimentato “ la
depressione” o che non si sia “sentito depresso”.
Nell’accezione comune “ depressione” assume il
significato di un abbassamento del tono dell’umore ,
con sentimenti di tristezza e di stanchezza con
carattere di transitorietà e/o di stagionalità.
IL DSM IV TR (APA) parla di Episodio Depressivo
Maggiore e per individuarlo pone criteri per quanto
concerne la tipologia dei sintomi, la loro durata ed
intensità, e la loro eziopatogenesi.
A. Almeno 5 dei seguenti sintomi sono presenti per
almeno 2 settimane e rappresentano un cambiamento
rispetto al funzionamento precedente; uno dei sintomi
deve essere perdita di interesse per le attività o umore
depresso. ( non includere i sintomi che sono
chiaramente dovuti a condizioni fisiche, deliri o
allucinazioni incongrue all’umore, incoerenza o
marcata perdita di associazioni.
 Umore depresso per la maggior parte del giorno, quasi ogni giorno.
 Marcata diminuzione di interesse o piacere per tutte, o quasi tutte, le attività
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per la maggior parte del giorno, quasi ogni giorno (anedonia).
Significativa perdita di peso, in assenza di una dieta, o significativo aumento di
peso, oppure diminuzione o aumento dell'appetito quasi ogni giorno.
Insonnia o ipersonnia quasi ogni giorno.
Agitazione o rallentamento psicomotorio quasi ogni giorno.
Affaticabilità o mancanza di energia quasi ogni giorno.
Sentimenti di autosvalutazione oppure sentimenti eccessivi o inappropriati di
colpa quasi ogni giorno.
Diminuzione della capacità di pensare o concentrarsi, o difficoltà a prendere
decisioni, quasi ogni giorno.
Ricorrenti pensieri di morte, ricorrente ideazione suicida senza elaborazione di
piani specifici, oppure un tentativo di suicidio o l'elaborazione di un piano
specifico per commettere suicidio.
 B. I sintomi non soddisfano i criteri per un episodio misto.
 C. I sintomi causano disagio clinicamente significativo o
compromissione del funzionamento sociale, lavorativo o d
altre aree importanti.
 D. I sintomi non sono dovuti agli effetti fisiologici di una
sostanza, di un medicamento o di una condizione medica
generale.
 E. I sintomi non sono meglio giustificati da lutto e
persistono per più di due mesi o sono caratterizzati da
autosvalutazione patologica, idee suicidarie, sintomi
psicotici o rallentamento psicomotorio.
FASE PRODROMICA ( SPESSO PRESENTE MA
NON SEMPRE)
-labilità emotiva, riduzione degli interessi,astenia,
difficoltà di concentrazione, disturbi somatici (
cefalea, inappetenza, insonnia).
PERIODO DI STATO:
- Umore: abbattimento, tristezza, indifferenza, anedonia, ansia,
irritabilità.
- Sintomi psicomotori: rallentamento, mancanza di energia, mimica
ridotta o vivace ma sofferente, linguaggio scarno, irrequietezza e
agitazione con aumentata produttività verbale.
- Sintomi cognitivi: rallentamento ideico, ottundimento mentale,
difficoltà concentrazione e memoria, visione negativa del mondo,
senso di indegnità e disistima, desiderio di morire e idee suicidarie.
- Sintomi neurovegetativi: insonnia, risveglio precoce o ipersonnia,
inappetenza o iperfagia, alternanza diurna con miglioramento serale.
SINTOMI RESIDUI
- Labilità emotiva, irritabilità, bassa autostima, isolamento sociale.
A. FATTORI PRIMARI ( O PSICHIATRICI)
- Desiderio di morire o pensieri suicidari.
- Precedenti tentativi di suicidio
- Elevata frequenza di ricadute
- Abuso di alcool o sostanze
- Comorbilità con disturbi di personalità, d’ansia o patologie mediche
- Familarità per suicidio
- Decorso di tipo bipolare
B. FATTORI SECONDARI ( O SOCIALI)
- Eventi esistenziali di grande impatto emotivo o problemi economici gravi o perdita del
lavoro.
