La conoscenza sensibile
Corso di Filosofia della conoscenza
Lezione 13
Il sensismo
Le impressioni dei sensi sono diverse tra loro
e relative al soggetto che le possiede: non si
può dire che qualcuna sia più vera dell’altra
pertanto sono tutte ugualmente vere, ma non
nel senso di adeguazione alla realtà
Di conseguenza per i sensisti solo le sensazioni
sono vere, ma la realtà è incerta e la verità non
ci appare con chiarezza
Conoscenza e
modificazione corporea
Anche se la conoscenza presuppone una
modificazione corporea non si identifica con questa,
ma è un atto immanente del soggetto conoscente
Le dottrine materialiste ed empiriste riducono invece la
conoscenza ad una modificazione materiale situata
spazio-temporalmente negli organi sensitivi: in tal senso
la conoscenza è unica e irripetibile
Ogni conoscenza sarebbe sensazione ed ogni
sensazione contingente e quindi relativa ed incerta
Le qualità sensibili secondo la
“nuova scienza”
Con Galileo si pensò che le qualità secondarie
(calore, sapori, colori, ecc… i sensibili propri di
Aristotele) fossero soggettive; l’organo di senso non
percepisce nulla al di fuori di sé
Con Kant e la psicologia idealista si ritennero
soggettive anche le qualità primarie (estensione,
movimento, ecc…)
Tali affermazioni comunque non sono scientifiche,
ma filosofiche e, per giunta, poco fondate
Extrasoggettività della
conoscenza sensibile
L’oggetto non solo è causa e origine delle impressioni
sensibili, ma è “indipendente” e “assoluto”
Nella conoscenza sensibile si coglie l’oggetto presente
di fronte al soggetto come altro da lui e non si coglie
la sensazione in sé o il mezzo (luce, suono, ecc…)
attraverso cui ci si presenta l’oggetto
Sentire non è mai un sentire vuoto, bensì è sempre
un “sentire qualcosa”
La conoscenza della qualità
per San Tommaso
Noi percepiamo in modo immateriale le qualità che
ineriscono nelle cose come accidenti
È la qualità che muove primariamente e propriamente
l’organo di senso, che coglie secondariamente anche
la quantità
I sensi esterni sono attivi, in quanto la conoscenza è
praxis, un’operazione immateriale, ma sono ricettivi
della realtà extrasoggettiva e non producono questo
oggetto né secondo la sua materia, né secondo la sua
forma, né secondo la sua presenza
Gli errori dei sensi
La percezione adeguata è quella abituale, mentre
l’errore è l’eccezione: del secondo non ci si potrebbe
accorgere se mancasse la prima
Illusioni, allucinazioni e sogni sono una conferma
indiretta del realismo: tali imperfezioni inoltre possono
essere riconosciute come tali
I sensi, a meno di una lesione nell’organo, sono veridici
nei sensibili propri, ma possono sbagliare nei
sensibili comuni; inoltre la cogitativa può sbagliare nei
giudizi di associazione tra le impressioni acquisite dai
sensi
Schemi percettivi
Abitualmente percepiamo una parte degli
oggetti ed aggiungiamo immaginativamente il
resto, secondo un modello stabile
Le integrazioni apportate dall’immaginazione
sono vere se procedono realmente dalle
esperienze previe adeguate al caso in esame
Altrimenti possono essere false per accidens o
dubitabili (come avviene ai mutilati)
Il relativismo
Corso di Filosofia della conoscenza
Lezione 14
Relativismo individuale
Per il relativismo individuale, per il singolo è
vero solo ciò che a lui sembra vero
Husserl fa notare che questa è una teoria che si
confuta al momento stesso in cui la si formula
È un controsenso, perché il senso delle sue
affermazioni nega ciò che è implicato dal senso
di ciascuna di esse: cioè di essere vero ciò
che si afferma
Antropocentrismo
Protagora: “l’uomo è la misura di tutte le cose”
Si ha un ulteriore controsenso: una proposizione
potrebbe essere vera solo per un soggetto della
specie uomo e falsa per un soggetto di specie
diversa
Ma ciò che è vero è vero di per sé nel giudizio
di chiunque sia colui che lo formula
La critica di Frege
Una proposizione non cessa di essere vera se non la
penso più, come il sole non cessa di esistere quando
si chiudono gli occhi
Se nel flusso ininterrotto delle cose non vi fosse nulla
di stabile, cesserebbe la conoscibilità del mondo
I concetti non germogliano nell’anima come la foglie
sulle piante come prodotti psicologici della natura
dell’anima stessa
Sensismo e relativismo
Se è vera solo la percezione soggettiva, una cosa
percepita diversamente da due soggetti dovrebbe
essere vera e falsa contemporaneamente
Se sono vere solo le apparenze, allora tutto è relativo
e se invece non tutto è relativo, allora non tutte le
apparenze sono vere
Per Aristotele, la confutazione del sensista può quindi
essere fatta ad hominem perché costui arriva da solo a
contraddirsi e quindi la sua posizione diventa
insostenibile
Confutazione del relativismo
Se tutto è relativo, devono essere vere tutte le
apparenze; ma se sono vere tutte le apparenze,
le cose esisterebbero solo nel momento in cui
appaiono
Da qui segue che non potrebbero esistere
cose che non siano percepite, ma ciò è
manifestamente falso (cose in fondo al mare o
nelle viscere della terra)
Correlazione tra sensibile e senso
Se il sensibile fosse solo un atto di colui che
sente, il senso sentirebbe se stesso (ma la
vista non vede se stessa, ma l’oggetto colorato)
Il sensibile non viene costituito nella
sensazione, né si trasforma per il fatto di
essere sentito