- Isolamento sociale
C. FATTORI TERZIARI ( O DEMOGRAFICI)
- Sesso maschile
- Adolescenza o senium
- Periodi di maggiore vulnerabilità ( primavera/ autunno, sindrome premestruale)
DIFFERENZA TRA D. ENDOGENA E PSICOGENA
D.Endogena
D.Psicogena
Su base biologica
Non su base biologica
Inizio indipendente dagli eventi esterni
Inizio in relazione agli eventi esterni
Decorso fasico-periodico
Decorso protratto e cronico
Modo di essere radicalmentediverso dal periodo
precedentela malattia
Modo di essere come esasperazione di trattti
caratteriologi precedenti
Tristezza vitale ,immotivata senza speranza, con
Tristezza che non attacca gli strati piu’ profondi
della personalita’, con possibile polarita’ serale.
Mantenimento del contato affettivo con l’ambiente
polarita’ mattutina.Perdita del contatto
affettivo con l’ambiente
Possibili idee deliranti congrue con l’umore
Assenti idee deliranti
Forte presenza di inibizione psico-motoria,
tendenza all’autoaggressivita’
Stato ansioso-irritato. Tendenza all’eteroaggressivita’
Alterazione dei bisogni piu’ elementari: fame,
sonno, sessualita’
Frequenti lamentele somatiche
Insonnia con addormentamento rapido e risvegli
precoci e frequenti
Insonnia con difficolta’ di addormentamento
Buona risposta alla terapia Farmacologia
Minor risposta alla terapia fFarmacologia
 La depressione è la prima causa di disfunzionalità nei soggetti tra i 14 e i 44
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anni di età.
Rapporto maschi/femmine è di 1:2 ma solo dopo l'età puberale.
Il tasso di prevalenza del disturbo depressivo maggiore in età prescolare è
attorno allo 0,3%; valore che tende a salire con l'età, arrivando al 2-3% in età
scolare e al 6-8% in età adolescenziale .
Secondo il DSM IV la prevalenza del disturbo depressivo maggiore in età
adulta è del 10-25% nelle donne e del 5-12% negli uomini, mentre quella del
disturbo distimico è nel complesso del 6%. La probabilità di avere un episodio
depressivo maggiore entro i 70 anni è del 27% negli uomini e del 45% nelle
donne; cifre che dimostrano in modo chiaro l'ampia diffusione di questa
patologia.
Alto tasso di familiarità: i familiari di primo grado hanno una probabilità di
ammalarsi da 2 a 18 volte di più di depressione rispetto al resto della
popolazione.
Età: il disturbo depressivo maggiore compare in media tra i 20 e 50 anni. Un
10% lo sviluppa dopo i 60 anni. Negli ultimi anni l’età di insorgenza si abbassa.
Facendo riferimento al modello di vulnerabilità biopsico-sociale si possono individuare tre grandi ordini
di cause che rendono la donna maggiormente esposta
al rischio di sviluppare un episodio depressivo o
distimico.

I periodi di transizione endocrina dal punto di vista riproduttivo (pubertà,
perimenopausa, post-partum) nella donna configurano momenti di maggiore
vulnerabilità dal punto di vista psichico. Inoltre, al momento della pubertà, il
rapporto tra femmine e maschi nel rischio di sviluppo di depressione cambia da 1:1 a
2:1
 I livelli di serotonina, neuromediatore ad attività antidepressiva, risultano essere
minori a livello cerebrale nelle donne rispetto agli uomini e la caduta degli estrogeni
( postpartum, sindrome premestruale, menopausa, anche indotta))comporta una
riduzione dei livelli di serotonina, Tutto questo può costituire un presupposto
biologico di maggiore vulnerabilità del sesso femminile allo sviluppo della
depressione.

Il cortisolo, ormone dello stress, risulta aumentato nello stress cronico, nell’ansia
e nella depressione. Tale aumento risulta maggiormente evidente nelle donne
rispetto agli uomini e più importante nel periodo menopausale rispetto alla vita
fertile. Ciò è dovuto anche al fatto che gli estrogeni sono in grado di ridurre la
risposta ormonale allo stress, e quindi tale aumento del cortisolo tende ad essere
maggiore in menopausa in seguito all’ipoestrogenismo
 Caratteristiche di personalità: bassa autostima e tendenza
al perfezionismo
 Traumi nell'età dello sviluppo: chi ha avuto durante l'età
dello sviluppo esperienze difficili e dolorose come la morte
di un genitore, può avere una fragilità psicologica che lo
può predisporre a sviluppare la depressione. Anche l'abuso
sessuale, fisico o psicologico, priva il bambino della
necessaria autostima per affrontare le difficoltà della vita e
lo predispone, a diventare un adulto depresso.
 Strategie di coping o di fronteggiamento.
 Modelli di riferimento
FATTORI DI RISCHIO SOCIALE
 Lo stress dovuto al sovraccarico di lavoro e alla
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molteplicità dei ruoli.
La mancanza di riconoscimenti
Isolamento sociale dovuto allo scarso supporto
dall’esterno
Eventi d vita stressanti
Lutti e perdite
DEPRESSIONE E CICLO DI VITA
FEMMINILE
Tra i 15 e 45 vi è un rischio maggiore di sviluppare la
sintomatologia depressiva
Fasi critiche dello sviluppo femminile:
- Adolescenza e Prima età adulta
- Post partum
- Menopausa
Adolescenza e Prima Età Adulta
In questo lungo periodo si costruisce e consolida il senso
di identità, allontanandosi da modelli di riferimento
genitoriale si arriva a costruire un modo di funzionare
proprio, anche in antitesi con i modelli familiari e
sociali ricevuti.
Le donne in questa fase sono maggiormente a rischio
depressivo in quanto maggiore è la spinta dall’esterno
al conformismo ed alla dipendenza ostacolando la
costruzione di un senso identitario conforme al
proprio assetto valoriale e progettuale
MANIFESTAZIONI DEL VISSUTO DEPRESSIVO
NELL’ADOLESCENZA E NELLA PRIMA ETA’ ADULTA.
Disturbi dell’alimentazione
Diminuzione delle relazioni sociali
Dipendenza dalle relazioni altrui
Dipendenza dagli obiettivi altrui
Senso di colpa e bassa autostima
DEPRESSIONE POST PARTUM
Qualsiasi vissuto depressivo che inizia a 4 settimane dal
parto e ha durata è variabile
Colpisce il 13% delle mamme
Baby Blues:
Normale deflessione del tono dell’umore che consegue
alla nascita e che dura pochi giorni e che è
caratterizzata da irritabilità, tendenza al pianto,
instabiltà dell’umore
SINTOMATOLOGIA
Vissuti di insicurezza nella cura del bambino e paura di
potergli fare del male. Tali vissuti possono assumere la
forma del delirio.
Non riuscire a sintonizzarsi con i ritmi e bisogni del
bambino.
Perdita del sentimento positivo verso il bambino,
Distacco fisico dal bambino
Timore di non essere una madre normale
Disturbo Depressivo
o
Distubo dell’Adattamento?
FATTORI DI RISCHIO.
Maternità idealizzata
Cattiva relazione di coppia o maltrattamento
Isolamento e mancanza di sostegno
Problemi economici
Perdita del proprio lavoro
Cattiva salute del bambino
Depressione precedente
Gravidanza indesiderata
MENOPAUSA
In questa fase la depressione non aumenta anzi si può
notare una sua diminuzione ma può esserci una
recidiva per chi ha già sofferto di depressione.
I vissuti depressivi in questa fase sono maggiormente
connessi a difficoltà di adattamento ad una nuova fase di
vita
FATTORI DI RISCHIO
Stigma sociale connesso a questa fase
Perdita del proprio ruolo “ produttivo e generativo”
Allontanamento dei figli da casa
Pensionamento proprio e/o del coniuge
Problematiche fisiche
Difficoltà ad accettare il corpo che cambia
Stanchezza e sovraccarico da lavoro di cura ( anche dei
propri genitori.
ALCUNI CONSIGLI.
 Per affrontare efficacemente il vissuto depressivo è
importante:
- Riconoscere di avere un problema
- Chiedere un aiuto specialistico
- Intervenire sugli aspetti biologici ( farmaci) psicologici
( psicoterapia) e sociali ( sostegno e supporto) della
depressione.
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