L’essere del percepito è indipendente
dall’essere percepito: l’essere non si riduce a
essere per l’uomo (Heidegger)
Il principio di immanenza
Corso di Filosofia della conoscenza
Lezione 15
Prospettiva criticista
Non potendo cogliere la realtà in se stessa, si
cerca di intendere il pensiero come
fondamento dell’essere
È il soggetto che vuole fondare un sapere privo
di dubbi e ambiguità e quindi si da le proprie
regole in piena autonomia; si considera invece
come ingenua e dogmatica la pretesa di voler
ricevere tali regole dalla realtà in se stessa
Significato di trascendenza
e immanenza
Immanenza indica il permanere in se stessi
Trascendere (da trans, oltre, e scando, salire) significa
passare da un ambito a un altro oltrepassando un
limite o una dimensione determinata
L’ammissione della trascendenza nella conoscenza,
non comporta la negazione dell’immanenza, ma la
supera aprendola
L’immanentismo o idealismo è la dottrina filosofica in
cui si nega che le operazioni immanenti possano
raggiungere un oggetto esterno all’intelletto
Due significati di trascendenza
La trascendenza gnoseologica riguarda la possibilità
di conoscere realtà diverse dall’intelletto stesso o le
sue rappresentazioni: per trascendente si intende
l’extrasoggettivo
La trascendenza ontologica riguarda invece
l’esistenza di realtà che superano i dati
dell’esperienza empirica, soprattutto l’esistenza di
Dio: per trascendente qui si intende sopramondano
Le due questioni sono strettamente legate anche se la
reciproca connessione ammette molte varianti
Argomenti dell’idealismo
Idealismo è l’immanentismo gnoseologico
Tutto ciò che è conosciuto, in quanto tale, è qualcosa
di immanente alla conoscenza: come si può andare
“oltre”?
Nonostante ogni sforzo che si faccia per conoscere
qualcosa di distinto dalla conoscenza, questa
supposta realtà, in quanto conosciuta, resterebbe
“dentro” la stessa conoscenza
Confutazione dell’idealismo
L’atteggiamento naturale accetta la conoscenza
della realtà extrasoggettiva come un’evidenza
immediata (in quanto costituisce una nuova
acquisizione di conoscenza)
Inoltre il ragionamento idealista suppone
un’estrapolazione indebita: l’atto di conoscenza è un
atto immanente al quale corrisponde un oggetto pure
immanente (il conosciuto), ma questo non implica
che la realtà conosciuta si esaurisca nell’oggetto
immanente che la fa essere conosciuta
Peirce e Putnam
Peirce: “Se esistessero realtà indipendenti dal
pensiero, non potremmo averne idea, perché se ne
avessimo idea, non sarebbero indipendenti dal
pensiero”
Putnam: “Non è la stessa cosa essere rappresentato
in un concetto ed essere un concetto; per essere
concepibile, una cosa deve essere rappresentabile in
un concetto e non essere un concetto; quindi non c’è
contraddizione nell’ammettere che vi siano cose
che non sono concetti e nel parlare di esse
Il principio di immanenza
Consiste nella negazione della trascendenza
dell’essere rispetto alla coscienza (individuale o sociale,
spirituale o sensibile, strutturale o storica); l’essere si
costituisce nell’immanenza del soggetto pensante
Qualunque fondamento soggettivo venga posto
dall’immanentismo, esso può venire ulteriormente
fondato in senso più radicale: la coscienza conoscitiva
può risolversi al sua volta nella prassi sociale, nella
storia, nel linguaggio…: si ha un movimento
regressivo della riflessione che smarrisce le cose
stesse
Idealismo e metafisica
Sotto il titolo di idealismo o immanentismo ci sono molti
sistemi e concezioni diverse, ma tutte si oppongono
alla metafisica realista che fonda la conoscenza
sull’essere: l’atto di essere è il principio interno della
sua realtà e della sua conoscibilità
L’immanentismo idealista ritiene che il fondamento
dell’essere sia nella coscienza e diviene sempre un
umanesimo radicalizzato nell’antropocentrismo, con
diverse articolazioni ed inquadramenti teorici
La crisi moderna
Il progressivo distacco dalla metafisica, che considerava l’ente reale come primum cognitum, attraverso il
nominalismo di Ockham, il cogito di Cartesio e l’ “io
penso in generale” di Kant, porta l’immanentismo a
considerare la verità come perfetta identità del
soggetto con se stesso
Sartre: “Penso, dunque esisto; sta qui la verità assoluta
della coscienza che apprende se stessa […] Al di là del
cogito cartesiano, tutti gli oggetti sono soltanto probabili
[…]; è necessaria una verità assoluta […]: consiste nel
cogliere se stessi senza intermediari”
Perché e possibile l’idealismo
Cardona: “Tutto ciò che esiste, [nell’atto di conoscerlo],
esiste in me e per me, e io mi scopro come totalità
inclusiva nella quale e per la quale ogni cosa esiste”
Per ogni soggetto conoscente, si dà una certa
convertibilità tra ciò che è e ciò che è conosciuto
L’idealismo è possibile perché l’uomo è
intenzionalmente aperto a tutta la realtà e può finire
per sostituire la realtà dell’essere con quella
dell’essere conosciuto
Conseguenze dell’idealismo
Tentazione della ragione: pretesa di completa
trasparenza e assolutezza nella conoscenza
Tentazione di potere: autonomia assoluta e
rifiuto di ogni imposizione esterna, pretesa di
essere “signore e padrone della natura”
All’atto conoscitivo si attribuisce un potere
creatore o, almeno, produttore; con ciò l’uomo
non accetta il suo ruolo, ma vuole essere Dio